VITERBO, LA PROVINCIA ADOTTA IL NUOVO PIANO FAUNISTICO VENATORIO

Redazione

Viterbo – Il Consiglio provinciale  ha adottato ieri mattina all’unanimità il nuovo Piano Faunistico Venatorio, presentato ed illustrato in aula dall’assessore all’Agricoltura e alla Caccia Luigi Ambrosini. Il Piano, il cui iter di elaborazione ha avuto avvio nel 2004, è stato realizzato dalla Provincia con il contributo determinante del DAFNE (Dipartimento di Scienze e Tecnologie per l’Agricoltura, le Foreste, la Natura e l’Energia) dell’Università degli Studi della Tuscia sotto il coordinamento del professor Andrea Amici.

La stesura del Piano si è resa necessaria per uniformare la regolamentazione provinciale in materia con le normative nazionali e regionali, e per stabilire un equilibrio fra l’esigenza di conservazione del patrimonio faunistico, la valorizzazione delle aree naturali, dei parchi e delle riserve, lo svolgimento dell’attività venatoria e la tutela delle colture agricole danneggiate dalla costante proliferazione dei cinghiali. 

“Il Piano – ha spiegato l’assessore Ambrosini – ha vissuto una lunga ed articolata gestazione caratterizzata da un’ampia concertazione con tutte le realtà interessate. Da un’analisi attenta e dettagliata della situazione e delle necessità territoriali si è passati alla fase pratica, attraverso il confronto attivo con il mondo agricolo, ambientale e venatorio, raccogliendo proposte e suggerimenti, valutati e recepiti nella predisposizione dello strumento. Particolare attenzione – ha specificato l’assessore – è stata posta sulla problematica relativa ai danni provocati dai cinghiali alle colture agricole. Nel 2012 sulle aree provinciali l’entità dei danni ammontava a 460mila euro, l’anno precedente addirittura a 580mila euro. Cifre eccessive per un Ente come il nostro che si trova a fare i conti con ristrettezze economiche sempre più insostenibili. Il Piano quindi, nel pieno rispetto delle direttive nazionali e regionali, definisce una seria pianificazione, con l’obiettivo di tutelare gli interessi economici della Tuscia. A tale scopo vengono delineati i confini delle zone soggette all’attività venatoria e delle aree di ripopolamento e cattura, stabilendo il giusto equilibrio fra la conservazione del patrimonio faunistico e le necessarie misure di salvaguardia dell’agricoltura, attraverso precise azioni di contenimento della specie cinghiale. Il tutto in un’ottica di assoluta compatibilità ambientale”. 

Un Piano che è passato ripetutamente al vaglio ed alla discussione del Comitato tecnico faunistico provinciale e della Commissione Agricoltura della Provincia di Viterbo. “L’approvazione all’unanimità del Consiglio provinciale è la migliore certificazione di un percorso di concertazione utile e costruttivo” ha concluso Ambrosini.

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VITERBO, L'ASSESSORE PROVINCIALE AMBROSINI CHIARISCE SUGLI INTERVENTI FITOSANITARI NEI CASTAGNETI DEI MONTI CIMINI

Redazione

Viterbo – “Quello del Cinipide dei castagni è un problema che nel territorio provinciale esiste dal 2005. Al momento della scoperta del parassita, tutti gli istituti scientifici si sono adoperati per trovare una soluzione indirizzandosi da prima sull’utilizzo dei fitofarmaci come strumento per debellare il Cinipide. In seguito per cercare di evitare l’uso dei fitofarmaci che, se utilizzati in maniera indiscriminata, possono creare danni ambientali e di salute, si è deciso di puntare su un antagonista biologico. Gli studi portati avanti dall’università di Torino e quella della Tuscia hanno portato a optare per l’utilizzo del Torymus, insetto antagonista naturale del Cinipide. Successivamente, in accordo con i Comuni interessati e le associazione castanicole della zona sono state individuate le aziende disposte a mettere a disposizione la propria coltura per un trattamento biologico con lanci di Torymus, coordinati dal Servizio fitosanitario regionale, unico responsabile dei trattamenti. In tutta la regione Lazio sono state individuate 68 aziende, una quarantina nel territorio del viterbese, l’elenco delle aziende in cui è stato lanciato il Torymus è depositato al Servizio fitosanitario regionale. 

