Torino: il Made in Italy sbarca al grattacielo Intesa Sanpaolo


di Gianfranco Nitti


TORINO
– Il Gruppo Intesa Sanpaolo darà vita nel mese di marzo a Sharing Italy, evento che punta a coinvolgere pensatori innovativi e imprese d’eccellenza per immaginare insieme il futuro economico e imprenditoriale dell’Italia. E’ stato presentato a Milano dal responsabile della Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo Stefano Barrese e dal direttore Relazioni Esterne Vittorio Meloni, affiancati da Marilisa Allegrini, imprenditrice vitivinicola, unica donna candidata all’Oscar del vino, Franco Bolelli, filosofo e scrittore, la cui indagine è rivolta all’evoluzione umana e alle dinamiche della crescita e Davide Dattoli, ceo e cofondatore di Talent Garden, la maggior rete europea di coworking focalizzata sul digitale. Ha chiuso l’incontro un’esecuzione musicale, figlia anch’essa della contemporaneità, con protagonista il violino che usa la tela di ragno, presentato da suo inventore Luca Alessandrini, ingegnere del design, e suonato da Davide Laura.
Sharing Italy sarà una due giorni di incontri, conferenza, lectio magistralis, dibattiti e tavoli di lavoro, a cui parteciperanno pensatori, ricercatori, ospiti internazionali e imprese che si sono distinte per dinamismo e capacità nell’interpretare i cambiamenti in atto.

Tra gli ospiti già confermati per l’evento di marzo: Sofia Borri, general manager di Piano C, spazio di coworking per donne in maternità; Gianluca Dettori, presidente e fondatore di Dpixel, società di venture capital che investe in digitale, software e commercio elettronico; Raffaello D’Andrea, ingegnere, imprenditore e artista per una visione sulle nuove frontiere della tecnologia applicata alla robotica; Ugo Parodi Giusino, Fondatore di Mosaicoon, startup nata a Palermo, oggi una delle migliori scaleup tecnologiche d’Europa; Austin Kleon, scrittore di punta del New York Times, conferenziere per Pixar, Google e Tedx; Horacio Pagani, fondatore di Pagani Automobili; Clara Tosi Pamphili, inventrice di A.I. Artisanal Intelligence, che ricerca e promuove le nuove espressioni artigianali e artistiche in collaborazione con le realtà storiche dell'alta manifattura italiana; Flavia Trupia, consulente di comunicazione, ghostwriter, docente, presidente di PerLaRe-Associazione Per
La Retorica; Fabio Zaffagnini e Claudia Spadoni, inventori del format Rock'n 1000, vincitori del Premio Tribeca disruptive innovation award (Tribeca Film Festival).


L’evento coinvolgerà inoltre 150 imprese di ogni regione, espressione significativa del Made in Italy, il terzo marchio più noto al mondo, capaci di ispirare altre imprese e nuove iniziative imprenditoriali. Teatro dell’iniziativa sarà il grattacielo Intesa Sanpaolo a Torino, una moderna agorà simbolicamente “alta”, da cui poter allargare lo sguardo in ogni direzione. La sede della Banca, progettata dall’architetto Renzo Piano, è un edificio aperto alla fruizione pubblica, unico in Europa per la certificazione di sostenibilità ambientale Leed Platinum e la presenza di una bioserra a 150 metri d’altezza che restituisce ossigeno alla città. Al 31° piano della torre, l’Innovation Center è un punto di riferimento per startup, progetti innovativi e giovani talentuosi, che qui incrociano opportunità di formazione, scambio e finanziamento.

Cosa accomuna persone diversissime che hanno saputo essere eccellenti o creare eccellenza senza perdersi d’animo anche in contesti difficili? Come hanno fatto? Qual è la loro idea del domani?
A queste domande cercheranno di rispondere le sei parole chiave dell’evento: esplorare, sperimentare, capire, comunicare, cercare e valorizzare. Da esse esplodono tematiche per ragionare sulle tendenze in atto e sui possibili sviluppi del business. Le sei parole chiave sono anche sei azioni possibili, se non indispensabili, per fare impresa e competere in un contesto globale caratterizzato da cambiamenti molto veloci.
Alcuni dati aiutano a comprendere la forza e la capacità competitiva insita nell’economia del Paese, che devono essere capitalizzate e trovare nuovi stimoli. Il brand Made in Italy nel 2015 valeva 414 miliardi di euro e le imprese italiane hanno dato un contributo all’export europeo dell’11,1%, di cui 397 miliardi di euro riferiti ai soli prodotti manifatturieri.


