Monte Porzio Catone: Italia Nostra dice no a nuove colate di cemento

Red. Cronaca

MONTE PORZIO CATONE (RM) – Italia Nostra Castelli Romani scende in campo contro una recente delibera del Comune di Monte Porzio Catone con la quale è stata approvata una nuova convenzione urbanistica che comporterebbe una importante edificazione in località Colle Formello per 17 mila metri cubi su circa sei ettari e  per quasi 200 nuovi abitanti.  "Italia Nostra Castelli Romani esprime la sua profonda preoccupazione per l’ennesima “colata di cemento” – si legge nella lettera inviata al Commissario Straordinario e al direttore del Parco Regionale dei Castelli Romani – che si prospetta all’orizzonte e rivolge un sentito appello all’Ente Parco Regionale dei Castelli Romani affinché si adoperi  con determinazione per scongiurare  tale importante edificazione. Occorre tener presente – evidenzia Enrico Del Vescovo presidente di Italia Nostra Castelli Romani – che l’area interessata dall’intervento suddetto, in base al Piano Regolatore vigente del comune di Monte Porzio Catone, risulta in parte significativa ricadere in Zona E – “Boscate ed agricole” Sottozona E1A “Boschiva montana di tipo A” ed in parte in Zona F – “Aree servizi ed attrezzature pubbliche di uso pubblico” sottozona F3 “Verde pubblico attrezzato”.    E’ evidente – prosegue Del Vescovo – l’impatto nefasto che si avrebbe sulla fisionomia del paesaggio e sulle caratteristiche geomorfologiche originarie del territorio e, dunque, Italia Nostra, intende raccogliere le preoccupazioni dei numerosi cittadini che desiderano venga preservata l’integrità del territorio a beneficio della salubrità ambientale  e della qualità della vita. Osserviamo, inoltre, che, secondo talune testimonianze locali, nella zona in questione fino ad almeno dieci anni fa c’era un pregevole bosco di castagni e che, col tempo, gradualmente ma inesorabilmente, togliendo albero dopo albero, il bosco è diventato sempre più rado fin quasi  a scomparire. Riteniamo occorra ripristinare le caratteristiche originarie del luogo – conclude il Presidente di Italia Nostra Castelli Romani – e che, comunque, sia doveroso preservare un’area ancora verde necessaria a mantenere la qualità paesaggistica dei Castelli Romani da troppo tempo minacciata dall’avanzata irrefrenabile del cemento, nonostante l’abbondanza di alloggi  disponibili, rimasti invenduti ed ancora disponibili sul mercato".
 




GROTTAFERRATA: IL COMMISSARIO PREFETTIZIO ENTRA A “GAMBA TESA” NELLA POLITICA URBANISTICA

Redazione

Riceviamo e pubblichiamo la nota delle associazioni: “U Lengheru Neru” /  “Il Piccolo Segno” di Grottaferrata” /  “Italia Nostra” Sezione Castelli Romani

Grottaferrata (RM) – Revocando una delibera della precedente Giunta che obbligava una società privata a rispettare patti sottoscritti, il Commissario prefettizio che ha sostituito Giunta e Consiglio comunale dopo le dimissioni del Sindaco Mori, ha consentito la trasformazione di 11.000 metri cubi turistico-alberghieri in case di lusso in una zona pregiata e delicata come Molara.

La precedente Amministrazione, nel pieno del suo diritto e difendendo gli interessi di Grottaferrata, aveva negato la richiesta del privato a questa variante di destinazione d'uso, sottolineando che l'aumento di abitanti sarebbe stato eccessivo, che era interesse di Grottaferrata ricercare condizioni che creassero posti di lavoro e rilancio della ricettività turistica, che Comune e privato avevano preso un reciproco impegno sottoscrivendo una convenzione che stabiliva gli interessi e gli impegni di entrambi e che questi impegni andavano rispettati. Motivazioni sensate!

Ma il Commissario non ne ha tenuto conto ed è entrato a gamba tesa su questioni che riguardano la politica di gestione territoriale che dovrebbe essere lasciata agli organi elettivi democratici e non a chi deve temporaneamente assumere il ruolo di traghettatore fino alle prossime elezioni tra meno di un anno. Ci vuole prudenza, sensibilità, rispetto. 

