MAFIA CAPITALE: REATI TRIBUTATI, FALSO E TRUFFA, 20 A PROCESSO

Redazione
 
Roma – La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio a venti persone e tre aziende per “Una serie indefinita di reati tributari, turbativa d'asta, falso e truffa” ai danni del Comune di Roma. Tra gli imputati spiccano i nomi di Fabrizio Amore, imprenditore di 59 anni e Maurizio Anastasi, ex responsabile della direzione tecnico-territoriale della sovrintendenza dei beni culturali. Amore e Anastasi erano stati arrestati, insieme ad altre persone, nel giugno dello scorso anno nell’ambito di un’inchiesta che riguardava la gara d’appalto per restaurare l’aula Giulio Cesare del Campidoglio. Il reato associativo, oltre ai soggetti sopracitati, riguarda anche altre 7 persone. La vicenda che sarà vagliata il prossimo 4 luglio dal gup Luigi Balestrieri è stata collegata alla maxi inchiesta di “Mafia Capitale”, per le verifiche che hanno svolto gli investigatori negli impianti per l’emergenza abitativa. Le imposte non pagate ammontano a diverse centinaia di migliaia di euro. Sono stati eseguiti controlli anche ad imprese all’estero e imprese come la Trevi Iniziative Immobiliari, che ha vinto l’appalto per restaurare l’aula consiliare del Comune di Roma. Gli inquirenti ritengono che Amore era talmente sicuro di vincere la gara per restaurare l’aula Giulio Cesare che avrebbe stipulato contratti ed effettuato pagamenti giorni prima che venissero aperte le buste con le offerte. L’importo per il restauro è di un milione e 200 mila euro. 



MAFIA CAPITALE, LUCA GRAMAZIO:"A PRANZO DA CARMINATI? ERO ALLA PISANA"

Redazione

Roma – «Mi viene attribuito di aver partecipato a un pranzo a casa di Massimo Carminati, insieme ad altri coimputati. È stato facile ricordare dove fossi quel giorno, perché era il mio compleanno: ero in consiglio regionale a votare, lo dimostrano i verbali e le telecamere della Pisana». Così Luca Gramazio, ex consigliere comuale e regionale, finito agli arresti nell'ambito dell'inchiesta mafia Capitale, parlando in sede di dichiarazioni spontanee davanti ai giudici della decima sezione penale. Il politico, che ha tenuto la parola per circa mezz'ora, ha voluto in questa circostanza chiarire la vicenda del presunto pranzo in casa Carminati – del 22 dicembre 2013- riportato in una precedente occasione dal testimone Roberta Cipolla, maresciallo dei Carabinieri.

INTERCETTAZIONI "Gramazio ci ha fatto avere un milione di euro per Ostia" "Gramazio ci ha fatto avere un sacco di soldi sul Municipio di Ostia, ci ha fatto avere un milione di euro". A parlare è Salvatore Buzzi, ras delle cooperative, in una delle intercettazioni agli atti dell'inchiesta su Mafia Capitale lette oggi in aula dal capitano del Ros, Federica Carletti, nel corso dell'udienza del maxiprocesso.

Stando ancora alle intercettazioni riportate in aula dalla Carletti, l'ex consigliere regionale di Forza Italia e imputato nel procedimento, avrebbe ricevuto dal gruppo guidato da Massimo Carminati circa 98mila euro e altri benefici indiretti, come il pagamento di un tipografo con il quale il politico aveva contratto un debito. ''Luca sta in difficoltà con il tipografo – dice Fabrizio Franco Testa in un'altra intercettazione – è da un anno che non lo paga. Mi ha chiesto: ma quello che resta me lo puoi pagà. Certo che si gli ho detto''.

Tra le utilità ricevute da Gramazio anche assunzioni di alcuni consiglieri dei municipi e altri soggetti presso la coop 29 giugno. Le assunzioni sarebbero servite a Gramazio, come dice ancora Testa in un dialogo intercettato, a "sistemare tutto il Consiglio municipio…tutti i suoi consiglieri perché lui giustamente, dice 'io tra un anno vado a votare con le preferenze… se ciò tutti a … mi lavorano più sereni… Allora cosa voglio fare io … mi metto questi qua e gli do lo stipendio".

Il giorno precedente, sempre in aula, Carletti aveva ricostruito, rispondendo alle domande della Procura, i rapporti di Mafia Capitale con la politica per facilitare gli affari dell'organizzazione attarverso
sms e le intercettazioni ambientali e telefoniche. Tra gli episodi citati dal capitano dei Ros un sms inviato dal capo della cooperativa 29 giugno a Gramazio in cui faceva riferimento a una mozione presentata in assemblea capitolina sulla proroga per la manutenzione del verde, e rivolgendosi a Gramazio chiedeva 'La firmi? Grazie'.




