ISIS: QUANTO GUADAGNANO GLI USA PER COMBATTERE IL CALIFFATO?

di Maurizio Costa

Da mesi ormai, gli Stati Uniti bombardano l’Iraq e la Siria per cercare di affievolire e debellare la minaccia dell’Isis. Tutto questo schieramento di armi e uomini ha un costo e secondo il quotidiano inglese “The Independent” le industrie delle armi statunitensi stanno percependo guadagni incredibili.

I prezzi delle azioni delle aziende che producono missili, droni e aerei che vengono dirottati poi in Medio Oriente, sono alle stelle. Vediamo qualche esempio.

Le azioni di Lockheed Martin, un’azienda che produce missili da guerra, sono in ascesa del 9,3%, mentre altri due colossi come Raytheon e General Dynamics sono in crescita rispettivamente del 3,8 e del 4,3 per cento.

Non ci sono solamente dati borsistici, ma anche introiti monetari veri e propri. La Raytheon ha ricevuto 251 milioni di dollari per rifornire le navi statunitensi di missili Tomahawk, che costano un milione e mezzo l’uno.

Le cifre sono impressionanti e inaccettabili per questo periodo di crisi mondiale e gli Usa potrebbero tranquillamente dirottare questi soldi in Africa per cercare di sconfiggere il virus Ebola, che ha già ucciso più di 4.500 persone.




ISIS: RISCHI PER EUROPA E ITALIA

Redazione

La situazione Isis sebbene sia fortemente monitorata è preoccupante. "La pressione militare dell'ISIS in Siria e in Iraq implica rischi rilevanti per l'Europa e per l'Italia, anche per la forza attrattiva che il movimento sembra poter esercitare su altre formazioni jihadiste e dell'estremismo islamico in aree non contigue ai territori controllati". Lo afferma una nota del Quirinale al termine del Consiglio Supremo di Difesa. "Il quadro della situazione internazionale – si legga dalla nota – mostra tensioni e instabilita' crescenti.

