LATINA: TRE RAGAZZE INVESTITE SULLE STRISCE PEDONALI DAVANTI SCUOLA

Redazione

Latina – A Latina tornano sotto i riflettori della cronaca il problema sicurezza e la richiesta dei dossi. Tre alunne del liceo Manzoni sabato mattina sono state investite mentre attraversavano sulle strisce pedonali per fare il loro ingresso a scuola. La scuola ed i genitori stanno portando avanti da anni la battaglia per la sicurezza, chiedendo che vengano installati dei dossi per far rallentare le auto che a tutte le ore sfrecciano su viale Le Corbusier.

Lo stesso dirigente scolastico del Manzoni, il prof. Pietro Altobelli, ha inviato numerose richieste di messa in sicurezza della strada, tutte rimaste inascoltate.

Nicoletta Zuliani, consigliera comunale del Partito Democratico di Latina nonché insegnante nell'istituto superiore, è indignata per l'accaduto. “Si tratta dell'ennesimo episodio che vede coinvolti alunni del liceo, che ogni giorno rischiano la vita per andare a scuola. Soltanto pochi mesi fa un caso simile aveva coinvolto un'altra ragazza e anche in quell'occasione avevo cercato di smuovere l'amministrazione comunale per darsi da fare e rimediare a questa vergogna.

Dai dirigenti comunali mi è arrivata una risposta secca e agghiacciante: non si può fare niente. Il motivo? La strada avrebbe dovuto essere prima declassata”. La storia dei dossi artificiali di viale Le Corbusier, però, oggi ha un seguito: in una recente commissione, infatti, Zuliani ha sollevato nuovamente la questione, che sta seguendo sin dal suo insediamento in consiglio comunale, ed un dirigente del Comune le ha rivelato che da tempo quella strada ad alto scorrimento è stata declassata attraverso un'ordinanza del sindaco. Non ci sarebbero però i soldi da destinare per l'opera. Questo significa, per la consigliera democratica, che l'amministrazione non vuole installare quei dossi per la sicurezza dei ragazzi. “Questo è dolo – afferma Zuliani – Ed è inconcepibile che un'amministrazione pubblica, un sindaco, mettano consapevolmente in pericolo l'incolumità dei propri cittadini. Perché infatti non si parla soltanto di ragazzi: oggi sono state investite tre studentesse, ma su quelle strisce poteva esserci chiunque: un genitore, un insegnante, un passante che non c'entra nulla con la scuola.

L'amministrazione di Giovanni Di Giorgi aspetta che qualcuno si faccia male in modo irreparabile per intervenire?”.
Per Zuliani l'episodio è ancora più grave alla luce di un fatto: il Comune spreca soldi pubblici in spese sbagliate, spacchettamenti, e finanziando opere faraoniche come la pavimentazione della Ztl, ma lascia nel dimenticatoio la sicurezza delle scuole e delle strade. Le basi per la vivibilità di una città che possa definirsi civile, oltre che capoluogo di provincia.
 




LATINA: IL COMITATO NO BIOGAS INCONTRA LA CITTADINANZA

Redazione
Latina
– Si terrà domani alle ore 19:30 presso il ristorante “Al Fogolar” della Chiesuola, l’assemblea pubblica “Biogas, un anno dopo”. Un’occasione importante per tutta la cittadinanza per fare il punto sulle attività svolte, sulla situazione attuale e sulle prospettive future, esattamente a distanza di un anno dall’inizio della battaglia del Comitato No Biogas Latina: un’associazione apolitica formata da diversi residenti del comune di Latina al solo fine di tutelare il territorio e la salute pubblica, senza alcuna intenzione di voler contrastare la libera impresa.

All’incontro di domani sera sarà presente il Sindaco di Latina Giovanni Di Giorgi, da sempre resosi disponibile nell’affrontare la questione biogas nel comune pontino, mettendoci la faccia oltreché l’impegno politico.

«La battaglia per la salvaguardia della nostra salute, e delle terre che abbiamo ereditato dai Padri Fondatori di questa pianura bonificata, è partita esattamente un anno fa, da quando siamo stati informati della possibile realizzazione di una centrale a biogas in via della cava, in zona Chiesuola, a ridosso delle abitazioni e a duecento metri da una scuola materna ed elementare. Da allora abbiamo deciso di formare un comitato di cittadini, ci siamo informati, abbiamo studiato la materia e sentito esperti del panorama nazionale; abbiamo partecipato ad incontri anche oltre regione e coinvolto tecnici e professori universitari specializzati nella materia. Di fatto ci siamo creati quel bagaglio di conoscenze utile a padroneggiare la situazione e che intendiamo ora mettere a disposizione di chiunque voglia sapere di più del biogas nel nostro territorio, e non solo alla Chiesuola.
Siamo contenti del diniego emesso dagli uffici tecnici del Comune nei giorni scorsi, e ringraziamo l’amministrazione per quanto è riuscita a fare finora, ma ricordiamo che la battaglia non è finita. Se in zona Chiesuola, nonostante la possibilità dell’azienda costruttrice di rivolgersi al Tar, non dovesse venir realizzata la centrale a biogas, non dimentichiamo che ci sono diverse richieste di permessi a costruire di simili impianti. È bene dunque non abbassare la guardia, noi cittadini, l’amministrazione e i tecnici comunali tutti, così come è importante una volta per tutte approvare quel tanto atteso regolamento, fermo ancora in attesa di ratifica in commissione Urbanistica. La tutela del territorio e della salute pubblica deve essere il primo punto in ogni agenda politica, un valore da perseguire ad ogni costo per evitare che speculazioni economiche che giovano solamente a pochi (in questo caso 2-3 persone) possano fare di Latina e sue periferie merce da sfruttare e gettare nel degrado strutturale ed ambientale. Questo è il nostro impegno, nulla di più, e dopo Chiesuola dovremmo preoccuparci di tutto il territorio comunale perché si elimini del tutto lo spettro delle centrali a biogas che da oltre un anno, compiutamente, aleggia sulle nostre teste”.     

