MAFIA CAPITALE: IL GRUPPO PD IN CAMPIDOGLIO, SI AFFANNA PER METTERE LA PACE TRA MARINO E RENZI

A. D. M.

Non c'è niente da fare la poltrona suscita in chi la "frequenta" un amore che va oltre tutto e tutti. Di fronte allo scandalo di Mafia Capitale, in Campidoglio dove regna l'inerzia e l'ottimismo più goffo si levano le anime del pd che annunciando di volersi "muovere", palesemente ammettono una situazione di immobilismo che come una rete ha praticamente incastrato il sindaco Ignazio Marino. «Nelle prossime settimane il gruppo consiliare del Pd farà qualcosa, ci metteremo al centro della discussione. Vogliamo continuare ad andare avanti e ci metteremo in gioco tutti quanti». Così Fabrizio Panecaldo, capogruppo Pd in Campidoglio, durante un incontro con i cittadini alla Festa dell'Unità. L'intenzione è quella di riunirsi per elaborare una proposta per uscire dall'impasse dell'essere stretti tra due fuochi. Una proposta, dunque, «che vada a bene sia a Marino che a Renzi». «Io penso che ce la faremo – ha aggiunto – e il gruppo consiliare farà la sua parte».




ROMA SAN GIOVANNI, INCENDIO A COOPERATIVA: LE PROVE DI MAFIA CAPITALE VANNO IN FUMO

Redazione

Roma – Adesso se c'era qualcosa utile all'inchiesta di Mafia Capitale è andata letteralmente in  fumo. Incendio questa mattina intorno alle 10.30 in un ufficio tra via Altamura 2 e via Castrense 51, in zona San Giovanni. Le fiamme hanno bruciato faldoni e carte che si trovavano nei locali in questione, i quali, a quanto si apprende, apparterrebbero a una cooperativa. All'interno, secondo quanto riferito, non si trovava nessuna persona. Sul posto vigili del Fuoco, Polizia e 118. Erano sotto sequestro nell'ambito dell'inchiesta Mafia Capitale gli uffici andati in fiamme. A quanto si è appreso nei locali si troverebbe il centro di accoglienza "Il Ponte" con uffici, in un appartamento, riconducibili alla Cooperativa Atlante. Sul posto al lavoro gli agenti della polizia di Stato e la scientifica per i rilievi del caso. A quanto si è appreso, gli stessi uffici un paio di settimane fa sarebbero stati colpiti da altro incendio. La sede in via Pietro Bonfante, in zona Don Bosco, della Cooperativa sociale Atlante era nell'elenco dei soggetti perquisiti, ma non indagati, nella seconda tranche dell'inchiesta Mafia Capitale. A seguito di verifiche chi indaga sarebbe convinto che le fiamme siano riconducibili ad un probabile gesto compiuto con dolo allo stato da parte di ignoti. Sul punto sarà elaborata un'informativa




MAFIA CAPITALE E LO SCANDALO DELLA SANITA': GIUNTA ZINGARETTI NELLA BUFERA

 

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di Cinzia Marchegiani

Sulla clinica psichiatrica Colle Cesarano di Tivoli troppe ombre e misteri fanno finire questa struttura al centro di una grande inchiesta che il M5S alla Regione Lazio ha voluto sollevare. Un luogo incontrastato e centrale delle intercettazioni di Mafia Capitale, la clinica diventa una bella torta a molti zeri e nel 2011 anche un centro accoglienza Agorà gestito dalle stesse cooperative di Salvatore Buzzi.


Colle Cesarano, dopo l’insediamento di Nicola Zingaretti alla Presidenza della Regione Lazio riceve l’accreditamento e un cospicuo aumento del budget annuale che passa da 8,5 milioni di euro a 9 milioni di euro.
Sulla clinica ancora una volta ritorna la figura dell’ex capogruppo del Partito Democratico alla Regione Lazio Marco Vincenzi, dimessosi dalla carica lo scorso 9 giugno 2015.


La storia di questa clinica vede il proprietario fino al 2003, Aurelio Casati, raccontare in un’intervista di essere stato costretto a pagare una tangente del 2 percento ad alcuni funzionari delle Asl per ottenere i risarcimenti pubblici che gli sarebbero comunque spettati per legge e di aver chiesto aiuto tra il 1998 e il 1999 anche a Marco Vincenzi, allora direttore sanitario di Tivoli Terme. A causa dei ritardi relativi i pagamenti della Asl, purtroppo Casati si vide costretto a cedere la proprietà alla società Geress SpA, dove poi entrerà Manfredino Genova, il quale veniva contattato da Salvatore Buzzi per parlare di come gestire il business dei migranti.

IL CASO AURELIO CASATI, LA PROCURA DI TIVOLI E IL DOCUMENTO
Aurelio Casati, ex presidente del consiglio di amministrazione della clinica Colle Cesarano, a gennaio del 2011 aveva richiesto un incontro urgente al Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli Gabriella Fazi.
Dall’articolo a firma di Giuliano Ghirlando su Antimafiaduemila si scopre un documento importante dal quale si evince che il Magistrato Fazi, dopo aver letto la richiesta di Aurelio Casati di poter essere ascoltato, poiché riteneva di avere informazioni di rilevanza penale, non accoglie la richiesta e risponde motivando "allo stato non è possibile per ragioni attinenti a motivi d'ufficio".
Nella richiesta ad essere ascoltato dal Magistrato Aurelio Casati ripercorreva la sua storia giudiziaria, dove emergevano importanti e sensibili informazioni proprio sulla clinica Colle Cesarano e sugli attori che ne avevano determinato la vendita alla Geress.
Il Casati aveva ricoperto la carica di presidente del Consiglio di Amministrazione della società Centro Clinica Colle Cesarano S.p.A., con sede a Tivoli, fino alla revoca da parte del Tribunale di Tivoli (decreto del 16 luglio 2004). Aurelio Casati specificava, inoltre, nella richiesta presentata al Magistrato di poter essere ascoltato, di essere stato assolto da tutti i reati precedentemente ascrittigli. Questo a conclusione di una lunga indagine della Procura.
Nella richiesta di incontro urgente con il Sostituto Procuratore, Aurelio Casati sollecitava inoltre opportune indagini in merito alle ipotesi di azioni estorsive ai danni della società e dello stesso Casati nel periodo in cui ricopriva la carica di amministratore e di socio di minoranza. Nel documento particolare importanza acquisisce la sentenza dove era passata in giudicato del Tribunale di Roma del 30 giugno 2009 di assoluzione dai reati attribuiti al Casati, la quale potrebbe diventare una pista da seguire per le future indagini. La stessa sentenza dichiara infatti che il fatto non sussisteva e nel dispositivo si dava atto che la crisi finanziaria società del Casati era stata determinata dal comportamento ingiustificato della ASL Roma G, la quale non avrebbe onorato i pagamenti verso la società Clinica Colle Cesarano.

