Marsala, scritte pro Traini: un episodio analogo lo scorso settembre

MARSALA (TP) – La città di Marsala è stata recentemente macchiata di vernice spray e di scritte sui muri in supporto di Luca Traini, il 28enne di Macerata, estremista di destra che a bordo di un’autovettura ha imbracciato un fucile sparando a quanti più stranieri possibili. Traini non si è pentito del suo folle gesto e non ha chiesto scusa alle vittime. Ha rivolto solamente un pensiero alla 18enne Pamela Mastropietro e alla sua famiglia. Quest’ultima, ricordiamo per dovere di cronaca, è stata rinvenuta fatta a pezzi dentro due trolley nelle campagne del maceratese. Il 9 febbraio, l’ex consigliere comunale di Marsala Lillo Gesone, attraverso un post su facebook, segnalava la presenza delle scritte che inneggiavano a Luca Traini, al fascismo e all’odio, apparse sulla facciata della Palestra “Grillo” di Piazza Marconi, a Porticella: “Vergogna assoluta! Il Comune intervenga subito per cancellarla”.


Immediata la reazione e lo sconcerto della comunità di Marsala

Attraverso innumerevoli commenti e condivisioni la comunità marsalese ha preso le distanze dalla scritta, che è stata poi rimossa. Un episodio analogo si era vissuto lo scorso settembre quando il consigliere comunale Daniele Nuccio, insieme ad un gruppo di cittadini, si era recato presso la palestra Grillo per ripulire i muri dalle svastiche.

Linda Licari, consigliere comunale, ha scritto su facebook: “La mia città non è fascista. L’amministrazione è intervenuta tempestivamente per cancellare la scritta, grazie alle segnalazioni di cittadini e associazioni. Marsala non è fascista e quattro idioti e balordi potranno imbrattare qualche muro ma non le coscienze dei tanti cittadini liberi, solidali e pacifici. Nessun testo alternativo automatico disponibile. Nessun testo alternativo automatico disponibile”.

Pochi giorni dopo l’episodio si è ripetuto, questa volta accanto alla sede del locale PD

La notizia è stata resa nota sui social dall’Avvocato Antonella Milazzo, ex deputato regionale: “Questa è la sede del Partito Democratico di Marsala, oggi 13 febbraio 2018. Un piccolo segnale di quello che è il clima che si respira, persino nella nostra tranquilla e democratica città. Soffiare sul fuoco dell’intolleranza genera mostri che i paladini di populismi e nazionalismi non riusciranno a controllare”.

Marsala ha definitivamente calato il velo di “pudore” sul fronte politico, sdoganando i principi democratici e costituzionali di uno Stato di diritto. Una manifestazione politica che sembrava essere stata estirpata definitivamente, ma che invece è tornata prepotentemente in auge, varcando i confini costituzionali e democratici, violando i principi della costituzione e della democrazia.

Angelo Barraco




Macerata, Mastropietro e Traini: quali sono i fili conduttori che incrociano i due casi?

MACERATA – La città di Macerata si è nuovamente svegliata sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori e l’assedio di giornalisti e telecamere a seguito della tentata strage accaduta ieri, 3 febbraio, per mano del 28enne Luca Traini. L’uomo si trova adesso nel carcere di Montacuto, accusato di aver tentato una strage di stampo razzista poiché ha  ferito a colpi d’arma da fuoco sei stranieri. Una strage avvenuta a pochi giorni dal macabro rinvenimento dei resti della giovane Pamela Mastropietro, 18enne romana uccisa, fatta a pezzi e occultata all’interno di due trolley abbandonati nelle campagne del Maceratese: è possibile che vi sia un filo conduttore, anche flebile, tra le due vicende?

Sembrerebbe infatti che la morte di Pamela Mastropietro sarebbe il fulcro della tentata strage

Luca Traini avrebbe raccontato agli inquirenti: “ero in auto e stavo andando in palestra quando ho sentito per l’ennesima volta alla radio la storia di Pamela. Sono tornato indietro ho aperto la cassaforte e ho preso la pistola”. Dalle indagini non è emerso nessun collegamento tra Luca Traini e Pamela Mastropietro, dagli accertamenti è stato appurato che i due non si conoscevano. La famiglia di Pamela ha precisato “non aveva mai conosciuto Traini”. Il 28enne adesso si trova rinchiuso nel carcere di Montecuto, stessa struttura in cui è rinchiuso il nigeriano Innocent Oseghale, presunto assassino della 18enne. Due vicende geograficamente vicine, accomunate dalla stessa brutalità ed efferatezza ingiustificata, ma al contempo così lontane sotto il profilo criminologico.

