L’AQUILA E LA SUA UNIVERSITÀ: IL GIORNO DEL RICORDO

Franco Medici (Docente Facoltà di Ingegneria “Sapienza” Università di Roma)

Non ho notizie da dare: “Immota manet” come nello stemma della città, ho molto da ricordare, quella sera, la notte del terremoto ero a casa, mi sono svegliato, e mio figlio allora studente di geologia alla “Sapienza” di Roma, girando per casa mi dice: “La solita scossa di terremoto a L’ Aquila sono giorni che seguiamo all’università i sismogrammi”.  Poi, ciò che è accaduto dopo, lo abbiamo seguito alla televisione che per giorni ci ha documentato riguardo gli eventi. Subito, nei primi mesi, ho pensato che tutto si sarebbe risolto velocemente e brillantemente.

L’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si recava spesso a L’Aquila, il G8 venne spostato dalla Maddalena a L’Aquila, Obama venne ripreso mentre giocava in un campo da basket allestito presso la scuola del comando della Guardia di Finanza, Michelle Obama, commossa, veniva immortalata davanti alla Chiesa delle Anime Sante. Per la prima volta vedo apparire un segnale di qualche cosa che non andava, un gruppo di spiritosi, i soliti estremisti polemici, pensavo, allestiscono in bella mostra sui prati vicino alla città la scritta organizzata con dei sassi “Yes, we camp”. Poi, ancora, il 7 luglio 2010 una manifestazione a Roma di terremotati della città accolti da manganellate. Io ho tre amici a L’Aquila, tre miei ex colleghi, dico ex perché io ho cominciato la mia attività accademica in quella città,  ero il più giovane dei tre e per sette anni abbiamo prodotto insieme della buona ricerca nella facoltà di Ingegneria lassù, a Roio, in una facoltà che oggi non c’è più in quel luogo. Anzi, poco prima di tornare a Roma, nel 1990, ho seguito la presentazione del progetto di ampliamento della facoltà e  visto i primi lavori, mi accorgevo che qualche cosa non era a regola d’arte, ma pensavo: tanto sto per andare, via ci metteranno mano gli aquilani. Ora questi tre miei amici non vivono più in città: uno è ad Avezzano, l’altro a Rocca di Mezzo, il terzo, il più anziano, a Giulianova: “respiro aria di mare”, come dice lui. Le loro speranze di tornare in città? Poche, forse nessuna. Nel settembre 2009 i miei colleghi si sono sforzati di organizzare in città un congresso internazionale sulla “Valorizzazione e recupero dei rifiuti industriali”, un evento biennale tenutosi per la prima volta nel 1997, uno dei più importanti del settore in Italia, frutto dell’ attività e delle ricerche del Dipartimento di Ingegneria Chimica. In quella occasione ho avuto modo, utilizzando una presentazione, di entrare nella zona rossa, la Protezione Civile non aveva piacere a far entrare le persone estranee, probabilmente per difficoltà organizzative e per frenare il turismo della curiosità. Ho girato a lungo, tre ore, più che altro interessato ad osservare le opere di puntellamento e le fratture da azione sismica, così da soddisfare la mia curiosità ingegneristica, volevo, inoltre, fare delle fotografie per poi farle vedere ai miei studenti, ho chiesto il permesso mi è stato gentilmente detto di evitare.

Mi ha particolarmente colpito la zona attorno al Rettorato, probabilmente tra le più colpite e tra le meno illustrate dalla televisione. I rapporti sono poi continuati, perché interromperli, quella era ed è una buona Università, sono andato più volte, una cosa mi ha colpito ricordo negli anni prima del  terremoto a tutte le ore del giorno giovani e meno giovani passeggiare per il centro tra la fontana Luminosa e la piazza del Duomo e fermarsi ai “quattro cantoni”, ora il luogo della passeggiata e degli incontri è diventato un anonimo centro commerciale: L’Aquilone in periferia. Sono tornato lo scorso marzo negli stessi luoghi, un disastro: nulla è stato fatto il centro è ancora disabitato, gli edifici puntellati come nel 2009, la facoltà di Ingegneria a Roio non riaperta. La mia non è una denuncia, non conosco per nulla i problemi della ricostruzione, è una pura testimonianza. Ah, dimenticavo, negli anni qui a Roma ho incontrato tanti studenti allora iscritti a L’ Aquila e poi trasferiti a  Roma, tutti molto dignitosi, a parte il risultato più o meno brillante, dipende dalle persone, dal tempo dedicato alla preparazione dell’ esame, ma nessuno di questi ragazzi piagnucoloso, solo alla fine dell’esame mi dicevano non posso registrare e perché chiedevo? Ho problemi burocratici, mi rispondevano, non mi hanno riconosciuto ancora il trasferimento, non mi hanno convalidato gli esami, ho difficoltà a farmeli riconoscere, si è perso il carteggio. Ultimamente sempre in televisione ho visto una senatrice della Repubblica, eletta in Abruzzo, Paola Pelino, in prima fila a Milano davanti al Palazzo di Giustizia. Perché non è in prima fila a sostenere le ragioni dei suoi conterranei? Probabilmente non ne so abbastanza e non conosco le azioni e gli interventi dei parlamentari eletti in Abruzzo. 

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