Nuovo Governo: ecco i punti fondamentali del contratto di governo tra M5s e Lega

Ancora stallo sulla premiership tra M5s e Lega. Dopo che mercoledì si erano detti entrambi pronti a fare un ‘passo di lato’, nel corso della riunione tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini non sarebbero emersi da parte dei Cinque stelle delle proposte significative in alternativa al nome del capo politico del Movimento. E la trattativa si sarebbe arenata nuovamente sul nome di Di Maio.

La trattativa va avanti a oltranza. La partita è ‘difficile’, ammettono tra i 5 stelle, anche se dopo la chiusura del contratto di governo è l’ultimo scoglio da superare per far nascere un governo M5s-Lega. Ma ormai il tempo stringe: entro domenica, in extremis, c’è la volontà di trovare il nome del premier e Salvini si è detto ottimista sul fatto che si possa chiudere prima.

Tanti i nomi circolati nelle ultime ore ma come sottolineato dallo stesso Di Maio significa che sono già da considerarsi ‘bruciati’, fuori dalla corsa.

M5s e Lega definiscono “superate” le bozze del contratto in mano ai media mercoledì, ma in serata Agi è venuta in possesso di una nuova versione che fa piazza pulita delle precedenti anche se, si legge, molte modifiche introdotte “necessitano di un vaglio politico primario”.

Qui il documento scaricabile e di seguito i punti principali.

  1. Bce – I titoli acquistati dalla Bce con il quantitative easing vanno esclusi dal calcolo del rapporto debito/pil. Ripensare la politica monetaria unica.
  2. Fisco – Per le persone fisiche l’aliquota fiscale avrà due scaglioni: 15% e 20%, per le società flat tax al 15%.  Evitare l’aumento dell’Iva previsto dalla clausola di salvaguardia.
  3. Tav – Stop alla Tav Torino-Lione.
  4. Alitalia – Rilanciare l’Alitalia, serve un vettore nazionale aereo.
  5. Pensioni – Stop alla legge Fornero. Pensione minima a 780 euro mensili. Taglio delle pensioni d’oro sopra i cinquemila euro mensili non giustificate dai contributi versati.
  6. Rapporti internazionali – Alleati con gli Usa, ma togliere le sanzioni alla Russia. Rivalutare la presenza dei contingenti italiani nelle missioni internazionali. Ridiscutere i trattati Ue.
  7. Migranti – Un centro di permanenza temporanea dei migranti da rimpatriare in ogni regione. Prediche in italiano e chiusura delle moschee irregolari. Rimpatriare gli occupanti abusivi di immobili se stranieri irregolari.
  8. Occupazione – Introduzione del salario minimo orario per il lavoro.
  9. Reddito di cittadinanza – 780 euro mensili, ma il beneficiario non potrà rifiutare più di tre offerte di lavoro in due anni.
  10. Vaccini – Tutelare i bambini a rischio di esclusione sociale per le norme sui vaccini.
  11. Rom – Chiudere i campi nomadi irregolari.
  12. Rai – Piu’ trasparenza per la Rai.
  13. Massoneria – Chi appartiene alla massoneria non può entrare al Governo.

Il Comitato di Conciliazione tra M5s e Lega sarà composto dal premier, Di Maio, Salvini, capigruppo e ministro competente. Una verifica è già prevista per metà legislatura.




Genzano, furti e aggressioni: M5s presenta un progetto sicurezza ai Landi. Appuntamento domenica 13 maggio