Nel momento in cui l’agricoltore ha acconsentito ad effettuare il trattamento biologico, ha accettato di rispettare determinate prescrizioni contenute nella nota n°332543 del 27/7/2012 redatta dal direttore dell’assessorato regionale all’Agricoltura. Gli imprenditori si sono impegnati fino a maggio 2014 a non effettuare trattamenti fitosanitari per un raggio di almeno un chilometro dal punto di rilascio dell’antagonista biologico. Da colloqui intercorsi con la dottoressa Bianchi del servizio fitosanitario regionale, si è appreso che la distanza di un chilometro ricade direttamente all’interno dei castagneti, in quanto sono stati scelti, per la sperimentazione, appezzamenti di dimensioni notevoli. 

Il controllo del rispetto delle norme spetta esclusivamente al servizio fitosanitario regionale che si può avvalere, per i controlli, della Asl competente. I Comuni, per maggior tutela, possono emettere ordinanze affinché ogni coltivatore che effettua trattamenti chimici rispetti la normativa. Il Nucleo ambiente della Polizia provinciale può effettuare, quindi, solo ed esclusivamente controlli di routine sul territorio, ciò è quello che è accaduto nei giorni scorsi, con gli agenti che si sono recati in alcuni negozi specializzati, oppure direttamente nei castagneti. 

Quindi, l’assessore Ambrosini non cade affatto dalle nuvole, ma realisticamente si attiene alla normativa e svolge il suo compito secondo le proprie competenze. Auspico che, con questo chiarimento si possa mettere la parola fine su una querelle che reiterandosi ostacola l’operato di chi sta effettuando le indagini, che devono rimanere segrete almeno fino alla loro conclusione. Allo stesso tempo è utile fare massima attenzione visto che questo modo di divulgare notizie e informazioni inesatte crea inutili allarmismi”. 

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BASSANO ROMANO, ALLARME AMBIENTE: IN ATTESA DELLA DIRETTA RAI…

Luca Pagni

Bassano Romano (VT) – A Bassano Romano la Tuscia Prefabbricati potrebbe essere autorizzata dalla Provincia di Viterbo a realizzare conglomerati cementizi in CLS, usando al posto della sabbia, ceneri, polveri e scorie, forse contenenti rifiuti pericolosi, provenienti dalle centrali termoelettriche ed a carbone di Civitavecchia.

Il ricercatore Giulio Belz, dell'ENEL di Brindisi ha pubblicato  un interessante ricerca su "L’IMPIEGO DELLE CENERI DI CARBONE NEI CALCESTRUZZI". [ CLICCARE QUI PER LEGGERE LA PUBBLICAZIONE ]

Questi i passaggi più interessanti e pertinenti il cementificio, riportati alla pagina 3 della suindicata ricerca: 

"Le ceneri sono il prodotto della trasformazione subita dalle impurità minerali presenti nel carbone (principalmente quarzo, argilla e pirite) a seguito della sua combustione nelle caldaie delle centrali termoelettriche. Nell’impiego delle ceneri di carbone nei calcestruzzi, dal punto di vista chimico, le ceneri di carbone, al pari delle pozzolane naturali finemente macinate, sono capaci di reagire a temperatura ambiente con l’idrossido di calcio (Ca (OH)2) liberato dall’idratazione del cemento Portland  generando silico alluminati idrati di calcio del tutto simili a quelli prodotti dalla reazione del cemento. L’eccesso di calce idrata rappresenta un componente di indebolimento del manufatto finale in calcestruzzo, spesso all’origine del suo degrado nel tempo.  I cristalli di idrossido di calcio sono infatti poco compatti e resistenti, e risultano chimicamente reattivi con numerosi agenti chimici esterni. Fra questi l’anidride carbonica e le acque carbonati che (con formazione di carbonato e bicarbonato di calcio che causano effetti espansivi o dilavanti e la depassivazione dei ferri di armatura) ed i solfati (con produzione di ettringite espansiva)."

 

A fronte di queste attente analisi e valutazioni ci domandiamo cosa potrebbe accadere se la Tuscia Prefabbricati venisse autorizzata da enti pubblici a lavorare sia ceneri leggere di carbone (CER  10 01 02) che fanghi di scarto contenenti carbonato di calcio (CER 03 03 09), grazie alla Proposta 6549 del 9 maggio 2013 da cui la Regione Lazio ha emanato la determinazione A03805 del 16 maggio 2013 a rettifica degli errori materiali contenuti nella vecchia determinazione A01445 del 27 febbraio 2013 in cui si parlava di rifiuti pericolosi con codice CER 19 01 11. [ CLICCARE QUI PER LEGGERE LA DETERMINAZIONE REGIONALE DEL 16 MAGGIO 2013 ]

Con questo atto si lascia di fatto carta bianca all'ufficio rifiuti della Provincia Di Viterbo che potrebbe autorizzare la realizzazione di conglomerati cementizi con uso di ceneri, polveri e scorie al posto della sabbia. E  questo senza pretendere dall’azienda proponente di ripresentare da capo il suo progetto. 