Quali sono i fili conduttori che incrociano i due casi?

Al di là dell’ideologia politica supportata da Traini, quali possono essere le ragioni che lo hanno indotto a compiere un gesto così folle? Interrogativi che troveranno certamente risposta nelle indagini in corso in mano agli inquirenti.

Proseguono senza sosta, e in parallelo, le indagini sulla morte di Pamela Mastropietro

Il gip ha convalidato l’arresto di Innocent Oseghale, accusato di omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere. E’ stata disposta la custodia in carcere, l’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere. Numerosi gli indizi a suo carico del 29enne nigeriano con alle spalle precedenti per droga: in Via Spalato, dove viveva da solo, sono stati rinvenuti i vestiti di Pamela sporchi di sangue e tracce sul balcone, si apprende inoltre che due testimoni lo avrebbero visto con la ragazza e successivamente con i due trolley.

E’ stato inoltre trovato lo scontrino di una farmacia, dove la vittima aveva comprato una siringa

Gli investigatori ritengono che probabilmente la giovane sia morta, proprio in quella casa, per overdose o uccisa. Si ritiene inoltre, che il suo corpo sia stato sezionato con strumenti meccanici o da taglio ma non elettrici, dato che nessuno avrebbe sentito rumori. Ma se il corpo fosse stato sezionato altrove? Sono soltanto ipotesi, certo, ma non bisogna escludere nulla. Numerosi sono gli interrogativi che si pongono gli inquirenti: come è avvenuto l’incontro tra la vittima e il carnefice e perché? Ci sono dei complici? Ma è possibile che tanta ferocia, brutalità e accuratezza nel sezionare il corpo e occultarlo sia opera di una sola persona? E’ possibile che vi possano essere altre persone coinvolte? Innocent nega di essere coinvolto nell’omicidio e dice “non l’ho uccisa io”, coinvolgendo altre persone che, sentite dagli inquirenti, risultano estranee ai fatti. L’uomo è un richiedente asilo con carta di soggiorno scaduta nel 2017, ha una figlia e una compagna ma non vivono con lui. All’interno del suo appartamento sono stati trovati 70 grammi di Hashish, ma non è stata trovata eroina. Come mai Pamela aveva una siringa? E se l’eroina non ce l’aveva Innocent, chi gliela doveva procurare? Forse qualcuno nel giro della droga conosce dettagli ulteriori sulla morte della giovane e preferisce tacere onde evitare ritorsioni? Dalle indagini è stato appurato che Oseghale ha chiesto ad un conoscente di accompagnarlo in campagna per abbandonare i due trolley. Il giorno dopo, a seguito del macabro ritrovamento, l’accompagnatore avrebbe ben compreso quanto accaduto.

L’uomo nega di essere coinvolto nell’omicidio della giovane e avrebbe fatto i nomi di altre due persone estranee ai fatti

Ma è possibile che tanta ferocia, brutalità e accuratezza nel sezionare il corpo e occultarlo sia opera di una sola persona? E’ possibile che vi possano essere altre persone coinvolte? Tutto è possibile, gli inquirenti non escludono che possano emergere coinvolgimenti di terze persone, le indagini, quindi, sono ancora in corso. Pamela Mastropietro era ospite dal mese di ottobre presso la comunità di recupero “Pars”, dove stava lottando con la sua dipendenza dalle droghe. “Tutto passa” scriveva in calce sul suo profilo facebook, un messaggio di speranza scritto da una ragazza che amava la vita, stare con i suoi amici, con il suo ragazzo che l’amava tanto.