Rinnovando la disponibilità per tutti coloro che meglio vogliono conoscere la situazione e a completa disposizione dell’amministrazione comunale, il Comitato No Biogas Latina invita tutta la cittadinanza a partecipare all’evento di domani sera alle 19.30 presso il ristorante “Al Fogolar” della Chiesuola. Perché se tutti soffiassimo insieme le nuvole se ne andrebbero.

 




LATINA, SGOMINATA LA BANDA DEGLI ANABOLIZZANTI:

Redazione

Latina – I militari del comando provinciale Latina hanno condotto un'operazione a contrasto dei traffici illeciti di sostanze steroidi e anabolizzanti utilizzate nelle palestre, nocive alla salute. I finanzieri della compagnia di Latina, dopo aver sequestrato circa 3.500 tra fiale e pasticche di sostanze steroidi anabolizzanti tra cui il nandrolone illegalmente detenute, che avrebbero consentito di ottenere, una volta divise, circa 5.000 dosi di sostanza dopante, (pari ad un valore commerciale di circa 500.000 euro sul mercato illegale) nonchè 60.000 euro in contanti provento dell'attività illecita, oggi hanno eseguito quattro misure di custodia cautelare in carcere su disposizione della procura della Repubblica di Roma – direzione distrettuale antimafia Lasperanza Carlo.

Le indagini svolte, anche mediante intercettazioni telefoniche e telematiche, hanno rilevato l'esistenza di un'organizzazione dedita all'importazione ed alla commercializzazione di sostanze medicali di provenienza estera di natura anabolizzante o psicotropa, queste ultime soggette alla disciplina di cui al dpr nr.309/1990 – testo unico sugli stupefacenti. L'importazione delle sostanze steroidi anabolizzanti avveniva attraverso una società di trasporto di soggetti di nazionalità romena che importava le sostanze vietate dalla Moldavia e dalla Romania direttamente in Italia per poi collocarle sul mercato nazionale mediante una rete di distribuzione locale.

Tra i distributori italiani è stata individuata l'organizzazione facente capo ad un uomo di Cisterna di Latina, D.L.N 34enne titolare di una palestra, insieme ad altre tre persone, B.A. 25enne di Latina, P.R. di 36 anni di Cisterna di Latina ed S.A.S.A. di 32 anni originario di Quartu Sant'Elena (CA). L'ordinativo delle sostanze anabolizzanti avveniva attraverso un consolidato sistema di comunicazioni tra gli arrestati e i loro clienti, basato sullo scambio di richieste di dopanti attraverso i messaggi inviati sui diversi profili dei social network, quali facebook, o tramite l'applicazione di messaggistica whatsapp. La consegna delle medesime sostanze, invece, avveniva tramite una ditta di spedizione nazionale. In particolare lo stesso D.L.N. ricevuto l'ordinativo degli anabolizzanti, contattava direttamente l'operatore della ditta di spedizione al quale consegnava il pacco con le sostanze dopanti avendo cura di effettuare tali operazioni sempre in posti diversi ed all'aperto per meglio occultare l'attività illegale. La particolare pericolosità sociale che ha caratterizzato l'associazione composta dai quattro arrestati deriva anche dal fatto che rivendevano agli sportivi sostanze dopanti destinate ad un uso animale attraverso false ricette mediche a firma di medici generici e veterinari completamente ignari. In particolare, la falsificazione delle ricette mediche avveniva tramite l'indicazione di farmaci anabolizzanti destinati oltre che a persone anziane anche a cavalli, bovini ed altri animali (quali ormoni della crescita) e una volta acquistati dall'organizzazione presso farmacie in realtà venivano destinati all'uso da parte dei frequentatori delle palestre. I quattro arrestati, infatti, sono tutti bodybuilder, quali allenatori di numerosi ragazzi dediti alla cultura fisica i quali ricevevano consigli sulle diete da seguire e sulle sostanze da assumere per aumentare la massa muscolare, con notevolissimi rischi per la salute. I soggetti sono stati tratti in arresto per associazione a delinquere finalizzata all'importazione, al commercio abusivo di farmaci anabolizzanti, al traffico di sostanze stupefacenti di cui agli artt. 416 cp, art. 9 legge 376/2000, art. 74 del dpr. 309/90, art. 147 d lgs 219/2006 oltre la ricettazione art. 648 cp per aver acquistato e destinato al commercio farmaci illegalmente introdotti nel territorio dello Stato.




