Israele: imminente l’attacco sull’Iran

Netanyahu: “Israele risponderà all’attacco dell’Iran ma lo farà in maniera saggia e non di pancia”

A poco meno di 48 ore dalla pioggia di droni e missili arrivati sul territorio dello Stato ebraico, il governo di Benyamin Netanyahu sembra aver fatto la sua scelta, mentre Teheran – che ha già messo in stato di massima allerta le sue difese aeree – ha ammonito che l’eventuale azione armata di Israele stavolta “avrà una risposta molto dura”.

Quattro funzionari statunitensi hanno dichiarato però alla Nbc News che un’eventuale risposta israeliana all’attacco iraniano sarà di portata limitata e riguarderà probabilmente attacchi contro armamenti militari iraniani e agli alleati al di fuori dell’Iran. Poiché l’attacco iraniano non ha provocato morti o distruzioni diffuse, secondo i funzionari americani, Israele potrebbe rispondere con una delle sue opzioni meno aggressive: una di queste potrebbe includere attacchi all’interno della Siria.

I funzionari non si aspettano che la risposta prenda di mira alti funzionari iraniani, ma che colpisca le spedizioni o le strutture di stoccaggio con parti di missili avanzati, armi o componenti che vengono inviati dall’Iran a Hezbollah. L’emittente specifica che la valutazione degli Stati Uniti si basa su conversazioni tra funzionari statunitensi e israeliani avvenute prima che l’Iran lanciasse più di 300 droni e missili contro Israele: mentre Israele si stava preparando per l’attacco iraniano la scorsa settimana, i funzionari israeliani hanno informato gli omologhi Usa sulle possibili opzioni di risposta.

L’operazione verso cui si sta dirigendo Israele si scontra inoltre con la forte opposizione Usa e di quella degli alleati che l’hanno affiancato nell’abbattere il 99% dei proiettili lanciati da Teheran. Joe Biden, che aveva frenato la reazione israeliana nelle prime ore, ha ribadito chiaramente che “occorre evitare un’escalation in Medio Oriente” ricevendo il primo ministro iracheno alla Casa Bianca. Mentre il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, dopo che erano filtrate indiscrezioni su un possibile coordinamento tra Gerusalemme e Washington, ha chiarito che “il governo israeliano deciderà da solo se ci sarà e quale sarà la risposta” all’affronto iraniano.

“Gli Stati Uniti non sono coinvolti”, ha sottolineato Kirby, definendo poi “uno spettacolare fallimento” l’offensiva di sabato di Teheran, quasi a blandire l’alleato israeliano, smentendo peraltro che Teheran “avesse fornito agli Usa tempi e target” dei raid. “Non c’è altra scelta se non quella di rispondere all’attacco di Teheran”, ha detto il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant al capo del Pentagono Austin. E anche il comandante dell’Idf, Herzi Halevi, ha confermato che “la risposta ci sarà”. “Il lancio di così tanti droni e missili sul nostro territorio avrà la sua risposta”, ha avvertito.

Se la reazione armata appare a questo punto scontata, cruciale sarà capire come reagirà Teheran. Il gabinetto di guerra – che al dossier Iran ha già dedicato due riunioni e un’altra è in programma martedì – sta studiando “diverse opzioni”. Ognuna delle quali, è stato spiegato, rappresenta “una risposta dolorosa” per gli iraniani, senza tuttavia rischiare di scatenare “una guerra regionale”. Nel ristretto gruppo di ministri – da Netanyahu a Gallant a Benny Gantz – che deve prendere la decisione, l’obiettivo è quello di scegliere un’opzione che “non sia bloccata dagli Usa” e che rientri in una strada praticabile. Israele, fanno notare molti analisti anche in patria, non può ignorare del tutto le preoccupazioni degli Stati Uniti e degli altri alleati occidentali su un’escalation che avrebbe conseguenze devastanti per la regione e non solo.

Così i vari scenari vanno da un contrattacco diretto sul territorio iraniano a operazioni che colpiscano gli alleati del regime degli ayatollah nella regione fino ad azioni mirate sui capi delle Guardie rivoluzionarie. Nella prima ipotesi, la più pericolosa, nel mirino potrebbero finire addirittura i siti legati al nucleare iraniano il cui programma, secondo il premier britannico Rishi Sunak, “non è mai stato a uno stadio così avanzato”.