Una tranquillità che improvvisamente si è tramutata in angoscia e senso di vuoto quando il 29 gennaio, Pamela si era allontanata volontariamente dalla comunità, lasciando i documenti e il telefono ma portando con se soltanto un trolley: era forse lo stesso che pochi giorni dopo conteneva parti del suo corpo? Immediatamente sono scattate le ricerche ed è stato lanciato un appello dalla trasmissione “Chi l’ha visto?”. Non passava di certo inosservata Pamela, era una bella ragazza alta un metro e 65, aveva i capelli castani e occhi castani, che in passato aveva già tentato di andar via da un’altra comunità in cui era ospite. Il cadavere della giovane è stato rinvenuto mercoledì mattina da un automobilista che aveva notato i due trolley in via dell’Industria, nei pressi di una villetta. L’automobilista pensò inizialmente che all’interno dei trolley vi fosse droga o refurtiva, ma all’arrivo dei Carabinieri la macabra scoperta: il corpo della giovane era fatto a pezzi, privo di vestiti, resti perfettamente puliti e nessuna traccia ematica.

Chi ha ucciso Pamela? Perché?

Tante le ipotesi formulate in merito alla morte della giovane e tanti gli interrogativi che balenano nella mente degli investigatori. Gli inquirenti hanno acquisito i video del sistema di sorveglianza della villetta di fronte al luogo in cui sono stati abbandonati i due trolley, sono stati ascoltati i residenti  e i proprietari degli immobili. Dal modus operandi si evince che ci troviamo di fronte un killer abile, meticoloso e professionista, che non ha certamente lasciato nulla al caso. La vicenda riporta alla mente un caso analogo risalente al 4 novembre scorso. Siamo ad Alice Castello (Vercelli), località Sorti, alcuni cacciatori lombardi rinvengono una valigia chiusa e allarmati dall’odore forte decidono di aprire: al suo interno vi è un corpo in avanzato stato di decomposizione, in posizione fetale. Non vi erano scarpe né vestiti ma brandelli di tessuto. La valigia in cui è stato rinvenuto il corpo era di colore blu scuro. Non è stato possibile stabilire se si trattasse di un uomo o di una donna a causa dell’avanzato stato di decomposizione. Ma è stato realmente detto tutto sulla morte di Pamela Mastropietro? Dai primi riscontri investigativi pubblicati su “Il Tempo” sembrerebbe che la giovane, prima di essere fatta a pezzi sia stata sviscerata: sembra infatti che il suo cuore e le sue viscere sia state fatte sparire. Sembrerebbe infatti che l’assassino si sarebbe sciacquato le mani con la candeggina per far perdere le tracce del dna della giovane. Si ipotizza quindi un rito voodoo?

Angelo Barraco

 




Macerata, mezzogiorno di fuoco: è tutta colpa di Salvini?

Chi pensa di ridurre l’episodio gravissimo del giovane Traini ad un rigurgito fascista, si sbaglia di grosso. Ventotto anni, armato di ‘una pistola semiautomatica di produzione straniera’, come recita il rapporto dei Carabinieri che l’hanno arrestato, e di due caricatori, che si suppone abbia scaricato nel suo raid anti-immigrati, già candidato per la Lega alle comunali di Corridonia del 2017, nelle quali non racimolò neanche un solo voto, allontanato dalla palestra che frequentava a causa delle sue posizioni estremiste, un dente di lupo – simbolo di Terza Posizione, movimento neo fascista fondato da Roberto Fiore, attualmente leader di Forza Nuova – tatuato sul sopracciglio destro, il giovane Luca Traini ha dato luogo nella giornata di ieri ad una corsa della morte per le strade di Macerata.

Lui stesso riferisce che la scintilla è scattata quando per radio ha sentito per l’ennesima volta parlare della morte della diciottenne Pamela Mastropietro, e soprattutto dei particolari dello smembramento del corpo della ragazza, chiusa in due trolley e gettata lungo una strada di campagna a Pollenza, vicino a Macerata. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, nella mente di una persona che non aveva mai fatto mistero delle proprie idee xenofobe. A questo punto – è sempre Traini che parla – avrebbe rinunciato ad andare nella palestra in cui si stava recando, sarebbe tornato a casa, avrebbe aperto la cassaforte, preso la sua pistola, regolarmente detenuta, e sarebbe partito, prendendo di mira i luoghi dello spaccio. Alcuni colpi sono stati anche sparati contro la vetrina della sede del PD, responsabile, a sentir lui, dell’immigrazione incontrollata che l’Italia sta subendo da anni.