GENZANO (RM) – La parcellizzazione urbanistica, la distanza dal centro, l’illuminazione carente, le esigue disponibilità di mezzi e risorse da parte di forze dell’ordine e amministrazione e la diffidenza tra vicini sono alcune delle cause che favoriscono la proliferazione di casi in cui la sicurezza della persona o della sua abitazione viene messa a rischio.
In questo contesto si deve ritrovare la solidarietà tra vicini e creare una rete forte ed efficiente per poter stigmatizzare ladri di appartamento, aggressori, disturbatori della quiete pubblica e tutte quelle entità criminose che per il solo fatto di sapere che esiste un occhio vigile, tenderanno a evitare le proprie scorribande.
Domenica 13 maggio alle ore 18 presso la sala parrocchiale dei Landi, presenteremo un progetto sulla sicurezza che prevede proprio il coinvolgimento della cittadinanza che diventa attore attivo nella realizzazione della rete di controllo e anello di congiunzione diretto con le forze dell’ordine.
Abbiamo scelto di iniziare un percorso di incontri ai Landi proprio perché è una frazione molto distante dal centro e troppo spesso dimenticata che ha bisogno di un sistema di controllo e autodeterminazione tale da evitare i disagi alla sicurezza che spesso, soprattutto per quanto attiene i furti nelle case, diventa oggetto obiettivo.
Presenterà il progetto Massimiliano Coppola che ha già avuto modo di potervi dare applicazione nel suo quartiere di residenza a Roma e che ha dato ottimi risultati.
L’evento è organizzato dal Mu di Genzano di Roma, ma un tema come questo non ha bandiere, bensì solo la necessità di essere implementato e poi realizzato.
Anche a costo zero è possibile mettere i primi mattoni per costruire un quartiere e un Comune più sicuro.
La cittadinanza è invitata Domenica 13 maggio alle ore 18 presso la sala parrocchiale dei Landi in Via delle lotte contadine.



M5s, “Luigi il Magnifico” e la cena delle beffe

La tavola è imbandita. Si festeggia la vittoria del 4 marzo. L’oste è Luigi Di Maio, impeccabile ed impietrito, con un sorriso plastico e sguardo d’autosufficienza. Per annunciare la sua cena delle beffe fa largo uso di tutti i media, incurante se questi siano proprietà esecrante e grondante di conflitto di interessi; non prova alcun fastidio. Nella lista degli invitati di “Luigi il Magnifico”, Silvio Berlusconi alias “il male assoluto”non figura affatto. Quest’ultimo è stato “preso di mira con pesanti scherzi e provocazioni di crescente crudeltà, infierendo tanto più quanto meno il rivale sia capace di reagire agli insulti ed ai tiri mancini di cui è vittima”. Così avrebbe detto di lui l’autore del poema drammatico Sem Benelli, di cui il titolo di questo articolo..

Ma Silvio si è molto risentito reagendo con parole dure “ A Mediaset i M5S pulirebbero i cessi”

Ebbene, non si può dire che non si parli di contenuti. Si tratta di una cena intima, un’ incontro a due e l’invito è solamente rivolto a uno dei due Matteo, Salvini o Renzi. Il primo ad arrivare prenderà il posto a tavola e può, fortuna l’aiuti, avere l’onore di firmare il menù – contratto- Cananea, preparato con ingredienti della piattaforma Rousseau-Casaleggio, cotto nei forni delle cinque stelle e servito da, niente poco di meno che lo stesso premier in pectore Luigi Di Maio. Non è un invito amichevole – di alleanza, nient’affatto, è semplicemente una gentile offerta “disinteressata” ad assicurare al governo M5S la fiducia, tutto qui e nient’altro. Cosa si vuole di più dalla vita? Ingratitudine della sorte! La lega, alle condizioni di Di Maio non ci sta ed il tentativo esplorativo della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati abortisce alle prime luci dell’alba. Un successivo incarico al presidente Roberto Fico da parte del presidente Mattarella non poteva non esserci, questione di protocollo, e Fico tenta il triplo salto mortale, scende nella cittadella agitata e confusa del PD. L’oggetto della contesa, il piatto forte, sarebbe quel contratto “misterioso” già offerto a Salvini e per motivi ancora da scoprire, arenato sul più bello, quando si vedevano dei barlumi di speranza.

Molti sono gli esclusi da questa cena delle beffe

A tavola non c’è posto per “Più Europa” e questa volta, Emma, la radicale, si duole di non essere stata convocata. Le sarebbe bastato l’assaggio degli aperitivi, lei che ha sempre una ragione per ogni problema. I socialisti poi aspettavano alla porta, attirati dal profumo del menu-contratto e delusi di non aver potuto neanche stare in piedi in fondo alla sala, si sono ritirati in corridoio tenendo il broncio. Grasso e la Boldrini sperano in un futuro più conciliabile, aspettando il loro turno. Di Maio è perentorio. Dice con tanta ingenuità: noi di cinque stelle siamo generosi, permettiamo a chiunque di votarci, di applaudirci, di darci la fiducia , persino non obiettiamo se ci vogliono dare affetto, accetteremo carezze e baci, ma non permettiamo a nessuno di mettere il naso nei nostri affari, di manomettere il nostro contratto in dieci punti preparato dallo studio di Giacinto della Cananea, con il suo punto fermo, capo saldo: Di Maio for president!

