Grecia, politiche della Troika e responsabilità di governo: uno stato in bilico tra default e declino totale

“L’amara verità! Atene rischia di pagare un conto sempre più salato” scriveva Sergio Coggiola il 5 giugno 2015 su “ilsussidiario- Economia e Finanza”. Le previsioni di Coggiola, ahinoi, furono più che mai profetiche. Siamo a marzo 2018 e la situazione di Atene, a dire poco, è disastrosa.

E se oggi Atene piange, Roma certamente non ride

Due stati bagnati dallo stesso mare. Due paesi con un debito “strangolante” che li accomuna. Due paesi sovrastati da una immigrazione clandestina fuori controllo.
La Grecia al pari dell’Italia deve il suo dissesto economico/finanziario alla mala politica, agli sprechi, alla corruzione e all’evasione. A detta di molti, Atene oggi è sul punto di non ritorno e la causa del disastro sarebbero i cosiddetti “mercati” che hanno messo in ginocchio il paese imponendo un tasso di interesse sul debito pubblico (sui titoli di stato) che sarebbe insostenibile per qualsiasi nazione al mondo.

La morte lenta ed inesauribile di Atene non è stata casuale

Le politiche della Troika e il governo che le ha imposte sono i principali responsabili del presente “stato in bilico” tra il default e il declino totale, per la sua povertà supera di molto la disastrata Venezuela di Maduro. La Grecia ahinoi, è un paese in svendita. Il peggioramento progressivo seguito da Atene è esattamente quello che, in misura minore, ci auguriamo essere solo un fattore contingente, sta accadendo anche da noi.Prima di procedere oltre, sarebbe utile dare un’occhiata alla situazione ellenica attuale affinché il popolo italiano stia ben guardingo ad evitare di cadere nelle braccia della Troika. Cosa ben risaputa che già nel 2011 le politiche della Troika in Grecia avevano fatto chiudere un negozio su 4, oggi ne sono rimasti un decimo, rispetto al periodo pre-crisi.
A seguito dell’arrivo della Troika ad Atene, migliaia di statali sono stati licenziati. ridotti all’osso gli stipendi e le pensioni da 700 euro al mese, valori pre-crisi, oggi sono solo un ricordo. La Grecia ha dovuto mettere in vendita i suoi “gioielli” (la messa sul mercato di 110 bellissime spiagge, che diventeranno i “lidi privati” dei lobbisti, magari i responsabili della stessa situazione greca.)
Aumenta sempre più il numero dei senzatetto e dei genitori disperati, che non sapendo più come sfamare i propri bambini, li abbandonano per le strade. File dei disperati fuori i cancelli degli enti caritatevoli, mendicando un pezzo di pane, si allungano sempre di più. A questa sacca di povertà e degrado prospera la circolazione della droga dei poveri, lo spaccio di quella pesante ed una inevitabile crescita di furti e reati connessi. La malavita la fa da padrona e crescono le violenze. La giustizia lascia molto a desiderare e gli abusi di potere aumentano l’indigenza rendendo sempre più la vita invivibile. Il sistema sanitario è diventato un lusso solo per pochi e sempre più le case farmaceutiche interrompono le forniture a causa di insolvenza. Il lavoro è diventato più che mai un bene prezioso e chi vuole lavorare deve essere disposto ad accettare stipendi di poche centinaia di euro al mese, senza contratto, senza assicurazione e senza alcun diritto.

Così è se vi pare! In certe località è stato introdotto il sistema medioevale del baratto. Questa è la Troika della moderna Unione Europea.