Si è fatto catturare dai Carabinieri, intervenuti con prontezza, a cui ha fatto il saluto romano, avvolto dalla bandiera tricolore, lasciandosi poi docilmente ammanettare. È chiaro che non si può giustificare un gesto simile, se non riconducendolo ad una mente squilibrata: tutti gli estremismi vanno condannati. Ma è altrettanto chiaro che questa reazione – perché di tale si tratta – è soltanto la punta dell’iceberg di una situazione che gli Italiani stanno subendo da troppi anni, e che ha il suo inizio dal governo Monti.

Le manovre del primo governo tecnico hanno ridotto l’Italia in povertà, colpendo, fra l’altro, il mercato immobiliare, vera colonna portante dell’economia nazionale. La politica portata successivamente avanti da un Renzi troppe volte inadempiente nei confronti delle sue sue stesse promesse; il non aver dato ascolto alla voce dei cittadini, troppe volte insultati a torto con la definizione di ‘populisti’, al punto che oggi il populismo sembra essere la radice di tutti i mali; l’aver coniato un altro termine usato in senso dispregiativo, ‘sovranisti’, riferito a chi vorrebbe maggior rispetto per la propria nazione nei confronti di un’Europa mal sopportata, le cui incongruenze sono sotto gli occhi di tutti; l’immigrazione selvaggia imposta a tutta la nazione, insieme alle elargizioni nei confronti di ‘migranti’ – nuovo termine coniato ad hoc per sostituire quello più appropriato di ‘clandestini’ – troppo spesso ingrati e prepotenti: “Cibo no buono, non c’è la televisione, vogliamo più soldi”, a fronte di Italiani costretti dall’effetto deleterio delle iniziative del governo a vivere sotto i ponti; stupri, omicidi, spaccio di droga, aggressioni a Polizia, Carabinieri, controllori dei treni e dei mezzi pubblici, commessi da quei viaggiatori dei barconi che pensano di avere tutti i diritti; mezzi pubblici sui quali nessuno paga il biglietto, e non c’è chi possa costringere nessuno farlo; zone delle nostre città trasformate in ghetti di fatto, in cui la prepotenza di pochi impone la legge delle giungla; giovanotti di settanta-ottanta chili bene in salute che girano per le nostre città in gruppi, provvisti di smartphone e auricolari, a fronte di immagini desolanti – tese a raccogliere denaro – che passano in TV di bambini africani che muoiono di fame: eccetera eccetera. Tutto questo ha suscitato un sentimento di repulsione nei confronti di un viso dal colore scuro, comunque sia.

Qualcuno ha indicato Salvini e la Lega come responsabili morali di questa sparatoria

Noi diciamo che Salvini ha soltanto denunciato una situazione che sta sfuggendo di mano all’autorità costituita, rifiutando quel buonismo ipocrita che sembra essere tanto di moda specialmente nei nuovi ‘talk show’ della mutua così frequenti in RAI, costruiti per orientare l’opinione di un popolo che troppe volte s’è fatto suggestionare dalle parole di un Renzi marinaio. E che oggi ancora pontifica dai pulpiti elettorali, mentre i Tiggì della RAI gli offrono ogni volta non un piccolo servizio relativo alla notizia, ma un lungo monologo con domande concordate, in apertura, come fosse una tribuna elettorale: alla faccia della ‘par condicio’ di infelice memoria.