MARCO VINCENZI, COLLE CESARANO E L'INTERROGAZIONE DEL M5S AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO DANIELE LEODORI
I consiglieri regionali del M5S in Regione Lazio Davide Barillari e Devid Porrello hanno presentato un’interrogazione indirizzata al Presidente del Consiglio Regionale del Lazio On. Daniele Leodori “Riscontro requisiti minimi Casa di Cura Colle Cesarano e revoca accreditamento” dove si interroga il Presidente della Giunta Regionale, Nicola Zingaretti, chiedendo di confermare il mancato riscontro dei requisiti minimi per la struttura di Colle Cesarano e di chiarire ogni aspetto legato alla gestione del centro migranti in relazione all'inchiesta di mafia capitale e alle sue relazioni con Marco Vincenzi (ex capogruppo del Partito Democratico alla Regione Lazio), quindi di procedere con la revoca dell'accreditamento con la Regione Lazio.

Si legge: “Durante la seduta d'aula del 17.06.2015 dedicata alla mozione di sfiducia a Nicola Zingaretti, viene annunciato ufficialmente che i consiglieri del M5S consegneranno carte ed emendamenti alla Procura di Roma che cercherà riscontri e valuterà eventuali illeciti, di certo negli atti sono già finiti gli incontri tra Marco Vincenzi (Ex capogruppo PD in Regione Lazio) e Salvatore Buzzi, per l'inchiesta mafia capitale. Uno il 12 settembre 2014 a Villa Adriana (Tivoli) “dove Buzzi consegnava a Vincenzi un foglietto”, e poi una cena annunciata da Buzzi: “Stasera vado da Vincenzi.. che è il padrone de Tivoli.. a cena e gli faccio un p.. poi vedemo se me riesce”. Salvatore Buzzi annota (sul suo diario n.d.R.) anche un appuntamento e una località: Colle Cesarano. Questa struttura, rappresenta quindi un luogo “importante”, non solo per questioni prettamente sanitarie ed assistenziali, ma anche un luogo importante “politicamente”… come dimostrano le intercettazioni di Buzzi. Colle Cesarano è alle porte di Tivoli, dove l'ex capogruppo del partito Democratico in Regione Lazio Marco Vincenzi è stato sindaco. E intanto a Colle Cesarano è nato nel 2011 il Centro Agorà, un centro migranti gestito proprio dalla cooperative di Buzzi, e a giugno 2014 la Regione Lazio ha riconosciuto l’edificabilità all’area in variante al piano regolatore vigente”.

IL BLITZ NOTTURNO ALLA CASA DI CURA COLLE CESARANO – TIVOLI.
Il Consigliere Davide Barillari M5S assieme al deputato Massimo Baroni e ai sindacalisti del Si-cel, lo stesso giorno (23.06.2015) della presentazione dell’interrogazione in Regione Lazio si sono presentati verso le ore 23:00 davanti ai cancelli della Clinica Colle Cesarano decisi ad entrare. Ma nonostante la legittimità dell’accesso, il varco non si apre. Dopo un'attesa di circa 30 minuti venivano chiamati i carabinieri e veniva avvisato della situazione il comandante di Tivoli. La pattuglia arrivata di corsa, non riuscirà ad avere nessuna risposta al citofono della clinica, nonostante la volante abbia acceso i lampeggianti ed i carabinieri abbiano intimato l'accesso immediato delle Forze dell'ordine. Solo dopo un’ora all’arrivo dei proprietari della struttura su un suv bianco, giunto di corsa direttamente da Roma, è stato possibile effettuare l’accesso.
Gli autori del blitz vogliono vederci chiaro se sia una coincidenza che la Regione Lazio nel giugno 2014 abbia riconosciuto l'edificabilità all'area in variante al piano regolatore vigente, con lo scopo di costruire un grande centro immigrati.
“Sappiamo inoltre che fino al 2003 venivano pagate tangenti ad alcuni funzionari delle Asl per ottenere risarcimenti pubblici. – Ha dichiarato il consigliere Barillari – Scopriamo poi che fra i proprietari della struttura di Colle Cesarano, c'è un tale Manfredino Genova… contattato sempre da Buzzi per parlare di come gestire il business dei migranti”
Una volta entrati, gli artefici del blitz visitano tutti i reparti dove sapevano di trovare forti criticità e dubbi, e hanno cercato di parlare con i lavoratori, ma non tutti erano disponibili a parlare. Il clima viene descritto “pesante… eravamo scortati a vista dall'avvocato della struttura e dalla schiera dei proprietari, dirigenti, amministratori”.
Il Movimento 5 Stelle cerca fra mille reticenze e mille omissioni, di analizzare, da due anni, le opacità che rivestono la struttura sanitaria di Colle Cesarano, e ha presentato ben 6 interrogazioni al governatore Nicola Zingaretti e secondo i pentastellati ricevendo solo risposte incomplete e parziali.

IL REPORT DEL BLITZ.

L’obiettivo primario del blitz a Colle Cesarano era quello di verificare i requisiti minimi per l’accreditamento dato dalla Regione Lazio, alcune notizie sono state date direttamente dai responsabili (pianta organica, presenze nei turni notturni), ma la parte mancante doveva essere consegnata il giorno dopo, in base agli accordi presi la sera stessa. La planimetria ed i fogli turni mensili non sono stati più consegnati, poiché la dirigenza della struttura, facendo un passo indietro, si è dichiarata non più disponibile a fornire ulteriori dati.
Nell'interrogazione presentata dal M5S in aula lo scorso 23 giugno 2015, la Regione Lazio confermava ufficialmente la perfetta regolarità dei requisiti, che invece i consiglieri pentastellati contestavano sulla base dei dati oggettivi già in loro possesso.

 

LA MANCANZA DI ORGANICO.

