LEGGE ELETTORALE E QUESTIONE MORALE: ENRICO, BENITO E… MATTEO

di Chiara Rai

Oggi sarà discussa in Senato la famosa legge elettorale “Italicum” rea di aver accentuato i tormenti democratici all’interno del centrosinistra. E’ stata una settimana dove i mal di pancia hanno dominato il Partito Democratico: tra minacce di far cadere il governo e il disco incantato di Mr Renzi  con il suo “cambieremo l’Italia” che ormai si è affermato come il tormentone primaverile che viene propinato da radio Montecitorio a tutte le ore. E’ proprio vero, come in queste ultime ore ha affermato Enrico Letta, la polvere si è posata e gli animi sembrano essersi chetati. Insomma è apparente pace dopo una tempesta che ha portato di nuovo ad una consapevolezza che ormai pesa come un’onta sulla minoranza Dem: comanda Renzi ed è inutile agitarsi. Persino Prodi l’ha capito, tanto che all’Expo ha sorriso al premier come un bambino al primo giorno di scuola. I due si sono stretti la mano e Matteo ha anche accennato una sorta di applauso in favore dell’ex premier. O si mantiene una sorta di coesione e condivisione o si finisce tutti a zampe all’aria. 

Ma neppure il termine “zampe” è appropriato per questo pollaio che è andato in streaming in Aula in questi giorni. Gli animali si sarebbero sicuramente comportati mille volte meglio che questi politicanti da strapazzo che starnazzano e sgomitano per cercare di mantenere inutilmente quell’identità perduta nel momento in cui si è persa la dignità di fare politica senza pensare alle poltrone. Quando mai?

Di esempi ce ne sarebbero ma non vorremmo far saltare sulla sedia qualche fomentato convinto e quindi non diremo che personaggi come Berlinguer o Mussolini non torneranno mai più.

Era il 1981 quando sulle colonne de La Repubblica il primo parlava di “questione morale” e diceva: “La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico”.  Lui, un propositore avanguardista che non riusciva a rimanere vittima di idee legate al passato. Lui sì, promotore del “compromesso storico” fra le grandi forze popolari: DC, PCI e PSI potrebbe ricordare a più di qualcuno come mantenere una stabile alleanza di governo e convincere le vecchie guardie che boccheggiano nella naftalina ad adoperare un pensiero laterale condito da un desiderio innato di servire il Paese.

E il secondo, parlo di Mussolini, visto ora come fumo agli occhi, come un demone da cancellare insieme alle sue opere dopo le quali non vi è nulla di altrettanto grandioso, diceva nel suo famoso discorso alla camera dei deputati del Regno d’Italia del 3 gennaio 1925 quando levò in Aula l’accusa contro se stesso.  Lui fece un discorso che i colpevolisti ancora condannano ma che ritengo intriso di moralità: “La Camera scatta; io comprendo il senso di questa rivolta; pure, dopo quarantott'ore, io piego ancora una volta, giovandomi del mio prestigio, del mio ascendente, piego questa Assemblea riottosa e riluttante e dico: siano accettate le dimissioni. Si accettano. Non basta ancora; compio un ultimo gesto normalizzatore: il progetto della riforma elettorale. A tutto questo, come si risponde? Si risponde con una accentuazione della campagna. Si dice: il fascismo è un'orda di barbari accampati nella nazione; è un movimento di banditi e di predoni! Si inscena la questione morale, e noi conosciamo la triste storia delle questioni morali in Italia. Ma poi, o signori, quali farfalle andiamo a cercare sotto l'arco di Tito? Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere! Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico e morale, ebbene a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l'ho creato con una propaganda che va dall'intervento ad oggi. In questi ultimi giorni non solo i fascisti, ma molti cittadini si domandavano: c'è un Governo? Ci sono degli uomini o ci sono dei fantocci? Questi uomini hanno una dignità come uomini? E ne hanno una anche come Governo?”. Un passo indietro verso la storia di statisti che non torneranno più. Un passo indietro per capire dove andare in futuro . Questo squallido balletto dei politicanti odierni non resterà nella storia di grandi uomini che fanno ancora parlare di sé.