Secondo un’indagine Ipsos, ancora inedita, la maggioranza delle imprese intervistate sente il cambiamento ed è consapevole che per migliorare deve investire in formazione professionale e innovazione. Tuttavia, la maggior parte ha una conoscenza del tutto superficiale dell’industria 4.0 e non ne coglie i benefici, solo una su quattro ha fatto investimenti nel digitale e solo una su cinque ha cambiato in maniera significativa il suo modo di operare. Dinamismo e capacità di competere si sono visti anche a Expo Milano 2015 tra le oltre 500 aziende eccellenti che Intesa Sanpaolo ha ospitato nel suo padiglione Waterstone, che a loro volta hanno coinvolto altre 3.000 imprese. “Nei primi nove mesi dell’anno, il Gruppo Intesa Sanpaolo in Italia ha erogato complessivamente 34 miliardi di nuovo credito. Inoltre, attraverso il Programma Filiere, ha concretizzato 330 contratti con aziende capofila e coinvolto oltre 15.000 fornitori per un giro d’affari di oltre 55 miliardi di euro – nota Stefano Barrese, responsabile della Divisione Banca dei Territori del Gruppo. “Da ultimo abbiamo rinnovato l’accordo con Confindustria e Piccola Industria Confindustria stanziando un plafond di 90 miliardi di euro. Il futuro avanza veloce. Il nostro impegno si sta già concretizzando lungo le nuove direzioni della crescita: il processo di digitalizzazione, la transizione all’industria 4.0, il maggiore coinvolgimento delle donne nei ruoli chiave, la formazione per i giovani che apra le porte ai nuovi mestieri, condizioni più favorevoli al decollo di iniziative imprenditoriali, ambienti ricettivi per i talenti, anche esteri, nuove idee per il welfare delle persone”.
“L’idea di promuovere Sharing Italy – racconta Vittorio Meloni, direttore Relazioni Esterne di Intesa Sanpaolo – nasce dalla constatazione che il potenziale competitivo delle aziende italiane, nonostante la difficile crisi che abbiamo alle spalle, resta elevato. Molte imprese hanno saputo rafforzarsi e startup geniali si sono affacciate sulla scena. A partire da questi casi vogliamo leggere i grandi cambiamenti epocali che stanno caratterizzando questo momento di forte accelerazione delle dinamiche economiche e coglierne le opportunità. Vogliamo riunire attorno a un tavolo persone e imprese che possano davvero aiutarci a immaginare cosa accadrà nei prossimi anni: una pluralità di sguardi per una visione a tutto tondo, alta e visionaria, sul futuro del business”.
 




Made in Italy, stop al pesce fresco nell'Adriatico: c'è il rischio di prodotti congelati o esteri in tavola