C’è chi giura di aver sentito Di Maio anagrammare la famosa frase, felice memoria di Amadeo Nazzari : chi non firma il nostro contratto, peste lo colga. Sembra un’esagerazione, però più chiaro di così ci sarebbe solamente la notte fonda e poco a poco ci stiamo arrivando.

Emanuel Galea




Tensione Lega – M5S: Di Maio e Salvini sempre più lontani

Io al Colle vado da solo. Così ha scelto il centrodestra, per la prima volta va bene così…poi vediamo…”. Così Matteo Salvini, parlando al Senato, conferma che il centrodestra andrà alle consultazioni con delegazioni distinte.

“Ma da solo – ha detto ancora – Di Maio dove va…Voglio vederlo trovare 90 voti in giro, che dalla sera alla mattina si convincono. E poi 50 voti sono molti meno di 90”.

Il leader del Carroccio ha commentato anche la votazione degli uffici di presidenza in corso al Senato.  “I Cinque Stelle puntano i piedi? E’ un dibattito che non mi appassiona…Noi andiamo avanti per la nostra strada con tranquillità e responsabilità: oggi al Senato, domani alla Camera, per far partire il Parlamento”. Così Matteo Salvini, parlando al Senato circa le trattative tra i partiti per gli uffici di presidenza. Il segretario leghista ne ha anche per il Pd: “Cinque anni fa si presero le due presidenze, noi non stiamo facendo lo stesso. Per questo – conclude – ora non si possono imporre…”.

“Salvini dice che gli bastano 50 voti. Vuole fare il governo con i 50 voti del Pd di Renzi in accordo con Berlusconi? Auguri!“, ha twittato Luigi Di Maio.

“I voti del Pd non sono a disposizione. Decidiamo noi”, ha risposto il capogruppo Pd Graziano Delrio, interpellato dall’ANSA all’uscita dalla Camera sulle dichiarazioni di Salvini e Di Maio sui voti Dem per la formazione di un governo.

“Il Partito Democratico di certo non parteciperà a nessun incontro sui programmi con altri in questi giorni – ha detto il segretario reggente del Partito Democratico Maurizio Martina –. Noi attendiamo con rispetto prima di tutto le consultazioni del Presidente della Repubblica”.

E’ una sorta di ripicca, il solito Pd che pensa prima alle poltrone che all’interesse del Paese. E’ questo il commento – apprende l’ANSA – che filtra dal M5S sul ‘no’ del Pd all’incontro sul programma, annunciato dal reggente Dem Maurizio Martina. Un ‘no’ che il M5S quindi lega – si sottolinea – allo scontro tra Dem e pentastellati su vicepresidenze e questori a Camera e al Senato.

“Non vado a un incarico al buio…Io vado se c’è una possibilità di dare un governo in breve tempo agli italiani”, ha detto ancora Salvini, su Radio 105.




Virata M5S, da Fico a Fraccaro: giochi ancora aperti per le Camere

Colpo di scena notturno nella rosa dei candidati M5S per la presidenza della Camera. Con un blitz a poche ore dall’assemblea dei gruppi congiunti i capigruppo del Movimento Giulia Grillo e Danilo Toninelli annunciano che il candidato ufficiale alla guida di Montecitorio è Riccardo Fraccaro.

E l’annuncio arriva una manciata di minuti dopo dalle indiscrezioni secondo cui a Silvio Berlusconi sarebbe stata sottoposta l’ipotesi di candidatura di un quarto nome unitario per il centrodestra, l’ex magistrato Maria Elisabetta Casellati. “Fraccaro ha esperienza, essendo stato segretario dell’ufficio di presidenza della Camera”, spiegano fonti vicine ai vertici del M5S motivando così la virata notturna dalla scelta di Roberto Fico – dato per favorito nelle ultime ore – a quella dell’esponente del Trentino Alto Adige, tra i parlamentari più vicini a Luigi Di Maio e “supervisore”, assieme a Alfonso Bonafede, della giunta di Virginia Raggi nei mesi critici dell’amministrazione capitolina.