La struttura del risultante cemento armato o dei semplici foratini come reagirebbero in caso di infiltrazioni di umidità o di rottura di tubi dell'acqua, visto il loro contenuto specifico?

Anche il Dottor Paolo Franceschi, Pneumologo, Membro del Comitato Direttivo e dell’ Albo degli Esperti dell’ ISDE Italia – Medici per l’Ambiente,  ha evidenziato che secondo diversi studi  “le ceneri che derivano dalla combustione del carbone sono fonte di preoccupazione, in quanto è stato dimostrato il loro effetto genotossico e mutageno”. “Oltre alla diffusione in atmosfera degli isotopi radioattivi, deve destare attenzione anche l’ utilizzo delle ceneri derivanti dalla combustione del carbone per  la costruzione di edifici, in quanto   esse  presentano valori di radioattività che eccedono o sono molto vicini ai valori  massimi  di radioattività consentiti“. 

A Musestre (TV) nei mesi scorsi è stata abbattuta una nuova abitazione a causa della scarsa qualità del cemento, dove sono state rilevate  ceneri, diossine, metalli pesanti, sostanze tossico nocive che avrebbero dovuto essere smaltite in discariche speciali e che invece erano finite nei muri di quella casa. Non si può pensare di aver risolto il problema dello smaltimento dei rifiuti, quando le ceneri di combustione finiscono nel cemento e quindi nelle nostre abitazioni.

In Italia, così come pubblicato da AITEC (Associazione Italiana Tecnico Economica Cemento), nei 52 cementifici attivi ora in Italia si utilizzano 680.000 t anno di ceneri e gessi chimici (dati 2011). Nessuno vuole che si lavorino rifiuti per fare edifici civili come case, scuole, uffici o altro. 

I cittadini chiedono che sia tutelato il diritto costituzionale alla  salute ed alla salubrità dell'aria oltre che i polmoni verdi delle faggete di Oriolo e Bassano Romano. La Provincia di Viterbo dovrebbe forse prendere ad esempio la Provincia di Lucca catapultata dal sistema incenerimento alla prospettiva rifiuti zero entro il 2020 con queste valide motivazioni: “gravi criticità emerse nell'esercizio degli impianti di incenerimento, diffuse preoccupazioni riguardo alla tutela della salute e dell’ambiente, le attività proprie della raccolta differenziata, del riuso e del riciclo sono ad alta intensità di lavoro  e pertanto la chiusura degli inceneritori non produrrebbe la perdita di posti di lavoro“.

Questo tenendo conto che a Bassano Romano l’inceneritore ancora non c’è…

Il Decreto LEGISLATIVO 18 maggio 2001, n. 228 tutela le zone aventi specifico interesse agrituristico come potrebbe essere quella tra Bassano Romano, Oriolo Romano e Bracciano. A chi giova la distruzione della faggeta di Bassano dentro il Parco Naturale Regionale di Bracciano-Martignano 

istituito il 25 novembre 1999 con L.R. n.36, commissariato per volere della Giunta regionale.

In particolare sotto attacco si trovano la Faggeta e tutto il Bosco di Bassano, questo nonostante il "Bosco Montevano e Cavoni" sia stato riconosciuto come SIC (Sito di Importanza Comunitaria) dalla CEE, per la presenza di un coleottero raro, Rosalia alpina, e come ZPS (Zona di Protezione Speciale) per la presenza di Nibbio bruno, Poiana e Falco Pecchiaiolo.

Anche i pendolari della FL3 Roma–Cesano-Viterbo non vorrebbero respirare nano particelle potenzialmente cancerogene, frutto della lavorazione di codici CER 19 01 11 o 19 01 12. 

A fronte di questo potenziale rischio di disastro ambientale sembra paradossale che l’Assessore all’Agricoltura della Provincia di Viterbo, Luigi Ambrosini, abbia presentato due progetti affinché la Provincia di Viterbo diventi un distretto rurale d’Europa e la Maremma sia inserita nel patrimonio dell’Unesco. 

