Albano Laziale, centro psicologia: Allergie e intolleranze alimentari: quanta confusione!

A cura della Dott.ssa Elisa De Filippi, Biologa Nutrizionista


ALBANO LAZIALE (RM)
– Negli ultimi tempi, i media hanno dedicato molto spazio alle allergie e intolleranze alimentari, in parte perché si è osservato un lieve incremento dell'incidenza delle prime nella popolazione e in parte perché intorno a questo genere di problemi si sono create vere e proprie leggende, quasi sempre prive di fondamento. Inoltre stanno sempre più dilagando test approssimativi, fantasiosi, magici e di moda che non hanno alcun fondamento scientifico e che pertanto, pur essendo molto diffusi, non sono scientificamente approvati.
Allergie e intolleranze alimentari: cosa sono? Allergie e intolleranze alimentari rientrano nella più generica definizione di "reazioni avverse agli alimenti". Le reazioni avverse a un alimento possono essere tossiche o non tossiche: quelle tossiche sono scatenate da tossine e avvengono in tutte le persone che assumano un determinato alimento contaminato (botulismo, avvelenamenti), mentre fra quelle non tossiche rientrano le allergie e le intolleranze che si manifestano solo in alcune delle persone – in genere molto poche – che assumano quel particolare alimento. Queste reazioni si caratterizzano per il fatto di avvenire solo in presenza di un ben definito alimento, e si verificano sistematicamente, seppure con qualche eccezione, tutte le volte che si ingerisce l'alimento "incriminato".
Le allergie alimentari, così come tutte le allergie, sono fenomeni che coinvolgono il sistema immunitario, poiché sono causate da anticorpi che reagiscono contro alcune proteine (dette allergeni o antigeni) contenute in alcuni alimenti. Anche se sono causate da allergeni assunti con l'alimentazione, nella stragrande maggioranza di casi esse si presentano con la stessa sintomatologia delle altre forme di allergia: orticaria e prurito, gonfiore delle labbra e di altre parti del corpo, ostruzione della laringe, asma.
Le intolleranze alimentari provocano sintomi spesso simili a quelli delle allergie, ma non sono dovute a una reazione del sistema immunitario, e variano in relazione alla quantità ingerita dell’alimento non tollerato. Una dieta scorretta o alterazioni gastrointestinali come sindrome da intestino irritabile, gastrite, reflusso gastro-esofageo, diverticolite, calcolosi colecistica, determinano una sintomatologia attribuita, spesso erroneamente, all’intolleranza alimentare.
 

