LE RIFORME IN GIRO PER L'INFERNO

di Emanuel Galea

Nel loro cammin di 17 legislature, languiscono le riforme, smarrite nella selva oscura delle due Camere, raggirate da 963 “beneficiati” che la diritta via hanno smarrito.

Dopo aver chiesto grazia al sommo poeta nazionale, mi sento affrancato e accordato ad andare oltre. Parlare di riforme vuol dire certificare un logorio della “costituzione più bella del mondo”, un suo invecchiamento, ammettere che non accompagna più le esigenze del tempo. Non per niente non esiste partito, uomo politico oppure politologo che non ne ha parlato. Se mi è consentito dire che le riforme sono come la sòra Camilla che “ tutti la vònno e nisuno se la piglia”.

L’ultimo a provarci è stato Matteo Renzi. Il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 31 marzo 2014, su proposta del Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il parlamento, Maria Elena Boschi, ha approvato lo schema di disegno di legge costituzionale.

Uno schema molto ambizioso, tant' è che lo stesso presidente Matteo Renzi rischia di perdere la sua reputazione politica e oserei dire la sua carriera, tutto dipende dall’esito di queste riforme.

Elenchiamo in ordine le cinque riforme dello schema:

1 – "Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario,

2 – la riduzione del numero dei parlamentari,

3 – il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni,

4 – la soppressione del Cnel

5 – la revisione del Titolo V della parte seconda della Costituzione".

Un’impresa titanica se poi a questa aggiungiamo la madre di tutte le riforme e cioè la legge elettorale che guarda agli interessi dei cittadini e non dei partiti.

Questo schema è datato marzo 2014. Proviamo a curiosare cosa ne è rimasto dal progetto originale.

Tutti vorrebbero sapere che ne è stato dell' Italicum. A quest’ora Renzi avrebbe dovuto ammettere che non sono le idee che mancano, bensì la buona volontà e così la legge elettorale, alias Porcellum II, tanto osannata si è vista cavalcata e messa in fondo alla lista.

Prima delusione!

Si è tanto parlato dell’abolizione del Senato. Questo è stato uno dei cavalli di battaglia del ex sindaco. Ahimè, strada facendo si è visto accomodare a miti consigli. Non è più abolizione ma un semplice maquillage, una completa operazione cosmetica, tanto fumo e poco arrosto.

Seconda delusione!

Chi può dire di non aver sentito parlare di spending review? Non importa che tanti non conoscono il significato, ma di questo hanno fortemente discusso nei bar, dal barbiere, in piazza, in metropolitana e a casa con amici. Cosa vuol dire? Non so, l’ha detto Renzi e con quella spending review abbasserà le tasse ai meno abietti e darà 80 euro in più in busta al mese, per sempre.

Intanto oggi si sa che la copertura per gli 80 euro è assicurata solamente per il 2014 e per gli anni a venire incrociamo le dita. Per quanto riguarda i tagli alla spesa pubblica, risulta che quest’ultima è al contrario in aumento. L’abolizione delle province, poi, è tutta da discutere.

Terza delusione!

Il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL) ha come competenze proprie la legislazione economica e sociale La sua soppressione difficilmente abbasserà il mastodontico debito pubblico, pietra d’inciampo di qualsiasi ripresa.

Non dimentichiamo il Jobs Act di Renzi , oggi rivisto e corretto, cucito e tagliato , stravolto e tanto discusso.

Concludendo il giro dell’inferno delle riforme , oggi , al posto della tanto sbandierata “riforma al mese”, giacciono in discussione, e a rischio tenuta della maggioranza, lo stesso decreto di lavoro Poletti, la famigerata già menzionata riforma del Senato e, dulcis in fundo la revisione del Titolo V della seconda parte della Costituzione.

Riuscirà il nostro Caronte fiorentino a traghettare queste riforme indenne lungo le acque paludose dell’Ade del Senato?




SCOPERTA LA PORTA DELL'INFERNO

Redazione

Dopo oltre 50 anni di ricerche viene svelato il mistero della città sacra di Hierapolis in Turchia. La Porta dell’inferno della mitologia greca e latina è stata infatti rinvenuta dall’archeologo italiano Francesco D’Andria dell’Università del Salento al termine di una missione iniziata nel 1957 dal  Prof. Paolo Verzone. Gli archeologi italiani sono giunti fino al mitico Ploutonium, celebre luogo di pellegrinaggio dell’antichità, guidati dalle descrizioni di autori come Cicerone o il geografo greco Strabone. In età greca e romana, era lì che i sacerdoti conducevano gli animali votati al sacrificio affinché le esalazioni tossiche di anidride carbonica li uccidessero, così ingraziandosi le divinità degli inferi. La stessa sorgente di calore sotterranea attribuiva proprietà curative alle acque termali della città, permettendo all’antica Hierapolis di divenire un centro fiorente in epoca romana. L’annuncio della scoperta è stato comunicato ad Istanbul dallo stesso D’Andria in occasione del convegno sugli scavi archeologici italiani in Turchia patrocinato dall’ambasciatore italiano Giampaolo Scarante e coordinato dalla direttrice dell’Istituto italiano di cultura Maria Luisa Scolari. Hierapolis fa attualmente parte del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco sia da un punto di vista naturale che storico, vista la presenza contestuale delle terme e delle rovine della città sacra, motivo per cui la città attrae migliaia di turisti ogni anno.