Lavoratori piattaforme digitali: la beffa della legge regionale del Lazio

A chiarire il senso della proposta di legge avanzata dalla giunta del Lazio sui lavoratori delle piattaforme digitali ci ha pensato lo stesso Zingaretti che sul sito della Regione precisa che “questa legge non si fonda sull’idea del lavoro subordinato”.

Non a caso il Corriere della Sera di oggi 22 giugno dedica un editoriale all’iniziativa del governatore del Lazio per apprezzarne il fatto che “non imbriglia come avrebbe fatto l’idea di Di Maio di assumere tutti i riders, ma punta a garantire ai lavoratori salario minimo e assicurazioni”.

Già il titolo della legge di Zingaretti è ingannevole, “Norme per la tutela e la sicurezza dei lavoratori digitali”: ma i fattorini possono essere considerati dei lavoratori digitali? Non sono piuttosto dei lavoratori manuali? La distinzione è fondamentale, perché mentre la dicitura “digitale” rimanda ad una sorta di modernità tecnologica, come peraltro l’inglesismo riders, la realtà ci riporta ad un lavoro antico ed anche particolarmente rischioso.

Proprio la specificazione che Zingaretti ha voluto sottolineare, smaschera il vero intento della sua iniziativa. Non tanto e non solo bruciare sul tempo il neo Ministro del Lavoro ma soprattutto indicare una strada alternativa al riconoscimento dei fattorini come lavoratori subordinati. La linea è questa: costruire una sistema di tutele minime, assicurazione, previdenza, formazione, retribuzione minima, malattie, ma evitare di riconoscere ai fattorini lo status di lavoratori dipendenti.

Eppure è questa la condizione dei fattorini, la cui attività non gode di nessuna autonomia. E’ il datore di lavoro a stabilire le consegne, fissando tempi e destinatari e realizzando un rating reputazionale sulla base della disponibilità ed efficienza del lavoratore. E il fatto che nella legge di Zingaretti si faccia riferimento alla trasparenza di questo rating conferma l’uso di un sistema di totale subordinazione.




GUERRA UCRAINA : CENTINAIA DI LAVORATORI BLOCCATI IN MINIERA

di M.L.S.

Donetsk – Novecento minatori intrappolati in due miniere, sotto un cielo nuovamente illuminato dai colori assordanti della guerra. Sono questi i numeri prodotti dai nuovi scontri tra i separatisti filorussi e le forze governative in Ucraina, nelle vicinanze della città di Donetsk, roccaforte dei ribelli,dove nella giornata di oggi gli scontri a fuoco hanno provocato l'interruzione dell'afflusso di energia elettrica a due miniere di carbone situate nella zona. I siti di estrazione sono quelli di Skochinsky e Zasyadko, dove un numero complessivo di 900 operai è rimasto bloccato tra i cunicoli delle miniere.

A riferirlo sono fonti delle autorità insurrezionali filorusse secondo cui, a Skochinsky sono in corso le operazioni di soccorso per riportare in superficie 379 minatori, mentre a Zasyadko, la miniera tiene ancora in ostaggio almeno 576 prigionieri. Oltretutto, il clima di tensione ed i continui bombardamenti, rendono ancor più complicate le operazioni di soccorso. Già in passato, le conseguenze della guerriglia erano andate a compromettere l'operato delle miniere di carbone, principale risorsa economica dell'Ucraina orientale. 




APRILIA CRISI MONTEBOVI, 21 LAVORATORI RISCHIANO LA CASSA INTEGRAZIONE: BRACCIA CONSERTE A FINE TURNO

Aprilia – I lavoratori dell'azienda Montebovi non calmano lo stato di agitazione che ormai va avanti da diversi mesi. C'è ancora il rischio che 21 lavoratori possano finire senza lavoro. Allora ecco che congiuntamente alle sigle sindacali daranno vita ad un altro sciopero per portare i vertici ad un confronto:  incroceranno le braccia un'ora ogni fine turno, fino al prossimo 30 ottobre. "Questa prima iniziativa è stata pianificata per dare un chiaro e diretto segnale all'azienda – hanno detto le sigle di Cgil, Cisl e Uil – in attesa che venga riaperta la trattativa. Il nostro principale obiettivo è tutelare i 21 lavoratori che finirebbero in cassa integrazione".




LAZIO, LAVORATORI CICLAT, SOLIDARIETA' DALL'IDV

Redazione

«Sono vicino ai lavoratori della Ciclat che hanno manifestato incatenandosi di fronte la sede Atac di Via Prenestina 45, per denunciare il mancato pagamento degli emolumenti, riguardanti le ultime tre mensilità e la tredicesima», Lo dichiara in una nota Giovanni Loreto Colagrossi, consigliere regionale di Italia dei Valori e Componente Commissione Mobilità della Regione Lazio: «Visto il grave momento economico che stiamo vivendo, voglio esprimere a tutti questi lavoratori, insieme al nostro circolo IdV Trasporti e Appalti, la nostra piena solidarietà. Questo episodio – conclude Colagrossi – purtroppo da me già denunciato più volte nel corso del 2011, è l'ennesimo sacrificio chiesto a questi lavoratori, che oltre alla crisi attuale di tutto il nostro paese, stanno vivendo sulla propria pelle, la crisi del non sapere come provvedere economicamente al sostentamento delle loro famiglie».