Napoli, alla Cappella del Pio Monte della Misericordia riflettori accesi sulle opere di Jan Fabre

Al via l’installazione permanente dell’artista belga Jan Fabre alla Cappella del Pio Monte della Misericordia a Napoli.

Il Corpus espositivo è composto da quattro sculture in corallo rosso di grande impatto visivo

Jan Fabre fino al settembre scorso ha esposto nella storica Cappella del Pio Monte della Misericordia con la mostra temporanea intitolata “Oro Rosso”.

La precedente exhibition temporanea ha riscosso grandissimo successo da parte del pubblico, determinata dal modo in cui l’esposizione si era “armonizzata” in maniera inscindibile con la Chiesa, sia dal punto estetico e anche nel senso concettuale spirituale.

La Cappella del Pio Monte della Misericordia per tradizione, nei secoli, ha sempre accolto l’arte contemporanea, tale era nell’introdurre le opere di Caravaggio, di Battistiello, di Luca Giordano e altri artisti, dunque le opere del Maestro  belga e l’introduzione delle sculture di corallo rosso nella Chiesa è in linea con la propria usanza.

Le opere in esposizione sono:

La Purezza della Misericordia; La Libertà della Compassione; La rinascita della Vita; La Liberazione della Passione. Tutte e quattro sono poste in altrettante 4 nuove nicchie nelle cappelle laterali della cappella e si “fondono” con la chiesa seicentesca tra le opere esposte permanentemente e un’opera di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio con “Le Sette Opere della Misericordia” sull’altare maggiore realizzato quando si trovava a Napoli.




Venezia, Biennale: oltre 40 sculture per la mostra Jan Fabre


di Gianfranco Nitti

VENEZIA – Jan Fabre torna a Venezia, con un progetto inedito, appositamente studiato per gli spazi dell’abbazia di San Gregorio, situata tra il ponte dell’Accademia e la punta della Dogana. Evento collaterale della 57. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, dal 13 maggio al 26 novembre 2017, la mostra Jan Fabre. Glass and Bone Sculptures 1977-2017, curata da Giacinto Di Pietrantonio, Katerina Koskina e Dimitri Ozerkov, promossa dalla GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, in collaborazione con EMST – National Museum of Contemporary Art di Atene e The State Hermitage Museum di San Pietroburgo, presenta oltre 40 sculture di Jan Fabre (Anversa, 1958), in grado di ripercorrere la sua ricerca fin dalle origini, innescando una riflessione filosofica, spirituale e politica sulla vita e la morte attraverso la centralità della metamorfosi.

 

Per la prima volta, sono riuniti insieme lavori in vetro e ossa, realizzati nell’arco di un quarantennio, tra 1977 e il 2017. A cura di Giacinto Di Pietrantonio, Direttore GAMeC, Bergamo Katerina Koskina, Direttore EMST, Atene Dimitri Ozerkov, Responsabile del Dipartimento di Arte Contemporanea del The State Hermitage Museum, San Pietroburgo. Affascinato dall’alchimia e dalla memoria dei materiali, Jan Fabre si è ispirato alla tradizione pittorica dei maestri fiamminghi che erano soliti miscelare ossa triturate con i pigmenti colorati e all’artigianalità dei vetrai veneziani. L’artista ha deliberatamente scelto questi due materiali duri, che sono forti a dispetto della loro delicatezza e fragilità, per mettere in risalto la durezza e la fragilità della vita stessa. “La mia idea filosofica e poetica – ricorda Jan Fabre – che riunisce assieme il vetro con le ossa umane e animali, nasce dal ricordo di mia sorella che da bambina giocava con un piccolo oggetto di vetro. Questo mi ha fatto pensare alla flessibilità dell’osso umano in confronto con quella del vetro. Alcuni animali e tutti gli esseri umani escono dal grembo materno come il vetro fuso esce dal forno di cottura. Tutti possono essere modellati, curvati e formati con un sorprendente grado di libertà”.
I due materiali modellano parti e insiemi di corpi umani e animali: a volte, questi mantengono la loro naturalezza cromatica; altre volte, sono dipinti con il colore blu tipico della penna a sfera Bic che l’artista usa da anni per raccontare l’Ora Blu, ovvero quel momento crepuscolare in cui avviene il passaggio dalla notte al giorno o viceversa, che segna il punto di confine e di mutamento del tempo naturale. Lungo tutta la sua carriera, Fabre si è sempre confrontato con questi due materiali; fin dal 1977, quando realizzò The Pacifier, un ciucciotto realizzato in osso, ma avvolto da schegge di vetro che non può essere usato a meno che non ci si voglia ferire. E di vetro era l’altare primitivo di ossa umane di The Future Merciful Vagina and Phallus (2011) sulla cui sommità c’erano un osso pelvico e un fallo. Nella ricerca di Jan Fabre, le ossa si associano alla morte. Nella Pietas, presentata durante la Biennale d’Arte del 2011 alla Nuova Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia a Venezia, che riproduceva in scala 1:1 la Pietà di Michelangelo, il volto della Madonna era stato sostituito da un teschio, immagine della morte.

Jan Fabre (Anversa, 1958). Note biografiche
Per oltre 35 anni, Jan Fabre è stato uno delle più innovative e importanti figure del panorama dell'arte contemporanea internazionale. Come artista visivo, sceneggiatore teatrale e autore, Fabre riflette sulla vita e la morte, sulle trasformazioni fisiche e sociali, oltre che sulla rappresentazione crudele e intelligente di animali ed esseri umani. Jan Fabre è stato il primo artista vivente a tenere una grande mostra al Museo del Louvre di Parigi (L'ange de la Métamorphose, 2008) e al Museo di Stato di San Pietroburgo (Knight of Despair / Warrior of Beauty, 2016-2017).
Jan Fabre. glass and bone sculptures 1977-2017- La Biennale di Venezia. Venezia, Abbazia di San Gregorio (Dorsoduro 172).
La mostra è aperta al pubblico fino al 26 novembre 2017, Orari: 11.00-19.00, Ingresso libero
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