Nelle oltre quattro ore di visita alla struttura, si è discusso principalmente della mancanza di organico evidenziata reparto per reparto: OTA e OSS che svolgono mansioni non appropriate per il loro ruolo, personale che esce dalla struttura per andare a comprare medicine in farmacia, lasciando i pazienti soli o in carico a un solo operatore.
Dai calcoli del sindacato Si-cel, confermati dai consiglieri M5S, risulterebbero mancanti 33 figure professionali specializzate necessarie al funzionamento ottimale della struttura. E la clinica nel recente passato ha avviato ben due cicli di licenziamenti di personale.
La struttura, pertanto, non sembrerebbe operare in maniera adeguata al finanziamento ricevuto dalla Regione Lazio (circa 8 milioni di euro come rimborso alle prestazioni erogate).
Dal report che M5S e Si-cel hanno rilasciato, si apprende che le responsabilità appaiono molto chiare, si legge:
– Geress spa, che nonostante all'apparenza fornisca informazioni dettagliate e accolga tutti i visitatori con grandi sorrisi, non ha ancora chiarito i tanti, troppi aspetti oscuri relativi alla gestione economica e sanitaria della casa di cura di Colle Cesarano.
– Asl RMG, che in tutti questi anni effettua periodici controlli ed ispezioni ma non ha mai trovato nulla di strano. Come mai? (ieri, dopo la nostra interrogazione in consiglio regionale, guarda caso arriva un'altra ispezione della Asl…)
– Marco Vincenzi, e il PD del Lazio, che su questa struttura sembrano avere un particolare interesse….e non solo loro, come dimostrano le intercettazioni dell'inchiesta su mafia capitale
– Regione Lazio, che ha garantito troppo facilmente a Colle Cesarano l'accreditamento definitivo, e anno dopo anno finanziano questa struttura con un badget fra i più alti di tutte le strutture private laziali
– L'Assessore Visini, che solo l'altro ieri in risposta all'ultima interrogazione in aula del M5S, ha dichiarato che la struttura è perfettamente in regola e ha tutti i requisiti necessari per effettuare a pieno la sua attività..

LA RICHIESTA DI REVOCA DELL’ACCREDITO.

Il Movimento 5 Stelle ha già chiesto più volte, motivandola, la revoca dell'accreditamento della struttura sanitaria neuropsichiatrica e riabilitativa di Colle Cesarano, di proprietà della Geress SPA, ottenendo "solo un anomalo silenzio da parte di Nicola Zingaretti e di tutta la Direzione regionale Salute e Integrazione Socio sanitaria della Regione Lazio".

LA DENUCIA ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA.

Dal Movimento 5 Stelle in Regione Lazio fanno sapere che completeranno le ultime verifiche legali, quindi presenteranno nei prossimi giorni una denuncia alla Procura della Repubblica, confidando che la magistratura, con tutti gli elementi, le prove ed i documenti che avrà in suo possesso, possa intervenire al più presto per chiarire una volta per tutte dove sta "la verità" in tutta questa complicata faccenda.
Sembra che di questa gelatinosa e alquanto oscura gestione della clinica Colle Cesarano dovrà occuparsene la Procura di Roma, che sembra abbia già sulla propria scrivania una massiccia documentazione, oltre quella proveniente dagli interrogatori effettuati a Salvatore Buzzi. La Procura di Roma potrebbe procedere nel dipanare finalmente il fallimento della gestione Casati della Colle Cesarano, d’altronde la sentenza ha ricostruito che per colpa della crisi finanziaria, e dei pagamenti non pervenuti dalla Asl RmG ad Aurelio Casati, lo stesso ingegnere ha dovuto vendere alla Geress SPA.
Tutto è in mano alla magistratura romana. Sotto i riflettori potenti una matassa ricca e alimentata da intrecci politici, cooperative, leggi ad hoc e… strani cappelli a cilindro.




MARINO IN GIUNTA LANCIA IL CAMBIO DI PASSO. STRONCATO DA MAFIA CAPITALE E MEF

Redazione

La giunta Marino sembra un pugile suonato che continua a incassare colpi e fa il muro di gomma. Questa mattina la giunta capitolina, in una lunga riunione, ha assunto alcune decisioni proposte dal sindaco Ignazio Marino e condivise da tutti gli assessori. Sui temi del salario accessorio il Campidoglio ha convocato un incontro con le organizzazioni sindacali alle 17, a cui parteciperanno il sindaco e il vicesindaco Luigi Nieri. Poi altri punti affrontati nel corso della riunione – spiega il Campidoglio – su cui sono state indicate le priorità immediate e le linee guida di azione per le prossime settimane: entro il 23 giugno la giunta voterà la proposta di rinnovamento della macrostruttura amministrativa; si è deciso di anticipare il voto in giunta per l’istituzione della centrale unica di committenza promossa dall’assessore Alfonso Sabella e prevista nella bozza del nuovo regolamento dei contratti. Si tratta di concentrare in un’unica stazione appaltante le procedure di acquisizione di beni, servizi e lavori di manutenzione ordinaria dei diversi dipartimenti e dei municipi; si è deciso di concentrare gli interventi e gli investimenti sui lavori pubblici per migliorare la città e la vita dei cittadini; la giunta si è impegnata a seguire con la massima attenzione il bando per l’acquisto dei nuovi autobus; sempre per quanto riguarda i bandi, la giunta ha preso atto con soddisfazione che alle gare per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti hanno concorso decine di aziende qualificate, tra cui molte internazionali, con ribassi sostanziosi; infine, la giunta si è impegnata ad avviare un dialogo sempre più serrato con la città che coinvolga i cittadini, le organizzazioni dei lavoratori e delle imprese, le forze politiche della maggioranza. Alla giunta ha preso parte anche la presidente del XII Municipio Cristina Maltese, in rappresentanza dei Municipi, che ha sottolineato "con soddisfazione" che, "chiusa la fase di emergenza (dovuta al malgoverno e all’illegalità ereditati), l’amministrazione può ora impegnarsi ad affrontare i problemi concreti e il dialogo con la città".