L’Iran da parte sua ha messo in guardia Israele. “L’attacco limitato di sabato sera – ha affermato il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian in un colloquio telefonico con l’omologo russo Serghei Lavrov – mirava ad avvertire, scoraggiare e punire il regime sionista. Ma se Israele intraprenderà una nuova azione contro l’Iran, dovrà affrontare una risposta molto più forte”. 

Netanyahu, Iran dovrà aspettare nervosamente nostra risposta

L’Iran dovrà aspettare “nervosamente senza sapere quando potrebbe arrivare l’attacco, proprio come ha fatto fare lo stesso a Israele”. Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu ad una riunione dei ministri del Likud. Poi ha aggiunto – secondo la stesse fonti – “Israele risponderà all’attacco dell’Iran ma lo farà in maniera saggia e non di pancia”.




Gaza, partita l’invasione “limitata” dell’esercito israeliano

Prosegue la guerra in Medio Oriente. Israele ha accelerato l’operazione su Gaza e nella serata di venerdì ha lanciato un’incursione nella Striscia, prima con pesanti bombardamenti, (“La peggiore notte dall’inizio del conflitto” secondo gli abitanti della Striscia) poi via terra. Il tutto dopo che Gaza era stata isolata con il blocco dei cellulari e di Internet, oltre che delle forniture elettriche.

Non si tratta però ancora della grande invasione di terra annunciata da giorni, come precisato dal portavoce delle Forze di Difesa israeliane (Idf) Peter Lerner ma di una “invasione limitata” finalizzata alla liberazione degli ostaggi.

L’esercito israeliano, ha precisato il portavoce, sta facendo tutto il possibile per evitare perdite di civili, ma questa è “una guerra iniziata da Hamas”. Tra i dirigenti di Hamas uccisi c’è anche il capo del commando di parapendii che attaccò Israele il 7 ottobre.

Intanto l’Assemblea Generale dell’Onu ha approvato la bozza della risoluzione presentata dalla Giordania, a nome dei Paesi arabi, per una tregua umanitaria. L’Italia si è astenuta perché mancava la condanna di Hamas. “Una giornata infame” l’ha definita Israele.




Israele, pronta l’operazione invasione di terra sulla striscia di Gaza

Richiamati 300mila riservisti

Israele va verso l’operazione di terra nella Striscia di Gaza, già assediata con il blocco a cibo ed energia. Nella notte violente esplosioni in territorio palestinese e scontri a fuoco sul confine. Hamas minaccia di “giustiziare un ostaggio per ogni bombardamento israeliano su abitazioni civili a Gaza senza preavviso”.

Lo Stato ebraico richiama 300 mila riservisti. Il bilancio dei morti israeliani nell’attacco di Hamas è salito intanto a oltre 900. Una coppia di coniugi italo-israeliani risulta dispersa. In arrivo a Pratica di Mare i due aerei militari con a bordo circa 200 italiani di rientro da Israele.

Nella notte, l’esercito di Israele ha ingaggiato numerosi scontri a fuoco con i miliziani di Hamas lungo il confine della Striscia di Gaza.

Ieri sera colloquio tra Biden, Meloni, Macron, Scholz e Sunak: dai 5 leader “fermo sostegno a Israele e condanna di Hamas”. Usa e alleati affermano di riconoscere “le legittime aspirazioni del popolo palestinese” ma che “sosterranno” lo Stato ebraico “nei suoi sforzi per difendersi”. Gli Usa annunciano nuovi aiuti a Israele nei prossimi giorni, specificando che non invieranno soldati. Oggi informativa di Tajani in Parlamento. Il leader ceceno Kadyrov si dice al fianco dei palestinesi e pronto intervenire per ristabilire la pace. Abbas prepara una visita a Mosca. Putin riceve oggi il premier iracheno Sudani.