In Ucraina il conflitto appare tendenzialmente frenato dagli sforzi politici e diplomatici in atto che vedono il costante impegno del nostro Paese. E' indispensabile dare continuita' e sbocchi risolutivi a questi sforzi. La pressione militare dell'ISIS in Siria e in Iraq – prosegue – implica rischi rilevanti per l'Europa e per l'Italia, anche per la forza attrattiva che il movimento sembra poter esercitare su altre formazioni jihadiste e dell'estremismo islamico in aree non contigue ai territori controllati. E' quindi necessario che l'Italia, insieme a Nazioni Unite e Unione Europea, consideri con estrema attenzione gli eventi in corso ed eserciti ogni possibile sforzo per prevenire, in particolare, l'ulteriore destabilizzazione della Libia".
Obama agli alleati, "La lotta all'Isis sara' lunga"
"La minaccia costituita dai cosiddetti foreign fighters – sostiene la nota – rende evidente l'esigenza di uno sforzo integrato e senza soluzione di continuita', sia sul fronte informativo sia su quello esecutivo, da parte dei dispositivi di sicurezza esterna e interna nazionali e internazionali. La situazione in atto dimostra l'urgenza e l'importanza, pur nei limiti della ridotta disponibilita' di risorse, di una rapida trasformazione delle nostre Forze Armate e dell'organizzazione europea della sicurezza.
Se le prime dovranno essere rese piu' pronte ed efficaci rispetto ai compiti da assolvere nelle aree di prioritario interesse per il nostro Paese, il solo sforzo nazionale non potra' essere sufficiente a garantire l'Italia, come ciascuno degli altri Paesi europei, dalle minacce e dai rischi che si prospettano gia' nel breve termine. Il Libro Bianco dara' quindi indicazioni circa la strategia di integrazione politico-militare che il Governo intende realizzare in ambito UE e NATO.
Pur se il contributo italiano agli obiettivi della sicurezza nazionale e comune non potra' che essere limitato in termini di uomini e mezzi, il nostro Paese dovra' essere in grado di fornire, nei consessi internazionali, un apporto qualificante e incisivo sul piano delle iniziative di prevenzione e di risoluzione delle crisi".
"A questo fine, il Consiglio auspica – sottolinea la nota – un rilancio delle istituzioni della global governance che operano in questo settore, a partire dalla Common Security and Defence Policy (CSDP).
Il nuovo Alto Rappresentante potra' certamente sostenere le iniziative italiane e imprimere adeguato impulso alla rivitalizzazione del fondamentale settore della sicurezza". "Il Libro Bianco – spiega la nota – dovra' poi conferire massima priorita' all'obiettivo dell'integrazione interforze e, piu' in generale, dell'integrazione interna delle nuove Forze Armate e del sistema Difesa nel suo complesso.
Provvedimenti in questa direzione, insieme a quelli altrettanto urgenti volti a consentire un rapido deflusso o reimpiego del personale militare in esubero, sono essenziali per risolvere il fondamentale problema di efficienza e di economicita' dell'apparato militare.
La sfida piu' importante da vincere attraverso l'integrazione resta comunque quella dello sviluppo della massima sinergia tra le diverse componenti logistiche e amministrative, ma soprattutto operative e di comando delle Forze Armate rispetto agli effettivi compiti da assolvere. Il successo del progetto di riorganizzazione delle Forze Armate che prende avvio con il Libro Bianco riveste grande importanza per il nostro Paese e si inserisce a pieno titolo, nel grande processo di riforma della Pubblica Amministrazione promosso dal Governo per la realizzazione di una struttura dello Stato meno onerosa ma, allo stesso tempo, in grado di servire piu' efficacemente il cittadino. Il Consiglio ha infine ribadito la necessita' di continuare a perseguire una rapida soluzione della vicenda dei nostri fanti di marina", conclude la nota.




ISIS, INGHILTERRA: ARRESTATI SEI PRESUNTI TERRORISTI

di Maurizio Costa

LONDRA – La polizia britannica continua ad indagare per stanare presunte cellule terroristiche affiliate all'Isis in Inghilterra. Dopo i tre arresti di ieri, oggi le forze dell'ordine hanno fermato altre sei persone, tre uomini e tre donne, accusate di essere terroristi islamici.

Questi sei indagati sarebbero accusati anche di aver premeditato attacchi terroristici all'estero.

L'Inghilterra, insieme alla Francia e alla Germania, è uno dei paesi con più popolazione islamica in Europa e il rischio di far arrivare l'Isis anche a Londra è altissimo.

Intanto, a Kobane continuano i combattimenti. I raid Usa hanno permesso ai curdi che difendono la città di tirare un po' il fiato e di sferrare una controffensiva contro i miliziani dell'autoproclamato califfato.

I peshmerga hanno conquistato qualche zona della città a Sud e ad Est, riuscendo ad uccidere 13 jihadisti. Qualche colpo di mortaio è stato sparato anche vicino al valico di confine con la Turchia, che, dal canto suo, rimane a guardare senza intervenire.

I carri armati turchi rimangono schierati al confine mentre il popolo curdo muore sotto i colpi dell'Isis. La Turchia vorrebbe evitare l'intervento in Siria perché la sconfitta dei jihadisti porterebbe a un aumento del potere del dittatore Assad, acerrimo nemico della Turchia.

Inoltre, i turchi sono contrari ad aiutare il popolo curdo, che da anni porta avanti una campagna di indipendenza dalla Turchia.

I jihadisti si trovano anche in Iraq, dove hanno conquistato la regione di Hit dopo una ritirata strategica dell'esercito iracheno.