Non si tratta quindi soltanto di un rigurgito fascista, come ad alcuni fa comodo sentenziare, perché in esso è implicita la condanna anche penale di un periodo che per legge non può essere riesumato. Consigliamo poi a Roberto Saviano, se vuole assumere il ruolo di accusatore, di mettersi in gioco entrando in politica. Troppo comoda è la posizione di chi può attaccare chicchessia, – in questo caso Salvini – forte della sua passata reputazione di anti-camorra, posizione che ancora oggi gli porta non pochi vantaggi economici con poca fatica. L’Europa sta stretta a molti, in questo paese, ed è quella che oggi condiziona le scelte dei nostri politici, per qualsiasi motivo: ma non certo per l’interesse dei cittadini, vessati da troppe tasse – nonostante i proclami contrari: chi fa i conti tutti i giorno con la spesa lo sa bene – con troppe pensioni troppo basse, dovendo sopportare il sopruso delle pensioni d’oro e dei vitalizi intoccabili perchè ‘diritti acquisiti’, vittime di sprechi istituzionali, di aumento incontrollato e progressivo del debito pubblico, di numerose ingiustizie sociali quotidiane. Non per nulla abbiamo già scritto su queste colonne che la classe politica attuale è decisamente la peggiore, dal 1948 ad oggi, al punto da far dubitare del fatto che il nostro sia uno Stato democratico: e che ‘Democratico’ sia solo un aggettivo senza senso appiccicato al ‘Partito’ di Renzi pe confondere il prossimo. Se noi diciamo ‘prima gli Italiani’, non commettiamo un reato, né bestemmiamo: ci sembra sacrosanto pensare prima a chi è più vicino, a chi a noi è più ‘prossimo’, alla nostra famiglia, ai nostri figli. E se l’Europa, tanto decantata e desiderata anche da una riesumata Bonino, piace tanto ad alcuni, bene, che vadano fuori da un’Italia che non è dello stesso parere. La pace sociale non conquista imponendola dall’alto per convenienze che con la nazione non hanno nulla a che fare, come il bilancio delle banche che ormai comandano in Europa e nel mondo.

L’episodio di Macerata, gravissimo e condannabile, ha tuttavia scoperchiato un vaso di Pandora che bisogna considerare con molta attenzione, senza relegarlo a semplice reato razzista e xenofobo. Se la situazione dovesse continuare in questo senso, la pressione sociale aumenterebbe, e gli episodi come questo troverebbero numerosi e facili emulatori. L’assassino della giovane fatta a pezzi era uno spacciatore clandestino, già condannato e scarcerato, e avrebbe dovuto stare in galera o al suo paese: vogliamo anche di questo dare la colpa a Salvini?

Roberto Ragone

 




Macerata: l’ex candidato della Lega Luca Traini semina il panico e spara a quattro stranieri. Poi fa il saluto fascista

MACERATA – A Macerata spari e paura nella mattinata di oggi: una serie di colpi di arma da fuoco sono stati esplosi da un’auto in corsa in città provocando il ferimento di sei persone, tutti stranieri. Un uomo è stato fermato dai carabinieri e portato in caserma: si chiama Luca Traini, 28 anni, ha la testa rasata, è incensurato e originario delle Marche. Quando è stato bloccato ha fatto il saluto fascista.

Luca Traini era stato candidato alle elezioni amministrative del 2017 a Corridonia, nelle Marche, con la Lega Nord. In un manifesto elettorale, Traini appare insieme al candidato sindaco della Lega Nord per Corridonia, Luigi Baldassarri che presenta la sua nuova squadra. Si tratta della tornata elettorale del 11 giugno scorso. Nel programma, anche il “controllo degli extracomunitari”.

Al di là della candidatura della Lega, Traini ha posizioni di estrema destra. Sulla tempia destra ha un tatuaggio con il simbolo di Terza posizione, movimento neofascista eversivo fondato negli anni 70 da Roberto Fiore, oggi leader di Forza Nuova. Il simbolo ha origine da un simbolo tedesco e fu adottata come emblema dalla pnzer division “Das Reich” delle Ss naziste

Intanto perquisizioni nella casa di Luca Traini. Gli investigatori stanno cercando elementi utili alle indagini.

I colpi di pistola sono partiti da un’Alfa Romeo 147 nera – a bordo della quale era Traini – che si spostava per le vie della città, sparando e terrorizzando i cittadini. L’uomo, una volta bloccato, è sceso dall’auto, si è tolto il giubbetto, ha indossato una bandiera tricolore sulle spalle, salendo sui gradini del Monumento. Si è poi girato verso la piazza, ha fatto il saluto fascista. Poi sono arrivati i carabinieri, ha ammesso le proprie responsabilità e non ha opposto resistenza. A bordo dell’auto la pistola, una tuta mimetica, piume bianche.