Questa iniziativa rischia di creare un pericolosissimo precedente. Altre lottizzazioni sono dietro l'angolo e la precedente Amministrazione aveva iniziato a porre rimedio adottando delle Linee Guida per i Piani di Lottizzazione ben ideate che tenevano conto degli interessi generali e delle condizioni sociali, ambientali, di vivibilità che si devono rispettare. L'ex sindaco Mori, con le sue dissennate dimissioni, ha lasciato in balia degli speculatori edilizi il territorio di Grottaferrata che, a causa anche di atti come quello assunto dal Commissario, rischia grosso. La questione è seria e allarmante. 

Altri atti urbanistici di notevole impatto sociale ed ambientale stanno per essere licenziati dal Commissario e dai Dirigenti del Comune, senza un approfondito dibattito politico-culturale ma soltanto attraverso un mero tecnicismo burocratico.

Invitiamo il Commissario ad una gestione del suo ufficio accorta e che tenga in massima considerazione, prima dei diritti dei singoli, gli interessi generali del territorio di Grottaferrata, che non si sostituisca alla volontà popolare e non mortifichi le aspettative della maggioranza dei cittadini. La giunta ha un potere di discrezionalità rispetto ad atti come le lottizzazioni che sono autonomi e politici. Manifesta un interesse generale. Se così non fosse, se l'approvazione o meno dei piani di lottizzazione fosse una mera certificazione di conformità urbanistica, non ci sarebbe bisogno di una giunta, basterebbe l'ingegnere comunale. Così non è!

Si ristabilisca la “giusta misura” amministrativa. Chiediamo a tutti i cittadini, le associazioni e le forze politiche di vigilare e di non restare inerti ma di far sentire forte la loro voce nell'interesse di tutta la collettività.

Invitiamo i cittadini a manifestare la preoccupazione per i rischi che corre il territorio di Grottaferrata inviando una mail all'indirizzo commissario@comune.grottaferrata.roma.it




CASTELLI ROMANI: LA RIGENERAZIONE URBANA E TERRITORIALE

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Carlo Testana – PhD in Ingegneria edile-architettura, Italia Nostra- Castelli Romani


I concetti innovativi della programmazione territoriale tesa alla riqualificazione delle città e degli ambienti urbani e territoriali, che l’Europa ha messo in atto in questi ultimi anni, accompagnati da cospicui finanziamenti, sono le nuove occasioni da cogliere a livello Regionale per affrontare i drammatici problemi delle città e dei paesaggi.


La Regione Puglia, tra le prime, ha intercettato questi temi recependo a livello legislativo le parole chiave dell’ innovazione: Sostenibilità – Integrazione – Partecipazione.


Infatti la LR n.21/2008, e le successive LLRR 14/2009 e 21/2011, hanno tradotto in norme questi aspetti innovativi della pianificazione orientata non più al consumo dei suoli ed all’espansione urbanistica ed edilizia, ma alla riqualificazione dell’esistente ed alla tutela delle risorse storiche, culturali e ambientali.


La certezza che la gestione dei servizi necessari a rendere efficiente una città diventa impossibile con i vecchi modelli legati all’espansione infinita di quartieri e strutture sta convincendo molti amministratori, Enti e cittadini che quella strada è profondamente sbagliata. I costi di manutenzione di infrastrutture e servizi non sono più sostenibili dalle comunità, e i cittadini ne patiscono quotidianamente gli enormi disagi. Strade rotte, giardini lasciati all’incuria, marciapiedi fatiscenti o inesistenti, mobilità lenta ed inquinamento acustico e visivo, rifiuti ingestibili, trasporti incivili, agricoltura trascurata, aree doc invase da capannoni, discariche abusive.


Viceversa la rigenerazione riporta quegli equilibri all’interno del sistema città-territorio necessari al suo funzionamento in termini di qualità urbana e sociale.


Queste le argomentazioni che la prof.ssa Angela Barbanente, vicepresidente e assessore alle politiche della qualità del territorio dei beni culturali, urbanistica e politiche abitative della Regione Puglia sta illustrando in convegni, Master, conferenze in tutta Italia. Il l° giugno era a Roma presso la facoltà di Ingegneria “Sapienza” di Roma, ed ha presentato la politica Urbanistica Regionale della Puglia che sta percorrendo le nuove strade dell’innovazione con risultati sorprendenti e con l’accesso ai finanziamenti Europei del  programma FESR (Fondo Europeo Sviluppo Regionale) 2007-2013.