Hamas, pronti a una guerra lunga e allo scambio di prigionieri

Hamas è pronta a combattere una lunga guerra con Israele e utilizzerà le decine di ostaggi tenuti a Gaza per garantire il rilascio dei palestinesi detenuti in Israele e all’estero, ha detto un funzionario del gruppo militante citato dai media internazionali. Ali Barakeh, membro della leadership del gruppo in esilio a Beirut, ha affermato che Hamas ha un arsenale di razzi che durerà a lungo. “Ci siamo preparati bene per questa guerra e per affrontare tutti gli scenari, anche quello di una lunga guerra”, ha detto Barakeh aggiungendo che Hamas utilizzerà gli ostaggi per garantire il rilascio delle persone detenute nelle carceri israeliane e persino di alcuni palestinesi imprigionati negli Stati Uniti. Barakeh ha spiegato che solo un piccolo numero di alti comandanti all’interno di Gaza era a conoscenza dell’incursione di sabato in Israele e che anche i più stretti alleati del gruppo non erano stati informati in anticipo sui tempi. Ha negato le notizie secondo cui funzionari della sicurezza iraniani avrebbero contribuito a pianificare l’attacco. Tuttavia ha aggiunto che alleati come l’Iran e gli Hezbollah libanesi “si uniranno alla battaglia se Gaza sarà sottoposta ad una guerra di annientamento”. Barakeh ha detto che persino Hamas stessa è rimasta scioccata dalla portata della sua operazione, affermando che si aspettava che Israele prevenisse o limitasse l’attacco. “Siamo rimasti sorpresi da questo grande crollo. Stavamo progettando di ottenere qualche risultato e di prendere prigionieri per scambiarli. Questo esercito è una tigre di carta”.




Il Tar Campania ordina: i bus da Israele devono circolare…Dalla serie: “Andate e inquinate”

L’ ordinanza del TAR Campania sbalordisce. Mentre tutti evidenziano un serio ambientalismo, per i giudici sembra non essere cos’ importante ridurre l’inquinamento di fonte veicolare.

A Roma i 70 autobus Euro 5 noleggiati da ATAC, usati e provenienti da Israele di cui 40 parcheggiati a Guidonia Montecelio per essere sanificati e personalizzati con le scritte dell’Urbe possono scorazzare per ogni dove.

Lo ha stabilito con l’Ordinanza 2580 il 24 luglio il TAR della Campania proposta dalla Basco srl contro il Ministero delle Infrastrutture e dei
Trasporti e nei confronti di Ma. An. Automotive srl e ATAC spa. La prima è la Società di Olgiate Comasco che ha proposto e trovato i mezzi. Società di riferimento in Italia con fatturato al 2017 di oltre 9,2 MLN ed utili per 7.281 euro. Ma.An. Automotive srl è l’Agenzia pratiche automobilistiche e nautiche a Salerno.

I magistrati, Salvatore Veneziano, Presidente, Paolo Corciulo, Estensore e Gianluca Di Vita, Consigliere hanno invalidato quanto gli ingegneri della Motorizzazione Civile avevano negato l’8 Maggio con provvedimento 0472. Ovvero la impossibilità di immatricolare i mezzi israeliani in quanto non
euro VI. I magistrati hanno avuto diversa interpretazione ovvero che le norme antinquinamento euro VI “siano circoscritte a veicoli di nuova produzione. Mentre quelli in oggetto sono prodotti ed omologati in Europa, e relativi a periodi di costruzione risalenti al 2009 e di modello risalente al 2010, risultano di data anteriore, per cui appare sufficiente ai fini dell’approvazione di cui all’art. 76 del d.lgs. n.285/92, la loro conformità alla disciplina tecnica al tempo vigente all’atto della produzione”. Inoltre “l’impiego, medio tempore, in territori non compresi nell’Unione Europea ( erano utilizzati in Israele ndr) presenta connotazioni di neutralità con riferimento alla disciplina tecnica antinquinamento applicabile”.

La domanda cautelare è stata accolta, nel merito della sentenza occorre
attendere il 18 dicembre. Ci sarà caos dopo tale Ordinanza: da una parte ATAC e Motorizzazione che basano la negazione sull’aspetto tecnico e dall’altra le attese di Società commerciali forti di contratto.