MAFIA CAPITALE: MARCO VINCENZI E L’EPILOGO DELLA GRANDE BUGIA

di Cinzia Marchegiani

Lo avevamo lasciato così, con le sue dimissioni da capogruppo del Partito Democratico alla Regione Lazio, Marco Vincenzi il 9 giugno 2015. Dimissioni seguite però da dichiarazioni relative la "totale estraneità" al suo coinvolgimento in merito alle notizie apparse sugli organi di stampa: “Smentisco di aver presentato in Consiglio regionale emendamenti per finanziare il comune di Roma o i suoi municipi. Non corrispondono nel modo più assoluto a verità e sono destituite di fondamento, quindi, le affermazioni di Salvatore Buzzi su un mio presunto interessamento per far ricevere al municipio di Ostia 600mila euro o qualsiasi altra cifra"- concludeva così la nota delle sue dimissioni nella quale sottolineava –di conseguenza, e lo sottolineo per evitare qualsiasi fraintendimento, non possono essere stati approvati in Consiglio regionale emendamenti del sottoscritto per elargire fondi ad Ostia agli altri municipi della Capitale o al comune di Roma. Ho visto due volte Salvatore Buzzi su sua sollecitazione – continua Vincenzi – e nel corso degli incontri mi aveva chiesto di intercedere per far ottenere fondi ad Ostia. Una richiesta alla quale non ho dato alcun seguito».
 

IL M5S HA TROVATO I DOCUMENTI CHE PESANO COME MACIGNI SU MARCO VINCENZI
Gli emendamenti, erano la prova fondamentale per dimostrare che dietro il disegno criminale vi fosse l’appoggio di un basista all’interno del Consiglio Regionale del Lazio affinché tutto il piano ben congeniato da Buzzi e Carminati andasse in porto. La firma del proponente che ha un nome e cognome, Marco Vincenzi il quale il 16 giugno 2014 ha presentando due emendamenti alla proposta di legge 147/2014, con il primo ha chiesto che al fondo regionale per il riequilibrio territoriale, oltre 33 milioni per il 2014, possano accedere direttamente i municipi della Capitale senza passare dal Campidoglio, con il secondo che una quota del fondo sia destinata in particolare proprio a progetti legati al verde pubblico e al sociale.

LE INTERCETTAZIONI DEL ROS II REPARTO TRACCIANO UN CHIARO LEGAME TRA I VARI ATTORI
Dalle intercettazione tutto era ben noto, quello che mancava era la prova dell’emendamento tanto che si legge nella documentazione dei ROS che: "allo stato delle attuali conoscenze e dal contesto delle telefonate/dialoghi intercettati, non s è in grado di se la somma di 1,2 milioni di euro, e 600 mila euro da ottenere con l'aiuto di Gramazio e Vincenzi siano stati finanziati da parte della Regione Lazio, anche se le indicazioni sopra riportate, propendono per una conclusione favorevole della vicenda…"
Dalla sequenza delle intercettazioni ottenute seguendo i movimenti di Buzzi e Carminati, emerge anche la famosa telefonata di Buzzi al Presidente del Consiglio regionale del Lazio Daniele Leodori che risulta essere in una sequenza temporale specifica alla attività del Buzzi nei giorni frenetici che lo vedevano impegnato in Regione Lazio per accedere ai finanziamenti disegnati ad hoc per le proprie società.
Si legge dalla fatti documentati dalla relazione del ROS II reparto del 22.12.2014:
Il 26.09.2014, il giorno del pranzo programmato si acquisisce:
– alle ore 08:09.2014, Luca Gramazio chiamava Testa Fabrizio e dopo i saluti gli diceva:”per me tutto estremamente bene, ma… la domanda è: tu come stai combinato stamattina? Cioè, tipo verso le 11/11 e mezza riusciresti a fa un passaggio… in Regione (Testa: “certo”)…eh? Ci vediamo verso le 11, va bene? Testa concordava
– alle 9:37 all’interno dell’ufficio in Via Pomona 63, veniva intercettato un dialogo a cui prendevano parte Salvatore Buzzi, Massimo Carminati e Giovanni Campenni. In un primo momento Buzzi riferiva che non avrebbe fatto in tempo a partecipare all’incontro conviviale previsto per quel giorno a pranzo. Buzzi illustrava a Carminati gli”emendamenti” che Fabrizio Testa avrebbe dovuto portare in originale in Regione, relativi ai nuovi finanziamenti che sarebbero stai ottenuti grazie all’intervento di Luca Gramazio (1.2 milioni di euro) e Marco Vincenzi (600 mila euro) precisando gli importi indicativa ogni singolo municipio: “noi abbiamo questa situazione qua… 1°municipio 240.ooo euro, 2° municipio 340 mila euro….” A tal proposito Buzzi, su richiesta di Carminati, precisava che la documentazione era in originale, perché tramite Testa, avrebbe dovuto essere consegnato a Luca per la successiva presentazione in sede del Consiglio. Buzzi riferiva quindi ulteriori spiegazioni su quali chiarimenti Carminati avrebbe dovuto chiedere e Gramazio nel corso del pranzo cui avrebbe partecipato poco dopo. Buzzi poi proseguiva effettuando alcuni conti, basati sugli importi elargiti a seguito dell’approvazione degli emendamenti dei Municipi di Roma e Bioparco. Dai conti fatti il Municipio di Ostia avrebbe avuto a disposizione 360.000 euro, cui andava aggiunta la somma stanziata grazie all’intervento di “Vincenzi” …”1200 meno 940 fanno 3 e 60, questo è Ostia, più la parte di Vincenzi sempre per Ostia” e “ e ci dovrà pensà Fabrizio” facendo capire che la somma rimanente, ossia 360 mila euro per l’importo messo a disposizione da Marco Vincenzi, sarebbero dovuti essere dirottati sul municipio di Ostia e tale incombenza era stata afidata dal sodalizio a Fabrizio Testa. Dopo la spiegazione della scelta dei primi tre Municipi di Roma, Buzzi mostrava qualcosa a Carminati dicendogli: “guarda Massimio, questi sono gli emendamenti perché i presidenti dei Municipi ci dicono che vogliono la ricevuta della prestazione e poi spiegava a Carminati che quelle che doveva dare a Gramazio erano gli originali degli emendamenti, che era lui che li doveva presentare., rispiegando bene le somme da destinate.
– il 29.09.2014 lo stesso Buzzi chiedeva contezza a Fabrizio Testa sulle richieste del contributo di Ostia e Testa riferiva che l’appuntamento che aveva venerdì per consegnare era a posto. M a Buzzi evidenziava la scadenza che era per il giorno dopo, ma Testa lo rassicurava che era stato spostato al 20 ottobre (2014)
– il 30.09.2014 alle ore 14:03 veniva intercettata la prima telefonata tra il Presidente del Consiglio Regionale del Lazio Daniele Leodori e Salvatore Buzzi i quali fissavano un incontro per il giorno 1.10.2014 in Via del Pisana, presso l’ufficio stesso di Leodori. Nella circostanza quest’ultimo non dava un preciso orario per l’incontro, ma escludeva la fascia dalle ore 12:30 alle 15:00.
-Il giorno seguente, 1.10.2014 al fine di documentare gli spostamenti di Salvatore Buzzi veniva predisposto un servizio o.c.p. in Via Pomina 63 nel corso del quale i Ros documentavano che:
alle ore 10:51 Buzzi fissava un appuntamento presso la Regione Lazio con Luca Gramazio alle successive 11:30, alle 13:35 Buzzi si incontrava con Franco Panzironi su Villa…. e successivamente alle 11:35 dopo aver salutato Panzironi, si dirigeva verso Via della Pisana, ove accedeva all’interno del Parcheggio alle ore 11:55. Buzzi dopo ave parcheggiato andava all’interno degli uffici della Regione Lazio. Alle 12:01 Buzzi informava Piera Chiaravalle degli icontri che aveva fissato: “ a questo punto stò alla Regione, che mi si è capovolta la cosa, invece di andare noi ai campeggi, quelli dei campeggi vengono da noi alle 14:30 e quindi mo so andato alla Pisana, vado a incontrà il Presidente e poi Luca.