CASTELLI ROMANI E MAFIA CAPITALE: UN FENOMENO NON SOLO ROMANO CENTRICO

Red. Cronache
Ciampino (RM)
– La UILS (Unione Imprenditori e Lavoratori Socialisti) in collaborazione con i Circoli Socialisti dei Castelli Romani ha organizzato un convegno pubblico a cui sono invitati tutti i cittadini di Roma, Ciampino, dei Castelli Romani e dei territori limitrofi. L’obiettivo è quello di approfondire ed evidenziare come il fenomeno “Mafia Capitale” sia esteso anche fuori dalla città di Roma e che c’è la necessità di riportare all’attenzione della cronaca il territorio provinciale affinché non venga dimenticato o sottovalutato per mera convenienza mediatica romano-centrica. Presiederà il Presidente della UILS Antonino Gasparo e tra gli interventi ci sarà l’On. Sebastiano Montali, già sindaco di Ciampino ed ex Presidente della Regione Lazio. Durante il convegno verranno trattate le principali questioni giuridiche che hanno coinvolto il Comune di Ciampino e le sue partecipate come il caso Eureka, ASP, Panacea, Ambi.En.Te e molti altri.

C’è la necessità di una politica chiara che rimetti al centro del proprio agire quotidiano la giustizia sociale e la libertà. Come pronunciava continuamente il Presidente Sandro Pertini "dico di lottare sempre per la libertà, per la pace e per la giustizia sociale. La libertà senza la giustizia sociale non è che una conquista fragile che si risolve per molti nella libertà di morire di fame. Bisogna che libertà e la giustizia sociale siano un binomio inscindibile”. “Ci sarà una sala gremita di cittadini. La voglia di riscatto dalle umiliazioni che il nostro territorio ha subito per colpa di qualche irresponsabile che turba la vita quotidiana dei cittadini e dei lavoratori onesti è tanta. Ognuno di noi ama e desidera una vita serena e di lavoro – così si è espresso il presidente della UILS Antonino Gasparo – “si parte dall’informazione, perché sapere è la base dell’agire e poi proseguiremo verso una serie di iniziative che daranno vita ad una ramificata presenza sul territorio fondamentale per la vicinanza alle problematiche dei cittadini.”
 




MAFIA CAPITALE, CHIESTA LA CONDANNA PER L'EX ASSESSORE ALLA CASA OZZIMO E IL CONSIGLIERE CAPRARI

Redazione

Roma – La procura di Roma ha chiesto due anni e due mesi di reclusione per Daniele Ozzimo, ex assessore alla Casa del Comune di Roma coinvolto nell'inchiesta Mafia Capitale. Nell'ambito del medesimo procedimento, che si tiene con rito abbreviato al gup Alessandra Boffi, la procura ha sollecitato la condanna anche dell'ex consigliere comunale di Centro Democratico, Massimo Caprari (2 anni e 3 mesi); di Gerardo e Tommaso Addeo, ex collaboratori di Luca Odevaine (per i due Addeo sono stati chiesti 2 anni e 2 mesi); e di Paolo Solvi (collaboratore dell'ex presidente del X Municipio Andrea Tassone), per il quale la richiesta di condanna è di 3 anni e 6 mesi. Per tutti l'accusa è quella di corruzione. La decisione del giudice è attesa per il 21 dicembre.




MAFIA CAPITALE: ODEVAINE SPARA A ZERO. DA ALEMANNO, AI CAMION BAR A TOTTI

Redazione
Roma
– Sono state messe agli atti il 5 novembre le parole spese da Luca Odevaine durante l'interrogatorio del 15 ottobre scorso nell'ambito del processo a Mafia Capitale. L'imputato, Già membro del tavolo di coordinamento Nazionale sull'accoglienza dei richiedenti asilo, è ora agli arresti domiciliare dopo un periodo di detenzione nelle carceri di Torino e Terni. Un colloquio, quello verbalizzato agli atti del processo, in cui Luca Odevaine ha offerto al pm Paolo Ielo una disamina attenta in merito alle dinamiche che hanno permesso l'introduzione del sistema mafioso nell'amministrazione dell'Urbe.

Alemanno e il “sistema Buzzi”. “La destra non aveva soggetti economici di riferimento, dunque l'amministrazione Alemanno, nel giro di qualche anno, individuò nel 'sistema Buzzi' il riferimento nel settore del sociale per l'aggiudicazione dei lavori”. Questa la versione in merito ad un accordo sotterraneo tra Alemanno e il ras delle cooperative. Il racconto di Odevaine, però, parte da prima. Precisamente dall'aprile 2008, quando ci fu il passaggio del testimone al Campidoglio tra l'entrante Alemanno e l'uscente Veltroni, di cui era stato già capo di gabinetto vicario. Un incarico che ricoprì anche con l'avvento del neoeletto, il quale, confessa al pubblico ministero: “Mi chiese di rimanere fino a luglio. Nella sostanza mi resi conto che egli non credeva di vincere e quindi non aveva una classe dirigente pronta al governo della città. Io accettai e in tale periodo egli mi presentò Riccardo Mancini e l'onorevole Pisu, indicandomeli come interlocutori per suo conto per tutte le questioni di mio interesse”. “Nella gestione del comune – continua l'imputato- Mancini e Piso mi dissero di voler inserire nei ruoli apicali e dirigenziali persone che, a prescindere dalla loro competenza e dalla competenza di chi in precedenza rivestiva quei ruoli, fossero di loro fiducia”.