“Contiamo sui voti della Lega”, è la posizione dei vertici del M5S che ricordano come Fraccaro sia stato anche protagonista della battaglia del Movimento sull’abolizione dei vitalizi, uno dei “topic” del programma annunciato da Di Maio. Resta da vedere se la candidatura di Fraccaro – che sarà ratificata questa mattina dall’assemblea congiunta – sia destinata a resistere. Ancora aperti infatti sono i giochi per le Camere dopo la rottura tra Lega e FI e dopo l’annuncio, da parte di Matteo Salvini, del suo appoggio al M5S per Montecitorio. Nelle ore notturne, infatti, sembra ritornare in auge l’ipotesi di una ricucitura interna al centrodestra sul nome di Casellati. Il suo nome sarebbe stato proposto a Berlusconi come punto di caduta tra FI e Lega e l’ex Cavaliere ci starebbe riflettendo, è la novità che emerge a tarda notte. Una novità che potrebbe incontrare anche l’ok del M5S: Di Maio, infatti, questa sera dava il suo via libera alla candidatura di Anna Maria Bernini – che ha poi declinato – o “di un profilo simile”.




Centrodestra: “A noi la presidenza del Senato”. La Camera al M5S

La presidenza del Senato deve andare a Forza Italia. A deciderlo sarebbero stati, a quanto si apprende, i tre leader del centrodestra nel corso del vertice a palazzo Grazioli in vista della partita per la presidenza delle Camere che si apre venerdì. Insomma sarà un esponente del partito di Silvio Berlusconi il nome che la coalizione proporrà agli altri partiti. In pole c’è Paolo Romani, l’attuale capogruppo, anche se – viene spiegato- non sarebbe il solo nome sul tavolo. Nella rosa ci sarebbe anche quello di Anna Maria Bernini, vice presidente dei senatori nella passata legislatura. La decisione di scegliere un nome di Forza Italia per la presidenza di palazzo Madama va incontro a quello che Giorgia Meloni predica da tempo e cioè che in una logica di coalizione essendo Salvini il candidato premier gli altri incarichi vanno divisi tra le altre forze del centrodestra. Quanto al leader della Lega, i presenti alla riunione hanno evidenziato come il segretario del Carroccio sia assolutamente determinato nel voler essere il presidente del Consiglio della coalizione di centrodestra.

La riunione “Il centrodestra – si legge in una nota diffusa al termine del vertice – propone ai capigruppi parlamentari un comune percorso istituzionale che consenta alla coalizione vincente (il centrodestra) di esprimere il presidente del Senato e al primo gruppo parlamentare M5S il presidente della Camera. A tal fine anche per concordare i nomi i leader del centrodestra invitano le altre forze politiche ad un incontro congiunto domani“.

Prima dell’incontro Berlusconi ha riunito lo stato maggiore di Forza Italia. Dal vertice azzurro sarebbe emerso che il Cavaliere punta su Paolo Romani, attuale capogruppo di Forza Italia al Senato, per il vertice di Palazzo Madama che Fi rivendica per sé. Ovviamente la candidatura di Romani è al centro dell’incontro con il leader della Lega e la presidente di Fdi.

Su Romani è stato posto il veto di M5s per una condanna a suo carico per peculato anche se, ha precisato lui nei giorni scorsi, “la Cassazione ha chiesto alla Corte d’Appello di riconsiderare” la sentenza.




Lega avvicina M5S: Di Maio e Salvini e verso un accordo sulle Camere

Salvini potrebbe vagliare l’ipotesi di formare un governo con Di Maio. La guerra di posizione in atto nel centrodestra tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi riapre i giochi sugli accordi per le nomine alla presidenza delle Camera ma anche nuovi possibili scenari di governo, o per un ritorno pilotato alle urne dopo il via libera ad una nuova legge elettorale. Di Maio e Salvini sembrano sempre più voler avvicinare le loro posizioni. Anche se in serata il leader M5s rivendica con nettezza la presidenza della Camera ai pentastellati: “siamo la prima forza del Paese”, ricorda.