L’assessore all’Ambiente Paolo Equitani ha recentemente denunciato le  “aggressioni sempre più frequenti a danno del territorio” evidenziando che “Purtroppo da qualche tempo la Tuscia sembra diventata una terra di conquista. Interi ettari di terreno sono stati sottratti all’agricoltura per installare impianti ad energia rinnovabile, impianti fotovoltaici ed eolici in particolare, con pesanti ricadute sull’impatto ambientale e sulla tenuta del paesaggio. Purtroppo abbiamo le mani legate, la legge non ci fornisce strumenti per difenderci da queste continue aggressioni e manca anche da parte della Regione un piano energetico che detti linee guida ai governi locali ponendo dei paletti al proliferare indiscriminato di questi impianti".

Abbiamo già fatto presente il pubblico timore di possibili infiltrazioni malavitose legate al fatto che Tuscia Prefabbricati operi in stabilimenti della Colacem che ha rapporti con Italcementi, denunciata per collusione con la 'ndrangheta dal  "Decimo rapporto SOS Impresa" presentato da Confesercenti il 22 ottobre 2007, e ripreso nel libro "La deriva" di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella.

Da fonte ANSA ci risulta che L'Italcementi precisa che nessun fatto attributo alla società è stato 'giuridicamente accertato' e che quindi è assolutamente priva di fondamento la deduzione che 'Italcementi ha ceduto alla morsa della ndrangheta''. Il Tribunale di Reggio Calabria nel 2010 ha disposto la revoca della sospensione temporanea dell’amministrazione degli stabilimenti calabresi della Italcementi Spa di Bergamo, che era stata decisa sempre nel 2007. La decisione, dicono gli investigatori, è arrivata a seguito della introduzione da parte della Italcementi: “di innovativi modelli organizzativi volti a fronteggiare il pericolo di infiltrazioni e collusioni (del tipo di quelle accertate nel corso dell’indagini) con la criminalità organizzata”.

Le ceneri sono il prodotto della trasformazione subita dalle impurità minerali presenti nel carbone (principalmente quarzo, argilla e pirite) a seguito della sua combustione nelle caldaie delle centrali termoelettriche Nell’impiego delle ceneri di carbone nei calcestruzzi, 

Dal punto di vista chimico, le ceneri di carbone, al pari delle pozzolane naturali finemente macinate, sono capaci di reagire a temperatura ambiente con l’idrossido di calcio (Ca (OH)2) liberato dall’idratazione del cemento Portland generando silicoalluminati idrati di calcio del tutto simili a quelli prodotti dalla reazione del cemento. L’eccesso di calce idrata rappresenta un componente di indebolimento del manufatto finale in calcestruzzo, spesso all’origine del suo degrado nel tempo. I cristalli di idrossido di calcio sono infatti poco compatti e resistenti, e risultano chimicamente reattivi con numerosi agenti chimici esterni. Fra questi l’anidride carbonica e le acque carbonatiche (con formazione di carbonato e bicarbonato di calcio che causano effetti espansivi o dilavanti e la depassivazione dei ferri di armatura) ed i solfati (con produzione di ettringite espansiva).

Cosa potrebbe succedere se la Tuscia Prefabbricati lavorasse contemporaneamente ceneri leggere di carbone (CER  10 01 02) e fanghi di scarto contenenti carbonato di calcio (CER 03 03 09) ?

Nella nota della  Provincia di Viterbo la Tuscia Prefabbricati cita questo codice Cer 03 03 09 omettendo di citare “fanghi di scarto contenenti carbonato di calcio”. Ma i tecnici degli enti pubblici (Regione/Provincia/Comune) conoscono i codici Cer?

La struttura di cemento armato ed i foratini come reagirebbero in caso di infiltrazioni di umidità o di rottura di tubi dell'acqua ?

La cittadinanza insieme ai Comitati Rifiuti Zero chiedeno a gran voce di difendere salute e le faggete di Oriolo e Bassano,  bloccando la possibilità di lavorare rifiuti per fare case. E dicendo  " NO " alla lavorazione di codici CER 19 01 11 o 12 con emissione di nano particelle potenzialmente cancerogene e respirabili anche passando con il treno Roma-Viterbo.

Il Comune di Bassano Romano, cittadini ed associazioni hanno presentato ricorso al TAR.

Venerdì 7 giugno 2013 dalle 7,30 alle 8,00  diretta RAI TV sul posto con "Buongiorno Regione Lazio"

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VITERBO, PROVINCIA E COTRAL: IN CAMPO CONTRO L’EVASIONE CON L’OPERAZIONE “CONTROLLO A VISTA”.