Tangenti per l'edilizia. “Mancini
– comunica ancora l'ex capo di gabinetto di Veltroni – mi disse che era stata pattuita una tangente, pagata da Caltagirone, in relazione all'affare edilizio della Bufalotta, in direzione di Marroni (ex capogruppo del Pd in Campidoglio, ndr), Smedile (ex consigliere comunale del Pd e poi del'Udc, ndr) e Alemanno”. Parlando del periodo durante il quale era incaricato a capo di gabinetto vicario al cospetto di Alemanno, Odevaine ricorda: “Mancini mi disse che non ero particolarmente amato neppure dai miei referenti politici: in particolare, mi disse che in occasione di un incontro tra il sindaco e il capogruppo dell'opposizione Marroni e il presidente della commissione urbanistica Smedile, entrambi appartenenti all'apposizione, era stata chiesta la mia testa”. “La ragione – prosegue Odevaine – credo fosse da individuare nei contenuti di quell'incontro, che avevano ad oggetto delle delibere urbanistiche relative alla Fiera di Roma e alla Bufalotta”. Si trattava, è scritto ancora nell'atto istruttorio, di un: “Settore di interesse su cui vi era stata una forte pressione di Smedile e Marroni, pressione cui il commissario Mario Morcone (commissario straordinario del Comune di Roma dopo le dimissiono di Veltroni, ndr) ed io resistemmo, nel senso che facemmo passare le delibere che erano state già approvate in commissione, mentre bloccammo altre. Con Alemanno, i due ripresero la questione”.

“Budget consiliare”.
In un altro punto del verbale spunta nuovamente il nome di Umberto Maroni, che, stando alle parole di Odevaine:” Nella sua qualità di capo dell'opposizione Pd all'epoca dell'amministrazione Alemanno, aveva chiuso con il sindaco un accordo in forza del quale ciascun consigliere comunale aveva a disposizione una somma, originariamente quantificata in 400 mila euro, da destinare a iniziative di suo interesse”. Parole subito smentite dal deputato Pd che denuncia Odevaine per calunia e afferma:”Come sanno tutti, in quanto scritto nella legge del testo unico degli enti locali, i consiglieri comunali non hanno alcun 'potere di spesa' ma solo di indirizzo e controllo”.

La risposta di Alemanno.
Gianni alemanno, dal canto suo, si difende e in una nota afferma: ”Dopo avermi lanciato addosso l'accusa di aver esportato soldi in Argentina, illazioni che la Procura stessa ha giudicato prive di fondamento, Luca Odevaine mi ha nuovamente inondato di chiacchiere e calunnie in libertà: basandosi su una serie di "sentito dire" e di teoremi personali ora cerca di dare un orientamento politico ai suoi interrogatori, inventandosi tangenti inesistenti e accordi trasversali tra destra e sinistra che mi dovrebbero riguardare”. “La balla più clamorosa – tuona l'ex sindaco di Roma- è quella relativa ad una tangente di Caltagirone per la questione di Bufalotta, che sarebbe stata indirizzata ad esponenti di sinistra oltre che al sottoscritto. Luca Odevaine nel suo delirio si dimentica un piccolo particolare: la nostra Amministrazione – conclude Alemanno- non ha approvato alcuna delibera riguardante Bufalotta, i cui atti politici e amministrativi risalgono tutti all'epoca di Veltroni”. Annuncia querela per diffamazione e denuncia per calunnia anche il Gruppo Caltagirone che in una nota afferma: “La convenzione urbanistica Bufalotta è di proprietà dei gruppi Parnasi e Toti; il Gruppo Caltagirone ha costruito alcuni fabbricati residenziali nel quartiere acquistando le aree dai suddetti gruppi già convenzionate nonché completamente urbanizzate dai medesimi; che il Cav. Lav. Caltagirone non ha mai avuto rapporti né con l'onorevole Smedile né con l'onorevole Marroni, anzi quest'ultimo è stato uno dei più fieri avversari del Gruppo Caltagirone per lui 'reo' di avere legittimamente acquistato in borsa una partecipazione in Acea”. “Quanto al Sig. Mancini, che ha cercato per anni di prendere contatti con Caltagirone, tra l'altro, telefonando più volte in ufficio – conclude la nota – si precisa che Caltagirone non ha mai voluto neanche parlargli al telefono”.