E’ però il leader della Lega ad assumere l’iniziativa rompendo gli indugi per formalizzare il dialogo con i 5 Stelle. In serata chiama Di Maio per una prima presa di contatto. “Abbiamo concordato sulla necessità di confrontarsi sulle presidenze delle due Camere nel rispetto del voto degli italiani”, spiega Salvini che, subito dopo, chiama Maurizio Martina e Pietro Grasso sottolineando loro la volontà di rendere operativo il Parlamento il più presto possibile. “Ho il mandato della coalizione a sentire gli altri segretari sulle Presidenze delle Camere”. Ma, spiega, “i ragionamenti sugli organismi di garanzia sono slegati da ragionamenti sul governo”.

Ragionamenti a cui, tuttavia, non si sottrae: il punto di partenza è un “no a qualsiasi governo che abbia al centro Gentiloni, Boschi, Minniti”. Tutto il resto è possibile. Intanto da Silvio Berlusconi arriva uno stop a M5s. “Ho aperto la porta per cacciarli via”, replica il leader di FI arrivando alla Camera per l’assemblea dei gruppi a chi gli chiede se avesse aperto all’ipotesi di un governo con i Cinque Stelle.

 

Il post di Di Maio

“Ieri, poco dopo le ore 20 ho ricevuto una telefonata da Matteo Salvini. Mi fa piacere raccontarvi cosa ci siamo detti perché voglio che tutto avvenga nella massima trasparenza”. Lo scrive sul blog del M5S il suo capo politico, Luigi Di Maio. Lo scambio tra i due leader, in sintesi, li ha visti riconoscersi reciprocamente la vittoria che però passa, secondo Di Maio, attraverso “l’attribuzione al MoVimento della presidenza della Camera dei Deputati” in quanto l’M5S è “la prima forza politica del Paese”.

“Ho ricordato a Salvini – si legge nel post di Di Maio – che il MoVimento 5 Stelle è la prima forza politica del Paese, con il 32% dei voti, pari a quasi 11 milioni di italiani che ci hanno dato fiducia, e che alla Camera abbiamo il 36% dei deputati. Per noi questa volontà è sacrosanta – sottolinea – e vogliamo che venga rispecchiata attraverso l’attribuzione al MoVimento della presidenza della Camera dei Deputati. Questo ci permetterà di portare avanti, a partire dall’Ufficio di Presidenza, la nostra battaglia per l’abolizione dei vitalizi e tanto altro”. Anche Salvini, conclude Di Maio, “ha riconosciuto il nostro straordinario risultato, e io ho riconosciuto il successo elettorale ottenuto dalla Lega”.




Dall’Unione Europea arriva l’appoggio a un governo del Movimento 5stelle

Sembra proprio che l’UE voglia per l’Italia un governo a trazione 5 stelle. Impegnata in prima linea nella realizzazione di questo progetto sarebbe l’europarlamentare italiana Barbara Spinelli, del gruppo GUE, Sinistra Unitaria Europea, figlia di Altiero Spinelli, uno dei fondatori dell’Unione Europea.

L’iniziativa vede coinvolti i Verdi, GUE e i socialisti che, alla vigilia della direzione Dem, tenteranno di convogliare il numero più elevato possibile di adesioni di parlamentari di diversi gruppi per fare pressione sul PD e convincerlo ad allearsi con i 5 stelle per formare il governo. Tutto questo per scongiurare la possibilità che in Italia si formi un governo di centrodestra a guida Salvini che, come è noto, non sarebbe affatto gradito all’Unione Europea. Grandi manovre quindi per condizionare il futuro assetto del governo italiano e assicurare l’incondizionata fedeltà dell’Italia a Bruxelles.

Susanna Donatella Campione




M5S: è il primo partito. Il centrodestra è la prima coalizione con ciclone Salvini. Paese ingovernabile

Movimento 5 Stelle a valanga primo partito e centrodestra prima coalizione in questa tornata elettorale che consegna all’Italia la conferma delle previsioni della vigilia, comprese quelle sui timori di una prevedibile ingovernabilità. Con due corollari: un Pd marginale e una guerra all’ultimo voto tra Matteo Salvini, al momento vincente, e Silvio Berlusconi. E’ la fotografia che consegnano le prime proiezioni e gli exit poll di questa difficilissima partita elettorale che per ora sembra indicare chiaramente solo il deciso ribaltamento dei rapporti di forza tra gli schieramenti ma insufficiente, tuttavia, a delineare una chiara maggioranza in grado di tradursi in forza di governo.

