Omicidio Loris Stival, la Cassazione conferma 30 anni di carcere per Veronica Panarello

Condanna a 30 anni di carcere per Veronica Panarello, la giovane mamma accusata di aver ucciso il figlioletto di 8 anni, Loris Stival, occultandone poi il cadavere. Questo quanto stabilito dalla Cassazione sul ricorso presentato dai legali della Panarello.

Il delitto avvenne il 29 novembre 2014 nell’abitazione di famiglia a Santa Croce Camerina (Ragusa).

Andrea Loris Stival, il bambino di 8 anni è trovato morto a Santa Croce Camerina (Ragusa) dopo essere stato violentato e poi ucciso.
Dall’esame del medico legale, Giuseppe Iuvara, è emerso anche che il piccolo aveva gia’ subito in passato abusi sessuali. La morte sarebbe stata causata da strangolamento. Una tragedia enorme, che ha gettato nel dolore e nella preoccupazione il paese del Ragusano.




LORIS STIVAL OMICIDIO: LA MADRE DIEDE CHIAVI DI CASA AL PICCOLO SECONDO L'ACCUSA

Redazione

Ragusa – Dall'ordinanza del Gip di Ragusa Claudio Maggioni che ha confermato il carcere per Veronica Panarello, madre del piccolo Loris, emergono nuovi particolari.

  La donna, secondo la ricostruzione esposta dal Gip, apre il garage "dall'interno, non avendo con se' le chiavi e vi posteggia l'auto". Secondo alcune intercettazioni del nonno paterno, Andrea Stival, le chiavi di casa "che erano in macchina sono state date a Loris. Adesso questo qua mi viene in mente -ha detto l'uomo ascoltato dagli inquirenti- perche' lei ha un altro mazzo di chiavi dentro la macchina, dove ci sara' quella del garage".

Intanto è crisi tra marito e moglie. "Se ci saranno le prove non le staro' accanto". Davide Stival, padre del piccolo Loris, risponde per la prima volta all'appello della moglie, Veronica Panarello, che dal carcere gli ha chiesto di non abbandonarla. L'uomo pero' poi aggiunge: "Ho visto tre sagome che escono da casa e le ho riconosciute, ma al ritorno non saprei. Si riconosce una persona che torna dopo poco, ma non si capisce neanche se ha lo zaino".




LORIS STIVAL OMICIDIO: AL SETACCIO I COMPUTER DELLA MAMMA VERONICA

Redazione

 Le specialita' della polizia di Stato, Scientifica e Postale stanno passando al setaccio in queste ore ogni strumento informatico di Veronica Panarello, la madre del piccolo Loris in carcere a Catania con l'accusa di averlo ucciso, e di Orazio Fidone, il cacciatore che sabato 29 novembre ritrovo' il cadavere del bambino in un canalone a Santa Croce Camerina (Ragusa). Lo apprende l'AGI da fonti qualficate. Contemporaneamente vengono svolte dagli esperti della polizia di Stato ulteriori e approfondite analisi sulle auto in uso alla donna e a Findone, come pure su diverso materiale che e' stato oggetto di sequestro nei giorni scorsi.
  Fidone e' tuttora indagato per l'omicidio. Intanto, in un'intervista all'Agi, Andrera Stival, padre di Davide e nonn del piccolo Loris manifesta i suoi dubbi sulla mamma accusata di aver ucciso il figlio. "Sto soffrendo, come padre e come nonno. I principi della nostra famiglia sono saldi, non abbiamo niente a che fare con tutto quello che sta emergendo e con le bugie, se tali saranno, di Veronica Panarello". Poi prosegue: "Ho incontrato pochissime volte la famiglia di Veronica, in dieci anni forse solo due volte, e la loro vita familiare e' lontana anni luce dalla mia, dalla nostra". In riferimento a notizie di stampa su sue telefonate con familiari del cacciatore che ha ritrovato il corpo di Loris, Andrea Stival afferma: "Non ho mai minacciato nessuno. Non e' mia abitudine minacciare la gente e se da quella telefonata e' emerso cio', mi spiace. Molto. Io sono una persona umile -continua il nonno- e, passato questo clamore mediatico che sta nostro malgrado avvolgendo la mia famiglia, speriamo di poter continuare a vivere una esistenza che senza Loris non sara' piu' la stessa.
  Loris era il ritratto di suo padre, un bimbo tanto bello quanto dolce. Lo vogliamo riabbracciare, seppur per l'ultima volta.
  Chi ha sbagliato, chiunque sia, deve pagare. Non si puo' uccidere un bambino, in quel modo. A maggior ragione se e' una persona che avrebbe dovuto difenderlo e non dire bugie sul suo conto. Amo mio figlio ed i miei nipoti. Vorrei fosse un brutto incubo – conclude Andrea Stival – ma temo che tutto cio' sia una realta' tanto brutta da superare qualsiasi finzione".