– Il 18.10.2014, Alle 12:31, Buzzi giungeva in Piazza Mazzini dove alle 12: 43 giunge Marco Vincenzi e dopo un breve colloquio, Buzzi gli consegnava la documentazione cartacea, Vincenzi dopo averla letta la riponeva nella tasca interna sinistra dei pantaloni…

Grazie agli appostamenti e intercettazioni dei ROS, emerge tutto nei minimi dettagli della storia che legava Gramazio a Vincenzi e altri attori che dovranno spiegare minuziosamente la loro estraneità, ma soprattutto la cronistoria e ora i epzzi di carta dei finanziamenti che sarebbero stati messi a disposizione delle cooperative sociali riconducibili a Buzzi ma non gli emendamenti, con i quali si era realizzata questa fitta. Insomma Buzzi e Carminati erano stati intercettati mentre parlavano di emendamenti con i quali il capo gruppo del PDL, Luca Gramazio e il capo gruppo del PD avrebbero consentito il finanziamento regionale di 1.2 milioni di euro e 600 mila euro da destinare alle società di Buzzi, i quali avevano intercettato destinatari il Comune di Ostia e i primi Municipi di Roma.
Il M5S non solo hanno trovato gli emendamenti presentati da Marco Vincenzi, i quali vengono approvati e inseriti nella legge 14/2014 il 14.07.2014, ma anche il documento con cui il 22.07.2014 la giunta regionale modifica il bilancio regionale per erogare i finanziamenti previsti nella legge appena approvata.
Il M5S venuto in possesso di queste prove tangibili, ha dichiarato che presenterà oggi tutta la documentazione in loro possesso e data ai giornali che ne hanno chiesto una copia, come l’Osservatore d’Italia, alla procura della Repubblica di Roma, e tutti gli atti amministrativi continuando la loro attività di controllo e verifica dell’uso delle risorse pubbliche.
 




MAFIA CAPITALE: NON POTEVA NON SAPERE

 

Non è competenza di chi scrive stabilire l’innocenza o meno del sindaco Ignazio Marino. Ci si limita solamente ad applicare l’assioma della suprema Corte di Cassazione del giudice Antonio Esposito, il presidente del collegio che ha condannato in via definitiva Silvio Berlusconi al processo Mediaset per dire che Ignazio Marino, non poteva non sapere.

 

di Emanuel Galea

“Non poteva non sapere”, è ormai una frase storica, molto discussa e per la quale sono state impiegate ore, giorni, settimane e mesi di dibattiti versando fiumi d’inchiostro. Per molti è una frase che ha fatto giurisprudenza. La frase si legge nel dispositivo della condanna del processo Mediaset in cui i giudici di Cassazione riferendosi a Silvio Berlusconi scrivono: "Ad agire era una ristrettissima cerchia di persone… vicine, tanto da frequentarlo tutti personalmente, al sostanziale proprietario… Berlusconi. Un imprenditore che pertanto avrebbe dovuto essere così sprovveduto da non avvedersi del fatto che avrebbe potuto notevolmente ridurre il budget di quello che era il maggior costo per le sue aziende…." Berlusconi dunque,  non poteva non sapere e fu quindi condannato. Dieci anni d’indagini e due processi infiniti. Acqua passata? Non ne siamo tanto sicuri. L’assioma storico “non poteva non sapere” potrebbe ancora trovare applicazione. La vita è un continuo divenire. Lo diceva Pirandello e lo storico ateniese Tucidide.  Più specificamente ne parla il Qoelet, capitolo 1,9, senza alcuna esitazione e con convinzione recita: “Quel che è stato sarà / e quel che si è fatto si rifarà;/ non c’è niente di nuovo sotto il sole”. Possiamo non essere entusiasti dei libri sacri, eppure non possiamo scartar ad hoc  la verità che  questi versi racchiudono.

Il giudice Antonio Esposito è stato il presidente del collegio che ha condannato in via definitiva Silvio Berlusconi al processo Mediaset. A sua volta fu accusato di aver violato il dovere del riserbo per un'intervista concessa prima del deposito delle motivazioni della sentenza e poi assolto dalla sezione disciplinare del Csm. Per Berlusconi fu valido il principio del “non poteva non sapere”. 

Applichiamo ora il principio, allora condiviso da un largo schieramento politico, al caso odierno: la triste e squallida vicenda del “mondo di mezzo”.

