MARINA MILITARE: EMANATE DISPOSIZIONI SICUREZZA LAVORI IN QUOTA DOPO LA RICHIESTA DI RINVIO A GIUDIZIO PER LA MORTE DI NASTA

 

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Comellini: "Hanno aspettato che un marinaio morisse e che poi ci fosse la richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura inquirente per mettersi in regola con la normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.”

 

Redazione

Roma – “È inaccettabile, sono tragicamente superficiali e andrebbero rimossi! Hanno aspettato che un marinaio morisse e che poi ci fosse la richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura inquirente per mettersi in regola con la normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.” Tuona Luca Marco Comellini, Segretario del partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia a seguito dell'emanazione da parte dei vertici della Marina militare delle disposizioni sulla sicurezza per i lavori in quota dopo la morte del sottocapo Alessandro Nasta.

“Mi auguro – prosegue Comellini – che la Procura di Civitavecchia, che con la richiesta di rinvio a giudizio formulata lo scorso 11 febbraio e depositata nella cancelleria del Giudice per le indagini preliminari solo il 6 marzo successivo, ha già chiesto il rinvio a giudizio dell'attuale vertice della Marina militare e dell'ex capo di stato maggiore della difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, dell'ammiraglio Bruno Branciforte, del comandante della nave scuola Amerigo Vespucci e del suo vice, per i reati di cooperazione nel delitto colposo e omicidio colposo, oggi possa leggere l'emanazione delle disposizioni sulla sicurezza per i lavori in quota, emanata dallo stato maggiore della forza armata (MARISTAT), come la palese ammissione delle pesanti responsabilità degli imputati.
In un paese normale quando un militare è accusato di simili e gravi reati si dimette immediatamente o viene cacciato. In Italia, invece, gli si permette pure di fare carriera. La ministra Pinotti – conclude Comellini – non ha nulla da dire?".