Gli obiettivi si riferiscono ai programmi di riqualificazione di città e sistemi urbani attraverso la valorizzazione delle risorse storico-culturali e ambientali; Rigenerazione Urbana con specifici Piani Integrati e Rigenerazione Territoriale con azioni che vanno dalla scala di quartiere a quella degli insediamenti urbani e al territorio più ampio. I comuni della Puglia che hanno aderito a tali innovazioni sono quasi il 50 per cento. Molti gli esempi concreti presentati, nelle città di Alliste, Terlizi, Gravina, Mesagne, Fasano e altri, tutti incentrati sulla sostenibilità e l’interesse pubblico e sulla qualità della vita. Recuperi di piazze, aree dismesse, porticcioli, margini storici e quartieri di edilizia pubblica attraverso Piani specifici condivisi.


Questa politica sta indicando una direzione precisa e sarà l’unica possibile a garantire un futuro sostenibile.


Ascoltando queste interessanti argomentazioni la mente torna indietro di quasi 30 anni quando ai Castelli Romani un illuminato quanto isolato Sindaco (Canterani Sindaco di Nemi fino al 1999) con la sua giunta, intraprese la difficile strada della sostenibilità ambientale. Allora il termine non esisteva nel vocabolario urbanistico e le città a partire dagli anni settanta approvavano strumenti urbanistici che le avrebbero portate al collasso ed all’ingovernabilità. Il termine “valorizzazione” ad esempio, indicava la trasformazione di un bosco o di un’area agricola  in  capannoni e villette.


Vairo Canterani, sociologo e sindaco, con formidabile intuito, aveva compreso, con largo anticipo, che la strada dell’espansione urbana e del consumo delle risorse ambientali è un suicidio per le comunità e che queste in pochi anni avrebbero perso risorse naturali e culturali inimmaginabili e non riproducibili. Aveva messo l’interesse pubblico al posto di quello privato sparecchiando, con l’adozione del Piano Regolatore (1992-1995), i banchetti costituiti per soddisfare gli appetiti di molte società edilizie richiamate agli affari dalla straordinaria bellezza del Bacino del lago di Nemi. “Bellezza che verrà fornita dal “Pubblico” ai costruttori per incrementare i loro guadagni in cambio di niente, anzi in cambio di costose e ingovernabili infrastrutture e servizi lontani dalla città” sosteneva Canterani.


Una “plusvalenza” non tassata, senza alcuna ricaduta positiva per la città.


Questo Piano Regolatore, che un’impreparata Regione Lazio non ha mai sostenuto nè approvato, programmava il territorio secondo i criteri dell’attenzione al costruito storico, ai beni culturali, ambientali e paesaggistici, alle visuali panoramiche, all’agricoltura di qualità, al recupero dei fossi, al mantenimento della memoria della cultura materiale e contadina e molto altro ancora sul fronte della tutela e della valorizzazione.  Sostenibilità sociale e risparmio delle risorse pubbliche, risorse da tramandare intatte alle generazioni future, queste erano le Linee Guida del Piano.


La vicenda giudiziaria iniziata con i ricorsi  della società edilizia ILCESA ha visto  soccombere il Comune: è di questi giorni il riconoscimento di un danno di 300 mila euro a favore del privato che il comune di Nemi dovrebbe risarcire. Nessuno ha calcolato invece il beneficio pubblico che quelle politiche  di Sostenibilità, pionieristicamente intraprese da Canterani, hanno avuto su Nemi.


Amministratori impreparati e miopi, legislazioni retrograde, avvocati che non hanno saputo difendere questo interesse pubblico hanno creato le condizioni per lo svolgersi di questa triste vicenda. Canterani, si apprende dalle cronache  di questi giorni è stato pesantemente attaccato in Consiglio Comunale e criticato anche da forze politiche che si dichiarano ecologiste.


Ma intanto, e con grande vigore, (si vedano appunto le esperienze delle Regioni Puglia, Toscana, Emilia,) la strada intrapresa in solitudine da Canterani, (Nemi fu l’unico Comune d’Italia 20 anni fa ad erigersi paladino dei beni comuni in maniera così forte), sta diventando l’unica possibile. La Regione Lazio guardi con attenzione le scelte della Regione Puglia, per non rimanere indietro perché le risorse per governare il futuro con i vecchi Piani, gli Accordi di Programma, e con la concertazione che premia solo i privati non piace all’Europa, non piace alle comunità e non piacerà ai posteri.