Redazione

ADRIATICO – Stop al pesce fresco a tavola per l'avvio del fermo pesca che porta al blocco delle attività della flotta da pesca italiana lungo tutto l'Adriatico da Trieste a Bari. A darne notizia è Coldiretti Impresapesca nel sottolineare che il provvedimento di fermo si allarga al tratto di costa da Pesaro a Bari per 43 giorni dopo che era già scattato lo scorso 25 luglio nel tratto da Trieste a Rimini per un periodo analogo. «In un Paese come l'Italia che importa più di 2 pesci su 3 nei territori interessati con il fermo biologico aumenta peraltro anche il rischio- sottolinea Impresapesca Coldiretti- di ritrovarsi nel piatto per grigliate e fritture, soprattutto al ristorante, prodotto straniero o congelato se non si tratta di quello fresco Made in Italy proveniente dalle altre zone dove non è in atto il fermo pesca, dagli allevamenti nazionali o dalla seppur limitata produzione locale dovuta alle barche delle piccola pesca che possono ugualmente operare». «Il blocco delle attività in adriatico- spiega la Coldiretti- terminerà il 5 settembre nel tratto da Trieste a Rimini e il 26 settembre nel tratto da Pesaro a Bari. Il 17 settembre- continua la Coldiretti- si fermeranno i pescherecci a partire da Brindisi, Ionio e Tirreno (fino al 16 ottobre), mentre Sardegna e Sicilia decideranno autonomamente, con uno stop di almeno trenta giorni nel rispetto dei periodi previsti dai piani di gestione». Per effettuare acquisti di qualità al giusto prezzo il consiglio di Coldiretti Impresapesca è dunque di verificare sul bancone l'etichetta, che per legge deve prevedere l'area di pesca (Gsa). Le provenienze da preferire sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta). Ma si può anche rivolgersi alle esperienze di filiera corta per la vendita diretta del pescato che Coldiretti Impresapesca ha avviato presso la rete di Campagna Amica. Resta il fatto – denuncia Coldiretti Impresapesca – che l'attuale format del fermo pesca, inaugurato esattamente 30 anni fa, ha ampiamente dimostrato di essere inadeguato, poichè non tiene conto del fatto che solo alcune specie ittiche si riproducono in questo periodo, mentre per la maggior parte delle altre si verifica in date differenti durante il resto dell'anno. Da qui la proposta di Coldiretti Impresapesca di differenziare il blocco delle attività a seconda delle specie, mentre le imprese ittiche potrebbero scegliere ciascuna quando fermarsi in un periodo compreso tra il 1° luglio e il 30 ottobre




MADE IN ITALY: UE AUTORIZZA OLIO D’OLIVA TUNISINO

di Cinzia Marchegiani

Beffa al Mady Italy un’altra volta sotto attacco dalla emanazione di leggi europee, che vanno contro i produttori italiani e soprattutto semplificando la circolazione di beni alimentari scadenti. La notizia che la Commissione UE ha adottato una proposta legislativa per autorizzare un accesso supplementare di olio d'oliva tunisino nel mercato comunitario suona come una beffa per l’olivicoltura italiana, e per quella siciliana e del sud in particolare. Lo afferma il presidente regionale della sezione olivicola di Confagricoltura Sicilia, Giovanni Selvaggi che interviene con un comunicato secco pieno di amarezza e per questo il Presidente Selvaggi dichiara di essere pronti a bloccare i porti per scongiurare questo attentato all’olio italiano: “Sollecitiamo i nostri parlamentari europei affinché tutelino un pezzo importante dell’agricoltura Made in Italy” –  aggiunge Selvaggi. La Commissione afferma di voler sostenere il governo e i cittadini tunisini e proteggere l'economia tunisina a seguito dei recenti attentati terroristici.

Selvaggi commenta la decisione della Commissione UE da una parte nobilissima, ma che rischia di far saltare in aria l’economia del settore olivicolo: “Siamo già esposti a una concorrenza al limite della slealtà da parte dei paesi dell’altra sponda del Mediterraneo, che riescono a produrre ed esportare in Europa olio d’oliva a basso costo, e spesso di pessima qualità, grazie alle maglie larghe della legislazione comunitaria – continua Selvaggi – e ora ci tocca anche assistere all'invasione programmata e senza pagamento di dazi di ben 35 mila tonnellate di olio d’oliva, in aggiunta alle attuali 57 mila tonnellate previste dall'accordo di associazione UE-Tunisia”.

Il presidente di Confagrigoltura quindi annuncia battaglia commentando questa decisione intollerabile e inaccettabile.




UE CONTRO IL "MADE IN ITALY": STOP A LATTE CONCENTRATO PER YOGURT E FORMAGGI. PROTESTANO GLI ALLEVATORI

di Cinzia Marchegiani

Roma – E’ tutto pronto per l’appuntamento che mercoledì 8 luglio c.a. vedrà allevatori, casari e cittadini manifestare davanti al parlamento per difendere il Made in Italy per impedire il via libera in Italia al formaggio e allo yogurt senza latte. La diffida è stata calata da calata da Bruxelles ma che danneggia ed inganna i consumatori, mette a rischio un patrimonio gastronomico custodito da generazioni, con effetti sul piano economico, occupazionale ed ambientale. La Commissione Europea ha infatti inviato una diffida all’Italia per chiedere la fine del divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari previsto storicamente dalla legge nazionale.
 