Tredicine e il monopolio dei camion bar.
In un altro momento dell'interrogatorio, Luca Odevaine dedica la sua attenzione alla concessione di licenze per i camion bar, che spiega: “Di 500 licenze rilasciate, 430 erano tutte intestate a membri della famiglia Tredicine-Falasca che, fino all'avvento di Giordano Tredicine al consiglio comunale, finanziava tutta la politica romana”. Nell'era Veltroni, continua poi Odevaine: “Avevo individuato seri problemi nell'assegnazione delle concessioni. Si trattava di licenze che erano state rilasciate con il carattere della temporaneità e in relazione ad ambiti molto ristretti. Molte di esse erano state rilasciate da Gianmario Nardi (dirigente del Comune di Roma, ndr) ma via via si erano espanse illegittimamente quanto al contenuto e quanto ai tempi”. Nardi, presidente del primo municipio e successivamente direttore di Gabinetto con il sindaco Rutelli, tornò in forze con la giunta Alemanno in qualità di vicecapo di Gabinetto, gestendo, sempre secondo Odevaine: ”Insieme a Lucarelli tutti gli affari più rilevanti, e con lui riprendono i contrasti, culminati nella nomina del dirigente al decoro, che lui fece senza interpellarmi, di Mirko Giannotta”. L'imputato, allora: “Chiese al sindaco di mandare gli atti in Procura. Egli mi disse di aver sollecitato uno studio delle carte al segretario comunale e all'assessore competente e che io sappia non se ne fece nulla”.

Totti e i vigili pagati in nero. Odevaine, durante l'atto istruttorio andato in scena nella casa circondariale di Terni, punta il dito anche contro il capitano della A.s. Roma. Una circostanza tutta da verificare quella raccontata dall'ascritto, secondo cui Francesco Totti avrebbe pagato agenti della Polizia Locale di Roma Capitale per effettuare la sorveglianza ai suoi figli. “E' vero che dei vigili urbani facevano vigilanza ai figli di Totti – ha confermato Odevaine, ribadendo quanto già sostenuto da Salvatore Buzzi – ma lo facevano fuori dall'orario di lavoro e venivano pagati in nero, dallo stesso Totti”. Secondo Odevaine: “L'esigenza era nata dal fatto che era giunta una voce di un progetto di rapimento del figlio di Totti”. La voce gli era giunta da Vito Scala, preparatore atletico che gli disse: “Un tifoso ultrà della Roma, che era appena uscito dal carcere, era andato a dirgli che gli avevano offerto 50mila euro per rapire il figlio di Totti. Allora ne aveva uno, mi pare che c'avesse un anno, e dice 'io adesso francamente…' lui sostiene che non lo farà, si è rifiutato, era sì un bandito, ma di fronte al capitano…”. “Mi chiese – continua Odevaine – se era possibile verificare se la cosa avesse qualche fondamento o fossero solo chiacchiere perché ovviamente il padre e la madre erano preoccupati. Io parlai con l'allora comandante dei carabinieri Salvatore Luongo e col sindaco di Roma e con il questore Nicola Cavaliere, che dopo un po', mi pare proprio Luongo, mi confermarono che qualcosa c'era. Quindi, senza portarlo a livello di comitato dell'ordine pubblico e sicurezza e quindi affidare una scorta a un bambino così piccolo, dice: 'se tu c'hai un altro modo per proteggerlo sarebbe meglio, oppure se si possono rivolgere a un'agenzia privata' “. “Loro – prosegue Odevaine nel racconto- si rivolsero a due, tre agenzie private . Alla fine la scelta cade su alcuni vigili che avevano fatto parte di un gruppo, i Pics (Pronto Intervento Centro Storico, ndr) durante il Giubileo (giunta Rutelli, ndr): alcuni di loro stavano per andare in pensione”. “Dissi al capo di questo gruppo – racconta l'imputato – 'senti, c'e' qualcuno che vuole fare dell'extra lavoro?'. Sei di loro effettivamente hanno svolto questa funzione, ma fuori dall'orario di lavoro e pagati direttamente da Totti, non pagati in straordinario dal Comune". La vicenda, secondo Odevaine, sarebbe verificabile dato che proprio lui avrebbe ricevuti gli assegni dal “Pupone” che in un secondo momento sarebbero stati girati agli uomini della Locale. Rispondendo al pubblico ministero, Odevaine ha precisato: “Si, loro facevano il doppio lavoro non nelle ore di servizio. Si erano organizzati in turni e non nelle ore di servizio e credo che questa cosa sia cessata l'anno scorso quando Totti si è trasferito nella nuova casa, dove ha messo un sistema di videosorveglianza, poi i bambini vanno alla scuola americana, alcuni vigili sono andati in pensione… Non ce n'era più bisogno”.

Accuse sbagliate a Zingaretti. Durante l'interrogatorio, Odevaine smentisce la confessione di Salvatore Buzzi in merito ad una presunta tangente pagata a Nicola Zingaretti in virtù del Palazzo della Provincia. “Una dichiarazione falsa” risponde al quesito del pm.“Per quanto riguarda l'attuale presidente della Regione, Peppe Cionci (braccio destro di Zingaretti, ndr), Maurizio Venafro (ex capo di gabinetto del governatore, ndr) e Antonio Calicchia”. In fine, di Salvatore Buzzi spiega al pm:”Talvolta millanta rapporti che non ha”.