LATINA: SPARITI DAL BILANCIO 130MILA EURO

Redazione

Latina – Il progetto per far arrivare il wi-fi nelle scuole e nelle università, con un impegno di spesa di 50mila euro. Altri 50mila euro per l'abbattimento delle barriere architettoniche nella città. E 30mila euro per installare la videosorveglianza nei borghi Nord del capoluogo pontino.

Sono questi i tre emendamenti del Partito Democratico di Latina che avevano trovato accoglimento da parte dell'intera assise e che avevano ricevuto un voto favorevole unanime in Consiglio comunale. Sono anche però questi i tre emendamenti, con i relativi fondi a loro sostegno, che non si sa che fine abbiano fatto.

È proprio questo il nodo della questione che intendono affrontare, in tutte le sedi, il capogruppo del Pd in consiglio comunale Alessandro Cozzolino e la vice presidente del consiglio comunale Nicoletta Zuliani, che hanno visto sparire dal bilancio dell'Ente quelle somme che invece erano state previste per la realizzazione dei progetti deliberati.

“Che fine hanno fatto i fondi che il Consiglio aveva deciso di stanziare? Centotrentamila euro sono tantissimi, non può esserci un 'buco' così grande nelle casse del Comune, né tantomeno gli uffici possono aver ignorato un atto di indirizzo varato dall'organo rappresentativo del Comune” – affermano i due consiglieri. “Oppure – ipotizzano Cozzolino e Zuliani – sta succedendo qualcosa di molto grave: l'amministrazione del sindaco Giovanni Di Giorgi potrebbe avere arbitrariamente stabilito che quei soldi vadano indirizzati altrove. In questo caso, ci troveremmo davanti a un vero e proprio atteggiamento antidemocratico, oltre che ad una gravissima inadempienza. Ne andrebbe della credibilità dell'Ente davanti a tutta la città, ed il potere del Consiglio comunale, che è l'organo di massima rappresentanza del Comune, ne uscirebbe svilito e mutilato.

È per questo motivo che chiediamo formalmente al sindaco Di Giorgi di rispondere con urgenza a queste nostre domande, soprattutto considerando che non è la prima volta che mozioni, ordini del giorno e indirizzi precisi vengono ignorati in dispregio alla sovranità democratica delle Istituzioni”.
 




CIOCIARIA: UN TERRITORIO DIVISO FRA TRE PROVINCE

di Michele Santulli

Frosinone – Le province per fortuna degli Italiani, saranno finalmente e definitivamente eliminate e di conseguenza si comincia già a parlare pur se solo vagamente, che ne sarà dei loro territori cioè delle amministrazioni comunali pertinenti e, per esempio, a quale regione accorparli.

Per quanto riguarda le province di Fosinone e di Latina non si è parlato della parte meridionale della provincia di Roma e cioè di Colleferro, Segni, Olevano, Subiaco, Paliano, ecc.  e delle località dei Monti Simbruini e Ruffi che pure fanno parte della Ciociaria Storica.

Il che lascia già mal presagire: non individuare geograficamente e storicamente il territorio del quale le tre province sono tre componenti, è da ritenere grave malformazione logica, riprova evidente, ancora oggi, della ignoranza e misconoscenza di quanto si sta affrontando.

Discettare dunque sulle regioni macroeconomiche e macrogeografiche alle quali aggregare le province di Frosinone e Latina che correttamente si vogliono tenere assieme e indivisibili ma allo stesso tempo ignorando quella di Roma, è riprova evidente di quanto poca coscienza e consapevolezza si ha della situazione reale.  
Una regione per secoli sempre unitaria e uniforme, sia in epoca italica e sia ancora di più in epoca romana poi divisa tra Stato della Chiesa e Regno di Napoli, il cui  nuovo confine era segnato dal fiume Liri e suo prolungamento ideale fino a  Itri e Terracina: ma folkloricamente e socialmente unita e compatta, pur se politicamente come detto in parte napoletana (Alta Terra di Lavoro) e in gran parte papale, fino al 1860/70.

In epoca mussoliniana questo territorio coeso e omogeneo  venne  spezzettato in tre  entità amministrative, le attuali province di Latina, Frosinone e Roma, dopo aver correttamente inglobato il suddescritto territorio borbonico tra i fiumi Liri e Garigliano (Alta Terra di Lavoro) alla neo costituita provincia di Frosinone: e, come terza provincia,  la parte meridionale della provincia di Roma la quale si attribuì tutta la fascia dei Monti Simbruini e Ruffi  (Anticoli C.,  Saracinesco, ecc.) fino a Subiaco, Paliano, Olevano, S.Vito, Colleferro, Segni, ecc. gioielli di ciociarità.

La riorganizzazione amministrativa mussoliniana di ottanta anni fa ha rappresentato dunque per il territorio di cui stiamo parlando una gravissima frantumazione e disgregazione che la incoscienza e insensibilità miste a mero campanilismo, delle tre istituzioni relative, le Province di  Frosinone, Latina e Roma,  da allora fino ad oggi, hanno  vieppiù aggravato e scavato fino ad ottenere che le comuni radici e la comune eredità costituitesi  e sedimentatesi durante più di venti secoli di unione e vita comune, venissero completamente ignorate e neglette. Per fortuna la Storia non dimentica e non cancella.