La manifestazione. L’appuntamento è per mercoledì 8 Luglio, dalle ore 9,30, in piazza Montecitorio a Roma dove sarà possibile conoscere direttamente il metodo tradizionale di preparazione del formaggio e il grande patrimonio di diversità dei formaggi italiani. Saranno però anche svelati i trucchi dei furbetti del formaggino che vogliono speculare sulla qualità italiana.


L’obiettivo di questa manifestazione. Gli addetti ai lavori vogliono difendere la legge n.138 dell’11 aprile del 1974 che da oltre 40 anni garantisce all’Italia primati a livello internazionale nella produzione casearia anche grazie al divieto di utilizzo della polvere al posto del latte. Il superamento di questa norma provocherebbe l’abbassamento della qualità, l’omologazione dei sapori, un maggior rischio di frodi e la perdita di quella distintività che solo il latte fresco con le sue proprietà organolettiche e nutrizionali assicura ai formaggi, yogurt e latticini Made in Italy.

Con migliaia di manifestanti ci sarà il presidente nazionale della Coldiretti Roberto Moncalvo che insieme ai rappresentanti della principali associazioni dei consumatori accoglierà i cittadini, i parlamentari dei diversi schieramenti e i rappresentanti delle Istituzioni che intendono sostenere la battaglia per il Made in Italy con una apposita sollecitazione al Parlamento per la difesa della qualità del sistema lattiero caseario italiano. Con l’occasione sarà presentato uno studio Coldiretti sui primati lattiero-caseari italiani nel mondo.




EMBARGO RUSSIA: E’ BOOM DI PRODOTTI MADE IN ITALY TAROCCATI

di Cinzia Marchegiani

Nei supermercati russi si possono trovare fantasiosi surrogati locali che hanno preso il posto dei cibi italiani originali, dalla mozzarella “Casa Italia”, dall’insalata “Buona Italia” alla Robiola, dalla mortadella Milano al parmesan, dalla scamorza al mascarpone. La Coldiretti spiega che a potenziare la produzione del falso Made in Italy non è stata però solo l’industria russa, ma anche molti Paesi che non sono stati colpiti dall’embargo come la Svizzera, la Biolorussia, l’Argentina o il Brasile che hanno aumentato le produzioni e le esportazioni dei cibi italiani taroccati nel Paese di Putin. Le sanzioni che hanno portato allo stop alle importazioni di frutta, verdura, salumi e formaggi dall’Italia insomma hanno provocato in Russia un vero boom nella produzione locale di prodotti Made in Italy taroccati, con la produzioni casearia russa di formaggio che nei primi quattro mesi del 2015 ha registrato un sorprendente aumento del 30 per cento e riguarda anche imitazioni di mozzarella, robiola o grana padano.

DENUNCIA PRODOTTI TAROCCATI ITALIANI
A denunciare questo mercato fraudolento è la stessa Coldiretti che ha divulgato un monitoraggio del mercato estero in occasione della visita del presidente Vladimir Putin in Italia in concomitanza dell’annuncio del capo dell'amministrazione presidenziale, Serghei Ivanov, che la Russia non ha intenzione di revocare l'embargo sull'import alimentare dai Paesi che hanno varato sanzioni economiche nei suo confronti: “Nei supermercati russi si possono trovare fantasiosi surrogati locali che hanno preso il posto dei cibi italiani originali, dalla mozzarella ‘Casa Italia’, dall’insalata ‘Buona Italia’ alla Robiola, dalla mortadella Milano al parmesan, dalla scamorza al mascarpone. "A potenziare la produzione del falso Made in Italy non è stata pero’ solo l’industria russa ma – sottolinea la Coldiretti – anche molti Paesi che non sono stati colpiti dall’embargo come la Svizzera, la Biolorussia, l’Argentina o il Brasile che hanno aumentato le produzioni e le esportazioni dei cibi italiani taroccati nel Paese di Putin”. "In Russia – precisa la Coldiretti – è possibile infatti trovare scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta Made in Bielorussia, ma anche salame Milano e Gorgonzola di produzione Svizzera e Parmesan o Reggianito di origine Brasiliana o Argentina. "

