ISIS: RISCHI PER EUROPA E ITALIA

Redazione

La situazione Isis sebbene sia fortemente monitorata è preoccupante. "La pressione militare dell'ISIS in Siria e in Iraq implica rischi rilevanti per l'Europa e per l'Italia, anche per la forza attrattiva che il movimento sembra poter esercitare su altre formazioni jihadiste e dell'estremismo islamico in aree non contigue ai territori controllati". Lo afferma una nota del Quirinale al termine del Consiglio Supremo di Difesa. "Il quadro della situazione internazionale – si legga dalla nota – mostra tensioni e instabilita' crescenti.

In Ucraina il conflitto appare tendenzialmente frenato dagli sforzi politici e diplomatici in atto che vedono il costante impegno del nostro Paese. E' indispensabile dare continuita' e sbocchi risolutivi a questi sforzi. La pressione militare dell'ISIS in Siria e in Iraq – prosegue – implica rischi rilevanti per l'Europa e per l'Italia, anche per la forza attrattiva che il movimento sembra poter esercitare su altre formazioni jihadiste e dell'estremismo islamico in aree non contigue ai territori controllati. E' quindi necessario che l'Italia, insieme a Nazioni Unite e Unione Europea, consideri con estrema attenzione gli eventi in corso ed eserciti ogni possibile sforzo per prevenire, in particolare, l'ulteriore destabilizzazione della Libia".
Obama agli alleati, "La lotta all'Isis sara' lunga"
"La minaccia costituita dai cosiddetti foreign fighters – sostiene la nota – rende evidente l'esigenza di uno sforzo integrato e senza soluzione di continuita', sia sul fronte informativo sia su quello esecutivo, da parte dei dispositivi di sicurezza esterna e interna nazionali e internazionali. La situazione in atto dimostra l'urgenza e l'importanza, pur nei limiti della ridotta disponibilita' di risorse, di una rapida trasformazione delle nostre Forze Armate e dell'organizzazione europea della sicurezza.
Se le prime dovranno essere rese piu' pronte ed efficaci rispetto ai compiti da assolvere nelle aree di prioritario interesse per il nostro Paese, il solo sforzo nazionale non potra' essere sufficiente a garantire l'Italia, come ciascuno degli altri Paesi europei, dalle minacce e dai rischi che si prospettano gia' nel breve termine. Il Libro Bianco dara' quindi indicazioni circa la strategia di integrazione politico-militare che il Governo intende realizzare in ambito UE e NATO.
Pur se il contributo italiano agli obiettivi della sicurezza nazionale e comune non potra' che essere limitato in termini di uomini e mezzi, il nostro Paese dovra' essere in grado di fornire, nei consessi internazionali, un apporto qualificante e incisivo sul piano delle iniziative di prevenzione e di risoluzione delle crisi".
"A questo fine, il Consiglio auspica – sottolinea la nota – un rilancio delle istituzioni della global governance che operano in questo settore, a partire dalla Common Security and Defence Policy (CSDP).
Il nuovo Alto Rappresentante potra' certamente sostenere le iniziative italiane e imprimere adeguato impulso alla rivitalizzazione del fondamentale settore della sicurezza". "Il Libro Bianco – spiega la nota – dovra' poi conferire massima priorita' all'obiettivo dell'integrazione interforze e, piu' in generale, dell'integrazione interna delle nuove Forze Armate e del sistema Difesa nel suo complesso.
Provvedimenti in questa direzione, insieme a quelli altrettanto urgenti volti a consentire un rapido deflusso o reimpiego del personale militare in esubero, sono essenziali per risolvere il fondamentale problema di efficienza e di economicita' dell'apparato militare.
La sfida piu' importante da vincere attraverso l'integrazione resta comunque quella dello sviluppo della massima sinergia tra le diverse componenti logistiche e amministrative, ma soprattutto operative e di comando delle Forze Armate rispetto agli effettivi compiti da assolvere. Il successo del progetto di riorganizzazione delle Forze Armate che prende avvio con il Libro Bianco riveste grande importanza per il nostro Paese e si inserisce a pieno titolo, nel grande processo di riforma della Pubblica Amministrazione promosso dal Governo per la realizzazione di una struttura dello Stato meno onerosa ma, allo stesso tempo, in grado di servire piu' efficacemente il cittadino. Il Consiglio ha infine ribadito la necessita' di continuare a perseguire una rapida soluzione della vicenda dei nostri fanti di marina", conclude la nota.




