Gungrave G.O.R.E. ritorna l’esecutore armato di pistole e bara

Gungrave G.O.R.E. (Gunslinger Of Resurrection), titolo sviluppato dallo studio sudcoreano IGGYMOB per Pc, Xbox e PlayStation, è il terzo gioco della serie che ha avuto origine e seguito su PlayStation 2 nei lontani 2002 e 2004. Quest’ultimo titolo è uno “stylish action” sulla falsariga di Devil May Cry, con un design e un ambientazione d’autore, creati nientepopodimeno che da Yasuhiro Nightow, il creatore di “Vash the Stampede” e di “Trigun”, ma che soffre l’essere il primo titolo di questo genere per lo sviluppatore, che prima di Gungrave G.O.R.E. ha avuto sì la possibilità di lavorare su altri progetti dedicati al franchise, ma di generi differenti. Il titolo, come già detto, è il sequel di Gungrave e Gungrave: Overdose. Ancora una volta chi gioca veste i panni del silenzioso e letale antieroe Grave, al secolo Brandon Heat, araldo della resurrezione che non esita a fare a pezzi con le sue fide pistole e l’inseparabile bara chiunque provi a sbarrargli il passo. L’obiettivo è contrastare la diffusione della droga Seed e, in questa sua crociata, Grave è affiancato da Mika Asagi (personaggio storico e importantissimo per Grave) e da due volti nuovi: Cheni “Quartz” Angel e il Dr. Aso. Non manca inoltre la figura di Bunji Kugashira, altro personaggio familiare all’interno della serie. Se si ha intenzione di riannodare i fili della trama, dal menu principale è possibile vedere e ascoltare un riassunto dei fatti precedenti. Ma il nostro consiglio però, se volete entrare davvero in sintonia con i personaggi, è quello di recuperare in qualche modo la serie animata perché è veramente un’opera avvincente. Purtroppo però l’anime e il videogioco restano due cose ben distinte fra loro, con il secondo più orientato a un continuo massacro che non a raccontare fatti, cose o persone: ecco dunque che il terzo capitolo non offre una storia particolarmente intrigante, comportandosi su questo versante come i suoi predecessori. Intervallati da filmati in game e altri più sporadici in CGI, i livelli sono essenzialmente un continuo massacro che non dà nulla in termini di narrazione, soprattutto perché Grave è muto. Non che gli serva parlare, ma ovviamente l’assenza di un qualsivoglia scambio che non siano avvertimenti e indicazioni quasi sempre riciclati da uno stage all’altro pesa, soprattutto quando il gameplay si presenta ancorato a venti anni fa.