Spesso e volentieri in Grecia, ai giorni nostri, ci si imbatte in casi quando in cambio alla tredicesima e quattordicesima si offrono coupon per cibo e benzina. Tutto quanto detto si verifica mentre in Italia si dibatte di rischio fascismo, alleanze e possibili governi ballerini, mentre Francia e Germania vogliono mettere in difficoltà la ditta Italia, riscrivendo le regole europee a livello finanziario, preparando il terreno per lo sbarco della Troika come scriveva Mauro Bottarelli il 13 febbraio 2018 su “il sussidiario”, un articolo intitolato: “Le manovre contro l’Italia ignorate dalla campagna elettorale”. Lo stesso dubbio lo ha esternato anche Alessandro Graziani sul Sole 24Ore con il suo commento nell’articolo “La Yalta del Sistema Finanziario”. Molti studi accademici, condotti da economisti e studiosi di fama, studi come: “Political connections and the informativeness of insider trades” confermano questa ipotesi. Già nel 2016 Alberto Rovis nel suo sito “altreinfo.org” scriveva : “La Troika sta distruggendo la Grecia. Poi tocca a noi….” Allora per gli ellenici si era avviata una spirale negativa, imposta dalla Troika che l’ha messa in ginocchio: elevata tassazione /conseguente riduzione di investimenti nell’attività produttiva/mancanza di lavoro/cittadini con sempre meno reddito/inabissamento del Pil/ fuga dei capitali all’estero/aumento delle tasse da parte dello Stato/ svendita del patrimonio per il pagamento degli interessi sul debito pubblico. Allora bastava qualche mese dei QE gestito da Draghi per salvare la Grecia, senonché i finanziamenti dei Q.E. vanno a salvare le banche e mai gli Stati in difficoltà. A questo punto urge fare una riflessione. Cosa accadrebbe all’Italia il giorno in cui si esaurisse l’Istituto del Q.E? Il debito schizzerebbe avanti, e dopo? Continuerebbero i nostri avventurieri politici a sprecare il tempo discutendo forme di governi impossibili che appena formati, se si riuscisse a formarli, si scioglierebbero come neve al sole?

Emanuel Galea




ULTIMATUM EUROZONA: CONCESSI ALLA GRECIA SOLO 5 GIORNI PER TROVARE UN ACCORDO O DEFAULT

 

Inquietanti le riflessioni del Presidente UE, Donal Tusk dopo il summit che amonisce: “La nostra incapacità di trovare un accordo può condurre al fallimento della Grecia e il fallimento del suo sistema bancario. E di sicuro, sarà più doloroso per il popolo greco. Non ho alcun dubbio che questo influenzerà tutta l'Europa anche nel senso geopolitico. Se qualcuno ha qualche illusione che non sarà così, sono ingenui”

di Cinzia Marchegiani

Strasburgo – Un tira e molla l’accordo che vede impegnata la Grecia con la troika, evidentemente non è solo la Grecia a dover perdere pezzi fondamentali per la propria stabilità, se arriva il default e quindi la fuoriuscita della Grecia dall'UE sarà sancita definitivamente anche una crepa profonda della zona euro. Il vertice conclusosi a Strasburgo martedì 7 luglio 2015 ha deciso per un “ulteriore” ultimatum, alla Grecia, infatti sono stati concessi altri cinque giorni per trovare un accordo, altrimenti sarà default. L'Eurogruppo ha accolto con favore il nuovo ministro greco delle Finanze Euclid Tsakalotos che ha presentato la situazione in Grecia dopo il referendum del 5 luglio 2015. A seguito della riunione dell'Eurogruppo Presidente Jeroen Dijsselbloem ha annunciato che il governo greco avrebbe presentato una nuova richiesta di assistenza finanziaria dal meccanismo europeo di stabilità(ESM).
Discorso Tsipras e commenti. Il premier Tsipras è intervenuto al Parlamento europeo chiedendo un taglio del debito per poter essere in gradi di restituire i soldi e ha ricordato, lanciando una battuta alla Germania: “che il momento di massima solidarietà nella Ue è stato nel 1953 quando venne tagliato il 60% del debito tedesco, dopo la Guerra”. Tsipras ha inoltre annunciato una richiesta di fondi al Fondo salva Stati (Esm), in cambio del prestito triennale la Grecia sembrerebbe proporre di varare una serie di riforme, già la prossima settimana, sia sul fronte del fisco che del sistema pensionistico ( ma non erano intoccabili?). Tsipras ha poi sottolineato che il dibattito che stanno affrontando doveva essere fatto molto tempo fa, perché non riguarda solo il futuro della Grecia, ma anche l'eurozona e accusando che questo tipo di negoziato, durato ben 5 mesi, è stato effettuato a porte chiuse. Il premier ellenico si è rivolto al summit che doveva decidere e confessa di non avere un piano segreto per l’uscita dall’euro, dichiarando di parlare con il cuore in mano. Poi come un buon padre di famiglia Tsipars consapevole che servono le riforme, spiega che vogliono tenersi il criterio di scelta su come suddividere il peso, senza “dikdat” dall’alto. Tuona presidente della Commissione Ue Jaen-Claude Juncker che replica spiegando che senza l'interruzione dei negoziati avrebbero raggiunto un'intesa che per la Grecia la Commissione aveva proposto un programma pluriennale di prestiti per 35 miliardi di euro, e riferendosi alla battuta di Tsipras conclude: “E’ bene che si sappiano tutte le cose che sono state dette dietro quelle porte chiuse”.
Senza alcun problema il presidente UE Donald Tusk ha invece duramente attaccato il premier greco a cui spiega che la moralità significa pagare i debiti: "non è vero che i creditori sono immorali – continua Tusk – e che i debitori sono vittime innocenti. Non è possibile continuare a spendere più di quello che si guadagna, questa è l'origine della crisi in Grecia, non la moneta unica”.
Mentre Gianni Pittella, presidente del gruppo dei socialisti europei spiega che non accetteranno un Grexit, confermando che si opporranno a speculatori politici, e faranno di tutto per salvare la Grecia e salvare l'Europa, arriva la battuta al vetriolo del leader del Ppe all'Europarlamento Manfred Weber che accusa ala Grecia: “Saranno la Spagna, il Portogallo, le infermiere in Slovacchia a pagare i suoi debiti”, Lei ha organizzato un referendum, ora anche la Slovacchia lo vuole fare perché ne hanno abbastanza di pagare per voi”.

