LIVORNO: AUTOTRASPORTATORE RUBA GASOLIO DAL CAMION DEL PROPRIO DATORE DI LAVORO

Redazione

Livorno – Il datore di lavoro lo aveva già licenziato alcuni mesi fa per lo stesso motivo, ovvero il furto reiterato di gasolio dai mezzi della ditta. Poi, mosso da pietà, lo aveva riassunto con il risultato, però, che gli ammanchi di gasolio si erano nuovamente verificati. L’ultimo episodio è accaduto proprio stanotte e si è concluso, staviolta, con l’arresto da parte dei Carabinieri di Collesalvetti di un autotrasportatore moldavo, il 60enne Spiridon Mardari, residente da tempo a Livorno, sorpreso anche in questa circostanza dal proprio datore di lavoro, un boliviano residente a Bergamo, A. C. B. L., a trafugare gasolio da un autocarro della propria azienda.

Secondo quanto dichiarato dal titolare della ditta di commercio di auto e mezzi usati, denominata “AMRICAN EXPORT” con sede a Bergamo, il Mardari era stato incaricato di recarsi ad Arezzo a ritirare un semirimorchio, precedentemente acquistato, per poi trasportarlo di nuovo a Livorno presso la sede operativa della ditta. Sospettando che l’uomo in realtà continuasse a rubare il gasolio, il datore di lavoro aveva deciso di seguirlo lungo tutto il tragitto. Giunti alle porte di Livorno, il Mardari, si fermava presso l’area di servizio  dell’interporto toscano “Ovest”, in località Guasticce, dove, dopo alcuni minuti, veniva raggiunto da altri due uomini a bordo di un’autovettura i quali, utilizzando un tubo in gomma ed una tanica, lo aiutavano a trafugare il gasolio dall’autocarro affidatogli, un IVECO “STRALIS”. A quel punto interveniva il datore di lavoro che bloccava il proprio dipendente mentre i due complici riuscivano a dileguarsi in auto. Alcuni minuti più tardi interveniva la pattuglia dei Carabinieri di Collesalvetti, nel frattempo allertata dal titolare della ditta, che prendeva in consegna il moldavo e sequestrava il tubo di gomma ed una tanica di circa 25 lt..

Il  MARDARI, una volta in caserma, veniva dichiarato in stato di arresto con l’accusa di Tentato furto aggravato e, su disposizione del magistrato, condotto presso la propria abitazione agli arresti domiciliari. Sono tuttora in corso gli accertamnti volti ad identificare l’autovettura utilizzata dai due complici del MARDARI.