La Turchia, intanto, smentisce le voci intorno alla cessione della base aerea di Incirlik agli Stati Uniti. Fino a nuovo ordine, nessun aereo a stelle e strisce potrà usare il territorio anatolico come base prima dei bombardamenti sulla Siria e Sull'Iraq.




TURCHIA: MORTE 35 PERSONE NELLE MANIFESTAZIONI FILOCURDE

di Maurizio Costa

In Turchia continuano le manifestazioni per protestare contro la politica attendista e statica del presidente turco Tayyip Erdoğan, reo di non aiutare la minoranza curda che sta soffrendo la violenza senza limiti dell'Isis.

Ai confini con la Turchia, infatti, la roccaforte curda Kobane sta cadendo nella mani dell'autoproclamato califfato, mentre centinaia di curdi perdono la vita durante gli scontri a fuoco.

La Turchia, dal canto suo, ha schierato una fila di carri armati al confine con la Siria per evitare che il conflitto si sviluppi all'interno del territorio turco.

Intanto, in molte città anatoliche, continuano le manifestazioni filocurde. Ben 35 persone sono morte durante questi moti e altre 221 sono rimaste ferite.

"Secondo i dati a nostra disposizione la maggior parte ha perso la vita in episodi di violenza tra diverse fazioni – ha dichiarato il Ministro degli Esteri turco Efkan Ala, che ha poi continuato – nessuno scenda in strada in modo violento, mi rivolgo alle famiglie, alla cittadinanza e alle organizzazioni della società civile perché si astengano immediatamente da un linguaggio violento."




SIRIA, KOBANE: DONNA CURDA SI FA ESPLODERE PER RESPINGERE L’ISIS

di Maurizio Costa

KOBANE – Durante un assalto dell’Isis per conquistare l’importante città di Kobane, situata al confine tra Siria e Turchia, una donna curda si è fatta esplodere per cercare di arginare l’avanzata dei miliziani dell’autoproclamato califfato islamico.

La città di Kobane, roccaforte curda, nelle ultime settimane viene attaccata senza sosta dall’Isis: i miliziani provano a conquistarla da Est, da Ovest e anche da Sud, con attacchi terrestri e bombardamenti, che sfiniscono la popolazione curda.

L’Isis ha già conquistato la Montagna di Mishtenur, che affaccia direttamente su Kobane, e ha intenzione di prendere tutta la città per avere un buon appoggio vicino al confine con la Turchia.

Domenica, i miliziani jihadisti, a un solo chilometro dalla città, non vengono fermati dagli attacchi aerei statunitensi. L'avanzata continua e la città è sempre più vicina. Il problema è che non c’è nessuna strategia che unisca l’aviazione americana con i combattenti curdi. Un vero disastro che non fa altro che accentuare il caos in Siria.

In questa situazione di disagio arriva l’attacco kamikaze di una donna curda, preoccupata per le sorti del suo popolo. La combattente si è fatta esplodere ad Est della città di Kobane. Questo è il primo esempio di questo genere: non era mai capitato che una donna curda facesse un attentato kamikaze. Una pratica, tra l'altro, utilizzata soprattutto tra i jihadisti.

Nella sola giornata di domenica, sono morti nei combattimenti 19 curdi e 27 miliziani dell’Isis.

Intanto, dopo la scelta del Parlamento turco di partecipare alla distruzione dell’Isis, i membri del califfato hanno lanciato un colpo di mortaio in territorio turco, ferendo cinque persone. Un gesto pericoloso, che ha portato all’evacuazione della zone di confine da parte della Turchia.