DANNI INCOMMENSURABILI PER I PRODOTTI ITALIANI
La Coldiretti fa un bilancio anche per il futuro dell’economia italiana. Il rischio quindi è legato alla perdita di spazio sugli scaffali che sarà difficile recuperarlo, anche se le tensioni politiche saranno separate e l’embargo eliminato, perché i rapporti commerciali si consolidano ed i consumatori russi ingannati potrebbero non volere più il Made in Italy sulle loro tavole. Il rischio riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, rischia di essere frenata per la mancanza degli ingredienti principali. In alcuni casi i piatti sono spariti dai menu mentre in altri sono stati sostituiti da tarocchi locali o esteri senza però che ci sia nella stragrande maggioranza dei ristoranti una chiara indicazione nei menu. Secondo l’analisi ella Coldiretti si tratta di danni indiretti destinati a durare nel tempo che moltiplicano le perdite già subite dall’agroalimentare italiano che ha visto praticamente dimezzare le esportazioni in Russia (-53,8 per cento) nel primo bimestre del 2015 dopo che l’embargo iniziato il 6 agosto del 2014 aveva già comportato un calo delle spedizioni di circa 100 milioni di euro. L’impossibilità di esportare sul mercato russo frutta, verdura, salumi e formaggi dall’Italia ha peraltro provocato una situazione di eccesso di offerta sul mercato europeo con ricadute negative sui prezzi riconosciuti agli agricoltori.




PRODUZIONE ALIMENTARE MADE IN ITALY: SORPRENDENTEMENTE IN CRESCITA

Redazione

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In controtendenza aumenta la produzione alimentare e delle bevande che fa registrare un aumento dell’1,3 per cento sull’anno e dello 0,7 per cento rispetto al mese precedente spinto anche dai positivi risultati a tavola delle festività del natale e di fine anno. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare i dati Istat sulla produzione industriale a novembre. Le spese alimentari rappresentano una componente rilevante del budget di Natale delle famiglie in Italia e all’estero dove – sottolinea la Coldiretti – si registrano risultati sorprendentemente positivi per il Made in Italy. Se gli italiani solo per imbandire le tavole hanno speso complessivamente 4,1 miliardi di euro, solamente tra il pranzo di Natale e i cenoni della Vigilia e di Capodanno, anche all’estero – precisa la Coldiretti – la domanda di Made in Italy è stata in aumento. Per le sole festività di fine anno  si contano 170 milioni le bottiglie di spumante italiano stappate  all’estero, dove si registra un balzo del 24 per cento nelle bottiglie esportate, sulla base dei dati Istat nei primi nove mesi del 2014. L’ andamento positivo della produzione alimentare a novembre d ottobre non consente comunque di compensare le difficoltà del 2014 alle quali insieme alla crisi dei consumi ha contribuito – conclude la Coldiretti – il maltempo con un crollo del 35 per cento per raccolto di olio di oliva, del 15 per cento per il vino fino al 4 per cento del grano duro destinato alla pasta.




MOZZARELLE, NAS: UNA SU 4 DA CAGLIATE STRANIERE

Redazione

Una mozzarella su quattro in vendita in Italia non è ottenuta direttamente dal latte, ma da semilavorati industriali, chiamati cagliate, che vengono dall’estero senza alcuna indicazione in etichetta. E’ quanto afferma la Coldiretti nell’esprimere apprezzamento per l’operazione dei Nas che hanno sequestrato nel bresciano 350 tonnellate di cagliate congelate destinate alla produzione di formaggi a pasta filata, come le mozzarelle, provenienti da stabilimenti tedeschi e lituani. Sono questi i comportamenti – sottolinea la Coldiretti – che provocano una distorsione del mercato, deprimono i prezzi pagati ai allevatori italiani e causano la chiusura degli allevamenti. “Di fronte a questa escalation di truffe e inganni per salvare il Made in Italy non c’è piu’ tempo da perdere e occorre rendere subito obbligatoria l’indicazione di origine del latte in tutti i prodotti lattiero caseari per garantire la trasparenza dell’informazione e la salute dei consumatori”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. Occorre tutelare l’immagine del Made in Italy in Italia e nel mondo – conclude Moncalvo – per raggiungere l’auspicabile e realizzabile obiettivo fissato dal Governo guidato dal premier Matteo Renzi di 50 miliardi del valore dell’export agroalimentare nei prossimi mille giorni, indicato con “ passodopopasso ”.