Quando ormai lo spoglio delle schede elettorali ha superato abbondantemente il 50%, il Movimento 5 Stelle si conferma il primo partito alle elezioni politiche con il 31% dei consensi, mentre il centrodestra è la prima coalizione con il 37%. La coalizione di centrosinistra, invece, fa registrare un 24%, con il Pd però che si tiene sotto la soglia del 20% sia alla Camera che al Senato. Alla Camera, dove lo scrutinio ha raggiunto il 55%, il centrodestra segna un 36,91% con la Lega primo partito della coalizione (18,58%), seguito da Forza Italia (13,48%), FdI (4,26%) e Noi con l’Italia-Udc (1,22%). M5S è al 31,12%, mentre il centrosinistra è al 24,23% (Pd 19,73%, +Europa 2,77%, Italia Europa Insieme 0,57%, Svp 0,54% e Civica Popolare 0,47%). LeU 3,55%. Al Senato, dove lo spoglio ha raggiunto il 73%, centrodestra al 37,47% (Lega 18,42%, Fi 14,17%, FdI 4,24%, Noi con l’Italia-Udc 1,17%), M5S al 31,23%, centrosinistra al 23,85% (Pd 19,78%, +Europa 2,47%, Italia Europa Insieme 0,54%, Svp e Civica Popolare 0,49%). LeU è al 3,36%.

“Se questo è il risultato finale la cosa chiara per il Pd è un dato negativo, noi passeremmo all’ opposizione”, dice a caldo il capogruppo Pd Ettore Rosato. “Stiamo seguendo come tutti l’evoluzione dei risultati ed è chiaro che si tratta di una sconfitta molto evidente e molto chiara, molto netta”, dice il vicesegretario del Pd Maurizio Martina al Nazareno.

Esulta il Movimento cinque stelle. “Se i dati saranno confermati, si tratterà di un trionfo del M5S, di una vera e propria apoteosi, che dimostra la bontà del nostro lavoro e dimostra che tutti quanti dovranno venire a parlare con noi, e questa sarà la prima volta. E’ questa è la migliore garanzia di trasparenza del popolo italiano. Dovranno venire a parlare con noi usando i nostri metodi di correttezza, di trasparenza”.

I NUMERI – Luigi Di Maio porta il Movimento, che nel 2013 aveva raccolto il 25,6 dei consensi, fin dove si era prefisso e anche oltre. Il suo obiettivo era raggiungere il traguardo del 30% e non solo l’ha centrato ma lo ha anche superato: stando alla seconda proiezione realizzata da SWG al proporzionale per il Senato M5s è il primo partito con il 33,6%. L’exit poll Opinio per la Camera lo stimava tra il 29,5 e il 32,5%. Ma un’intention poll di Tecné vede il M5s arrivare fino al 34%. Complesso per Di Maio ora trasformare questo suffragio in un progetto che lo porti a palazzo Chigi. Anche se questa sarà la sua richiesta al Capo dello Stato: con un pacchetto di voti che supera il 30% dirà che intende guidare lui quella che sarà la futura squadra di governo. Anche l’alleanza di centrodestra ha fatto centro. La coalizione, stando alla seconda proiezione Opinio per il Senato è al 36%. E a cantare vittoria è Matteo Salvini. La sua Lega ha quadruplicato i voti dal 2013. E, soprattutto, sta superando Silvio Berlusconi. La proiezione per il Senato la vede al 17,4% contro il 14,1% di Forza Italia. Tendenza confermata anche dal secondo exit poll Opinio per la Camera dove con una forbice del 13-16% il Carroccio è sopra gli azzurri (12,5-15,5%). Anche Fratelli d’Italia cresce: pure Giorgia Meloni ha raddoppiato i suoi voti dal 2013 (quanto ottenne meno del 2%) portandosi nelle proiezioni per il Senato al 4. Sul filo di lana Noi con l’Italia che al Senato è data al 1%. Per il centrosinistra, invece, i presagi più neri si sono avverati compreso il pericolo di crollo del Pd sotto la soglia psicologia del 20%. Il Pd è con il fiato sospeso, sulle montagne russe: gli exit poll lo fotografavano tra 20,5-23,5%. Ma la doccia fredda arriva con le proiezioni al Senato: 18,3%. Anche una intention poll di Tecné per la Camera parla di una forbice tra 17,5-21,5. Nell’alleanza l’unica che potrebbe sopravvivere sarebbe +Europa di Emma Bonino, che naviga negli exit poll tra il 2,5 e il 4,5%: la proiezione al Senato però la indica al 2,3%. Insieme, Civica Popolare e Svp potrebbero anche non raggiungere l’1%, facendo disperdere nel nulla anche quei pochi voti raccolti: le proiezioni al Senato lo confermano. Anche per Liberi e Uguali gli exit poll non sono confortanti: la forchetta di Opinio li vede tra il 3 e il 5%, un risultato al di sotto delle aspettative. La proiezione al Senato li conferma sulla fascia bassa: 3,3%.

