ITALIA ALLA CANNA DEL GAS: SERVIREBBE MENO BUROCRAZIA E PIÙ INTELLIGENZA

di Roberto Ragone
L’Italia è un bel Paese, e a tutti noi che ci siamo nati e cresciuti farebbe piacere rimanerci fino alla fine dei nostri giorni. Qui abbiamo i nostri affetti, i nostri ricordi, i nostri punti di riferimento: in una parola, il nostro cuore. Se dobbiamo dar retta a Susanna Tamaro, dobbiamo andare ‘dove ci porta il cuore’, e il nostro cuore è abituato alla nostra penisola a forma  di stivale, ciò che ci faceva sorridere alle elementari quando studiavamo geografia. L’Italia è un bel Paese, peccato che ci siano gli Italiani a rovinare tutto. Intendiamoci, non tutti gli Italiani ma solo un manipolo trascurabile sotto il profilo numerico, ma che ha in mano tutto il potere. Perché l’Italia, pur essendo nella forma una Repubblica Democratica fondata sul lavoro, nella realtà è molto diversa. Viviamo una deriva che definire autoritaria sarebbe un eufemismo, asserviti ad una Unione Europea che è fatta di banche – grandi banche d’affari, non la Popolare all’angolo sotto casa che ti fa il prestito a tasso agevolato perché ti conosce da sempre, e conosce tutta la tua famiglia – grandi banche d’affari a livello globale, che badano solo alla grande finanza, supportate da grandi capitali che si muovono in alto e in basso per creare profitto. All’infinito.

Ora, il profitto è una cosa buona, quando si realizza, per esempio, in una famiglia per creare benessere, acquistare casa, cambiare l’auto, mandare i figli all’Università e così via. Non è più una cosa buona, anzi decisamente perversa, quando del profitto fine a sé stesso si fa una ragione, uno scopo, un obiettivo. Questo è il nostro caso. Perché il profitto senza fine e senza ragione porta all’accentramento  di tutto il denaro in circolazione nelle mani di pochi, sottraendolo ad una più equa distribuzione che possa consentire il buon funzionamento dell’economia di una nazione. Se mettiamo tutta la benzina in un solo serbatoio, tutte le altre vetture rimarranno a secco, senza potersi mettere in moto; e questo è ciò che sta succedendo nel mondo oggi, e purtroppo anche l’Italia è stata infettata da questo cancro.

Il veicolo di contagio è stato il governo, o meglio, chi del governo aveva la responsabilità, come Prodi, Monti, Napolitano, Renzi, per citare quelli più vicini a noi. Si parla tanto di Bilderberg, di Illuminati, di Trilaterale, di Nuovo Ordine Mondiale: sono etichette dietro le quali si annidano i ‘poteri forti’. Ormai ne abbiamo la nausea, solo a nominarli. Non è fantasia, ormai è palese anche alla signora Maria, quella che non arriva a fine mese con la pensione di fame, ottenuta dopo quarant’anni e più di versamenti all’INPS, un calderone di cui nessuno conosce il fondo; nessuno di noi ‘popolo ignorante’, che non avremmo mai dovuto avere a disposizione uno strumento di democrazia come il referendum, perché certe decisioni è meglio che le prenda chi capisce, magari docente di economia alla Bocconi… Dietro un’etichetta, però, ci sono delle persone, nomi e cognomi, ma quelli sono impossibili da individuare; perché chi fa il male si nasconde, lo fa ‘nelle tenebre’, come dice la Sacra Scrittura. Sembra che a proposito della BCE Draghi sia subordinato ad un ristretto comitato di cinque superpersonaggi, che comandano e danno le direttive; quindi, se questo è vero, neanche Mario Draghi conta nulla. Intanto il popolo di pensionati diventa sempre più povero, le tasse aumentano insieme al prezzo dei prodotti al supermercato, anzi, al discount, quello che ha prezzi più bassi. Poco importa se ciò che è in vendita è nocivo alla salute – oggi le aziende alimentari sono laboratori chimici – purchè la pancia si riempia, e se poi ci si ammala di tumore, visto che ancora ufficialmente non ne è stata trovata la causa, almeno per la maggior parte, questo è il male minore.