Come viene effettuata la “vera” diagnosi di allergia alimentare? La diagnosi di allergia alimentare si basa sull'utilizzo di procedure standardizzate e condivise dalla comunità scientifica, che derivano dalle conoscenze sui meccanismi immunologici e fisiopatologici e non si trovano in farmacia. Il primo passo è l’anamnesi del paziente: attraverso un approfondito colloquio, il medico riesce ad ottenere preziosissimi indirizzi diagnostici che dovrà poi confermare attraverso i test cutanei.
Si procede con i Test Cutanei, ovvero prove allergologiche cutanee con estratti di allergeni alimentari. Vengono eseguite attraverso un esame che prende nome di Skin Prick Test e consiste nell'applicare, sulla pelle leggermente graffiata dell'avambraccio del paziente, una goccia di estratto contenente l'allergene. I problemi collegati a questo test, molto semplice da eseguire, sono sostanzialmente dovuti alla grande variabilità di reazioni, che alcune volte possono portare a falsi positivi o falsi negativi. Quando i test cutanei non sono in grado di dare indicazioni precise o quando non sia possibile eseguirli, si può ricorrere al dosaggio delle immunoglobuline di tipo E
specifiche per gli allergeni alimentari. La ricerca delle IgE specifiche (RAST) deve essere mirata verso quegli allergeni che, in base ai risultati dei test cutanei e dei dati anamnestici, hanno maggiori probabilità di avere un coinvolgimento nella sintomatologia del paziente.
Inoltre si deve sempre ricorrere alle diete di eliminazione in tutti i risultati dubbi e per avere la certezza dell'individuazione dell'allergene. Se l'eliminazione dalla dieta di un alimento sospetto determina la risoluzione dei sintomi, quell'alimento è l'indiziato principale; se tuttavia le manifestazioni cliniche continuano, deve essere presa in considerazione, prima di scagionare definitivamente il sospettato, la possibilità di allergie crociate con altri alimenti simili. La certezza verrà data a questo punto dalla ricomparsa della sintomatologia in seguito a reintroduzione dell'alimento.
Infine il test di provocazione orale, rappresenta ad oggi la "prova del nove" per la diagnosi di allergie alimentari, è un esame da effettuare in particolari strutture seguiti da personale esperto, poiché non è esente da rischi per il paziente. Per questo motivo viene usato piuttosto raramente.
Test per le intolleranze alimentari? No grazie! È sempre più frequente il ricorso da parte dei pazienti, a test “alternativi”, che si propongono di identificare con metodiche diverse da quelle basate su evidenze scientifiche, i cibi responsabili di allergie o intolleranze alimentari. Questi test per le intolleranze alimentari sono ovunque, sono costosi e promettono di risolvere ogni problema di gonfiore, pesantezza, ritenzione idrica e peso. La verità è che le intolleranze alimentari spesso non sono responsabili, non fanno ingrassare, né ci impediscono di dimagrire, né ci fanno ”gonfiare”, né ammalare.
Un esempio di “intolleranza vera” è quella al lattosio: è dovuta alla mancanza/inefficienza dell’enzima lattasi che normalmente scinde il lattosio nei suoi due componenti assorbibili: glucosio e galattosio. Se l’enzima non c’è o non funziona, il lattosio rimane non digerito nell’intestino e viene fermentato dalla flora batterica producendo gas, infiammazione e appiattimento dei villi intestinali, per cui abbiamo gonfiore, diarrea, dolori e malassorbimento. Anche se in età adulta si tende a "perdere" l'enzima lattasi e quindi a mal digerire il latte vaccino, questa patologia viene spesso sovrastimata. Il motivo è che i sintomi di questa intolleranza sono a volte sfumati e si confondono con quelli di altre patologie, come la Sindrome dell'Intestino Irritabile: coliche e dolori addominali, flatulenza e diarrea. L'unico modo per avere la certezza di un'intolleranza al lattosio è sottoporsi a test molto specifici: con il Breath Test si va ad analizzare la composizione dell’aria espirata dopo l’assunzione di una quota stabilita di lattosio, funzione appunto della fermentazione intestinale. Altro esempio, ma di tutt’altra storia, è la celiachia, in questo caso è una vera e propria reazione immunitaria in cui il corpo non riconosce la gliadina (frazione del glutine) e l’attacca con gli anticorpi, creando anche qui infiammazione, astenia, perdita di peso dovuto al malassorbimento ecc.. Viene diagnosticata con la ricerca degli anticorpi specifici e la biopsia dei villi intestinali.
Intolleranze alimentari e sovrappeso: c'è un legame? Facciamo subito una precisazione: sono del tutto prive di senso affermazioni come "l'alimento a cui si è intolleranti causa un rallentamento del metabolismo e quindi un aumento di peso" . Tutti i test non accreditati per le intolleranze alimentari fanno risultare la persona intollerante (e chi di voi li ha fatti, ci faccia caso) a tutte le cose che tipicamente sono caloriche o fanno ingrassare: frumento, grano, amido, glucosio, fruttosio, saccarosio, frutta zuccherina, farine bianche, patate, farine lavorate, alcolici. Successivamente si consiglia di togliere questi alimenti dalla dieta per risolvere
l’intolleranza e ovviamente si dimagrisce. Infatti togliendo dalla dieta pane, pasta, formaggi e dolci si tolgono circa 1000 kcal al giorno, alle quali "l'intollerante" rinuncerà, dimagrendo. Purtroppo questo succede perché c'è un vuoto di conoscenze e di metodi affidabili per la diagnosi, che invece riveste un ruolo centrale in questo tipo di patologie.
Rientrano tra questi test inutili: test citotossico o test di Bryan, test di provocazione e neutralizzazione sublinguale o intradermico, la Kinesiologia applicata, test del riflesso cardioauricolare, Pulse test, test elettrotermico o Elettroagopuntura secondo Voll, Vega Test, Sarmtest, Biostrenght test e varianti, biorisonanza, analisi del capello (Hair analysis), Natrix o FIT 184 Test.
Il rischio di un utilizzo indiscriminato di metodologie non comprovate può condurre a gravi ripercussioni sulla salute del paziente. Si pensi ad esempio al ritardo di crescita e malnutrizione in bambini che non seguono una corretta alimentazione se privati di alimenti fondamentali, senza una reale indicazione clinica; il mancato riconoscimento di un allergene pericoloso per la vita del paziente; ancora peggio, il rischio di un ritardo diagnostico di patologie più gravi (ad esempio, la celiachia), non riconosciute perché considerate “ intolleranze alimentari”.
Non fatevi prendere in giro, in caso di disturbi gastrointestinali persistenti rivolgetevi ad un medico specialista per avere una diagnosi corretta. Successivamente un Biologo Nutrizionista potrà aiutarvi attraverso l’elaborazione di un piano alimentare personalizzato.
Wuthrich, et al. Test alternative sulle intolleranze alimentari: non affidabili e non riproducibili. Tribuna Medica Ticinese, marzo 2014.
Bernardini et al. Choosing wisely ovvero le cose da fare ma soprattutto da non fare. Rivista Italiana di Immunoallergologia pediatrica 2014; (suppl 1):1-6.


Dott.ssa Elisa De Filippi, Biologa Nutrizionista Tel 3204604812 – defilippielisa@gmail.com

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