Roma depredata, umiliata e trascinata nella polvere. Roma, al pari delle istituzioni nazionali  si è rivelata  essere  una   slot-machine distributrice di soldi, favori e posti di lavoro per amici e parenti.  Secondo gli investigatori “Mafia Capitale” è un continuo intreccio, affare, è una fitta rete di politici e amministratori pubblici che hanno speculato su tossico-dipendenti in cura, disabili, stranieri senza lavoro, campi rom, centri di accoglienza immigrati, parcheggi, raccolta rifiuti urbani, edilizia, cura dei giardini comunali, restauro dell’aula del Campidoglio e non solo. Concedendo e favorendo commesse contro pronta mazzetta.  Amministratori soggiogati da cooperative e tenuti da questi al guinzaglio come scimmie ammaestrate. Tanti nomi, i più insospettabili che durante le elezioni del 2013 ricevevano finanziamenti dalle coop riconducibili a personaggi oggi altamente indagati. Recente è la notizia che la Guardia di Finanza sta seguendo un sequestro di beni ritenuti riconducibili a Salvatore Buzzi, il “ras” delle cooperative già arrestato. Si parla di 16 milioni che per un ex detenuto, al servizio di opere “sociali”, rappresentano una cifra che agli investigatori  ha richiesto approfondimenti. Il Campidoglio è sconvolto e tenuto sotto pressione da parte dell'opinione pubblica. Tanti tra gli amministratori sono indagati, altri sospettati e altri magari, informati dei fatti.

Solo il Sindaco di Roma Ignazio Marino è ignaro di tutto. Come ha scritto un giornale nazionale, “barcolla e non molla”, cercando di appoggiarsi sul movimento gay. Le cose non sono così semplici, magari! Gli ispettori della prefettura  incaricati dell'accesso agli atti del Campidoglio hanno avuto sei mesi di tempo – tre mesi, poi una proroga di altri tre – per verificare e documentare il livello dell'inquinamento degli uffici messo in evidenza dall'inchiesta. Particolare attenzione è stata rivolta ad appalti e bandi di gara del Comune capitolino. Per le gare truccate ci sono stati cinque arresti. Non si è risparmiata la gara per il restauro dell’Aula Giulio Cesare. Arrestato il componente del comitato di gestione dell’agenzia del demanio accusato di aver influenzato la Direzione Regionale dell’Agenzia, avrebbe, secondo l’accusa, confezionato il bando per l’aggiudicazione della gara pubblica per la concessione dell’area intorno a Piazzale Clodio. Marco Vincenzi, capogruppo Pd al Consiglio regionale del Lazio, non indagato, però venendo a conoscenza che è stato citato nell’informativa dell’inchiesta per Mafia Capitale in merito ad alcuni presunti emendamenti che avrebbero potuto favorire il clan Buzzi, togliendo da qualsiasi imbarazzo il partito, si è dimesso. In giro c'e' tutto questo e altro. La gente in ansia domanda e protesta.

Ai piedi del Pd si è aperta questa voragine. Tutta una vita di ”oltranzisti della morale pubblica” buttato alle ortiche, si sgretola e si confonde con il liquame che tracima dalla cloaca della nauseabonda vicenda del”mondo di mezzo”. Colpisce il grido straziato di dolore di Zagrebelsky: “Il sindaco innocente, Renzi ambiguo, deve sostenerlo”.

Non è competenza di chi scrive stabilire l’innocenza o meno del sindaco Ignazio Marino. Ci si limita solamente ad applicare l’assioma della suprema Corte di Cassazione del giudice Antonio Esposito, il presidente del collegio che ha condannato in via definitiva Silvio Berlusconi al processo Mediaset per dire che Ignazio Marino, non poteva non sapere.

Ad agire fraudolentemente, nell’Aula Giulio Cesare, c'era una cerchia di consiglieri e assessori, vicini come partito e vicini come spazio temporale, che un sindaco avveduto, dotato di una spiccata intelligenza come lo è Ignazio Marino, avrebbe dovuto essere più che sprovveduto da non avvedersi dei misfatti che si perpetrarono in Aula . Con più sagacia, acume, oculatezza, avrebbe potuto notevolmente scoprire le nefandezze che gli si matura
vano attorno.

No, Marino come Berlusconi, come Zingaretti e come lo stesso Renzi non potevano non sapere. E ora che questi signori si chiariscano con l’elettorato altrimenti il loro silenzio rischia di allargare sempre di più il varco tra la gente e le istituioni.
 




MAFIA CAPITALE: IL RAS DELLE COOPERATIVE BUZZI CHIEDE DI PATTEGGIARE

Redazione

Roma – Il ras delle cooperative Salvatore Buzzi chiede di patteggiare una condanna a tre anni e sei mesi di reclusione e 900 euro di multa. La Procura di Roma darà parere negativo alla richiesta. La richiesta di patteggiamento da parte di Buzzi,uno dei principali indagati nell'inchiesta sulla cosiddetta Mafia Capitale accusato di associazione per delinquere di stampo mafioso, corruzione ed altro, è stata fatta con un'istanza depositata al gip Flavia Costantini a fronte della richiesta di giudizio immediato formulata recentemente dalla Procura per 34 indagati raggiunti da ordinanza di custodia cautelare in occasione della prima 'retata' dello scorso dicembre. Il processo è fissato per il prossimo novembre.




MAFIA CAPITALE: SEQUESTRATI 16 MILIONI DI BENI A SALVATORE BUZZI

Redazione

Roma – Finanzieri del Comando Provinciale di Roma, in prosecuzione delle attività svolte dal Ros dell'Arma dei Carabinieri, stanno eseguendo il sequestro di ulteriori beni, per un valore stimato di circa 16 milioni di euro, riconducibili a Salvatore Buzzi.

 

Chi è Salvatore Buzzi? Il 3 dicembre 2014 è arrestato nell'ambito dell'inchiesta "Mafia Capitale", insieme a Massimo Carminati, considerato il capo dell'organizzazione, a Pierina Chiaravalle e ad altri 35 presunti componenti del sodalizio criminale. Tra gli ulteriori 100 indagati figura anche l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. Secondo l'accusa Buzzi avrebbe usato la cooperativa 29 giugno per distrarre ingenti quantità di denaro a beneficio suo e dei suoi sodali. Successivamente viene trasferito in un carcere della Sardegna per incompatibilità ambientale. Il 12 gennaio 2015 i pm della Procura di Roma chiedono per lui e altri 10 indagati la sorveglianza speciale, obbligo di soggiorno e confisca dei beni.

In un'intercettazione eseguita dal ROS dei Carabinieri per conto della Procura di Roma, nell'ambito dell'inchiesta "Mafia Capitale", Buzzi così si rivolge a Pierina Chiaravalle, sua collaboratrice:
« […]Tu c'hai idea de quanto ce guadagno sugli immigrati? il traffico de droga rende meno… »

L'organizzazione criminale riconducibile, secondo l'accusa, a Buzzi è anche sospettata di aver fomentato i tumulti scoppiati nel quartiere di Tor Sapienza, periferia di Roma, nell'autunno del 2014.

