Governo, stop alla riforma delle intercettazioni

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto Milleproroghe e  ha prorogato il termine per l’entrata in vigore della riforma delle intercettazioni. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi.

 

Lo stop alla riforma delle intercettazioni

M5s spiega: era una norma liberticida voluta da un Pad in crisi per via del caso Consip. I giornalisti sono tutti d’accordo. Renzi e Orlando, all’epoca ministro della giustizia, non sono d’accordo per nulla.

Una legge-bavaglio approvata nel pieno del caso Consip, “per impedire ai cittadini di ascoltare le parole dei politici indagati o dei politici quando sono al telefono con persone indagate”, ha attaccato il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi al termine del Cdm. “Possiamo tranquillamente dire – ha affermato – che ogni volta che qualcuno del Pd veniva ascoltato dai cittadini, il Pd cercava di tagliare immediatamente la linea e le comunicazioni. L’intento era quello di evitare ai cittadini di ascoltare i politici”.

Il Guardasigilli ha voluto ricordare “la storia del provvedimento” varato dal precedente governo: la riforma “è stata approvata – ha affermato il ministro – in concomitanza con il caso Consip”. Ora “abbiamo tolto le mani della vecchia politica dalle intercettazioni, uno strumento fondamentale contro fenomeni quali la corruzione”, ha sottolineato il Guardasigilli.

Secondo il ministro, dopo lo stop di ieri, sarà complessivamente riscritta per “trovare un punto di equilibrio tra tutti i diritti in gioco”. Si tratta di una “norma lesiva” dei diritti in gioco perché “ledeva la possibilità di portare avanti le indagini e dava alla polizia giudiziaria la possibilità di scegliere quali intercettazioni fossero rilevanti e quali no, attività che invece spetta al pm e che veniva tagliato fuori”. Il Guardasigilli ha anche messo in evidenza la “violazione del diritto di difesa”.

Tale “riscrittura” avverrà con un “percorso partecipato”, ha assicurato Bonafede che ha per questo “scritto una lettera” ai capi delle procure distrettuali del Paese.

 

La posizione dei giornalisti

“La proroga dell’entrata in vigore del decreto intercettazioni è una buona notizia. Con altrettanto favore va accolta l’intenzione del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, di riscrivere la norma per impedire qualsiasi forma di bavaglio all’informazione. È però auspicabile che la fase di confronto e di ascolto annunciata dal ministro coinvolga anche gli enti della categoria dei giornalisti e consenta di mettere a punto norme per rimuovere dal nostro ordinamento tutte le forme di bavaglio ai cronisti”. Lo affermano, in una nota, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, e Carlo Verna e Guido D’Ubaldo, presidente e segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.




Un decreto cambia il modo di fare le intercettazioni: ecco le frasi che non leggeremo più

Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha pronto un decreto legislativo sulle intercettazioni. Lo scrive Repubblica in edicola oggi dove si legge che, tra le novità, “dai provvedimenti della magistratura – a partire dalle ordinanze di custodia cautelare – scompariranno le intercettazioni integrali, pubblicate tra virgolette”.

I testi delle intercettazioni saranno riassunti

Secondo il quotidiano romano, il decreto impone a pubblici ministeri, giudici per le indagini preliminari e giudici del tribunale del riesame di riassumere i testi delle intercettazioni. Nessuna pubblicazione integrale sarà più possibile, quindi, e anche gli avvocati dovranno aspettare l’udienza stralcio per ascoltare e vedere le intercettazioni sotto forma di colloquio.

Sul decreto legislativo – frutto della delega contenuta nella legge sul processo penale in vigore dal 4 agosto – il Guardasigilli aprirà una rapida consultazione con i capi delle più importanti procure, le Camere penali, la Fnsi. Orlando ha ancora due mesi di tempo per esercitare la delega. Il decreto disciplina anche l’uso dei Trojan horse, cantatori informatici attivabili a distanza.

Le frasi che non si potranno più leggere

Repubblica elenca anche le frasi ormai celebri delle intercettazioni che col decreto Orlando non potranno più essere trascritte né pubblicate. Vediamo le più famose:

  • Silvio Berlusconi: “La patonza deve girare” (commentando al telefono una cena a Palazzo Grazioli)
  • Matteo Renzi: “Non è cattivo, non è proprio capace…” (parlando dell’allora premier Enrico Letta col generale della Finanza, Michele Adinolfi nel 2014)
  • Stefano Ricucci: “Ma che stiamo a fa’ i furbetti del quartierino?” (in riferimento alla scalata di Unipol a Bnl del 2005)
  • Francesco De Vito Piscicelli: “Io ridevo questa mattina alle 3.30” (imprenditore parla del terremoto dell’Aquila)
  • Massimo Carminati: “Noi siamo tra i vivi e i morti: questa è la teoria del mondo di mezzo” (intercettazione nell’inchiesta ‘Mafia capitale’)
  • Luciano Moggi: “Mi sono portato le chiavi in aeroporto” (l’allora dg della Juve raccontava di aver chiuso negli spogliatoi l’arbitro Paparesta)
  • Federica Guidi: “Mi trattano come una sguattera del Guatemala” (l’ex ministra dello Sviluppo economico di Renzi al fidanzato, l’imprenditore Gianluca Gemelli)