L’intervento del Presidente UE Donald Tusk dopo il vertice euro del 7 luglio 2015  lascia presagire i prossimi scenari che dovranno comunque essere affrontati dopo che il primo ministro Tsipras si è impegnato a presentare una nuova richiesta per un programma nel quadro stabilito dal trattato ESM, tra cui una rigorosa condizionalità politica, a seguito del referendum greco. Il governo greco giovedì 9 luglio, al più tardi definisce in dettaglio le sue proposte per un programma di riforma globale e specifico per la valutazione da parte delle tre istituzioni da presentare al Gruppo Euro. I capi di Stato e di governo si riuniranno quindi domenica 12 luglio.

Donald Tusk aggiunge il suo punto di vista inquietante, che lascia presagire cambiamenti geopolitici: “Tutti i lati dei negoziati condividono la responsabilità per l'attuale status quo. Ecco perché oggi ho chiamato tutti i leader per cercare di trovare un consenso, che sarà il nostro comune successo, senza vinti o vincitori. Se ciò non accade vorrà dire la fine dei negoziati con tutte le possibili conseguenze, compreso il peggiore scenario, in cui ognuno di noi perderanno. La nostra incapacità di trovare un accordo può condurre al fallimento della Grecia e il fallimento del suo sistema bancario. E di sicuro, sarà più doloroso per il popolo greco. Non ho alcun dubbio che questo influenzerà tutta l'Europa anche nel senso geopolitico. Se qualcuno ha qualche illusione che non sarà così, sono ingenui. La cruda realtà è che abbiamo solo cinque giorni per trovare l'accordo definitivo. Fino ad ora, ho evitato di parlare di scadenze. Ma stasera devo dire forte e chiaro che il termine ultimo si conclude questa settimana. Tutti noi siamo responsabili della crisi e tutti noi abbiamo la responsabilità di risolverlo”.
Cinque giorni per decidere non solo per la Grecia, ma per tutta l’eurozona, le parole del Presidente Tusk lasciano presagire cambiamenti forse irreversibili che toccheranno molti altri paesi, quasi una sorta di condizione sine qua non.




SUL DEFAULT GRECO, RENZI TRANQUILLIZZA GLI ITALIANI: "L' ITALIA SI E' RIPRESA GRAZIE ALLE RIFORME"