VINO IN POLVERE E WINE KIT: FRODE CHE DANNEGGIA IL MADE IN ITALY

Redazione

E’ stato sventato un inganno globale che mette a rischio la credibilità del Made in Italy in tutti i continenti dove la diffusione dei “wine kit” con etichette italiane è purtroppo capillare e spesso tollerata con danni incalcolabili alle produzioni di vino nazionale. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare positivamente l’operazione del Nucleo Antifrodi Carabinieri di Parma, in collaborazione con i Reparti dell’Arma dei Carabinieri territorialmente competenti, con l’Area Antifrode della Direzione Interregionale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e del servizio Antifrode dell’Ufficio delle Dogane di Reggio Emilia che ha scoperto un’associazione per delinquere transnazionale, dedita alla produzione e commercializzazione in ambito internazionale di ‘Wine Kit’ recanti sulle etichette i riferimenti ad almeno 24 vini italiani Dop e Igp risultati contraffatti (tra i quali Amarone, Barolo, Valpolicella ecc.), diversi per origine e provenienza. I “miracolosi” wine kit promettono con semplici polveri di ottenere in pochi giorni vini dalle etichette piu’ prestigiose mettendo a rischio con l’inganno l’immagine e la credibilità dei nostri vini conquistata nel tempo – sottolinea la Coldiretti – grazie agli sforzi fatti per la valorizzazione di un prodotto che esprime qualità, tradizione, cultura e territorio. Purtroppo i furbetti dei wine kit si sono diffusi in tutti i continenti, dall’America all’Australia ma anche in Europa dove è particolarmente grave il fatto che dietro questi traffici si nascondano – continua la Coldiretti – anche operatori italiani. Il problema – sostiene la Coldiretti – non è legato solo all’utilizzo delle pregiate denominazioni del Belpaese poiché  in base alla normativa europea del vino, non è possibile aggiungere acqua nel vino o nei mosti. La definizione europea del vino non contempla l’aggiunta di acqua come peraltro consentito in altri stati del nuovo mondo (Sud Africa) che continuano a richiedere alla Ue di autorizzare tale pratica per favorire le loro esportazioni. Anche per questo il commercio dei wine kit su tutto il territorio europeo – conclude la Coldiretti – andrebbe vietato




VINI TAROCCATI: RADDOPPIANO I SEQUESTRI

Redazione

Dall’inizio della crisi sono piu’ che raddoppiate le frodi nel settore del vino e degli alcolici con un incremento record del 102 per cento del valore delle bottiglie sequestrate perché adulterate, contraffate o falsificate. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base della preziosa attività svolta dai carabinieri dei Nas dal 2007 al 2013 in riferimento alla positiva operazione dei Finanzieri che hanno sequestrato 600 false bottiglie di Brunello di Montalcino. Nel solo 2013 – sottolinea la Coldiretti – sono stati sequestrati dai Nas nel 2013 vini ed alcolici per un valore di 31 milioni con 15 persone arrestate, 51 segnalate all’autorità giudiziaria e 267 all’autorità amministrativa. “Gli ottimi risultati dell'attività delle forze dell’ordine confermano l'efficacia del sistema di controlli in Italia contro un crimine particolarmente odioso perché si fonda sull'inganno”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare il grave danno che la criminalità provoca all’immagine del prodotto agroalimentare italiano all’estero. Con un aumento record del 7 per cento le esportazioni di vino Made in italy – evidenzia la Coldiretti – hanno raggiunto nel 2013 il massimo storico di 5 miliardi di euro. La produzione di Brunello nel 2013 e' stata di 8,1 milioni di bottiglie per un fatturato di 165 milioni di euro con la quota destinata alle esportazioni che è salita al 67 per cento, oltre 2 bottiglie su 3. Per l'export di Brunello la destinazione piu’ importante – conclude la Coldiretti – e' rappresentata dagli Usa (28%), seguiti dai mercati asiatici  (15%) e dal centro America (Brasile, Messico, Panama, Venezuela e altri), che rappresenta circa il 10%. In crescita è stato anche il giro d'affari del settore enoturistico a Montalcino (ristoranti,alberghi, enoteche e altro): che registra un aumento del 5% e supera i 30 milioni.