MAFIA CAPITALE: AL VIA IL MAXI PROCESSO PIROTECNICO DAL CARCERE DI REBIBBIA

Il legale di Carminati l’Ex Nar l’avv Giosuè Bruno Naso promette: “Farò parlare Massimo Carminati”

LEGGI ANCHE: 20/08/2015 MAFIA CAPITALE: IN AUTUNNO IL MAXI PROCESSO. A GIUDIZIO 59 INDAGATI. ORA L'INCUBO E' ODEVAINE

di Cinzia Marchegiani

Roma – Il maxi processo su Mafia Capitale è iniziato con la prima udienza calendarizzara dal Gip oggi 5 novembre presso la X° sezione della Procura di Roma, nell’aula bunker “Occorsi” del carcere di Rebibbia. Un processo di portata eccezionale con 45 imputati accusati di reati che vanno dalla corruzione all’associazione per delinquere di stampo mafioso che sarà dibattuto per molti mesi e lascerà comunque vada un segno tangibile di quanto il malaffare romano sia entrato nelle radici profonde dell’amministrazione non solo capitolina. Il processo si annuncia denso di colpi di scena già alle sue prime battute.

Il dibattimento si svolge con il rito immediato davanti alla decima sezione del Tribunale, presieduta da Rosanna Ianniello. Presenti i pm Paolo Ielo, Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini.

Buzzi e Carminati in video collegamento. In aula mancano Massimo Carminati, Salvatore Buzzi, Roberto Brugia e Fabrizio Testa, a loro non è concesso partecipare fisicamente al processo, ma solo tramite una videoconferenza per questioni di sicurezza. Anche l’ex capogruppo del PdL in consiglio regionale Luca Gramazio è in video collegamento da Rebibbia, dove è detenuto, mentre erano assenti l’ex presidente dell’assemblea capitolina Mirko Coratti (Pd) e l’ex capo dipartimento delle Politiche sociali del Campidoglio Angelo Scozzafava.

Ricorso al TAR annunciato dal legale di Buzzi. L’avv Alessandro Diddi, il legale difensore di Buzzi annuncia: “È una grave lesione del diritto di difesa, chiederemo al Tar di annullare il divieto», annuncia il difensore di Buzzi”. Della stessa opinione è il legale di Carminati, l’avv Giosuè Bruno Naso che spiega come a Rebibbia si siano celebrati processi molto più seri in cui lo spessore criminale degli imputati era incontestato: “Questo è un processetto, un processetto dopato e costruito da media e magistrati con regia e finalità precise. Perché Carminati e Buzzi non possono essere presenti? Ne verrà una sentenza non credibile e spendibile”.

Codacons al contrattacco di Buzzi. Oggi è iniziato il maxi processo e dai difensori degli imputati stanno arrivando richieste assurde, contro le quali ci opporremo nelle opportune sedi. Lo afferma il Codacons, presente con i suoi legali al processo apertosi oggi a Roma per la vicenda “Mafia capitale”.
Siamo davvero sconcertati per i tentativi di mandare a monte il processo e ottenere rinvii ingiustificati – spiega l’associazione – Si è arrivati a “mettere in piazza” il figlio disabile di uno degli imputati per sostenere richieste dilatorie che spostano nel tempo l’urgente definizione e l’accertamento dell’innocenza degli imputati o della loro colpa, con il giusto ripristino della legalità a favore di una cittadinanza ferita da anni di corruzione e disservizi gravi in tutti i servizi pubblici essenziali. Ci auguriamo che al narcisismo dei legali si sostituisca un sereno e rapido iter del procedimento, e che il saggio collegio presieduto dal giudice Ianniello respinga tutte le eccezioni dilatorie, pur dando agli imputati il sacro diritto di difesa e presenza al dibattimento”.
In particolare il Codacons critica il ricorso al Tar annunciato dal difensore di Salvatore Buzzi contro il divieto di assistere di persona alle udienze. “Anche in questo caso interverremo dinanzi al Tar in nome dei cittadini che chiedono giustizia, e ci opporremo alle richieste di Buzzi allo scopo di evitare inutili rinvii del processo” – conclude l’associazione.

L’aula Occorsio gremita di imputati. L’aula, come si poteva prevedere è affollatissima, tra gli imputati l’ex capo di gabinetto di Walter Veltroni, Luca Odevaine, l’ex membro del tavolo dei migranti al Viminale e proprio per la sua presenza in aula rischia di tornare in carcere, avrebbe violato le prescrizioni legate agli arresti in casa.

IL M5S in aula con De Vito e Lombardi. Il M5S che si è costituito parte civile al processo assieme all’associazione dei consumatori Codacons era presente in aula con il Consigliere Marcello De Vito e la deputata Roberta Lombardi. La Lombardi ha di fatto spiegato: “Siamo diretta espressione della cittadinanza, quella pulita e incensurata che può cambiare davvero questo Paese. Siamo gli anticorpi che mancano alla Capitale. Oggi è un giorno importante perché finalmente chi ha infangato Roma pagherà” -conclude la Lombardi

Costituzione parte civile M5S e Codacons. Roberta Lombardi, deputata e già presidente del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati, e il Consigliere Comunale Marcello de Vito entrambi sono firmatari della prima costituzione di parte civile, assieme al vicepresidente Codacons, Giovanni Pignoloni. Si legge nell’atto: “proprio il modus operandi di MAFIA CAPITALE ha completamente inabissato quanto faticosamente e quotidianamente portato avanti dalle costituende parti civili generando una totale sfiducia nella classe politica romana e, nello specifico, nei riguardi dei consiglieri comunali facenti parte di quella giunta capitolina oggi coinvolta in uno scandalo senza precedenti. L’onore, il decoro e la reputazione delle costituende parti civili sono stati brutalmente compromessi e danneggiati”.