ISIS: TUTTI I RISCHI CHE CORRE L’EUROPA

di Maurizio Costa

Continuano i raid aerei degli Stati Uniti in Iraq e in Siria. Nella notte, le forze alleate, composte da Obama e da altri Paesi mediorientali come Emirati Arabi e Arabia Saudita, hanno bombardato le postazioni strategiche degli jihadisti. Gli aerei sarebbero partiti dalle basi militari in Turchia, eterna rivale della Siria. L’obiettivo principale delle forze comandate dagli Usa è stata la città di Kobani, chiamata anche Ayn al-Arab, conquistata pochi giorni fa dalle milizie dello Stato Islamico. Questa città si trova al confine con la Turchia e la conquista della zona da parte dell’Isis ha provocato l’esodo di 130 mila curdi che abitavano a Kobani. La minoranza etnica curda, che rappresenta una grande fetta della popolazione di tutta la Siria, si è rifiugiata nella vicina Turchia per cercare di fuggire all’eccidio del califfato.

La guerra ormai è cominciata e Obama ha dichiarato al Congresso che non sa quanto dureranno i bombaradmenti. Dall’inizio del conflitto, gli Usa hanno già lanciato 200 raid aerei sulla Siria e sull’Iraq. Fonti certe dell’Fbi hanno dichiarato alla Cnn che l’Europa è a rischio attentati da parte dell’Isis. I Paesi europei sono nel mirino dello Stato Islamico, soprattutto dopo le dichiarazione degli jihadisti, che hanno minacciato di conquistare Roma e di rendere le donne schiave.

IL COMMENTO – Il problema principale è che non bisogna generalizzare. L’Isis e le sue manie di conquista non corrispondono agli ideali islamici. Sono due cose completamente diverse. Quello che continuiamo a fare, e che molti personaggi, come matteo Salvini, continuano a dire, è questo: "Basta islamici, chiudiamo le moschee e cacciamoli tutti: sono terroristi!"

È difficile che il califfato possa attaccare direttamente i Paesi europei. La minaccia principale deriva dal rischio attentati, che, anche negli anni passati, hanno dilaniato gli Usa e l’Europa. La maggiore preoccupazione deriva dal proselitismo che l’Isis cerca di fare nel nostro Paese. Centinaia di persone hanno lasciato tutto per unirsi alla causa del califfato e si sono recati in Iraq e in Siria per combattere fianco a fianco e ampliare il proprio raggio d’azione.

Le moschee in Italia non sono molte, la più grande si trova a Roma. Molti luoghi di ritrovo islamici si trovano soprattutto in garage e scantinati. In questi luoghi si tengono le funzioni religiose islamiche ma senza il “controllo” esterno. Inoltre, in questi giorni, a Roma sono comparse decine di scritte sui muri che, secondo alcuni, inneggerebbero all’Isis.

I rischi sono alti, ma smettiamola di generalizzare. L’Isis è di fatto una degenerazione islamica, come lo è stato Hitler per la Germania: il caso del nazismo non ci permette di pensare al popolo tedesco come a un’accozzaglia di razzisti e omicidi. Bisogna contestualizzare e schierarsi contro la pazzia dell’Isis ma non contro tutto l’islamismo. Dobbiamo capire che l'Isis viene denigrato anche da tutta la comunità islamica non estremista e scellerata. Non dimentichiamo e non confondiamo le differenze tra il Bene e il Male.