Il ministero. “Nessun testo definitivo”

Il ministero della Giustizia in una nota ha precisato, “con riferimento a quanto riportato oggi a mezzo stampa relativamente al decreto legislativo in materia di intercettazioni”, che allo stato attuale, sta lavorando “alla stesura del testo”.

La nota precisa che il contenuto di questo “terrà conto anche del confronto prezioso e del contributo significativo di esponenti della giurisdizione, dell’avvocatura, della stampa e del mondo accademico che il ministro incontrerà, come già previsto, nei prossimi giorni”.

 




RIFORMA GIUSTIZIA: SCONTRO NCD E PD SU PRESCRIZIONI, IMPUGNAZIONI E INTERCETTAZIONI

C.R.

Prescrizione, impugnazioni e intercettazioni. Su questi tre punti cruciali affiorano le diversità di opinione tra Ncd e Pd che dovranno essere stemperate in breve tempo se si vuole approdare con una riforma della giustizia che riesca ad accelerare una macchina troppo lenta per coloro che attendono “giustizia” E se il Consiglio dei ministri, venerdì, produrrà delle linee guida su impugnazioni e prescrizione probabilmente arriverà quel punto di discussione e confronto successivi richiesti dagli alfaniani.

Solo quando questo arriverà sbarcare in Parlamento, allora sì che il via libera di Ncd non potrà che essere decisivo.

Il governo è orientato a modificare la prescrizione, cioè la scadenza entro la quale occorre una sentenza definitiva per evitare l'estinzione del reato, interrompendola dopo la conclusione del processo di primo grado.

In diritto penale determina l'estinzione di un reato a seguito del trascorrere di un determinato periodo di tempo. La ratio della norma è che, a distanza di molto tempo dal fatto, viene meno sia l'interesse dello Stato a punire la relativa condotta, sia la necessità di un processo di reinserimento sociale del reo.

La prescrizione è motivata dal diritto dell'imputato ad un giusto processo in tempi ragionevoli, ma in Italia i tempi ragionevole per la stragrande maggioranza dei processi non esistono.

Riguardo allo snellimento dei processi civili, nella bozza del decreto si parla del ricorso al processo arbitrale  ad esempio nelle cause che riguardano lavoro, previdenza e assistenza sociale. Altra misura potrebbe riguardare le separazioni e i divorzi, che diventerebbero più “facili” attraverso la convenzione di negoziazione assistita da un avvocato.

Dunque, venerdì il Consiglio dei ministri affronterà, secondo quanto annunciato da vari esponenti del governo, la riforma della giustizia e il cosiddetto "Sblocca Italia" per facilitare la realizzazione di infrastrutture strategiche.

Per quanto riguarda il tema intercettazioni sarebbe opportuno che il mondo della politica si confrontasse con quello del giornalismo prima di di addivenire ad interventi e soluzioni.




STATI SPIONI

di Alberto De Marchis

Viviamo in uno stato di spioni e il primato mondiale di "richieste" della Magistratura rispetto le intercettazioni, numeri e messaggi spetta proprio all'Italia. Nel 2013 ce ne sono 606mila. I giornali inglesi temono un «possibile effetto Snowden», perché la notizia arriva a un anno esatto dalle prime rivelazioni dell’ex tecnico informatico della Cia e della Nsa, da mesi «ospite» della Russia di Putin, sullo spionaggio governativo di massa. Vodafone, rivela l’esistenza di cavi collegati alle sue reti che permettono ai servizi di sicurezza di ascoltare le conversazioni e controllare gli scambi tra gli utenti in 6 dei 29 Paesi in cui opera. Con accesso diretto e senza richiesta formale, quindi, da parte di agenzie statali che il Report non indica perché Vodafone teme per l’incolumità dei suoi dipendenti in quelle aree.e intanto dall'Europa arriva il monito della vicepresidente della Commissione europea e responsabile per la Giustizia, Viviane Reding, riaffermando che «nella Ue deve essere un giudice ad autorizzare l’accesso ai dati personali dei cittadini e questa regola si applica in tutti i Paesi dell’Unione». Forse il tramontato Berlusconi non farnetica poi tanto quando dice che siamo esageratamente intercettati, a maggior ragione adesso che siamo in pol position si divertirà a dire che "ha sempre ragione".