ALITALIA MAINTENANCE SYSTEM: LAVORATORI SALVI…MA NON TUTTI!

di Chiara Rai

Roma – A seguito dell'accordo sottoscritto con la Regione Lazio che concede la cassa integrazione in deroga ai circa 200 lavoratori di Alitalia Maintenance Systems abbiamo voluto intervistare Fabio Ceccalupo Dip territoriale Ugl trasporto aereo di Alitalia Maintenance Systems anche perché si delineano probabili prossimi risvolti nel possibile futuro acquisto di Alitalia Maintenance Systems

È stato raggiunto l'accordo sottoscritto con la Regione Lazio che concede la cassa integrazione in deroga ai circa 240 lavoratori di Alitalia Maintenance Systems. Come commenta questo esito?

È un risultato eccellente per come si erano messe le cose, e che fino a qualche giorno fa pareva impossibile. Si tratta di ulteriori tre mesi di respiro per i lavoratori, frutto anche di un precedente accordo quadro con le OO.SS regionali e territoriali.
Questo importante traguardo è stato raggiunto grazie alla nostra caparbietà, unita alla disperazione. Oltre a ciò, si deve considerare che, prima di ricoprire un ruolo sindacale siamo lavoratori e dipendenti di questa eccellenza motoristica aeronautica. Tutto ciò ha dato la spinta giusta per convincere le istituzioni regionali e la curatela dell’alta tecnologia e del know how che stiamo per perdere. Tutto questo lavoro l’abbiamo fatto non solo per i lavoratori che rischiano seriamente di trovarsi senza impiego, ma anche per l’economia italiana, che non può permettersi di perdere l’eccellenza tecnologica finora rappresentata da AMS.
Finalmente la Regione ha risposto in maniera positiva ai tanti nostri appelli che da tempo stiamo lanciando, auspicando che ora si proceda insieme per arrivare ad un risultato pieno. Va comunque  sottolineato l’impegno  di alcuni consiglieri regionali che da tempo sostengono la nostra vicenda.

Al momento non risultano essere arrivate adesioni al bando internazionale, aperto dai curatori il 24 dicembre scorso. Siete preoccupati?
Il bando emesso per affittare AMS è  purtroppo è andato deserto lasciandoci  perplessi, anche se dobbiamo riconoscere  alla curatela l’enorme sforzo profuso rendendo l’azienda il più appetibile possibile per i probabili investitori.
La preoccupazione rimane comunque alta perché, nonostante la Regione Lazio e il MISE continuino a rassicurarci circa interessamenti concreti da parte di soggetti pronti a rilevare le attività di Alitalia Maintenance Systems, il fattore tempo non è dalla nostra, dato che si profila il prossimo recesso del contratto di servizio da parte di Alitalia.
Stiamo parlando della  fornitura di motori che potrebbe girare ad altri competitors, se ciò avvenisse, sarebbe un duro colpo e rischierebbe di segnare la fine di ogni nostra speranza, tale eventualità va immediatamente evitata.

Perché il vostro comparto è strategico?

Perché non ci sono altre aziende MRO (Maintenance, Repair and Overhaul) di questo genere in Italia. Altro fattore non trascurabile è la posizione, essendo Fiumicino il principale hub di questo Paese, che pur continuando a registrare aumenti vertiginosi di passeggeri e merci, subisce, tuttavia, una ingiustificata diminuzione di occupati, e .le vicissitudini di AMS ne sono l’esempio.
Questa azienda rappresenta l’ultima eccellenza tecnologica motoristica aeronautica. Un gioiello che, nel corso degli anni, ha formato tecnici di alto livello richiesti anche all’estero e dato opportunità a molti giovani ingegneri appena usciti dalle Università di fare esperienze dirette ed immediate con il mondo del lavoro, portando con orgoglio in tutto il Mondo le proprie rilevanti capacità tecnologiche e standard qualitativi e di sicurezza elevati. Mi lasci dire che non riesco a capire come una compagnia aerea quale Alitalia Sai, che aveva partecipazioni in AMS, che era parte integrante nella storica Alitalia LAI, non senta il bisogno di un comparto tecnico praticamente dentro casa.
Nel corso degli anni AMS non si è limitata al solo compito di eseguire manutenzioni, riparazioni e revisioni sui motori della flotta, ma ha anche fornito costantemente interventi on wings sempre puntuali e a costi inferiori rispetto ai competitors proprio perché risultava strategica e dotata di una logistica favorevole. Non si comprende, quindi, perché si è preferito delocalizzare l’attività cedendola all’estero con costi sicuramente più alti, solo se si considerano quelli doganali, per non parlare di quelli di trasporto, e stiamo parlando di motori e altri componenti delicatissimi e che pesano anche diverse tonnellate. Evidentemente le ragioni per cui AMS non interessa e sia stata fatta fallire recentemente, vanno ricercate altrove e non hanno una giustificazione economica, ma di altro tipo.