Una frantumazione in verità doppiamente perversa in quanto non solamente divise e separò in tre parti  un territorio omogeneo e armonico quanto ne fece tre entità amministrative autonome e indipendenti l’una dall’altra che in pochi decenni hanno conseguito il risultato funesto di quasi annullare e far dimenticare  una comunanza invece plurisecolare.

Con la soppressione delle Province si presenta dunque sulla ribalta della Storia un sottile enigma da affrontare: riaggregare e riunificare l’antica regione fino al Garigliano o accettare e confermare in toto o in parte, la presente frantumazione e sgretolamento. Cioè rimettere assieme le attuali province di Frosinone e di Latina e le città e territori incorporati oggi nella provincia di Roma, oppure procedere ad altre, antistoriche configurazioni territoriali.

Crediamo che l’opera dei singoli sindaci è quella che potrà essere determinante poiché il loro ruolo nella nuova situazione ne esce enormemente accresciuto e rafforzato. Nel caso felice in cui si avrà cura di attenersi e perciò di ricostituire l’antica  plurimillenaria regione, la Storia mette già a disposizione la denominazione felice e sola pertinente per circoscrivere tutto il territorio a Sud dei Castelli Romani iniziando dai Simbruini con confine meridionale il fiume Garigliano, orientale gli Appennini, occidentale il Tirreno cioè: Ciociaria.

Qualcuno osserverà: ma la Ciociaria non è una entità amministrativa  o geografica o politica o ecc.:  è vero: in effetti essa è qualcosa di più, di molto di più: essa è un concetto certamente folklorico e storico ma, in aggiunta, anche spirituale e sentimentale, il solo storicamente noto e conosciuto e in tutto questo antico territorio oggi diviso tra Latina, Frosinone e Roma le uguaglianze e le uniformità e perciò i vincoli sono veramente diffusi e comuni, visibili, senza artifici politici o geografici o religiosi, a dispetto degli ottantanni bui trascorsi.

Ciociaria dunque è la sola denominazione idonea a far rivivere la comune eredità ovunque presente e diffusa ma soprattutto a identificare e a connotare la regione finalmente riunificata.   
                                                                                                                         




LATINA: IN MANETTE IL GIUDICE ANTONIO LOLLO PER CORRUZIONE

Redazione

Latina – Corruzione in atti giudiziari, concussione, turbativa d'asta, falso. Sono alcune delle accuse a vario titolo contestate a otto persone destinatarie di ordinanze di custodia cautelare emesse dai giudici di Perugia e di Latina ed eseguite oggi dalla Squadra mobile di Latina. Tra gli arrestati, quattro in regime di detenzione in carcere e altrettanti ai domiciliari.

Carcere per il giudice della fallimentare Antonio Lollo, per il consulente del tribunale Vittorio Genco, per i commercialisti Marco Viola e Massimo G. (quest’ultimo non ancora raggiunto formalmente dalla polizia). Ai domiciliari la cancelliera Rita Sacchetti, l’imprenditore calabrese Luca Granato, un maresciallo della guardia di Finanza e la moglie di Lollo, Antonia Lusena. Indagata per riciclaggio, e in odore di arresto, anche la suocera del giudice. Spiega la questura di Latina:"I reati contestati vanno dalla corruzione, alla corruzione in atti giudiziari, alla concussione, all’induzione indebita a dare o promettere denaro od altra utilità, alla turbativa d’asta, al falso ed alla rivelazione di segreto nonché all’accesso abusivo ad un sistema informatico e telematico aggravato dalla circostanza di rivestire la qualità di pubblico ufficiale. Le indagini – spiega la nota – coordinate dalle autorità giudiziarie del capoluogo pontino ed umbro, erano state avviate in seguito ad una denuncia presentata presso la procura della Repubblica di Latina, in cui si prospettavano fatti di bancarotta nell’ambito di un concordato preventivo. Ben presto lo sviluppo dell’attività investigativa, delegata alla squadra Mobile di Latina, ha portato alla luce un consolidato sistema corruttivo, grazie al quale i consulenti nominati dal giudice nelle singole procedure concorsuali, abitualmente corrispondevano a quest’ultimo una percentuale dei compensi a loro liquidati dal giudice stesso".




LATINA: SULLO SCANDALO MENSA SCOLASTICA ARRIVA L'ULTIMATUM AL COMUNE

 

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Redazione

Latina – Il servizio di refezione della scuola materna di Piazza Aldo Moro sarà sospeso dal primo giorno di rientro dalle vacanze pasquali. Lo ha deciso il dirigente scolastico, e provvederà a mettere in pratica questo “ultimatum” posto al Comune di Latina, se i locali della mensa non saranno messi in sicurezza. La situazione strutturale tuttora impedisce ai bambini, infatti, l'accesso agli idonei locali ed i pasti continuano ad essere serviti nelle aule dove si svolgono le lezioni.

Oggi nella scuola di Piazza Moro c'erano anche i carabinieri del Nas, chiamati da alcuni genitori, per verificare le condizioni in cui i pasti venivano serviti.