Il Sindaco Raggi a maggio scorso, dopo le notizie stampa nel merito, ha annullato il contratto e scrisse sui social “ Chi ha sbagliato pagherà” e si affrettò a confermare che non ci saranno problemi sull’anticipo del 16% ai fornitori ( costo per nolo e
manutenzione circa 500mila euro al mese) esistendo le misure idonee per garantirsi da eventuali danni . Oltre che sull’anticipo c’è una polizza fideiussoria che tutela l’azienda da ogni inadempienza.

Intanto dalla Pagliani che con la Basco srl è interessata al contratto fanno
sapere che potrebbero far causa alla Motorizzazione. “Rimangono dei punti controversi – conferma Giovanna Ammaturo consigliere di Fratelli d’Italia a Guidonia Montecelio – verificato che l’acquisto di bus urbani Volvo M3 e similari Euro V si possono ragionevolmente rintracciare in internet con prezzi che oscillano dai 10.000 a 20.000 euro che moltiplicati i 70 sono al di sotto di tre rate mensili sottoscritte. Fa sorridere che si festeggi per la plastic free in tutte gli Uffici Istituzionali, ci si debba batte ancora per la deforestazione in Amazzonia, ci si emoziona e ci si danna della microplastica nei pesci e nei ghiacciai della Groenlandia che Trump vuol comprare con scherno internazionale, si piange sulle ricerche geologiche in
Alaska, si fanno referendum abrogativi sulla perforazione nel mar Adriatico o in Basilicata, sono avviate le crociate per il blocco delle auto anche euro VI e quello totale dei diesel a Milano nel 2029 ed a Roma forse anche dal 2024, intanto i giudici partenopei hanno ordinato che i Volvo M3 con la corona dello sterzo consumata per quanto sono stati utilizzati
possono circolare. I Romani ? si possono multare perché l’ordinanza del 5 agosto del Sindaco Raggi che vieta i sacchi della spazzatura non trasparenti è sconosciuta. Gli abitanti e i residenti limitrofi come a Guidonia? Pardon, la carne di cannone ringrazia per i 40 bus in più, che sono una discreta panacea. Certo soffriranno per l’inquinamento che aumenta e dovranno fermare le auto quando ci sarà il blocco: ma che importa? Sono cittadini, non hanno voce, le elezioni sono lontane”.




Blitz d'Israele in Cisgiordania: arrestati 25 capi di Hamas

 

TEL AVIV – Blitz dell'esercito israeliano in Cisgiordania nella notte durante il quale sono stati arrestati 25 alti esponenti di Hamas, nel contesto di misure straordinarie adottate dopo le violenze degli ultimi giorni. Fra gli arrestati, secondo fonti palestinesi, figurano un deputato e 5 miliziani di Hamas liberati anni fa da Israele nel contesto di uno scambio di prigionieri. Ieri il leader di Hamas Ismail Haniyeh ha telefonato alla famiglia al-Abed di Kobar (Cisgiordania) per congratularsi con l'attentato condotto dal figlio che ha pugnalato a morte 3 civili israeliani ad Halamish.




I grandi del mondo salutano Peres

Redazione

ISRAELE – Addio al falco divenuto colomba. In Israele è il giorno del dolore per la morte di Shimon Peres, l'ex presidente e Permio Nobel per la Pace morto nelle prime ore di mercoledì all'età di 93 anni. Una fila ininterrotta di migliaia di cittadini ha reso omaggio alla bara avvolta nella bandiera con la stella di David nella camera ardente allestita davanti alla Knesset, il Parlamento israeliano. L'addio Sul Monte Herzl di Gerusalemme dove si è svolta la cerimonia funebre religiosa. Alle esequie hanno partecipato numerosi leader politici da tutto il mondo, tra cui il presidente Usa Barack Obama, il presidente francese Francois Hollande, il presidente tedesco Joachim Gauck, il premier Matteo Renzi e il presidente palestinese Abu Mazen.Tra i primi ad arrivare l'ex presidente americano Bill Clinton. Peres era stato colpito due settimane fa da un ictus che lo aveva costretto al ricovero in ospedale. Dopo le prime cure i medici avevano parlato di una condizione critica ma stabile. Martedì d'improvviso il peggioramento delle condizioni di salute.