MADE IN ITALY: QUADRUPLICA L'ESPORTAZIONE DEL CIBO IN CINA

Redazione

Dall’inizio della crisi ad oggi il valore dell’export di prodotti agroalimentari italiani in Cina è quasi quadruplicato, con un aumento record del 270 per cento. E’ quanto emerge da uno studio della Coldiretti su dati Istat relativi al periodo 2008-2013 in occasione della visita del premier italiano Matteo Renzi. Il prodotto Made in Italy più esportato in Cina è il vino, con il Paese asiatico che è tra l’altro diventato il maggior consumatore mondiale di rosso. Seguono – continua Coldiretti – dolci, olio d’oliva, frutta e formaggi, con 13mila forme di Parmigiano Reggiano esportate nel 2013. In Cina, il ceto più abbiente, quello che può contare sui livelli reddituali più elevati, va alla ricerca di prodotti agro-alimentari di importazione, che ritiene più sicuri, con meno residui, e per i quali è disposto a pagare di più. Un esempio – rileva Coldiretti – è quello dell’ortofrutta, anche se le quantità di prodotto ortofrutticolo che riescono ad arrivare in Cina, vista le difficoltà con le barriere doganali e fitosanitarie, sono ancora esigue. Proprio la visita del premier nel paese asiatico – continua Coldiretti – potrebbe rappresentare una spinta a superare le restrizioni che continuano ad interessare alcuni prodotti tricolori, facendo seguito all’apertura che nel 2014 ha visto l’ok delle autorità cinesi all’arrivo di cotechini, mortadella Made in Italy e altri prodotti cotti della salumeria italiana, seppur ancora limitato a poche aziende autorizzate.  Complessivamente le esportazioni di prodotti agroalimentari italiani in Cina è stata pari a 342 milioni di euro nel 2013, con un aumento del 13 per cneto rispetto al 2012 e del 270 per cento rispetto al 2008




MADE IN ITALY MATTEO RENZI: BENE SU DERBY MOZZARELLA IPHONE

Redazione

Finalmente un Presidente del Consiglio che sa riconoscere e parla apertamente dei primati nella qualità alimentare che puo’ vantare l’Italia che ha la leadership europea con 262 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp), puo’ contare sul maggior numero di produttori biologici nell’Unione e garantisce livelli di sicurezza da record con un numero di prodotti agroalimentari con residui chimici oltre il limite di appena lo 0,2 per cento che sono risultati inferiori di nove volte a quelli della media europea (1,6 per cento di irregolarità) e addirittura di 32 volte a quelli extracomunitari (7,9 per cento di irregolarità), sulla base delle elaborazioni Coldiretti sulle analisi condotte dall’Efsa. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel commentare le dichiarazioni del presidente del Consiglio Matteo Renzi sul fatto che "L'Italia ha le cose piu' straordinarie del mondo ma non ha cura del processo e del marketing. Io vorrei un derby tra l'i-Phone e la mozzarella di bufala" e che "L'Italia e' l'unico Paese al mondo dove il direttore commerciale parla male dell'Italia". "Il semestre di presidenza italiana dell’Unione e l’appuntamento dell’Expo rappresentano importanti occasioni per far conoscere, con il grande lavoro del Minisitro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, il vero Made in Italy e le specificità di un modello produttivo unico che è cresciuto ed ha vinto puntando sui valori dell’identità, della biodiversità e del legame territoriale” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. L’Italia per crescere deve tornare a fare l’Italia e puntare su quegli asset di distintività nazionale che – ha sottolineato Moncalvo – garantiscono un valore aggiunto nella competizione globale come il territorio, il turismo, la cultura, l’arte, il cibo e la cucina. Insieme al premier Renzi – ha concluso Moncalvo – lo hanno capito bene i giovani italiani come dimostrano le iscrizioni al prossimo anno scolastico con per gli istituti agrari che registrano un aumento record del 12 per cento e sono quelli che fanno segnare il maggior incremento nel numero di iscrizioni per il 2015. Nell’anno scolastico 2014/2015 si sono iscritti al primo anno degli istituti tecnici e professionali della scuola secondaria di secondo grado, statali e paritarie 264.541 giovani e tra questi ben il 24 per cento ha optato per l’agricoltura, l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera, che complessivamente hanno registrato 63.719 nuovi iscritti contro i 60.017 dello scorso anno, perché in questi settori i giovani vedono una prospettiva di futuro per Italia.