Ambientazioni spoglie e dai colori tenui accolgono orde di nemici molto simili tra di loro, dai classici sgherri punk ai soldati futuristici della corporazione, passando per le mostruosità create dalla Seed, che si differenziano per il tipo di arma utilizzata e quindi per la pericolosità in combattimento. Il costante riciclo di asset colpisce allo stesso modo avversari e scenari, contribuendo a una sensazione di strisciante ripetitività che culmina con l’ossessiva riproposizione delle stesse “sfide” ludiche, che chiedono al giocatore soltanto di premere continuamente il pulsante del “fuoco”, senza pensare a cosa gli accada intorno. Ma andiamo per gradi: per iniziare, il gameplay a sostegno dell’esperienza è elementare: imbrigliati da un sistema di mira automatica, i giocatori chiamati a concentrarsi come delle furie sul tasto per sparare, muovendo a malapena un personaggio potente come un carrarmato ma assai più lento. Il protagonista di Gungrave G.O.R.E. è protetto da uno scudo che si ricarica nei momenti di quiete, e la sua potenza di fuoco è così elevata da trasmettere al giocatore un’aura di invincibilità che si rafforza sempre di più tra colpi caricati che possono spazzare via anche le difese più ostinate e l’uso di un rampino che gli permette di eliminare chiunque creda di mettersi al sicuro con la distanza. Se tutto questo non dovesse bastare, oltre a crivellare di colpi gli avversari con la coppia di pistole infernali, Grave può porre fine all’esistenza di chi osa avvicinarsi brandendo la pesante bara che si porta dietro come una mazza, in un tripudio di smembramenti che culmina nelle sanguinose mosse finali ai danni dei nemici storditi. Queste particolari combo permettono l’accumulo di punti stile che – insieme ad altri parametri come il tempo di completamento e la vita restante – decidono il punteggio finale del livello e l’esperienza spendibile nel negozio, tra potenziamenti dei danni, nuove mosse corpo a corpo e altre abilità da utilizzare in battaglia. Come ogni Action game che si rispetti, ad analizzare l’attenzione e l’efficienza del giocatore ci pensa il contatore dei colpi in alto e a destra dello schermo, che spinge a tenere sempre calde le bocche da fuoco distruggendo non solo i nemici, ma anche gli oggetti di uno scenario che accompagna da una sparatoria all’altra, cercando di gestire con saggezza il ritmo del grilletto e la mobilità infima del personaggio. Ad una ricetta ludica votata alla semplicità e allo spettacolo si accompagna una difficoltà sostanzialmente risibile per gran parte dell’avventura, perché i nemici da uccidere sono caratterizzati da differenze minime, che si perdono nel caos della mattanza. Ed è questa estrema semplicità, a nostro avviso, il difetto più evidente della produzione. Intendiamoci, non ci troviamo davanti a un titolo brutto, ma Gungrave G.O.R.E. non riesce proprio a coinvolgere e risulta essere troppo semplice e ripetitivo dopo la prima mezz’ora di gioco.

Il titolo, a differenza dei suoi predecessori ha una longevità maggiore. Per portare a termine l’avventura infatti occorrono circa quindici ore di sparatorie a cervello spento, incanalate all’interno di corridoi vuoti e a senso unico, privi di diramazioni secondarie, missioni da portare a termine od oggetti collezionabili da scovare, riempiti soltanto dalle ondate di nemici dal design non sempre gradevole che si lanciano contro Grave e le sue pistole affamate di morte. L’intelligenza artificiale, quasi del tutto inesistente, si palesa in oppositori che rimangono immobili ad assorbire il fuoco del protagonista, mosso a sua volta da un parco animazioni risicato e legnoso: leggermente più interessanti si fanno le sfide con i boss di fine livello, poiché obbligano il giocatore a studiarne le mosse per scansarle al momento giusto, proponendo in generale un approccio diverso rispetto al gameplay “piatto” che muove le sezioni classiche. Una colonna sonora rock, esaltante quanto aggressiva non basta però a cancellare i difetti di una messinscena spartana, tra l’illuminazione accesa di ogni anfratto e una qualità delle texture non indimenticabile, mentre le costanti esplosioni che echeggiano intorno a Grave vengono portate sullo schermo da un’effettistica che non può essere definita next-gen. Un vero peccato perché il brand meritava sicuramente di più. Tirando le somme, possiamo dire che Gungrave G.O.R.E. è un gioco vecchio dentro persino volendolo considerare con la lente della nostalgia. Al di là di un contesto narrativo non pervenuto, ma in linea con i due giochi passati, dal gameplay al level design è tutto troppo old style, anche quando riesce a divertire in maniera piuttosto genuina. È molto difficile pensare a una scelta autoriale, perché può esserci della preservazione migliore dei tempi andati e Gungrave G.O.R.E. si dimostra un gioco PlayStation 2, ma sviluppato nel 2022, nel bene e, soprattutto, nel male. Alla domanda: “Merita l’acquisto?”, la nostra risposta è si se siete persone che vogliono avvicinarsi a questo genere per la prima volta. Chi è abituato a capolavori del calibri di Devil May Cry o Bayonetta, farebbe meglio a navigare verso nuovi lidi.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 6

Sonoro: 7

Gameplay: 5

Longevità: 5

VOTO FINALE 6

Francesco Pellegrino Lise