“È scandaloso – afferma Nicoletta Zuliani, consigliera comunale del Partito Democratico – che dopo settimane, per le lentezze e l'incapacità dell'amministrazione del sindaco Giovanni Di Giorgi, i bambini siano ancora relegati a mangiare nelle classi. Questo non comporta soltanto una questione di igiene, ma anche altri problemi: le monoporzioni nominative che vengono servite oggi, per esempio, hanno un costo maggiore rispetto al classico servizio mensa e siccome il Comune non paga un extra alla ditta appaltatrice, quest'ultima ha eliminato il personale refettore che assisteva ai pasti ed oggi sono le collaboratrici scolastiche a dover sopperire a questo compito, senza però essere in possesso di tutti i presìdi necessari allo scopo. C'è un ulteriore aspetto da considerare: le famiglie sarebbero messe gravemente in difficoltà dalla sospensione del servizio mensa: davvero il sindaco vuole arrivare a questo?”.
Zuliani torna a sottolineare che la scuola deve essere una priorità per l'amministrazione comunale, che non può pensare di far trascorrere dei mesi prima di fare dei lavori di messa in sicurezza. “Per questioni di somma urgenza – spiega la consigliera democratica – il Comune potrebbe anche far svolgere i lavori e pagare le ditte dopo il termine degli stessi. Invece, con questo atteggiamento, Di Giorgi continua a dimostrare la precisa volontà politica di non fare. Il sindaco torni sui suoi passi: dirotti i soldi della pavimentazione della Ztl sulle emergenze della scuola, si impegni in prima persona per intercettare i fondi che le altre Istituzioni mettono a disposizione per l'edilizia scolastica”.

In tutta questa situazione non è di poco conto anche l'organizzazione della macchina amministrativa, che la consigliera democratica ha già fortemente criticato. “Il settore edilizia scolastica è letteralmente lasciato alla propria sorte, con responsabilità immense che gravano sul personale e con i relativi disagi che pesano anche a livello di salute e sicurezza pubblica, come nel caso di Piazza Moro. A breve si dovrà stilare il Piano triennale delle assunzioni: il sindaco, oltre a riorganizzare l'Ente, proponga di assumere tecnici per rimpinguare gli uffici che ne hanno bisogno ed anche non sottovaluti un altro aspetto, quello di assumere personale di base che rimanga all'interno dell'amministrazione: da anni non vengono assunti dal Comune di Latina operai che restino in organico all'Ente, che invece deve così ricorrere continuamente ad incarichi per ditte esterne, con un conseguente aggravio di spese sul bilancio. Ricorrere a personale interno, invece, comporterebbe un risparmio oltre che una sicurezza”.
 




LATINA: SULLA VARIANTE MALVASO IL SINDACO FA ORECCHIE DA MERCANTE E NON RISPONDE ALL’INTERROGAZIONE

 

Nicoletta Zuliani (Pd): “Di Giorgi risponda almeno alla magistratura”

 

Redazione

Latina – “Un'altra occasione persa, per il sindaco Giovanni Di Giorgi, per spiegare come mai gli uffici comunali sono stati estromessi dal parere pro veritate che doveva far luce sulla cosiddetta variante Malvaso a Borgo Piave”. Il commento di Nicoletta Zuliani, consigliera comunale del Partito Democratico, si riferisce alla mancata risposta all'interrogazione che aveva posto al sindaco di Latina riguardo a vari aspetti dell'incarico conferito al professor Federico Tedeschini, in qualità di esperto in questioni urbanistiche, sulla correttezza dell'operato dell'amministrazione comunale.
“È già la seconda volta che il sindaco manca all'appuntamento con la verità, davanti ai cittadini presenti in aula consiliare” – afferma Zuliani, che per questa mattina attendeva la risposta del primo cittadino. È la seconda volta, infatti, che Di Giorgi non risponde all'interrogazione posta da Zuliani durante il question time che precede la seduta del consiglio comunale. “Oggi sulla questione che ho posto, cioè sulla completezza del materiale fornito al prof. Tedeschini per scrivere il proprio parere, sta facendo verifiche anche la Procura della Repubblica. Perché il sindaco continua a fare finta di niente, perché continua a non rispondere? Lo deve ai cittadini e, a quanto sembra, anche ai magistrati. Sarà forse proprio per questo motivo che non ha voluto esporsi oggi?”.

La tesi di Zuliani, articolata attraverso le domande poste nell'interrogazione rivolta al sindaco, sul parere pro veritate da lui richiesto al prof. Tedeschini, è che Di Giorgi per paura di ricevere un giudizio negativo sulla variante, avrebbe “scelto” di non avvalersi dell'Avvocatura comunale: dichiarando l'urgenza di ricevere questo parere, il sindaco avrebbe infatti dato una scadenza troppo breve agli uffici per coordinarsi e, pur essendosi reso disponibile il settore Avvocatura ad esaminare il caso, non avrebbe mai ricevuto le carte richieste per esprimere un parere.
“Dov'era l'estrema urgenza, se il professor Tedeschini ha impiegato ben quattro mesi per dare una risposta al Comune? – torna a chiedere Zuliani – La realtà è che il sindaco, consapevole di rischiare grosso in vista di un parere quasi certamente negativo da parte dell'Avvocatura del Comune, ha incaricato un consulente esterno, pagato con 10mila euro di soldi pubblici, che avrebbe potuto dargli ciò che gli serviva e che puntualmente è arrivato: un parere favorevole. Oggi però sono i magistrati che vogliono vederci chiaro ed a loro, mi auguro, certamente fornirà le risposte che oggi attendevamo tutti”.
 