ISIS, ALLARME SANTA SEDE: "NON ABITUIAMOCI ALLE VIOLENZE"

Redazione

Anche la chiesa interviene, la preoccupazione per l'Isis è alta. "Grave preoccupazione desta l'operato di alcuni gruppi estremisti, in particolare del cosiddetto 'Stato islamico', le cui violenze e abusi non possono lasciare indifferenti". Lo afferma una nota della Santa Sede diffusa a conclusione del vertice dei nunzi apostolici del Medio Oriente, voluto da Papa Francesco e guidato dal segretario di Stato Parolin. Il testo denuncia l'abominio a cui ogni giorno si assiste "della decapitazione e crocifissione di essere umani nelle piazze pubbliche" e dell'esodo di migliaia di persone, alla distruzione dei luoghi di culto" e mette in guardia "dal rischio di abituarsi a questa violenza, dandola quasi per scontata come oggetto di cronaca quotidiana". Tale situazione "deve cessare!" afferma il comunicato che sottolinea "l'urgenza di porre fine alle guerre in atto che hanno gia' provocato numerosissime vittime" ed "alle violazioni da piu' parti delle norme piu' elementari del diritto umanitario internazionale, con un riferimento particolare alle sofferenze dei bambini e delle donne". "Non si puo' tacere, ne' la comunita' internazionale puo' rimanere inerte, di fronte al massacro di persone soltanto a causa della loro appartenenza religiosa ed etnica, di fronte", afferma la nota vaticana riecheggiando le parole dette nell'omelia di questa mattina dal segretario di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin. "Nell'esprimere la vicinanza ai Patriarchi, ai Pastori e ai cristiani del Medio Oriente e alle altre componenti religiose ed etniche che soffrono a causa della violenza che imperversa in tutta la Regione, soprattutto in Iraq e in Siria", la nota assicura la preghiera dei nunzi e dei dicasteri vaticani e ribadisce la necessita' di fare tutto il possibile per aiutare queste persone e venire incontro ai loro bisogni, come tante volte richiamato dal Santo Padre". "Purtroppo – rileva ancora il testo – senza scrupoli continua il traffico di armi e ancor piu' grave le persone stesse sono oggetto di commercio. Dopo aver esaminato la drammatica situazione umanitaria, della quale soffrono le conseguenze tra gli altri i numerosissimi sfollati e rifugiati in altri Paesi, hanno sottolineato l'imperiosa necessita' che sia garantita a tutti, senza discriminazioni, la doverosa assistenza umanitaria". Secondo la nota vaticana, dunque, "e' lecito fermare l'aggressore ingiusto, sempre nel rispetto del diritto internazionale". "Tuttavia – ricorda il testo – non si puo' affidare la risoluzione del problema alla sola risposta militare, ma esso va affrontato piu' approfonditamente a partire dalle cause che ne sono all'origine e vengono sfruttate dall'ideologia fondamentalista". "Un ruolo importante – conclude la Santa Sede – dovrebbero svolgerlo i leader religiosi, cristiani e musulmani, collaborando per favorire il dialogo e l'educazione alla reciproca comprensione, e denunciando chiaramente la strumentalizzazione della religione per giustificare la violenza. Di fronte al dramma di tante persone che sono state costrette a lasciare le loro case in maniera brutale i partecipanti hanno ribadito la necessita' che sia riconosciuto il diritto dei cristiani e degli altri gruppi etnici e religiosi a rimanere nelle loro terre di origine e, qualora siano stati costretti ad emigrare, il diritto di ritornare in condizioni adeguate di sicurezza, avendo la possibilita' di vivere e di lavorare in liberta' e con prospettive per il futuro. E cio' richiede nelle circostanze attuali l'impegno sia dei Governi interessati che della comunita' internazionale. Sono in gioco principi fondamentali come il valore della vita, la dignita' umana, la liberta' religiosa, e la convivenza pacifica e armoniosa tra le persone e tra i popoli".