Gli exit poll delle elezioni italiane sono le breaking news sui siti internazionali, da El Pais a Sky News, da Le Monde al Guardian. Tutti riportano la vittoria della coalizione di centrodestra nel suo insieme sottolineando tuttavia che il Movimento 5 Stelle è il primo partito. Ma è diffusa la lettura di un “hung parliament”, ovvero di un ‘Parlamento appeso’ senza una maggioranza per governare

 




M5S, Di Maio scopre le carte: ecco i ministri

Pasquale Tridico, economista e docente all’università di Roma tre, al Lavoro; Alessandra Pesce, ex dirigente del ministero dell’Agricoltura e capo della segreteria tecnica con il vice ministro Andrea Olivero all’Agricoltura e Giuseppe Conte, professore di diritto privato, alla ‘Pubblica amministrazione, deburocratizzazione e meritocrazia’. Sono i nuovi nomi di ministri indicati dal leader M5s Luigi Di Maio, secondo l’anticipazione di alcuni siti giornalistici, confermati da fonti parlamentari. Stamattina, a quanto apprende l’ANSA, il candidato premier M5S Luigi Di Maio ha riunito per la prima volta la squadra dei ministri da proporre al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Al centro di questa sorta di “consiglio dei ministri” pentastellato i programmi e gli obiettivi del potenziale governo del Movimento. L’incontro, tra l’altro, è servito anche ai candidati ministri per conoscersi. “Con questa squadra possiamo cambiare davvero il Paese”, ha spiegato uno dei partecipanti all’incontro secondo quanto riferito da fonti pentastellate. Di Maio è atterrato in mattinata da Palermo, dopo il comizio di ieri sera, e fino al primo pomeriggio è rimasto alla Camera dei deputati.

Gentiloni, surreale governo ombra M5s “La posta in gioco di queste elezioni di domenica è paragonabile a una scelta di campo, dirimente: a guardare la campagna elettorale non sembra. Siamo in questo festival surreale di proposte miracolose. Per la prima volta c’è un governo ombra che si presenta prima delle elezioni. Di solito perdi le elezioni e presenti un governo ombra, qui invece lo fanno prima delle elezioni”. Lo dice Paolo Gentiloni nel suo intervento al cinema Adriano di Roma.

Di Maio, Fioramonti ministro Sviluppo economico – “Allo Sviluppo economico una eccellenza italiana di grande competenza come il professore di Economia politica all’Università sudafricana di Pretoria Lorenzo Fioramonti”. Lo annuncia il leader del M5s, Luigi Di Maio, in una intervista al Corriere della Sera, che sull’ipotesi governo di scopo precisa: “Nel nostro contratto saranno indicate le cose da realizzare per il Paese e i tempi entro cui farle”. Per quanto riguarda i temi su cui proporre un accordo, di Maio spiega che sono quelli “su cui a parole tutti dicono di volersi impegnare: ridurre le tasse, tagliare gli sprechi, dare soldi alle famiglie, alzare la pensione minima, ridurre fortemente la disoccupazione giovanile”. “Mi risulta – dice poi Di Maio sulla presentazione al Colle nei giorni scorsi della lista dei ministri – che al Quirinale non vi è stata alcuna irritazione. La mia scelta di comunicare la nostra proposta di squadra di governo è stata un atto di cortesia dettata proprio dalla consapevolezza e dal massimo rispetto delle prerogative del presidente”. “Grillo non è mai stato assente – rimarca quindi -, ha ripreso i suoi spettacoli e la sua attività ma ci siamo sentiti spesso e venerdì sarà con noi a Piazza del Popolo”. Infine, alla domanda se il Movimento non abbia fatto troppi errori nella composizione delle liste, di Maio risponde: “Intanto diciamo che si tratta di meno dell’1% di casi. Nella maggior parte si è trattato di persone che ci avevano omesso informazioni del loro passato che sono trascurabili per gli altri partiti ma non per noi che abbiamo un codice etico ferreo. Un codice di cui io sono fiero perché garantisce ai cittadini la massima trasparenza sui nostri eletti”.