Uscire dalle spirali di una vita come questa diventa una liberazione. Razzolare negli scarti al mercato, quando le bancarelle chiudono, verso le due e mezzo, mentre tutti coloro che possono hanno già pranzato, magari a tavola con la famiglia, o in un ristorante con cameriere in giacca bianca; oppure ancora alla buvette di Montecitorio, dove un pasto completo costa meno di un cornetto e cappuccino al bar. Pancia piena non pensa a quella vuota… Anzi, i poveri, sempre più numerosi, sono un fastidio, diventano lamentosi, assillanti, accampano diritti che nessuno ha mai inteso concedere loro… Peccato che chi abbiamo al governo, Renzi in testa, abbia a cuore soltanto le sorti dell’Unione Europea, e non dei cittadini che hanno il diritto sacrosanto di essere ben governati e messi nelle migliori condizioni di vita possibili. Mi pare che a questo proposito ci sia qualcosa perfino in quella Costituzione della Repubblica Italiana che Renzi e Boschi vogliono stravolgere. Ieri su di un social network – ormai l’unico organo d’informazione affidabile – ascoltavo un penoso discorso di Renzi in un inglese maccheronico, tenuto in un consesso internazionale. Non si capiva granchè, ma grazie ai sottotitoli sono riuscivo a cogliere un passaggio che ‘lui’ giudicava fondamentale, cioè un riferimento al fatto che ‘manca l’educazione’. Nessuno mai saprà a quale ‘educazione’ si riferisse il Premier, ma certo non aveva centrato il problema. Quello che manca ad una Italia burocratizzata e nemica del popolo è l’intelligenza. Certo, scardinare dalle loro poltrone e dalla loro mentalità milioni di piccoli Travet – piccoli nell’animo – che tirano, come diceva Manzoni, ‘quattro paghe per il lesso’, è impresa quasi impossibile, dopo decenni di incrostazioni, di clientele, di favoritismi, di pugnalate nel fianco, di arrivismi, di obiettivi da raggiungere per aver diritto all’incentivo, quasi che gli stipendi milionari non bastino più. Ma bisogna farlo. Finchè la burocrazia, e tutto ciò che comporta, sarà il principio unico a cui si ispira l’azione di qualsiasi governo, continueremo ad andare sempre peggio. Un esempio? Il Ministero della Semplificazione: in realtà è soltanto un modo per complicare le cose. Semplificare vuol dire togliere, non aggiungere. E che dire delle leggi contro la corruzione? Non dovrebbe essere, la corruzione, già sanzionata nel nostro Codice Penale? Semplificare, dicevamo, vuol dire togliere, ma togliere vuol dire mandare a casa tanti funzionari inutili che a volte approfittano della loro fettina di potere per il proprio interesse. Come il padre di una signora che ho conosciuto, commesso a Montecitorio, che la domenica e i giorni di festa ‘riceveva’ i postulanti seduto in piazza al bar del suo paese. Naturalmente non gratis. Quando ha lasciato il lavoro, il posto è passato per diritto a sua figlia, ora impiegata alla Presidenza del Consiglio con una paga principesca, attorno ai centomila all’anno, forse più. Intanto il 40% dei pensionati  – dicono le statistiche, ma sono certamente di più – ricevono ogni mese meno di mille euro, e nessuno ormai arriva più al giorno 30. Se poi il mese è di 31, diventa un problema. Si parla tanto di crescita, Renzi si riempie la bocca con i ‘posti di lavoro’ che secondo lui spunterebbero come pomodori nei campi  di Cerignola solo con una mossa azzeccata del suo governo. Non è così. Finchè i milioni di pensionati rimarranno poveri, l’economia – non la finanza – non ripartirà.

Dicevamo all’inizio che ognuno di noi vorrebbe chiudere gli occhi nella stessa nazione in cui li ha aperti, ma molti hanno scelto, piuttosto che tirare a campare in Italia, di andare vivere più serenamente in altre nazioni, e questo è certamente il fallimento più grosso di un governo nazionale. Il trasferimento riguarda pensionati non al minimo, visto che bisogna pagare un affitto, che magari in patria non si pagava; vendere la casa oggi è un suicidio, grazie alla politica criminale di Monti, tesa soltanto a mettere sul lastrico la nazione; eccetera. Ma tanti sono già emigrati in altri lidi, portandosi via centinaia di miliardi di redditi e di mancato pagamento di tasse e imposte, oltre che di consumi. Questo è il risultato di una politica idiota, burocratizzata e asservita ai potenti, dove quando si vuole più disponibilità non si vanno ad eliminare gli sprechi, ma si aumentano le tasse, oppure si operano tagli tanto indiscriminati quanto dissennati. Undici milioni di pensionati hanno rinunziato a curarsi, bel risultato per il primato della nostra Sanità pubblica, tanto vantata una volta. Senza contare i tempi biblici di attesa per un esame qualsiasi: si fa prima a morire. Senza contare il calcolo iniquo della Fornero che ha calibrato il pensionamento sull’aspettativa di vita di ognuno. Tanti sono emigrati, i meno abbienti addirittura in Bulgaria, ma tanti vogliono rimanere qui. Allora, perché non adottare una formuletta semplicissima, che accontenterebbe tutti, creando benessere, crescita e introiti per il fisco, oltre a dare maggior serenità a persone che vivono male la loro vecchiaia? Basterebbe portare le pensioni minime INPS ad almeno milleduecento euro, senza fare cumulo con pensioni di altri Istituti, alzando l’asticella della no-tax area a quella cifra, il che eviterebbe tante inutili dichiarazioni di reddito. Il denaro dato in più ai pensionati eviterebbe lo spettacolo indegno di tanti anziani che vanno a cercare nei rifiuti al mercato; consentirebbe a tanti di pagare l’affitto e di non trovarsi per la strada; aumenterebbe il senso di sicurezza dei cittadini, evitando l’aumento dell’acquisto di farmaci tranquillanti e ipotensivi; consentirebbe ai più un’alimentazione più sana. E poi il pensionato non tiene i soldi in tasca, se ne ha li spende, e così l’economia riprenderebbe a camminare, con vantaggio per tutti: per i negozi, per i supermarket, e anche per il fisco, che incasserebbe dal commercio ciò che ha concesso sulle pensioni.

Ormai siamo alla canna del gas, come nazione. Basterebbe, non un po’ di ‘educazione’, ma di ‘intelligenza’. Ma forse chiedere uno sforzo in questo senso è chiedere troppo ad un governo che ha concesso 80 euro solo a chi già sapeva che glie li avrebbe resi con l’imposizione fiscale. I fondi? Hai voglia!!! Di sprechi ce ne sono tanti, in Italia, basta guardarsi un po’ attorno. Ma finchè quegli sprechi porteranno voti, abbiamo forti dubbi che possano essere tagliati.