 

La stretta di mano  ''La forza è solo un mezzo, ma il fine è la pace'': questo uno dei passaggi dell'intervento del premier Benyamin Netanyahu nell'elogio funebre per il presidente Shimon Peres. ''Nel Medio Oriente in tumulto in cui solo i forti resistono, non si raggiungerà la pace se non garantendo la nostra potenza. Ma gli obiettivi – ha aggiunto indicando il presidente palestinese Abu Mazen, seduto in prima fila – sono la prosperità e la pace, per noi e per i nostri vicini''. Il premier Benyamin Netanyahu e il presidente palestinese Abu Mazen si sono stretti la mano ed hanno parlato brevemente poco prima dell'avvio delle esequie di Shimon Peres sul Monte Herzl a Gerusalemme. Abu Mazen è seduto in prima fila accanto al ministro degli esteri egiziano.

 

Il saluto di Obama  Shimon Peres "ha forgiato la storia di Israele" ha "dato forma" al suo Paese: così il presidente statunitense Barack Obama alla cerimonia funebre per Peres. ''Toda' rabba', haver yakar (grazie tanto, caro amico)'': cosi' Obama ha salutato, appoggiando la mano sul feretro, l'ex presidente israeliano. Obama ha cosi' echeggiato la frase di addio che l'allora presidente Bill Clinton rivolse a Yitzhak Rabin durante i funerali di Stato a Gerusalemme nel 1995.




IRAN: ALI KHAMENEIHA MINACCIA UNA "VENDETTA DIVINA"

Red. Esteri
 
Teheran – Dopo che l’Arabia Saudita ha annunciato, nella giornata di sabato, la morte mediante esecuzione di 47 persone poiché reputate appartenenti al terrorismo, tra sunniti e sciiti la tensione è altissima. Inoltre sono stati uccisi uno Sheikn sciita e l’imam Nimr al Nimr. La condanna degli sciiti è stata immediata e l’ambasciata saudita a Teheran è stata presa d’assalto da manifestanti che hanno prima lanciato bombe incendiarie e poi hanno saccheggiato, successivamente è intervenuta la polizia e li ha allontanati.

La Guida suprema iraniana Ali Khameneiha commentato l’esecuzione: “Senza dubbio l'illegittimo spargimento di sangue di questo martire innocente avrà un effetto rapido e la vendetta divina si abbatterà sui politici sauditi”, ha aggiunto inoltre minacciato l’Arabia Saudita dicendo che sarà di fronte ad una “Vendetta divina” e che il sangue versato è stato un “errore politico” poiché “Il sangue di questo martire oppresso versato ingiustamente mostrerà presto le sue conseguenze e la vendetta divina si abbatterà sui politici sauditi”. Teheran ha annunciato che sono state fermate circa 40 persone per l’assalto la notte scorsa all’ambasciata a Teheran “I sospetti sono stati identificati e fermati, e ci potrebbero essere altri arresti”. Teheran ha avvertito che Riad la “pagherà cara”. Gli Usa invece sono preoccupati che la vicenda possa aggravare le tensioni già presenti nella regione mediorientale. 