Fioramonti, a Mise approccio nuovo a sviluppo sostenibile – “Accetto con orgoglio la candidatura a Ministro dello Sviluppo Economico resa pubblica da Luigi Di Maio oggi. Sono cosciente della grande responsabilità che pertiene all’incarico e dell’importanza di un approccio nuovo allo sviluppo sostenibile per il Paese. Finalmente la possibilità di mettere in pratica ricerche che conduco da oltre un decennio. #loradelriscatto”. Lo afferma, in un post su facebook, Lorenzo Fioramonti, indicato dal candidato premier M5S Luigi Di Maio come “ministro ombra” allo Sviluppo Economico.

F.Boccia, Fioramonti? Qualità di vita in Bilancio grazie Pd – “Lorenzo Fioramonti? Bravo, ma teorizza cose che abbiamo già introdotto nella legge di Bilancio. Qualcuno nel M5S gli dica che hanno già votato la nostra proposta. Se sono in buona fede ci aiutino ad andare avanti”. Così Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera e capolista a Montecitorio nel collegio plurinominale del Salento, a margine di una visita all’area industriale di Lecce. “Inserire il Bes nel Bilancio dello Stato – continua – è stata una vera innovazione culturale, che nasce con il lavoro straordinario svolto dall’Istat con Enrico Giovannini prima e con Giorgio Alleva poi. Con il passaggio a 12 indicatori dal prossimo Def si entrerà a regime, anche perché faranno ingresso parametri chiave come quello sulle disuguaglianze, sul consumo di suolo o sulla dispersione scolastica. Non è stato semplice vincere le resistenze dei ‘cultori del Pil’, ma possiamo dire di esserci riusciti con i fatti”.




Luigi Di Maio su rimborsi M5S: “Ho sbagliato a fidarmi, li abbiamo allontanati”

Passa al contrattacco, Luigi Di Maio, e dopo la vicenda dei rimborsi va al ministero dell’Economia a chiedere che quanto è stato reestituito dai pentastellati venga messo nero su bianco. Il M5S non più credibile dopo il caso delle restituzioni? “Se avessi difeso questa gente – dice uscendo dal Mef – magari l’avessi anche candidata ministro, questo tema aveva un senso. Ma da noi chi fa il furbo viene messo fuori” mentre “dall’altra parte ci sono autisti di camorristi che vengono candidati. La credibilità sta nella garanzia che le regole sono sacre”.

E sui mancati controlli sui rimborsi spiega: “Ho sbagliato a fidarmi dell’essere umano, ma c’è tempo per rimediare, queste persone sono state allontanate“.

“Sul fondo ci sono 23 milioni e 468 mila euro, oggi i dati li potrete vedere tutti”, spiega parlando del resoconto delle restituzioni degli esponenti del Movimento al fondo per il microcredito. “Questo dato in questi giorni lo sbandiereremo ovunque, sarà un boomerang per le forze politiche che in questi anni hanno rubato ai cittadini. Ci saranno diversi Restitution Day in questa campagna elettorale”.

La lista di chi ha falsificato i rimborsi si allunga? “Oggi vi facciamo vedere tutto”, risponde Di Maio che sull’addio di David Borrelli taglia corto: “chiedete a lui”.

Ma gli altri partiti continuano a fare polemica. “Gente che non riesce a controllare i propri rimborsi vuole controllare i conti del Paese e la gente gli dà ancora credito…”. Così il segretario del Pd Matteo Renzi nel corso dell’incontro organizzato da Confcommercio in vista delle elezioni a proposito del Movimento 5 Stelle, lamentando la non disponibilità degli altri leader a fare “confronti all’americana sui programmi”. Poi scherza con la platea dei commercianti sul fatto che Luigi Di Maio, inizialmente previsto nel programma di Confcommercio non sarà invece presente: “Non viene nemmeno qui? Sono passati dagli impresentabili a non presentarsi loro..”