Redazione
 
Ciò che sta accadendo in Grecia è sotto gli occhi di tutti e gli italiani seguono attentamente il premier Tsipras e la sua tenacia, si o no? Vedremo, intanto sul fronte italiano il premier Matteo Renzi vuole tranquillizzare il paese dicendo che l’Italia non ha paura di conseguenze specifiche, “Tre o quattro anni fa eravamo il problema insieme alla Grecia, eravamo compagni di sventura, adesso non e' piu' cosi' grazie alle riforme e alla ripartenza dell'economia. Noi siamo dalla parte di quelli che cercano di risolvere il problema, non siamo piu' il problema” dice Renzi. Continua dicendo che anche  i denari messi da parte per la Grecia gia' sono computati nel conto del debito. Quindi, gli italiani non devono avere paura. Certo c'e' una questione politica, la situazione e' complessa: ma smettiamo di raccontare l'Italia come il malato d'Europa. Non siamo piu' il malato d'Europa e ha aggiunto inoltre che “il presidente Obama ci telefona per farci i complimenti, e in Italia scoppiano le polemiche. Ma come e' possibile?” il problema è che scoppiano le polemiche, i politici sono coinvolti in tali polemiche ma nessuno paga per tutto ciò. Questo Renzi lo avrà detto ad Obama? 
 
I leader di Cgil-Cisl-Uil dicono che Occorre far convergere tutti gli sforzi per rafforzare la permanenza della Grecia nell'Unione, consentendo una ristrutturazione del debito con tempi più flessibili così da consentire e ristabilirne un percorso di crescita sostenibile. Occorre “esprimere vicinanza ai lavoratori ed al popolo greco, chiedono a tutti i leader politici di trovare una via di uscita alla crisi in linea con lo spirito dell'integrazione europea basata su solidarietà, interdipendenza e rispetto delle decisioni democratiche”.
 
Intanto Matteo Salvini ha spiegato il perché non sarà domani in Grecia, riferendo che: “Ritengo più utile parlare con gli italiani piuttosto che farmi 2 giorni di vacanza accucciandomi accanto a un pensionato piangente in fila al bancomat, anche perché, di questo passo, i pensionati così li avremmo presto anche da noi.



GRECIA, NEGOZIATI FALLITI: VERSO IL DEFAULT

Redazione

Atene – Il programma di aiuti internazionali alla Grecia finira' martedi' sera. Lo ha detto il presidente dell'Eurogruppo constatando "con grande dispiacere" che i negoziati sono falliti.

La Grecia non partecipera' alla riunione dell'Eurogruppo, la riunione senza la Grecia, ha spiegato Dijsselbloem, servirà questa sera a "decidere che cosa fare" dopo che la Grecia ha deciso, respingendo la proposta delle istituzioni e indicendo un referendum, di interrompere unilateralmente il negoziato con i creditori.

Dijsselblom ha spiegato che i 18 ministri delle Finanze che si riuniscono per la prima volta senza la Grecia sono "determinati a fare tutto il necessario per garantire la stabilita' e la credibilita' dell'Eurozona: proprio di questo discutiamo ora".

La decisione dell'Eurogruppo di non accettare la richiesta di Atene di estendere il programma di aiuti per alcune settimane, in modo da consentire alla Grecia di tenere il referendum sulle proposte dei creditori, "danneggia la credibilita' dell'Eurogruppo e il danno potrebbe essere permanente". Lo ha dichiarato in conferenza stampa il ministro delle Finanze ellenico, Yanis Varoufakis, al termine dell'Eurogruppo, che ha appena ripreso i lavori senza di lui.

"Ho spiegato ai colleghi dell'Eurozona perche' non potevamo accettare le proposte", ha aggiunto il ministro, "i termini dell'accordo erano recessivi, i numeri dei finanziamenti non tornavano e non c'erano elementi che suggerissero che il piano avrebbe posto fine alla crisi".
  Il mandato elettorale che ha ottenuto il governo Tsipras, con il 36% dei voti al partito Syriza, non basta a prendere una decisione importante come quella di accettare le condizioni proposte ad Atene dai suoi creditori: e' quello che il ministro delle Finanze Jannis Varoufakis ha spiegato ai partner dell'Eurogruppo chiedendo un'estensione del programma di aiuti fino al referendum. "Si trattava di pochi giorni poche settimane – ha spiegato Varoufakis – ma l'Eurogruppo ha deciso di respingere questa richiesta. Per una decisione del genere ci vuole come minimo il 51%, e questo e' il motivo del referendum".

Il rifiuto dell'Eurogruppo di concedere alla Grecia un'estensione del programma di aiuti per permettere al popolo greco di esprimersi sulla proposta di accordo e' grave e danneggia la credibilita' dell'Eurogruppo stesso. "Ho paura che questi danni saranno permanenti", ha aggiunto Varoufakis.