ISIS: TRE MILIZIANE CURDE DECAPITATE

Redazione

Ancora orrore dal fronte Isis. Gli jihadisti sunniti dello Stato islamico (Isis) stanno avanzando sull'enclave di Kobane, nel nord della Siria e hanno decapitato tre donne curde. Lo rende noto l'Agi. Il governo turco, che ha assicurato di avere ancora il controllo del territorio, ha intanto chiesto al Parlamento il via libera (domani il voto) ad azioni sia in Siria che in Iraq, mentre anche la Gran Bretagna ha cominciato a bombardare gli jihadisti in Iraq. La Turchia ha assicurato che le sue truppe continueranno a difendere la zona dove si trova la tomba di Suleiman Shah, nonno del fondatore dell'impero ottomano Osman I, considerata da Ankara come territorio turco. Media locali in precedenza avevano riferito che i 36 militari a guardia del sito erano stati circondati e sopraffatti da centinaia di jihadisti. "I miliziani sono ora molto vicini alla tomba ma i nostri soldati sono ancora a guardia con le loro armi", ha sottolineato il vicepremier Bulent Arninc. Ankara aveva gia' avvertito che avrebbe considerato un attacco alla tomba di Suleiman Shah come un'aggressione contro il proprio territorio, alla quale avrebbe risposto a modo. La tomba, situata a 25 chilometri a sud del confine turco con la Siria, viene considerata territorio turco in base all'accordo del 1921 firmato con la Francia che all'epoca controllava la Siria.
  Sulla zona di Kobane si stanno facendo piu' insistenti i raid aerei americani. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, gli jihadisti sunniti hanno decapitato 4 combattenti curdi, di cui tre erano donne, catturati durante gli scontri a Kobane. L'Isis, ha aggiunto l'Ong basata a Londra, continuano ad avanzare da est e ora c'e' solo una valle tra loro e Kobane.
  Dall'avvio dell'offensiva il 16 settembre scorso, l'Isis ha preso il controllo di non meno di 70 villaggi, costringendo 200mila civili curdi alla fuga. Lo stesso Osservatorio ha reso noto che i miliziani hanno liberato piu' di 70 studenti curdi che erano stati rapiti nei dintorni di Aleppo il 29 maggio scorso. Non sono ancora chiari i motivi della liberazione. Gli studenti facevano parte di un gruppo piu' ampio di 153 studenti rapiti. Mentre la Gran Bretagna ha cominciato a partecipare ai raid aerei sul nord dell'Iraq, il ministro dell'Interno britannico, Theresa May, ha avvertito che "l'Isis potrebbe presto entrare in possesso di armi chimiche, biologiche o persino nucleari". In Iraq inoltre le milizie hanno preso il controllo di una base militare dell'esercito ad Albu Aytha, a nord di Ramadi, secondo quanto denunciato da Ahmed al Dulaimi, governatore della provincia della provincia orientale di Anbar. Il presidente siriano, Bashar al-Assad, ha attaccato i membri della coalizione internazionale, sostenendo che gli estremisti non possono essere sconfitti da Paesi che hanno "diffuso il terrorismo". Incontrando a Damasco Ali Shamkhani, segretario del Consiglio della Sicurezza Nazionale iraniano, il leader siriano ha preso di mira quei "Paesi che hanno aiutato a creare i gruppi terroristici, dando sostegno logistico e finanziario e diffondendo il terrorismo nel mondo". Un affondo diretto contro gli Stati Uniti e altre nazioni arabe, accusate piu' volte da Damasco di "sostenere il terrorismo" a causa dell'appoggio ai ribelli contro il regime siriano. Dall'Algeria intanto arriva la notizia che sono stati identificati alcuni membri del gruppo terrorista sospettati di aver decapitato Herve Gourdel, l'ostaggio francese ucciso il 24 settembre.

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ISIS, FBI: IDENTIFICATO IL BOIA CHE HA DECAPITATO I TRE OSTAGGI

Redazione

Ormai sanno chi è stato a decapitare i tre ostaggi. Immagini disumane che purtroppo la maggior parte della collettività ha visto. L'Fbi ha annunciato che i suoi uomini hanno identificato con certezza il decapitatore degli ostaggi dell'Isis, James Foley, Steven Sotloff, David Haines, ma non intende rivelarne il nome. Si tratta dell'ormai famigerato "jihadi john", il boia comparso nei due video soprannominato così per il suo accento londinese. "L'agenzia ritiene di aver identificato il militante visto nei video della decapitazione di Foley e Sotloff" ha affermato il numero uno dell'Fbi, James Comey, che non ha voluto al momento rilasciare il nome del presunto assassino confermando però che è britannico ed è di Londra.