LATINA: TEMPI CICLOPICI PER METTERE IN SICUREZZA LA MENSA SCOLASTICA

 

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Persi i fondi 2015 dell'8 per mille Irpef per l'edilizia scolastica. Zuliani (Pd): “Ennesima dimostrazione di incompetenza”

 

Redazione

Latina – Passeranno almeno due mesi prima che la mensa della scuola materna di Piazza Aldo Moro possa essere messa in sicurezza. Nel frattempo i bambini continuano a consumare i pasti in monoporzioni direttamente nelle aule dove si svolgono le lezioni. Questo perché il Comune di Latina non ha ancora fatto alcuna comunicazione alla scuola sui tempi necessari per lo svolgimento dei lavori, e per il fatto di aver inserito i lavori in una determina da circa 90mila euro che comprende anche sistemazioni in altri plessi del capoluogo.
“È una precisa volontà politica quella di non mettere in sicurezza la scuola. Com'è noto – spiega Nicoletta Zuliani, consigliera comunale del Partito Democratico di Latina, che aveva sollevato la questione della mensa della scuola pericolante la scorsa settimana – per spese che superano i 40mila euro, i Comuni sono tenuti ad indire una gara, mentre per importi inferiori e per lavori di natura urgente possono essere fatti affidamenti diretti alle ditte. Il punto è proprio questo: l'amministrazione del sindaco Giovanni Di Giorgi non ritiene che la messa in sicurezza di una mensa scolastica, che comporta anche un problema di igiene all'interno dell'istituto, sia un lavoro urgente. Il sindaco è responsabile della salute della città, ed è uno scandalo che non intervenga”.

La verità, secondo la consigliera democratica, è che della scuola, all'amministrazione Di Giorgi, non importa nulla, ma serve soltanto a fare passerella in cerca di voti. “Quando in Comune hanno voglia di affidare lavori, anche non urgenti, sono disposti persino a procedere attraverso determine illegittime, come nel caso dello spacchettamento che ho fatto emergere per il cimitero di Borgo Montello. Mentre la scuola continua ad essere la Cenerentola di questa amministrazione” – afferma Zuliani.

“E non si trovino più scuse nella mancanza di soldi – affonda la consigliera del Pd – Il Comune getta il denaro pubblico dalla finestra per spese inutili, come la pavimentazione della Ztl, il finanziamento al Festival del Circo, contratti multipli per medesimi servizi nei diversi uffici comunali. E poi perde o non si avvale dei finanziamenti offerti dalla Stato, come nel caso della richiesta di attingere ai fondi dell'8 per mille Irpef in favore dell'edilizia scolastica. I Comuni, grazie alla legge di stabilità del 2014, entro lo scorso 15 dicembre avrebbero potuto fare richiesta per ricevere, in percentuale, questi fondi destinati ad opere di 'ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico ed efficientamento energetico degli immobili di proprietà pubblica adibiti all'istruzione scolastica', così come indicato dalla stessa legge. Non avendone fatto richiesta, il Comune di Latina per tutto il 2015 non ne beneficerà. E adesso voglio sapere il perché di questa mancanza: ne chiederò le motivazioni con un'interrogazione in consiglio comunale e porterò la questione in commissione Trasparenza” – annuncia Zuliani.
 




LATINA: BLITZ A SCUOLA DELLA POLIZIA E PSICOTERAPEUTE PER PRELEVARE UN BAMBINO

 

Interpellato il Presidente della Repubblica: sotto accusa il metodo usato per portare via il minore

 

Latina – Martedì 10 marzo durante la mattinata la polizia di Latina si è presentata alla scuola di Borgo Faiti, l'ha circondata, ne ha controllato le uscite con gli agenti ed ha cercato un bambino che alle 10:00 si trovava al suo posto, in classe con i suoi compagni. La scuola è rimasta bloccata per ore, perché il bambino non voleva andare nella casa famiglia dove un decreto del Tribunale dei Minori di Roma aveva stabilito che andasse. Con due operatrici psicoterapeute il bimbo si è convinto e, solo nel pomeriggio, le ha seguite nella struttura. Fino a quel momento la scuola è rimasta praticamente paralizzata e le attività previste nel pomeriggio sono saltate.

“Lo hanno portato via come fosse un criminale. È solo un bambino, non c'era bisogno di tanto clamore, né di questo metodo così brusco che è stato il prelevarlo dalla scuola in cui è cresciuto e dove tutti lo conoscono. Quei momenti gli resteranno sicuramente impressi nella mente a lungo”. È questo il commento di Ferdinando Tripodi, vice presidente di “Valore Donna” di Latina, associazione contro la violenza sulle donne e sui minori.