Riprese concesse solo alla Rai. A fare le riprese sarà solo la Rai, con l’obbligo di distribuire i filmati alle altre. La Ianniello ha motivato la scelta anche con “l’interesse sociale rilevante del processo”. 

Per ora il maxi processo continuerà in collegamento video per Buzzi e Carminati. Intanto il legale di Carminati l’Ex Nar, l’avv Giosuè Bruno Naso promette: “Farò parlare Massimo Carminati” spiegando “stavolta è intenzionato a difendersi in modo diverso dal solito: vuole chiarire molte cose e lo farà”. Una promessa o una minaccia?




MAFIA CAPITALE: TRONCA FIRMA COSTITUZIONE DI PARTE CIVILE DEL COMUNE DI ROMA

Redazione

Roma – La costituzione di parte civile del comune di Roma per il processo Mafia Capitale, redatta dagli avvocati Enrico Maggiore e Rodolfo Murra e sottoscritta dal prefetto Francesco Paolo Tronca, commissario di Roma, sarà depositata domani nel corso della prima udienza del procedimento con rito immediato contro Salvatore Buzzi, Massimo Carminati e altri 44 imputati finiti davanti ai giudici della decima sezione penale.

L'appuntamento è per domani alle 9 nell'aula più grande del palazzo di giustizia di Roma intitolata a Vittorio Occorsio, il magistrato vittima nel 1976 del terrorismo di destra. Lì che si apre davanti ai giudici della decima sezione penale del tribunale la 'madre di tutti i processi', quello di Mafia Capitale, l'associazione di stampo mafioso che, con peculiarità tutta sua (ben diversa dalle organizzazioni criminose tradizionali), ha operato a Roma e nel Lazio fino allo scorso anno corrompendo pubblici funzionari, amministratori di società ed esponenti politici puntando ad alterare e ad aggiudicarsi appalti per centinaia di milioni di euro. Il tutto attraverso la forza di intimidazione che derivava dal vincolo associativo e la condizione di assoggettamento e di omertà, e, secondo l'accusa, sotto la guida di Massimo Carminati, soprannominato 'er Cecato' perché guercio, che negli anni '70 fu tra i protagonisti dell'eversione nera. Il dibattimento, risultato della complessa inchiesta condotta dalla Procura che dal 2012 è guidata da Giuseppe Pignatone, si annuncia lungo e complesso come indicano i numeri: 46 imputati, in buona parte detenuti (tra carcere e arresti domiciliari), centinaia di testimoni da convocare, migliaia le intercettazioni di cui sarà chiesta la trascrizione, 3-4 udienze a settimana già calendarizzate almeno fino al prossimo luglio e da celebrarsi sempre nell'aula bunker di Rebibbia (attrezzata per le videoconferenze), ben distante dalla cittadella giudiziaria di piazzale Clodio dove si svolge l'attività ordinaria. Due i decreti di giudizio immediato (relativi agli arresti del dicembre 2014 e del giugno 2015) che il collegio guidato dal presidente Rosanna Ianniello dovrà riunire. Ma le difese, che non hanno affatto digerito il programma di lavoro stabilito dal tribunale, sono pronte a dare battaglia sollevando eccezioni di ogni tipo. Intanto, dietro la minaccia di quattro giorni di astensione dalle udienze (ridotta alla sola giornata del 9 novembre), i difensori hanno almeno ottenuto la presenza nelle celle dell'aula di tutti i detenuti. Solo tre dovranno rassegnarsi a seguire il dibattimento a distanza, per l'intera sua durata, e si tratta di figure chiave del procedimento: l'ex esponente del gruppo armato di estrema destra dei Nar, Massimo Carminati, rinchiuso nel carcere di Parma e il solo a essere sottoposto al regime del 41 bis, Salvatore Buzzi, il presidente della cooperativa 29 giugno indicato come grande manovratore del sistema corruttivo, detenuto a Tolmezzo, e Riccardo Brugia, amico di Carminati, che si trova nella casa circondariale di Terni. Carminati è ritenuto dalla Procura il capo e il promotore dell'associazione di stampo mafioso che faceva affari con imprenditori collusi e con rappresentanti del mondo politico e istituzionale di Comune e Regione. Brugia, quale suo braccio destro, era secondo l'accusa non solo il custode delle armi (mai trovate, per la verita') a disposizione del sodalizio, ma gli viene attribuito anche un ruolo di organizzatore dell'associazione criminosa al pari di Buzzi e del manager Fabrizio Franco Testa. L'ex ad di Ama, Franco Panzironi, viene definito dall'accusa "pubblico ufficiale a libro paga", come pure Carlo Pucci, dirigente di Eur spa. Tra gli altri imputati ci sono anche Mirko Coratti (già presidente dell'assemblea del consiglio comunale di Roma), Pierpaolo Pedetti (consigliere comunale), Luca Gramazio (consigliere regionale), Giordano Tredicine (consigliere comunale), Andrea Tassone (ex presidente del Municipio X, Ostia) e Luca Odevaine, già componente del 'Tavolo di coordinamento nazionale sull'accoglienza per i richiedenti asilo', che ieri ha ottenuto i domiciliari dopo undici mesi di carcere. Ieri le prime quattro condanne, pesantissime, emesse dal gup in abbreviato: tra tutte spicca quella di 5 anni e 4 mesi inflitta a Emilio Gammuto, collaboratore di Buzzi, al quale è stata riconosciuta l'aggravante di aver agevolato l'associazione mafiosa. Riconoscimento fondamentale per la Procura il cui lavoro fino ad ora aveva incassato l'avallo del gip, del tribunale del riesame e della Cassazione. Ieri eèarrivato l'avallo anche del gup. Un segnale forse non proprio incoraggianete per le difese. 