ISIS: PERICOLO ATTENTATO METROPOLITANE PARIGI E NEW YORK

Redazione

Se l'Isis non viene bloccata, tutto l'occidente sarà in serio pericolo, tanto è vero che le minacce di attentati sulle metropolitane parigine e delle Grande Mela sono, purtroppo, conrete. Il premier iracheno Haider al Abadi ha reso noto che sono stati sventati progetti di attentati alle metropolitane di Parigi e negli Usa. Lo riferisce su twitter il tedesco Die Welt.
L'attacco alle metropolitane di Parigi e New York pianificato da Isis e scoperto dal governo iracheno e' "imminente", ha poi aggiunto il premier iracheno Al Abadi ai giornalisti all'Onu, che gli hanno chiesto se l'attentato sia stato sventato. Al Abadi, riferisce un tweet della reporter di Ctv Mercedes Stephenson, ha risposto: "No".
Usa: nessun indizio di imminenti attentati a metro Parigi e New York
Intanto il presidente iraniano, Hassan Rohani, dal podio dell'Onu, ha detto che l'obiettivo dell'Isis e' la "distruzione della civilta'". Le azioni del terrorismo, ha aggiunto, hanno il risultato di "incrementare l'islamofobia e aprire la strada all'intervento di forze straniere" nella regione, un intervento che Teheran respinge.
Rohani non cita gli Usa, ma ha detto che l'Isis e' il frutto dell'opera di "talune agenzie di intelligence che hanno messo un pugnale nelle mani di pazzi" e di "taluni Stati" che hanno creato l'estremismo e adesso "non riescono ad affrontarlo".

All'indomani della decapitazione di Hervel Gourdel, l'ostaggio francese in mano ai jihadisti in Algeria, la Francia ha effettuato la seconda raffica di raid aerei sopra l'Iraq; e il ministro della Difesa, Jean-Yves Le Drian, non ha escluso la possibilita' di fare lo stesso in Siria. La Francia e' in lutto e per tre giorni, da domani, le bandiere sventoleranno a mezz'asta. Intanto anche Londra e' pronta a unirsi ai bombardamenti contro il 'califfato': il premier, David Cameron, ha convocato per oggi un riunione del gabinetto di governo e per domani, venerdi', il Parlamento. Tanto il vicepremier, Nick Clegg, che il leader laburista, Ed Miliband, hanno confermato il sostegno al governo e dunque la Raf potrebbe cominciare i bombardamenti gia' nel weekend.
A meno di 24 ore dal dibattito a Westminster, a Londra sono state arrestate nove persone con l'accusa di terrorismo: tra i fermati – di eta' compresa fra i 22 e i 47 anni e che, secondo Scotland Yard, non costituivano una "minaccia immediata"- un imam fondamentalista, Anjem Choudary, che aveva detto di non avere alcuna simpatia per Alan Henning, l'ostaggio britannico ancora nelle mani dello Stato islamico.
Dopo i nuovi bombardamenti francesi, i primi dal 19 settembre, la Francia ha ventilato la possibilita' di estenderli anche in Siria: il ministro Le Drian ha ammesso che l'opzione e' "sul tavolo" poche ore dopo che il presidente, Francois Hollande, l'aveva invece esclusa. Parigi ha anche ampliato da 31 a 40 il numero dei Paesi nel mondo in cui ritiene ci siano rischi per l'incolumita' dei suoi cittadini, aggiungendo all'elenco i Paesi musulmani in Asia.
Intanto nella notte le forze curde nel nord della Siria sono riuscite a respingere l'avanzata dei miliziani dello Stato islamico a sud di Kobane, la citta' da giorni al centro dell'offensiva jihadista. E mentre piu' di 120 ulema sunniti di tutti il mondo hanno denunciato, in una missiva inviata al 'califfo' Abu Bakr al Baghdadi, che il suo gruppo Stato Islamico viola i precetti dell'Islam, dall'Onu e' arrivata un'ennesima accusa: donne e bimbe irachene, della minoranza yazida, sono state vendute come schiave, costrette a matrimoni forzati e violentate ripetutamente dai jihadisti.
L'Onu ha aggiunto che la sua missione in Iraq ha ricevuto la denuncia anche di donne che sono state giustiziate a Mosul: tra di loro anche un'avvocatessa, Samira Saleh al Naimi che e' stata prelevata con la forza la scorsa settimana dalla sua abitazione, giudicata da una corte islamica e giustiziata pubblicamente. La sua colpa? Aver denunciato su Facebook la distruzione di templi e luoghi di culto.