Il vice presidente di Valore Donna condanna fortemente il metodo usato dalle forze dell'ordine ed ha inviato una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, spiegando come si sono svolti i fatti, ma soprattutto chiedendo di cercare il responsabile di una decisione così estrema nei confronti di quello che è soltanto un bambino. “Una scuola messa sotto assedio, un bambino strappato all'improvviso dal banco e dalla sua vita, e convinto, solo dopo ore, a seguire gli assistenti sociali. Due auto che lo portano via a gran velocità. Nessuno ha potuto salutarlo, neanche i familiari. Gli amichetti di scuola in lacrime, scioccati. La gente del borgo a bocca aperta davanti al cancello della scuola. Scene drammatiche di cui cerchiamo un responsabile. Qualcuno avrà pur deciso che tutto questo andava fatto, in queste modalità disumane”.

Anche il presidente onorario della stessa associazione del capoluogo pontino, l'avvocato Domenico Musicco, è solidale con la famiglia del bambino.

L'associazione Valore Donna è pronta a chiedere l'intervento del Governo e del Presidente del Consiglio Matteo Renzi,
perché ritiene che la battaglia da condurre non sia contro i minori e contro le loro famiglie, come sembra invece in casi come questo, ma contro chi permette che la vita di un bambino possa essere stravolta da un momento all'altro soltanto per dare attuazione immediata alle carte di un Tribunale, quando avrebbero potuto essersi metodi molto meno invasivi e traumatizzanti per il minore e per la sua famiglia rispetto a quello invece utilizzato. La scuola deve restare un ambiente protetto da queste situazioni, deve rimanere un luogo inviolabile perché è lì che si costruisce il futuro, è anche lì che le persone trarranno esempio di vita e di comportamento. È lì che purtroppo, ancora oggi e troppo spesso, accadono fatti simili a quello di Latina.

Ecco il Il testo della lettera inviata al Presidente della Repubblica

 
"Ill.mo Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella
Piazza del quirinale 1, ROMA

Davvero non esiste più ragione in questo schifo di Italia. Un bambino di appena 12 anni trattato come se fosse uno spacciatore, un latitante da acciuffare, un pericoloso criminale… Ma in che Italia stiamo vivendo, Presidente Sergio Mattarella?
Le racconto in breve la storia:" – Martedì 10 Marzo 2015, ore 10:00 circa, presso la scuola media di Borgo Faiti quando, su disposizione del giudice del Tribunale dei Minori di Roma, personale dell'Ufficio Minori della Divisione Anticrimine della Questura di Latina, due operatrici psicoterapeute, il curatore speciale e il tutore nominati dal Tribunale dei minori si sono recati presso il plesso scolastico per eseguire un provvedimento giudiziale di sospensione della potestà genitoriale ed affidamento ad una casa famiglia nei confronti del bambino. Si precipitano nella classe di un bambino di appena 12 anni che chiamerò Francesco (nome di fantasia) e gli comunicano che deve andare con loro, deve essere portato via, in silenzio, senza che la famiglia fosse avvertita. La madre non deve sapere. I nonni e tutti coloro che lo amano, lo proteggono, lo curano ogni giorno, non devono sapere. Sapranno dopo, forse…

Il bambino ovviamente si spaventa a morte. Lacrime, urla, cuore che batte a mille, una sola parola dalla sua bocca: MAMMA! Il bambino si precipita all'esterno della classe e telefona alla mamma: CORRI, MI VOGLIONO PORTARE VIA! Intanto nell'attesa infinita dell'arrivo della mamma, il bambino è disperato.. tenta di scappare ma non può perché è circondato. La scuola è circondata. 15 forse 20 uomini. Tra Squadra Mobile, Psicologi, Tutori.. è "braccato" come un latitante qualsiasi…

All'arrivo della mamma, dei nonni, dei parenti e amici increduli, e disperati, tutti gli ingressi sono vigilati da uomini di Polizia che non permettono di entrare, l'edificio è stato isolato perché il bambino si rifiutava di lasciare la scuola e trasferirsi nella casa famiglia., scene da film poliziesco , dove un ladro qualsiasi deve essere vigilato affinchè qualcuno non lo aiuti a scappare. Nel frattempo fuori della scuola arrivano le ambulanze, perchè la mamma del piccolo ed il nonno affetto da una grave patologia hanno più volte della giornata avuto bisogno delle cure dei sanitari.

Il tutto si è concluso nel tardo pomeriggio. Il bambino è stato portato via di corsa, su una macchina uscita a gran velocità dalla scuola, scortata da una vettura della polizia. Ancora urla, grida, svenimenti, dolore, lacrime. Un dramma che segnerà per sempre quella famiglia e sopratutto quel piccolo bambino, un figlio, un fratello, un nipote di tutti noi. " –

Presidente Segio Mattarella, premesso che non voglio discutere sul perchè è stato emesso questo provvedimento, questi sono fatti che chiarirà il Tribunale dei Minori agli Avvocati della famiglia. Quello che mi ha lasciato basito, ferito, è la modalità che è stata decisa.
Chi ha deciso che un bambino di appena 12 anni doveva essere portato in casa famiglia con modalità da "rapimento"? Chi ha deciso che il bambino doveva essere tenuto per diverse ore "sequestrato" dentro un plesso scolastico e tenuto lontano dalla famiglia, da quella madre, da quei nonni che da 12 anni lo trattano come un principe, non facendogli mancare nulla? Chi ha deciso tutto ciò, Presidente? Poteva tutto ciò essere evitato, e se si, chi dovrà rispondere di questa azione?
Mi auguro che almeno Lei darà qualche risposta non solo a me che come Italiano mi sento ancora una volta non tutelato ma ferito da chi DOVREBBE invece TUTELARE e PROTEGGERE i Cittadini, sopratutto i più deboli, ma anche a tutti quei cittadini che oggi come me si chiedono: ma la Giustizia e sopratutto i DIRITTI, hanno ancora un senso in questo Paese Presidente?