Le intercettazioni dei ROS documentano le pressioni esercitate da Buzzi su alcuni parlamentari del Partito Democratico, tra cui Micaela Campana, al fine di ottenere un'interrogazione parlamentare su un appalto bloccato dal TAR del Lazio, e la sua intenzione di effettuare un versamento di circa ventimila euro a favore dell'onorevole Campana. La deputata ha negato che Buzzi si riferisse alla sua campagna elettorale, in quanto eletta in un listino bloccato. L’interrogazione parlamentare sollecitata da Buzzi fu depositata dall'onorevole Campana presso gli uffici competenti e inizialmente rigettata per vizio di forma. Nonostante i funzionari parlamentari si fossero attivati per riscrivere l'atto, l'interrogazione non fu comunque mai presentata.Buzzi era presente anche alla cena romana di raccolta fondi del Partito Democratico, indetta il 7 novembre 2014 all'indomani dell'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti voluta dal governo Letta.

Dalle stesse intercettazioni emergerebbero contatti tra Buzzi e la senatrice del Partito Democratico Anna Finocchiaro, in relazione ad alcuni appalti riservati agli immigrati: la Finocchiaro si sarebbe rammaricata con Buzzi per la mancata assegnazione di una commessa. La senatrice ha negato di aver avuto un qualsiasi contatto con Buzzi.

Il 1° giugno 2015 il gip accoglie la richiesta dei pm per il giudizio abbreviato: il processo per Buzzi e altri 33 indagati inizierà il 5 novembre.

Da una nuova ordinanza del 4 giugno seguente emerge che Buzzi avrebbe portato voti all'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno in vista delle Elezioni europee del 2014 con l'aiuto della 'Ndrina Mancuso.Nel frattempo Buzzi decide di collaborare.




MAFIA CAPITALE: IL CAMPIDOGLIO ATTENDE IL VERDETTO DI FRANCO GABRIELLI

 

Il rapporto "segreto" sull'amministazione capitolina redatto da tre ispettori sarà nelle mani del prefetto Franco Gabrielli il 16 giugno 2015. 

 

di Cinzia Marchegiani

Roma – Un destino inesorabile attende Roma capitale dopo la cloaca e la gogna internazione in cui è finita con l’inchiesta “Mondo di Mezzo”. Il prefetto Franco Gabrielli il prossimo 16 giugno avrà sulla propria scrivania la relazione sull'amministrazione del Campidoglio, e a lui spetterà la decisione di proporre entro 45 giorni al ministro dell'Interno lo scioglimento del Comune.

Il rapporto "segreto" sarà consegnato nelle mani del prefetto dai tre ispettori che in sei mesi di indagine hanno elaborato dopo aver consultato e avuto accesso agli atti del Campidoglio. Un lavoro certosino attivato da quando lo scandalo di mafia Capitale era di dominio pubblico, per verificare e documentare il livello dell'inquinamento degli uffici emerso dalle carte dell’inchiesta. Così sotto la lente d’ingrandimento sono finiti gli appalti e anche i bandi di gara del Comune di Roma.

Al prefetto Gabrielli lo attende una decisione importante e delicata, il rapporto prodotto spalancherà scenari forse ancora inediti e avrà 45 giorni per decidere, se proporre al ministro dell’Interno, dopo previo parere della procura e del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, se proporre lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune stesso.
Se qualcuno pensava che l’inchiesta Mondo di Mezzo si fosse arenata nella prima fase, tutt’altro fanno intuire il proseguimento degli interrogatori della procura, sotto lente d’ingrandimento ora sono finiti tutti i nomi che appaiono sull’agenda di Salvatori Buzzi, il re della coop 29 giugno, che iniziò il suo business a Zagarolo e Palombara nel 1996.

Manca poco ormai al verdetto che salverà o condannerà il Campidoglio, il prefetto deciderà se da quelle carte e rapporto degli ispettori della procura esiste la necessità di proporre lo scioglimento del Comune ma sarà il ministro degli Interni a portare la questione in Consiglio dei ministri, qui il governo deciderà il destino dell’'amministrazione della Capitale e la gogna per infiltrazioni mafiose.
45 giorni per comprendere se Roma capitale dovrà macchiarsi di questa onta che già di fatto ha messo alla berlina non solo se stessa ma tutta l’Italia agli occhi del mondo intero. E molti si chiedono con forza se debba essere una proposta di un prefetto decidere non solo le sorti di una città, ma a riportare nell’alveolo dei requisiti di dignità morale, il ruolo del primo cittadino e tutti coloro che hanno reso nota la capitale del mondo ancor di più delle sue bellezze storiche e la cultura millenaria, per il malaffare e la corruzione ad ogni livello.

Arriva la sentenza morale anche da parte del segretario di benedetto XVI e prefetto della Casa pontificia, Don Georg che senza veli parla di "epidemia" contro la quale bisogna "reagire senza indugio. Il Papa parla spesso di corruzione – osserva Ganswein in un'intervista all'Adnkronos – Una corruzione dalle mille facce. Sono i vizi capitali che ritornano. Si deve fare tutto il possibile per fare pulizia. Ormai non è più una questione di appartenenza politica, ci troviamo davanti ad un'epidemia contro la quale si deve reagire senza indugio"

 




MAFIA CAPITALE: APPALTI TRUCCATI IN CAMPIDOGLIO. M5S:"MARINO DIMETTITI!"

 

GUARDA IL VIDEO ALL'INTERNO!!

 

Redazione

Ormai la tensione è alle stelle. Gli appalti truccati anche in Campidoglio hanno fatto esplodere la rabbia dei pentastellati che hanno gridato alle dimissioni di Marino. Sei arresti da parte della Guardia di finanza per appalti truccati: tra le gare nel mirino anche quella relativa al restauro dell'aula Giulio Cesare del Campidoglio, dove si riunisce il Consiglio comunale. La gara sarebbe stata affidata a trattativa privata a Fabrizio Amore, imprenditore coinvolto in Mafia Capitale.