OBAMA: IL MONDO SI UNISCA CONTRO L'ISIS

Redazione

Un'altra vittima dell'Isis e allora scoppia l'appello del presidente degli Stati Uniti d'America : "Il mondo si unisca contro l'Isis". Barack Obama utilizza il podio dell'Onu per chiedere alla comunita' internazionale di affrontare la sfida lanciata dal "network della morte". Isis, ha detto il presidente americano alla 69esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il presidente americano , "deve essere distrutto".
Le parole di Obama arrivano a poche ore dalla seconda nottedi raid sulle postazioni dell'Isis in Siria e nella stessa giornata in cui l'Fbi diffonde un allarme per possibili attacchi contro gli Usa e gli interessi occidentali. Cinque incursioni dall'alto hanno colpito postazioni dello Stato islamico nella citta' di Albu Kamal e le aree a essa circostanti, al confine con l'Iraq. La stessa organizzazione ha accertato che aerei da guerra hanno bombardato una zona a ovest di Kobani, conosciuta anche come Ayn al-Arab, una delle principali enclave curde nel Paese, al confine con la Turchia, che gli jihadisti stanno cercando di riconquistare. I jet da guerra provenivano dalla Turchia dando adito ad interpretazioni su un presunto di coinvolgimento di Ankara nelle operazioni, che piu' tardi e' stato negato dall'ufficio del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Nello stesso comunicato, Ankara ha pero' contestualmente la disponibilita' a partecipare ai raid.
I qaedisti di Al Nusra e gli islamisti di Ahrar al-Sham hanno evacuato le basi militari presenti nelle aree popolate di Idlib, nel nord-ovest della Siria. Tra gli obiettivi dei bombardamenti, Washington ha inserito un gruppo denominato Khorasan: una cellula di veterani di Al Qaeda poco conosciuta, che preparava un attacco "imminente" contro gli interessi occidentali ed era "vicino alla fase esecutiva" di un attentato negli Usa o in Europa. Il loro capo Mohsin al-Fadhli, gia' collaboratore di Osama bin Laden, sarebbe rimasto ucciso. "Crediamo che sia morto", ha spiegato un funzionario dell'amministrazione Usa. "I bombardamenti sono stati efficaci", ha detto il capo del Dipartimento di Stato, John Kerry. "La sicurezza nazionale francese e' in gioco come non lo e' mai stata negli ultimi anni", ha affermato il premier francese, Manuel Valls "i raid continueranno".
Dalla Siria, ribelli e oppositori del regime hanno pero' negato l'esistenza del gruppo l'esistenza di Khorasan. Negli Usa pero' le agenzie di sicurezza sono state poste in stato di allerta a causa del rischio di attacchi da parte di "lupi solitari". L'Fbi e il Dipartimento di sicurezza nazionale hanno diffuso un'allerta uguale a quella di un mese fa, dopo l'inizio dei raid aerei sul nord dell'Iraq. Isis esercita nella galassia terrorista la stessa capacita' di attrazione che una volta era di al Qaeda. Miliziani filippini legati ad al-Qaeda hanno minacciato di uccidere gli ostaggi tedeschi nelle loro mani da aprile se Berlino non ritirera' il sostegno all'offensiva Usa in Medio Oriente.