Grazie per la Sua attenzione.
Ferdinando Tripodi
(cittadino italiano)"
 




LATINA: E' SCANDALO DETERMINE PER AFFIDAMENTO LAVORI AL CIMITERO

Redazione
Latina
– “Le irregolarità sulle determine e sull'affidamento dei lavori al cimitero di Borgo Montello, che lo scorso gennaio avevo segnalato alla segreteria generale del Comune di Latina, non soltanto erano fondate, ma evidenziano un contesto in cui l'amministrazione di Giovanni Di Giorgi opera con dolo in perfetta consapevolezza”. Nicoletta Zuliani, consigliera comunale del Partito Democratico di Latina, torna a denunciare il comportamento del Comune e, stavolta, potrebbero essere chiamate in causa sia la Procura della Corte dei Conti sia la Procura della Repubblica perché si faccia chiarezza e perché si accertino le responsabilità di certi comportamenti lesivi nei confronti dell'Ente.

Lo scorso gennaio Zuliani aveva ipotizzato una sorta di “spacchettamento” – procedura vietata dalla legge – per l'affidamento dei lavori per il cimitero di Borgo Montello. La democratica aveva notato una serie di determine che singolarmente non non necessitavano dell'indizione di una gara da parte dell'Ente pubblico per commissionare un lavoro, ma che, considerate complessivamente, avrebbero dovuto invece comportare un bando di gara. Quella procedura però, secondo Zuliani, presentava una serie di illegittimità, che la consigliera aveva denunciato alla segreteria generale del Comune di Latina e che oggi trovano conferma nella risposta scritta fornita dall'Ente.

La segreteria comunale, nella sua risposta, ha infatti confermato i dubbi posti da Zuliani ed ha messo nero su bianco i suoi sospetti divenute oggi certezze, scrivendo letteralmente: “L'analisi svolta delinea un quadro di complessa, plurima illegittimità”. Vengono poi evidenziati, nella risposta del segretario generale, anche tutti gli aspetti che determinano tale condizione. Vediamo alcuni esempi. Nella determinazione n.2556/2012 risulta “del tutto insufficiente la motivazione del ricorso all'affidamento diretto, tanto più che l'affidamento di per sé non postula un'effettiva urgenza”, mentre vengono definiti illegittimi, nel quadro economico, sia la previsione dei compensi, sia l'attribuzione di valore contrattuale alla determina stessa per effetto della sottoscrizione. Riguardo alle determine successive, di “rinnovo” dell'affidamento (n.2300/2013; n.423/2014; n.1626/2014), il segretario generale, oltre a diversi altri aspetti, specifica che: è “ingiustificato il frazionamento della durata dell'appalto, posto che trattasi di attività assolutamente ordinarie e, come tali, prevedibili e programmabili” e definisce lo stesso rinnovo “illegittimo, perché questo sarebbe stato ammissibile soltanto se previsto negli atti di gara e contabilizzato nell'importo posto a base della stessa”. Ed esplicitamente viene scritto: “trattasi di un frazionamento sistematico, motivato da urgenza non sussistente, in violazione ripetuta della normativa sugli appalti”
 
Zuliani, nella nota inviata al segretario, aveva anche sottolineato che il valore complessivo delle determine superava i 40mila euro e che quindi il Comune avrebbe dovuto indire una gara per affidare i lavori, come come aveva fatto la prima volta, nel 2012. Invece aveva continuato a commissionare i lavori a “pacchetti” di tre mesi, senza peraltro rispettare in un caso neanche le tempistiche per la pubblicazione degli atti, ed oggi se ne è capito il perché: nella nota, il segretario generale spiega infatti che gli uffici del Bilancio avevano per ben due volte negato i soldi per i lavori, motivando il diniego sulla base della non pertinenza del capitolo di spesa indicato nell'atto, ed altri aspetti, tra cui il fatto che fosse necessario “uniformare l'atto – come sottolineò il dirigente del Servizio – al quadro normativo in tema di affidamento dei lavori, servizi e forniture”.

“Il Comune sapeva quindi perfettamente – afferma Zuliani – di non essere in regola con la normativa vigente, perché un dirigente, in autotutela dell'Ente, lo aveva chiaramente già detto. Perché allora si è continuato con la stessa prassi, in consapevole violazione della legge?”. Zuliani invita inoltre il sindaco ad una profonda riflessione politica: “Considerando che quelle determine sono state firmate, nel tempo, da tre dirigenti diversi, e che si viene a configurare un vero e proprio modus operandi di illegittimità diffusa in quasi ogni settore del Comune, soprattutto dove si intrecciano gli interessi economici di molti, il sindaco Giovanni Di Giorgi prenda atto degli errori della sua amministrazione e si faccia da parte. Così come ha deciso di commissariare l'Urbanistica ponendone a capo un ex prefetto, il sindaco faccia lo stesso anche con gli altri settori, lasci il Comune e faccia commissariare l'Ente”.