LA VENDETTA DI ISRAELE, ELIMINATO TERRORISTA CHE UCCISE BAMBINA

Redazione

Beirut – Trentasei anni fa, ad appena sedici anni, Samir Qantar fracassò con il calcio del fucile il cranio di una bambina israeliana, dopo aver ucciso suo padre. La madre della piccola, mentre si nascondeva dalla furia del terrorista palestinese e dei suoi complici, tentando di non farla piangere per non essere scoperte, soffocò per errore l'altra figlioletta. Oggi Israele jha fatto la sua giustizia: un missile sparato su un condominio di Damasco ha centrato l'appartamento di Jaramana in cui Qantar si nascondeva. La notizia e' stata confermata dal movimento sciita libanese mentre Israele ha solo espresso soddisfazione per la sua morte senza rivendicarne la responsabilita'. Qantar, druso libanese, era stato condannato all'ergastolo per la strage del 1979. Dopo essere stato liberato da Israele nel 2008 nell'ambito di uno scambio di prigionieri con Hezbollah, aveva aderito al movimento sciita ed era riparato a Damasco, assumendo un ruolo di punta all'interno del Partito di Dio. Da qualche anno, il regime di Bashar al-Assad gli aveva dato il comando di una parte delle Alture del Golan ancora controllate dai siriani, da dove avrebbe organizzato diversi attacchi contro soldati israeliani.
I media siriani non hanno parlato di Qantar ma hanno accusato "gruppi terroristici" per il raid in cui sono stati lanciati quattro missili a lungo raggio su Jamanana, un bastione del regime di Assad in cui vivono molti drusi e cristiani. Israele ha piu' volte bombardato la Siria dopo l'inizio della guerra civile, nel 2011, distruggendo per lo piu' armi e missili destinate a Hezbollah, il nemico con cui lo Stato ebraico si e' piu' volte scontrato. A gennaio in un raid erano morti sei militanti di Hezbollah. Il ministro della Giustizia israeliano, Ayelet Shaked, ha dichiarato alla radio dell'esercito che Israele "non ha rivendicato" l'attacco ma "e' felice di aver appreso la notizia". "Era un super terrorista che ha ucciso una bambina di quattro anni fracassandole il cranio e ha proseguito le sue attivita' terroristiche anche dopo la liberazione", ha affermato, "e' una buona cosa che sia andato al Creatore".
La famiglia israeliana di cui facevano parte tre delle quattro vittime, tra cui due bambine, ha affermato in una nota che "giustizia e' stata fatta". Si tratta della vedova del 28enne Danny Haran, ucciso con la figlia Einat. L'altra figlia mori' soffocata dalla madre, Smadar Haran, che tentava di non farla gridare mentre si nascondevano durante l'assassinio del marito e dell'altra figlia. Qantar era stato giudicato responsabile anche dell'uccisione di un poliziotto e per questo era stato condannato a cinque ergastoli piu' 47 anni di carcere




SANGUE IN ISRAELE: ATTENTATI A GERUSALEMME E TEL AVIV

di Angelo Barraco

Gerusalemme – E’ tanto il sangue e la violenza che si sta tergiversando in Medio Oriente, in seguito a due attentati messi in atto oggi sono rimaste uccise tre persone e ferite circa venti. E’ morto anche Yeshaye Krishevsky, rabbino di 59 anni. Le tre vittime sono morte in modo diverso, due sono morte sull’autobus e il rabbino invece nell’attentato che ha visto un’auto schiantarsi contro la fermata del bus. Intanto sul web compaiono poster in cui le Brigate di Al Qassam sarebbero pronte ad abbattere gli occupanti. Gli attentati sull’autobus sarebbero avvenuti ad opera di due palestinesi che avrebbero aperto il fuoco e accoltellato i passeggeri, tra cui un uomo di 60 anni. La Polizia è intervenuta uccidendo uno dei due terroristi, l’altro invece è stato catturato. L’altro attentato è avvenuto alla fermata dell’autobus in via “Malkei Israel”, dove un attentatore si è lanciato con l’auto contro un gruppo di persone in attesa del bus. L’uomo è poi sceso dalla macchina e ha accoltellato coloro che erano a terra inermi e feriti dal forte impatto avvenuto poco prima. La polizia, in merito all’attentatore, ha affermato di averlo “Neutralizzato”. Ma non è finita qui, dei passanti israeliani sono stati accoltellati da un palestinese a Raanana (Tel Aviv), prima di questo attentato si era verificato un altro accoltellamento ai danni di due israeliani. Ieri ci sono stati quattro attentati a distanza di un’ora e sei israeliani accoltellati. Il premier Banyamin Netanyahu ha riferito “Il terrorismo è figlio della volontà di distruggerci e non della disperazione palestinese, ma la nostra voglia di vivere distruggerà la voglia di uccidere dei nostri nemici”. Previsto per oggi in Israele lo scioperp degli Arabi israeliani in solidarietà con la Cisgiordania e per la Moschea di Al Aqsa. Intanto si fa la conta delle vittime, il vice comandante della Polizia Benzi Sao ha riferito che sono 68 gli agenti rimasti feriti e sono stati effettuati 300 arresti, invece sono 1300 i palestinesi feriti da pallottole da ottobre ad oggi. 