Redazione

Viterbo – E’ partita questa mattina l’operazione “Controllo a Vista” promossa dalla Provincia di Viterbo e dal Cotral sulla linea Viterbo – Roma. Un progetto volto a contrastare l’evasione tariffaria, fenomeno che negli ultimi tempi ha raggiunto livelli superiori al 50%.

L’operazione è stata presentata presso il deposito Cotral di Viterbo in località Riello dall’assessore provinciale ai Trasporti Luigi Ambrosini, dal consigliere d’amministrazione del Cotral Paolo Toppi e da Lorenzo Meinardi General Manager della società SBC (Synergy Businnes Consulting) che coordina il progetto.

L’operazione consiste nel dislocare sui mezzi Cotral dei verificatori incaricati di controllare il titolo di viaggio nel momento in cui il passeggero sale sul pullman. Chi viene trovato sprovvisto del biglietto o dell’abbonamento dovrà necessariamente acquistare il titolo direttamente dall’autista ad un costo maggiorato.

Il servizio ha preso avvio alle ore 4,30, con la partenza della prima corsa del mattino, e i risultati delle rilevazioni sono stati trasmessi alla sede provinciale intorno alle 7,30. “Purtroppo il fenomeno dell’evasione tariffaria – ha spiegato Toppi – negli ultimi tempi ha raggiunto cifre allarmanti. I primi dati rilevati dai verificatori dimostrano che l’abitudine di viaggiare gratis è molto consolidata.

Questo è un primo passo verso la tolleranza zero che il Cotral intende mettere in atto per recuperare risorse. Questa prima fase avrà carattere sperimentale, ci sarà utile soprattutto per programmare iniziative efficaci volte a prevenire e contrastare il fenomeno”. Massima collaborazione da parte della Provincia di Viterbo: “Siamo soci di minoranza del Cotral ma sentiamo questa Azienda come nostra – ha spiegato l’assessore provinciale Ambrosini – e abbiamo interesse a far sì che l’evasione venga contrastata.

E’ un dovere soprattutto nei confronti dei tantissimi utenti onesti che pagano l’abbonamento contribuendo a rendere migliore e più efficiente il funzionamento dei mezzi pubblici. Come Provincia abbiamo proposto al Cotral l’applicazione di tariffe agevolate per gli studenti della Tuscia, a partire dal nuovo anno scolastico, ed il recupero dell’evasione renderà possibile il raggiungimento di questo importante obiettivo. Stiamo ricostituendo i rapporti con il Cotral all’insegna di una proficua collaborazione rivolta a garantire servizi sempre più all’altezza delle esigenze dell’utenza. L’appoggio istituzionale assicurato a questa iniziativa – ha concluso Ambrosini – è un’ulteriore dimostrazione di questa forte volontà”. Una collaborazione che si andrà ulteriormente concretizzando anche sul piano della sicurezza altra necessità impellente manifestata dai vertici del Cotral con esplicita richiesta di collaborazione alla Polizia Provinciale. La Provincia ha dato la sua piena disponibilità, e sta valutando come poter contribuire fattivamente a garantire corse sempre più sicure.

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FIRMA DEL PROTOCOLLO D’INTESA PER IL COMPLETAMENTO DELL’HUB PORTUALE DI CIVITAVECCHIA.

Redazione

Viterbo – “Un passo importante in direzione di uno sviluppo della nostra provincia e del Lazio in un momento di grave difficoltà economica, con gli enti locali pressoché privi di risorse”. Così il presidente della Provincia Marcello Meroi e l’assessore provinciale ai Trasporti Luigi Ambrosini hanno definito la firma del protocollo d’intesa per il completamento del piano strategico dell'Hub portuale di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta e del sistema di rete e della logistica, avvenuto lo scorso mercoledì a Roma alla presenza del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Antonio Catricalà.