I provvedimenti sono stati emessi dal Gip di Roma che contesta agli arrestati, a vario titolo, i reati di associazione a delinquere, truffa aggravata e continuata in danno del comune di Roma, falso, turbativa d'asta, emissione e utilizzo di fatture false, indebite compensazioni d'imposta, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte con l'aggravante del reato transnazionale, commesso in Roma, Lussemburgo e altrove. Una ventina sono invece le persone indagate. L'inchiesta degli uomini del Comando unità speciali della Guardia di Finanza ha consentito di scoprire una serie di truffe nel settore degli appalti pubblici. Tra questi, quello relativo al restauro della sala dove si riunisce il Consiglio comunale di Roma, che vedrebbe coinvolti un alto dirigente della Sovrintendenza dei beni culturali di Roma e l'imprenditore Amore. In sostanza, le indagini avrebbero consentito di accertare che l'imprenditore arrestato fosse più che sicuro di vincere la gara tanto da stipulare contratti ed effettuare pagamenti in acconto ai subappaltatori alcuni giorni prima dell'apertura delle buste contenenti le offerte. Il patto tra gli appartenenti all'associazione, sostiene la Finanza, ha fatto sì che alla gara fossero infatti invitate esclusivamente società riconducibili allo stesso soggetto economico.

L'indagine ha anche evidenziato come fossero ben radicati i rapporti tra Amore e una serie di personaggi all'interno degli uffici di Roma Capitale: l'imprenditore infatti tramite sue società, controllate da società lussemburghesi, ha concesso in affitto al Comune due strutture residenziali in zona Ardeatina per la gestione delle emergenze abitative della Capitale. E il Campidoglio, per diversi anni, ha pagato circa 2.250 euro al mese per ogni appartamento. Ma alcune di queste unità immobiliari, anzichè essere destinate all'emergenza casa, erano utilizzate da Amore per fini propri. I finanzieri hanno inoltre scoperto un'evasione fiscale di oltre 11 milioni da parte di Amore attraverso un gruppo di società a loro volta controllate da imprese con sede in Lussemburgo.

Momenti di tensione davanti l'ingresso del Campidoglio tra i vigili e i manifestanti in protesta al grido 'Dimissioni'. I lavoratori di Multiservizi e gli attivisti del M5s hanno cercato di entrare a Palazzo Senatorio ma è stato impedito l'accesso: le porte del Campidoglio sono state chiuse.

"Tutti a casa", "Buffoni", "Dimettiti". Il sindaco di Roma Ignazio Marino è stato contestato dai militanti del Movimento 5 Stelle in protesta in assemblea capitolina, entrati dopo l'apertura delle porte di accesso al Campidoglio. Il primo cittadino era presente in Aula Giulio Cesare.

Un inedito Giulio Cesare con in mano un cartello con scritto "Onestà". E' accaduto anche questo durante la protesta di esponenti M5S nell'aula Giulio Cesare in Campidoglio. A mettere il cartello in mano alla statua che veglia sull'assemblea capitolina il consigliere di M5S Enrico Stefano.




ROMA, MAFIA CAPITALE: BUFERA IN CAMPIDOGLIO, SI CHIUDONO LE PORTE

Il Comune di Roma ha serrato le porte e l'accesso a tutti. Neanche a la Rai è concesso entrare

di Cinzia Marchegiani

Roma – Il secondo atto di Mafia Capitale  sta facendo tremare Campidoglio e Regione insieme al cosiddetto "Mondo di Mezzo". L’Osservatore d’Italia, solo poche ore fa, aveva dato notizia in merito ad un’ordinanza di custodia cautelare che ha colpito il cuore di Roma. Infatti questa mattina il Comando Unità Speciali della Guardia di Finanza di Roma ha eseguito un'operazione di polizia giudiziaria disposta dalla Procura della Repubblica capitolina nel settore degli appalti pubblici e di contrasto alle frodi fiscali. In tale ambito, è stata eseguita un'ordinanza di custodia cautelare personale emessa dal Gip di Roma nei confronti di 6 soggetti – (tutti in stato di arresto, eccezion fatta per un soggetto recentemente deceduto), tra i quali un alto dirigente in servizio alla Sovrintendenza dei beni culturali di Roma Capitale che avrebbe favorito l'imprenditore romano Amore Fabrizio nell'iter procedurale per l'aggiudicazione di gare pubbliche. Tra le gare "truccate" scoperte dalla Finanza, vi è quella relativa al restauro dell'aula Giulio Cesare del palazzo Senatorio, aula ove si riunisce il consiglio comunale della Capitale, che è stata affidata a trattativa privata al citato imprenditore, risultato coinvolto anche nell'inchiesta "Mafia Capitale".

Ora sembra che le porte del Comune di Roma siano state serrate e chiuso l’accesso al pubblico e non solo. La notizia sta facendo un tam tam incredibile, Davide Barillari Consigliere M5S della regione Lazio ha annunciato che proprio in queste ore ‪‬ hanno chiuso la porta del comune. Fuori consiglieri comunali e regionali. Neanche la Rai è stato concesso l’accesso e Barillari incalza: “Mai successo in 2 anni. Bloccano il movimento 5 stelle…gli attivisti urlano onesta. Marino dimettiti”.

BUFERA ANCHE IN REGIONE LAZIO
Va giù pesante Valentina Corrado, consigliere del M5S Regione Lazio che scatta l’amara fotografia della Regione Lazio: “Dopo quanto raccontato da Buzzi e riportato dai quotidiani si può affermare serenamente che quella di domani sarà l’ultima seduta de Consiglio Regionale del Lazio di questa legislatura. Non so come il PD potrà giustificare la foto pubblicata oggi da un giornale nazionale in cui si vede il capogruppo Marco Vincenzi mentre riceve un foglietto da Buzzi che, secondo la ricostruzione della stampa basata sulle intercettazioni, dovrebbe essere legato ad un aumento dei finanziamenti alle Coop di Buzzi attraverso un emendamento. Non so per quanto ancora Zingaretti, con Magrini arrestato e Venafro indagato, potrà continuare a recitare la parte della principessa imprigionata in una torre che non si accorge di tutto quello che accade nel castello. Non possiamo permettere che una regione vada alla deriva per le ingerenze criminali e per le guerre di potere nei partiti degli arrestati, quindi Zingaretti rimetta domani le sue dimissioni e lasci i cittadini laziali di decidere se continuare ad essere rappresentati da indagati, arrestati e da chi svolge attività politica solo per proprio interesse e per agevolare gli amici a spese di tutti noi”.

A Roma sembra si sia scatenata la tempesta perfetta….anticipata qualche tempo fa da molti giornali, e forse sarò ricordata come la retata del secolo a Roma.