Napoli, omicidio Immacolata Villani. Il marito si è suicidato: i fatti e l’analisi della criminologa Mary Petrillo

NAPOLI – “La violenza non è forza ma debolezza, né mai può essere creatrice di cosa alcuna ma soltanto di struggitrice” diceva Benedetto Croce. Una frase che si prefigura come lo specchio di una società contemporanea asettica e che fa certamente molta paura.

Immacolata Villani, 31 anni, è stata uccisa a Terzigno (Na), davanti la scuola elementare che frequentava la figlia di 9 anni

Erano le 8,20, la donna aveva appena salutato la sua bimba con un bacio e si era infilata subito in macchina poiché vi era una pioggia incessante. Un uomo in sella ad uno scooter, si avvicina a lei e gli intima di scendere per parlare, ma non gli da il tempo di aprire bocca che un colpo di pistola –una revolver di piccolo calibro- le arriva dritto in fronte uccidendola. La donna muore sul colpo, uccisa davanti a tante mamme che avevano appena lasciato i propri figli a scuola. L’allarme è stato lanciato dal Sindaco Francesco Ranieri “Mi ha chiamato un’amica in lacrime che stava sul posto e io ho avvisato i carabinieri. Erano le 8,23. Sono sconcertato, non ho parole. Me ne sono dovuto andare da lì per non sentirmi male. E’ assurdo”.

Le indagini partono immediatamente e i sospetti, rafforzati soprattutto dalle testimonianze dei presenti in loco che lo hanno riconosciuto, ricadono immediatamente sul marito Pasquale Vitiello di 35 anni.

L’uomo lavorava nell’indotto dell’Alenia, figlio di un direttore di banca, si stava separando da Imma. Il loro matrimonio era in crisi da molto tempo ma i coniugi hanno continuato la convivenza malgrado la donna avesse un’altra relazione. Immediatamente viene effettuata un’ispezione all’interno della sua abitazione e vengono sequestrate numerose lettere in cui esprimeva la volontà di farsi giustizia da sé. Ma l’uomo non si trova. I Carabinieri lo cercano in lungo e in largo, anche con l’ausilio di elicotteri in tutta la zona del nolano e del vesuviano ma l’esito è negativo. Emerge inoltre che Imma aveva presentato querela il 4 marzo  a seguito di una lite. La salma di Immacolata viene portata via dopo le 11, le scolaresche vengono fatte uscire da un ingresso secondario e la figlia viene dapprima sostenuta psicologicamente dagli assistenti sociali e poco dopo affidata agli zii. E Pasquale? Pasquale si è ucciso con la stessa arma con il quale ha ammazzato la moglie. Il suo cadavere è stato rinvenuto dagli inquirenti in Via Vicinale Mauro Vecchio, in un rurale avvolto dalla vegetazione. Tutti gli elementi del caso lasciano pensare che si sia ammazzato subito dopo il delitto.

La dottoressa Mary Petrilo, criminologa, Coordinatrice del Crime Analysts Team, Docente Master Università Niccolò Cusano ci ha spiegato che:

“Femminicidio e la violenza fisica, economica, psicologica sono tutti reati che, a parer mio, è possibile considerarli  crimini contro l’umanità. Il fatto di non rispettare i diritti delle donne lede, infatti, tutti noi. Ciò  presuppone la costruzione di relazioni sociali diverse, incentrate sulla Persona in quanto tale e sul rispetto reciproco a prescindere da ogni forma di diversità, sia essa sessuale, etnica, ecc. Purtroppo anche la recente cronaca e questi ultimi tragici casi ci hanno confermato che il “femminicidio” scaturisce, per lo più, da pregresse situazioni di violenza cosiddetta domestica.

Solitamente chi commette atti di questo tipo è il marito o compagno, che vuole, a tutti i costi, avere assoluto controllo sulla donna, tanto da indurre in lei diverse tipologie comportamentali: una bassa autostima, tanto che quando la situazione si “cronicizza” la donna non reagisce più e aumenta, purtroppo, la sua dipendenza psicologica nei confronti del suo abusante o può accadere, invece, che la donna riesca a liberarsi da questo rapporto “malato” e quindi l’uomo mette in atto azioni di stalking fino a presentarsi sul posto di lavoro della donna o comunque nei luoghi da lei frequentati, proprio come accaduto nel caso della mamma uccisa davanti scuola della figlia e in questi luoghi questi soggetti  umiliano le loro mogli/compagne per affermare quel controllo che di fatto non hanno più sulla propria vittima e nei casi più tragici sfogano la loro rabbia nel commettere un femminicidio. 

Un identikit tipico è univoco  dell’uomo che esercita violenza e quello di una donna che la subisce non esiste.

La violenza sulle donne è di tipo trasversale, ossia, riguarda tutte le classi sociali. Per capire la tipologia del soggetto abusante è necessario fare riferimento a tre necessità che l’uomo vuole soddisfare: controllo, possesso ed anche invidia, che sfociano in  gelosia morbosa. Alla base di tutto ciò c’è l’insicurezza  e la paura di perdere  quella parte di se stessi che acquisisce valore, a seconda della persona con cui si ha una relazione. Il controllo che il soggetto abusante esercita sulla vittima avviene, in molti casi, attraverso la distruzione di  oggetti, poi sugli animali domestici, sui figli, lo abbiamo purtroppo verificato nel caso di Cisterna di Latina infine, si passa a colpire la propria compagna.  Questa escalation è attuata, in quanto, il soggetto abusante ha un vero e proprio desiderio di provocare una grossa sofferenza alla propria vittima. A  tutte le donne consiglierei, di non cominciare proprio una relazione con un uomo  che è, in modo ossessivo, bisognoso di esclusività, narcisista o che ha una personalità che necessita di eccessivo bisogno di accettazione o che abbia una personalità tecnicamente definita “borderline”, perché sono generalmente soggetti pericolosi; se, invece la storia è in essere e poi portata a termine dalla donna, sento di dire di non accettate mai di incontrare questi individui da soli soprattutto quando chiedono “l’ ultimo incontro chiarificatore”, facendovi credere che sono disposti a cambiare o a dialogare: tutto falso! Rivolgetevi alle forze dell’Ordine e ai centri antiviolenza a voi più vicini e lì sarete seguite anche gratuitamente sia a livello legale che psicologico”.

Angelo Barraco