Si tratta di una struttura logistica integrata, fruibile per le esigenze produttive di aree ad alto valore strategico e con forti prospettive di sviluppo, come l’area di Roma e dell’Italia centrale. La Provincia di Viterbo, insieme alla Regione Lazio, alla Provincia di Roma, ai comuni di Roma, Fiumicino, Civitavecchia, Viterbo, Tarquinia, alle Ferrovie dello Stato, all’ENI, all’Anas, all’Ardis, a Fincantieri, a Grimaldi group, ad Aeroporti di Roma e all'Autorità Portuale di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta è partner nella realizzazione del progetto. Il protocollo per conto di Palazzo Gentili è stato sottoscritto dall’assessore Ambrosini.
Il presidente Meroi, nel corso del precedente incontro in cui era stato dato l’ok all’ultima bozza del documento, aveva evidenziato l’urgenza di accelerare la realizzazione dell’ultimo tratto della Trasversale che va da Monteromano a Civitavecchia ribadendo come la Provincia, di fronte alla carenza di risorse evidenziata dall’Anas, avesse realizzato una progettazione alternativa con costi molto ridotti rispetto a quelli originari.   “La firma del protocollo – aggiungono Meroi ed Ambrosini – permette di delineare la cornice istituzionale nell’ambito della quale saranno promossi tutti gli interventi di realizzazione e ammodernamento delle infrastrutture primarie e quelle di collegamento previste per completare e rendere funzionale il progetto dell’Hub portuale di Civitavecchia. Per la Provincia di Viterbo questo atto assume una rilevanza straordinaria, in quanto va a certificare la necessità di collegare il sistema portuale all’Italia centrale, attraverso il completamento delle infrastrutture e della rete logistica. Impensabile che, di fronte ad un’opera del genere, si possa pensare di raggiungere il centro Italia con i tempi attuali e con un sistema viario che da Civitavecchia a Monteromano è del tutto inadeguato, per non dire da terzo mondo. Salutiamo quindi con soddisfazione la firma del documento, alla stesura del quale abbiamo contribuito attivamente”.  
 




VITERBO, L’ASSESSORE AMBROSINI HA INCONTRATO I VERTICI DEL COTRAL

Redazione

Viterbo – L’assessore provinciale ai Trasporti Luigi Ambrosini ha incontrato questa mattina il consigliere d’amministrazione del Cotral Paolo Toppi con il quale ha discusso in ordine ad alcune problematiche che interessano il sistema del trasporto su gomma. Inevitabile un’analisi delle ultime vicende, con particolare riferimento alle ripetute aggressioni ai danni degli operatori del controllo, alcuni dei quali costretti a ricorrere alle cure mediche. “Si è trattato di un primo incontro al quale ne faranno seguito altri a breve – ha spiegato l’assessore Ambrosini – da parte nostra è stata ribadita la piena disponibilità a collaborare con l’Azienda per mantenere servizi efficienti sul territorio per rispondere adeguatamente alle esigenze dell’utenza. Fra gli argomenti affrontati c’è stato soprattutto il tema della sicurezza alla luce degli ultimi gravi episodi che hanno riguardato i lavoratori del Cotral”. Si è anche discusso dell’eventualità di affiancare agli operatori impegnati nei servizi di verifica e di controllo dei titoli di viaggio, gli agenti della Polizia provinciale. Una soluzione che, a detta del Cotral, servirebbe a prevenire il rischio di altre aggressioni. “Si tratta di una proposta che dovremo valutare con attenzione – ha aggiunto Ambrosini – da parte nostra non c’è nessuna preclusione, ma sarà necessario esaminare la concreta fattibilità di una dislocazione degli agenti sui mezzi. Torneremo ad incontrarci nei prossimi giorni approfondendo i vari aspetti della questione. Per il momento – ha concluso – va salutata con favore la ripresa di un positivo e fattivo confronto fra il Cotral e la Provincia indirizzato a migliorare la qualità del servizio”.

 




VITERBO, NEW ENTRY IN PROVINCIA

Redazione

Viterbo – Il presidente della Provincia Marcello Meroi ha conferito questa mattina le deleghe all’Agricoltura, Caccia, Pesca, Programmazione, Sviluppo economico ed Attività produttive, Sportello dei consumatori, Trasporti e Mobilità, Ufficio relazioni con il pubblico, al dottor Luigi Ambrosini che entra così a far parte della Giunta provinciale. Luigi Ambrosini, nato a San Lorenzo Nuovo nel 1944, è dottore commercialista ed esperto in tematiche agricole. Ha ricoperto per dieci anni l’incarico di presidente regionale di Confagricoltura Lazio ed è membro del direttivo provinciale di Viterbo della stessa Associazione.

Il presidente Meroi ha espresso viva soddisfazione: “Abbiamo individuato una figura qualificata, molto conosciuta nella Provincia di Viterbo soprattutto dagli operatori del settore agricolo per l’impegno profuso alla guida di una delle più importanti associazioni di categoria del comparto. Si tratta di una scelta condivisa della quale ringrazio tutte le forze che compongono la maggioranza. Rivolgo al neo assessore i migliori auguri di buon lavoro, certo di interpretare in questo senso anche la volontà della Giunta e del Consiglio provinciale”.