Ora la deroga è accordata, ma vi fermerete qui?
Affatto, ci stiamo organizzando perché abbiamo la deadline imposta da Alitalia, che è pronta al recesso dei contratti di servizio in essere già dalle prossime settimane, per cui, eventuali soggetti interessati a rilevare le attività devono farsi avanti subito.
Il MISE e la Regione continuino nel loro impegno sostenendo la ripresa delle attività facendo desistere Alitalia dall’intenzione di recedere dai contratti, anche per lasciare il lavoro in Italia. Noi, come sempre, faremo la nostra parte: i ripetuti sit in che abbiamo organizzato fino ad oggi  hanno prodotto una attenzione mediatica tale che, la vertenza AMS è salita al livello nazionale. Questo grazie anche al sostegno di alcuni gruppi parlamentari che hanno ancora a cuore il made in Italy, e hanno capito che la dimensione del problema è nazionale, investendo il trasporto aereo legato a un importante hub come Fiumicino.
Già dai prossimi giorni, potremmo tornare in piazza per far sentire la nostra voce, affinché la deroga ottenuta non si riduca ad una vittoria di Pirro vanificando gli sforzi di tutti ma sia lo strumento utile per trovare una soluzione piena della vertenza, rilanciando le attività dell’azienda per salvaguardare tutti i 237 lavoratori, che vogliono ripartire e dimostrare ancora una volta di essere in grado di far volare in tutta sicurezza i passeggeri di una delle più importanti compagnie di trasporto aereo del Mondo.

 




ALITALIA MAINTENANCE SYSTEMS: LAVORATORI NEL VORTICE DELLA CRISI

di Alessandro Ranieri

E’ necessaria una soluzione per pagare le integrazioni salariali ai dipendenti oramai allo stremo.

Alitalia Maintenance Systems, azienda leader nel campo della revisione dei motori aeronautici operante sull’aeroporto di Fiumicino, è da tempo in crisi, trascinata da quella di Alitalia, tanto che da circa un anno è in richiesta di concordato.

Quest’ultima situazione , che la pone in uno stato di limbo, è molto mortificante per le potenzialità dell’azienda, in pratica si tratta del classico cane che si morde la coda: essendo in richiesta di concordato non può acquisire commesse pubbliche tantomeno partecipare a bandi o gare e quindi non può lavorare per aeromobili militari e di Stato, e così facendo si allontana la soluzione della crisi in cui versa.

Ma la cosa peggiore è che la situazione di concordato si ripercuote purtroppo anche sui lavoratori non una sola volta, ma due, essendo molti dipendenti in cassa integrazione straordinaria a rotazione sono destinatari decurtazioni salariali anche pesanti, con bollette e mutui da pagare, mentre 60 dipendenti su 315 sono oramai in mobilità.

Ma non solo: sempre per effetto del concordato, l’azienda non può sanare i debiti contributivi antecedenti alla situazione concordataria con l’INPS, e questo comporta l’impossibilità, per l’ente previdenziale, di erogare le prestazioni di integrazione al reddito che sono dovute in questi casi, e quindi i lavoratori ancora una volta prendono l’ombrello in quel posto, come nelle vignette di Altan.

A questo proposito le organizzazioni sindacali Filt CGIL, Fit CISL, UILtrasporti e UGL Trasporto Aereo, affermano Claudio Arbotto della CISL e Fabio Ceccalupo dell’UGL, stanno tentando in tutti i modi di trovare una soluzione condivisa con tutti i soggetti interessati, quali il Comitato del Fondo del Trasporto Aereo, l’INPS e l’Azienda stessa, per vedere di trovare una via di uscita favorevole all’interno del regolamento del Fondo, superando una interpretazione del Ministero del Lavoro, tutta sfavorevole ai lavoratori.



In effetti AMS i contributi regressi li pagherebbe pure, il problema è che ha le mani legate per il fatto che la legge sul concordato vieta uscite di denaro al momento della richiesta fatta.



La sua situazione andrebbe infatti distinta a quelle aziende veramente morose, e il problema potrebbe essere risolto con il buon senso di tutti tenendo presente che, nel piano di rientro presentato dall’azienda al Tribunale di Roma, l’INPS risulta essere uno dei creditori privilegiati.



Nel frattempo, proprio il Tribunale sta per pronunciarsi sul piano presentato e decidere se dare l’assenso o meno. Di qui l’omologa, che cancellerebbe di un sol colpo tutti i problemi ma i tempi per tale decisione sono ancora lunghi e i lavoratori rischierebbero di ritrovarsi sul lastrico.



In ogni caso una soluzione si deve trovare perché non è possibile che a pagare siano sempre i lavoratori già tanto duramente provati ed umiliati da una situazione che non hanno né causato, né voluto.