MAFIA CAPITALE: DIRIGENTE EUR SPA CLELIA LOGORELLI ARRESTATA PER CORRUZIONE

Redazione

Roma – Altra bufera su Roma con un nuovo arresto nell'ambito dell'inchiesta Mafia capitale: ai domiciliari è finita Clelia Logorelli, 50 anni, dirigente preposto al Settore verde di Eur Spa, accusata di corruzione. La misura restrittiva, disposta dal gip di Roma, è stata eseguita stamani dai carabinieri del Ros.

Secondo l'accusa la Logorelli – in concorso tra gli altri con Salvatore Buzzi, il ras delle cooperative – nella sua qualità di dirigente preposto al Settore verde di Eur Spa, responsabile parchi e giardini, avrebbe compiuto atti contrari ai doveri di uffici in cambio di uno "stipendio" mensile pari a 2.500 euro. Denaro che avrebbe ricevuto a più riprese da Buzzi, amministratore delle cooperative riconducibili al gruppo criminale capeggiato da Massimo Carminati.

Clelia Logorelli "si è fatta comprà subito". Lo dice Salvatore Buzzi in una conversazione intercettata il 12 dicembre 2013. Buzzi si trova in auto insieme ad una sua collaboratrice. Questo un passaggio di una sua frase intercettata dal Ros, così come riportato negli atti dell'inchiesta: "allora sono andato… a fare i regali per Dino, 6.000 euro di vino… poi sono andato… all'EUR a parl…., a compramme…quella che mi controlla… niente, si è fatta comprà subito.. poi sono andato in Ama a parlà con il Direttore generale, poi in Ama con il Direttore delle strategie…". Secondo gli inquirenti Buzzi fa riferimento alla Logorelli quando dice "si è fatta comprà subito": un termine, annotano gli investigatori, "sovente utilizzato da Buzzi per indicare dazioni di denaro a pubblici ufficiali".

I fatti si sarebbero verificati, secondo gli accertamenti dei carabinieri del Ros, tra il dicembre 2013 e il novembre 2014.

"EUR SpA comunica che ha disposto la sospensione cautelare del rapporto di lavoro con la dipendente Clelia Logorelli, responsabile Servizio Parchi della Società". 




MAFIA CAPITALE: IL TRIBUNALE CHIEDE CHE GLI IMPUTATI SIANO TRASFERITI TUTTI A REBIBBIA

Redazione

Roma – Più morbidezza per gli imputati di Mafia Capitale? Primi importanti segnali di 'disgelo' tra il tribunale e gli avvocati di 'Mafia Capitale' dopo la forte tensione dei giorni scorsi culminata con la proclamazione da parte della Camera Penale di Roma di una settimana di astensione dalle udienze a novembre (dal 9 al 12) in coincidenza con le prime date in calendario del maxiprocesso. Il presidente della decima sezione penale Rosanna Ianniello, che celebrera' il dibattimento, ha scritto al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria per verificare la possibilita' che tutti gli imputati attualmente detenuti in varie carceri italiane possano essere sistemati nelle celle di Rebibbia ed essere presenti direttamente nell'aula bunker nei giorni indicati del processo. Lo strumento della videoconferenza, quindi, verrebbe disposto solo nei confronti dell'ex terrorista dei Nas, Massimo Carminati, sottoposto al regime del 41 bis (carcere duro) e forse nei confronti di un altro paio di imputati, qualora dovessero essere ravvisati particolari motivi di sicurezza. Spetta ora al Dap rispondere all'istanza, ma l'apertura del magistrato e' stata ben accolta dagli avvocati della Camera penale che oggi si sono riuniti in assemblea, nell'aula Occorsio, per fare il punto della situazione. Non e' da escludere dunque che lo 'sciopero' dei penalisti possa rientrare soprattutto se e' vero che, stando ai 'rumors' raccolti a palazzo di giustizia, il tribunale appare disposto anche a rivedere il calendario delle udienze, fissando 3 e non piu' 4 appuntamenti settimanali a Rebibbia.