ISIS: TUTTI I RISCHI CHE CORRE L’EUROPA

di Maurizio Costa

Continuano i raid aerei degli Stati Uniti in Iraq e in Siria. Nella notte, le forze alleate, composte da Obama e da altri Paesi mediorientali come Emirati Arabi e Arabia Saudita, hanno bombardato le postazioni strategiche degli jihadisti. Gli aerei sarebbero partiti dalle basi militari in Turchia, eterna rivale della Siria. L’obiettivo principale delle forze comandate dagli Usa è stata la città di Kobani, chiamata anche Ayn al-Arab, conquistata pochi giorni fa dalle milizie dello Stato Islamico. Questa città si trova al confine con la Turchia e la conquista della zona da parte dell’Isis ha provocato l’esodo di 130 mila curdi che abitavano a Kobani. La minoranza etnica curda, che rappresenta una grande fetta della popolazione di tutta la Siria, si è rifiugiata nella vicina Turchia per cercare di fuggire all’eccidio del califfato.

La guerra ormai è cominciata e Obama ha dichiarato al Congresso che non sa quanto dureranno i bombaradmenti. Dall’inizio del conflitto, gli Usa hanno già lanciato 200 raid aerei sulla Siria e sull’Iraq. Fonti certe dell’Fbi hanno dichiarato alla Cnn che l’Europa è a rischio attentati da parte dell’Isis. I Paesi europei sono nel mirino dello Stato Islamico, soprattutto dopo le dichiarazione degli jihadisti, che hanno minacciato di conquistare Roma e di rendere le donne schiave.

IL COMMENTO – Il problema principale è che non bisogna generalizzare. L’Isis e le sue manie di conquista non corrispondono agli ideali islamici. Sono due cose completamente diverse. Quello che continuiamo a fare, e che molti personaggi, come matteo Salvini, continuano a dire, è questo: "Basta islamici, chiudiamo le moschee e cacciamoli tutti: sono terroristi!"

È difficile che il califfato possa attaccare direttamente i Paesi europei. La minaccia principale deriva dal rischio attentati, che, anche negli anni passati, hanno dilaniato gli Usa e l’Europa. La maggiore preoccupazione deriva dal proselitismo che l’Isis cerca di fare nel nostro Paese. Centinaia di persone hanno lasciato tutto per unirsi alla causa del califfato e si sono recati in Iraq e in Siria per combattere fianco a fianco e ampliare il proprio raggio d’azione.

Le moschee in Italia non sono molte, la più grande si trova a Roma. Molti luoghi di ritrovo islamici si trovano soprattutto in garage e scantinati. In questi luoghi si tengono le funzioni religiose islamiche ma senza il “controllo” esterno. Inoltre, in questi giorni, a Roma sono comparse decine di scritte sui muri che, secondo alcuni, inneggerebbero all’Isis.

I rischi sono alti, ma smettiamola di generalizzare. L’Isis è di fatto una degenerazione islamica, come lo è stato Hitler per la Germania: il caso del nazismo non ci permette di pensare al popolo tedesco come a un’accozzaglia di razzisti e omicidi. Bisogna contestualizzare e schierarsi contro la pazzia dell’Isis ma non contro tutto l’islamismo. Dobbiamo capire che l'Isis viene denigrato anche da tutta la comunità islamica non estremista e scellerata. Non dimentichiamo e non confondiamo le differenze tra il Bene e il Male.