MUORE BRUCIATO VIVO UN BIMBO PALESTINESE. “IL GOVERNO ISRAELIANO E’ RESPONSABILE”

di Ch. Mo.

Gerusalemme – E’ scontro tra palestinesi e israeliani in merito ad una vicenda di cronaca aberrante. I primi infatti ritengono che il governo israeliano sia "pienamente responsabile" della morte di un bambino palestinese di un anno e mezzo, bruciato vivo in un incendio appiccato probabilmente da coloni israeliani. Tale atto orribile sarebbe "conseguenza diretta" dell' "impunita'" accordata dalle autorità israeliani ai coloni.


Il premier. Condanna duramente l’accaduto il premier Netanyahu che si è detto sconvolto dall’accduto definendolo un “atto terroristico”. “E' un chiaro atto di terrorismo e Israele agisce con durezza contro il terrorismo a prescindere da chi siano gli autori" ha poi concluso.


La reazione di Israele. L'esercito israeliano ha istituito dei posti di blocco nella zona e schierato soldati nel tentativo di trovare gli autori del gesto. I sospetti sono tutti appuntati su coloni estremisti considerato che sui muri delle due case a cui e' stato appiccato il fuoco sono state ritrovate frasi inneggianti alla "vendetta" e "lunga vita al Messia" prima di scappare. Resta alta la tensione nell’intera zona: l' incendio e' stato appiccato a due case all'estrema periferia di una località vicino Nablus, Kfar Duoma. Una delle due case era vuota, ma nell'altra dormiva una famiglia svegliata dai rumori e dal fuoco.


La vittima. Il piccolo si chiamava Ali Saad Daubasha. Secondo i testimoni il padre e' riuscito a salvare la moglie e l'altro bimbo ma non e' riuscito ad individuare nel fumo e nel buio il più piccolo, Ali. Il padre e la madre, Saad e Reham ed un altro figlio di 4 anni, Ahmad, sono stati ricoverati in ospedale a Nablus. Anche la famiglia del piccolo, i genitori e un fratellino di 4 anni, versa in gravissime condizioni: sono stati ricoverati con ustioni su oltre il 70 per cento del corpo. 




ALMENO 60 GIORNALISTI SONO STATI UCCISI NEL 2014 IN ZONE DI GUERRA

di Maurizio Costa

 

Sono almeno 60 i giornalisti morti in territori di guerra nel 2014. Il dato è stato fornito dal Comitato per la Protezione dei Giornalisti. Un quarto di loro sono corrispondenti internazionali, ma quelli che rischiano di più sono i freelance che lavorano localmente, meno protetti e meno rinomati.
 
Rispetto all'anno precedente, il numero dei giornalisti morti in zone di guerra è diminuito di 70 unità, ma le cifre degli ultimi tre anni sono le più alte dal 1992, anno in cui il comitato ha iniziato le sue attività.
 
Tra tutti i conflitti che hanno caratterizzato quest'anno, il più pericoloso per la categoria dei giornalisti è stato quello in Siria, che ha causato ben 17 morti tra freelance e corrispondenti di guerra. Dall'inizio dei combattimenti, i giornalisti uccisi sono addirittura 79. In Siria sono avvenute le due uccisioni da parte dell'Isis di James Foley e Steven Sotloff, freelance decapitati brutalmente davanti alle telecamere dell'autoproclamato califfato islamico.
 
Anche il conflitto in Ucraina tra separatisti filorussi e governo statale ha causato 5 vittime tra i giornalisti. Molti di loro sono stati uccisi per sbaglio, ma il confine tra volontà e casualità è molto sottile durante una guerra.
 
I cinquanta giorni di guerra tra Israele e Palestina nella Striscia di Gaza hanno provocato la morte di 4 corrispondenti e di tre operatori dei media internazionali. Anche conflitti meno famosi, avvenuti in Paraguay e in Myanmar, hanno causato la morte di alcuni freelance.
 
Gli addetti della stampa, in zone di guerra, sono sempre provvisti di casacche che contraddistinguono i giornalisti dai civili, ma questo sembra non bastare per salvare la vita di alcune persone che stanno solamente svolgendo il loro lavoro. Senza contare che anche l'ebola ha causato la morte di tre giornalisti in Guinea.