MAFIA CAPITALE: FISCON NEL MAXI PROCESSO, NO A RITO ABBREVIATO PER L'AD AMA

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Redazione

Roma – Finisce nel maxi-processo del 5 novembre prossimo di 'Mafia Capitale' la posizione dell'ex direttore generale di Ama, Giovanni Fiscon. Il gup Anna Criscuolo ha bocciato la richiesta, avanzata dagli avvocati Salvatore e Federico Sciullo, di giudizio abbreviato condizionato all'audizione di una ventina di testimoni, in buona parte vecchi e nuovi dirigenti di Ama (come gli ex presidenti Daniela Valentini, Domenico Tudini, Giovanni Hermanin, Giorgio Benvenuti e l'attuale numero uno Daniele Fortini) oltre all'ex ad della stessa societa' municipalizzata dei rifiuti Franco Panzironi, all'ex sindaco Gianni Alemanno e al prefetto Goffredo Sottile, nella veste di commissario del governo per l'emergenza Rifiuti di Roma dal 2012 al gennaio del 2015.

 

Eur Spa «Non c'erano più le condizioni economico finanziarie per fare l'aumento di capitale. Non sarebbe bastato per fare un piano di ristrutturazione. Perchè un conto è salvare le aziende, un conto è garantire il futuro. Le decisioni che ha preso il ministero dell'Economia sono per garantire il futuro». A dirlo il sottosegretario all'Economia, Paola De Micheli, durante l'audizione in commissione Bilancio della Camera sulla situazione finanziaria di Eur spa, rispondendo a chi le chiedeva se la decisione di ritirare i 100 milioni di euro stanziati a favore di Eur spa nella passata legge di Stabilità fosse legata all'inchiesta Mafia Capitale. «L'azionista, cioè il ministero dell'Economia e delle Finanze- ha specificato De Micheli- come ho già spiegato, ha ritenuto che non ci fossero più le condizioni per poter fare l'aumento di capitale di 100 milioni di euro. Questa decisione dell'azionista è stata regolarmente comunicata in assemblea e a seguito di questa decisione si sono prese le misure che si conoscono. Il salvataggio fatto una volta e poi dopo un anno o due tornano gli stessi problemi, non ha senso- ha detto infine- Quello che stiamo facendo è di garantire la continuità aziendale. Abbiamo ritenuto che gli strumenti messi in campo oggi fossero più utili dei 100 milioni di euro che c'erano in ballo un anno e mezzo fa»




MAFIA CAPITALE: IL 20 OTTOBRE INIZIA IL PROCESSO

Redazione

Roma – Martedì 20 ottobre primo processo per Mafia Capitale, prima del maxi del 5 novembre: rito abbreviato, imputato per corruzione l'ex Dg Ama Giovanni Fiscon. Ci sarà il sindaco Ignazio Marino, che vuol costituire il Campidoglio parte civile. A processo anche Emanuela Salvatori (ex capo coordinamento nomadi Comune), Emilio Gammuto (uomo di Salvatore Buzzi), Raffaele Bracci e Fabio Gaudenzi, vicini a Massimo Carminati. Lunedì 26 a giudizio l'ex assessore Pd Daniele Ozzimo e patteggiamento per manager La Cascina.

"Mafia Capitale" è il nome con cui è stata indicata una presunta associazione per delinquere di tipo mafioso-politico-imprenditoriale, che operava a Roma a partire dal 2000 circa. Il 2 dicembre 2014, in seguito all'operazione Mondo di Mezzo, sono stati arrestati l'ex-terrorista dei NAR Massimo Carminati (considerato il capo dell'associazione) e altre 37 persone, di cui 8 agli arresti domiciliari, accusati di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio di denaro e altri reati.

Il 4 giugno 2015, nell'ambito della stessa inchiesta, vengono arrestate altre 44 persone, di cui 25 agli arresti domiciliari, in gran parte ex manager delle Coop ed ex assessori e consiglieri. Altri 21 indagati rimangono a piede libero.

Ai primi di giugno 2015, vengono inoltre indagate dalla Procura di Catania 6 persone, tra cui il sottosegretario Giuseppe Castiglione, per turbativa d'asta nell'inchiesta sull'appalto per la gestione del Centro di Accoglienza migranti irregolari e Richiedenti Asilo di Mineo.[71] I sospetti di una connessione fra l'inchiesta su "Mafia capitale" e la gestione del CARA erano già stati avanzati nei mesi precedenti dagli inquirenti.

Il 3 agosto 2015, Luca Odevaine (uno dei principali indagati) annuncia di voler collaborare con gli inquirenti, rivelando l'esistenza di aspetti irregolari nel sistema di gestione degli appalti del Centro di accoglienza