Bufera al Ministero della Cultura: Giuli chiamato a rispondere sulle “nomine dell’ultimo minuto” di Sangiuliano

L’opposizione chiede chiarimenti su decreti e incarichi conferiti da Sangiuliano prima dell’addio

Il neo Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, si trova catapultato in una tempesta politica ancor prima di potersi ambientare nel suo nuovo ruolo. L’opposizione, con in prima linea esponenti del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle, ha richiesto un suo intervento urgente in Parlamento per far luce su una serie di atti controversi compiuti dal suo predecessore, Gennaro Sangiuliano, negli ultimi scampoli del suo mandato.

Al centro della polemica c’è quella che viene definita una vera e propria “pioggia di nomine” effettuata da Sangiuliano in extremis. In particolare, si contesta la nomina di 18 consulenti, definiti dall’opposizione come “amici, parenti e conoscenti” del ministro dimissionario. Questa mossa ha sollevato dubbi sulla trasparenza e l’imparzialità del processo di selezione.

Ma non è tutto. Un’altra questione scottante riguarda l’istituzione di una commissione da 50 milioni di euro destinata al finanziamento di progetti cinematografici. La composizione di questa commissione è finita sotto i riflettori, con l’opposizione che accusa Sangiuliano di aver selezionato membri a lui vicini per “competenza, amicizia e affiliazioni politiche”. Tra i nomi circolati sulla stampa figurano critici cinematografici di spicco come Paolo Mereghetti e Valerio Caprara, il giornalista Francesco Specchia, lo scrittore Luigi Mascheroni e l’intellettuale Stefano Zecchi.

Un caso particolarmente delicato è quello di Beatrice Venezi, nominata consulente del Ministero per la musica con un compenso annuo di 30.000 euro. Questa nomina è stata citata dall’imprenditrice Boccia durante una trasmissione televisiva come esempio di incarico conferito per “amicizia”, sollevando interrogativi su possibili conflitti di interesse. In risposta, Venezi ha annunciato di aver dato mandato ai suoi legali per tutelare la propria reputazione professionale.

Il Ministro Giuli si trova ora nella scomoda posizione di dover fornire spiegazioni su decisioni prese dal suo predecessore. L’opposizione chiede chiarimenti sulla correttezza dell’iter di nomina e sulla effettiva firma dei decreti in questione. La situazione mette in luce la delicatezza del passaggio di consegne in un dicastero chiave come quello della Cultura, e solleva interrogativi sulla continuità e la trasparenza nell’amministrazione pubblica.

Mentre il dibattito politico si infiamma, cresce l’attesa per l’intervento di Giuli in Parlamento. Il nuovo Ministro dovrà dimostrare abilità diplomatica e fermezza nel gestire questa eredità complessa, cercando di rassicurare l’opposizione e l’opinione pubblica sulla correttezza delle procedure e sulla sua volontà di garantire trasparenza nel suo mandato.

La vicenda solleva questioni più ampie sulla gestione del potere e sulla pratica delle nomine di fine mandato, un tema ricorrente nella politica italiana che continua a suscitare polemiche e richieste di riforma. Il modo in cui Giuli affronterà questa prima sfida potrebbe definire il tono del suo ministero e influenzare la percezione pubblica della sua leadership in un settore cruciale come quello della cultura.




Ministero della Cultura, esce Sangiuliano entra Giuli: prime dimissioni per il governo Meloni

Dopo giorni di polemiche, interviste e documenti condivisi sui social, la vicenda legata alla consulenza di Maria Rosaria Boccia al Ministero della Cultura ha portato alle dimissioni del ministro Gennaro Sangiuliano. L’esponente di Fratelli d’Italia, che aveva dichiarato di “non essere ricattabile” e assicurato che nessun fondo pubblico era stato usato per i viaggi e le cene della sua ex amante, ha deciso di lasciare il suo incarico.

Ieri pomeriggio, l’ex direttore del Tg2 ha annunciato in una lettera inviata a Giorgia Meloni le sue “dimissioni irrevocabili”, esprimendo gratitudine per la difesa ricevuta dalla premier. Sangiuliano ha sottolineato i risultati ottenuti durante il suo mandato, ma ha precisato che “il lavoro non può essere macchiato dal gossip”. Al suo posto è stato nominato Alessandro Giuli, ex direttore del Museo MAXXI, che ha prestato giuramento al Quirinale poche ore dopo.

La lettera di dimissioni di Sangiuliano è stata un commiato sentito, nel quale ha ringraziato Meloni per l’affetto e la fiducia mostrata, ma ha anche annunciato che agirà per vie legali contro chi ha diffuso “fake news” sul suo conto. Il ministro ha difeso i risultati raggiunti in quasi due anni di governo, citando tra le altre cose l’aumento del 22% dei visitatori dei musei e il progetto di ristrutturazione del Palazzo Citterio a Milano.

L’addio di Sangiuliano segna il primo caso di dimissioni nell’esecutivo Meloni. La premier, in una dichiarazione ufficiale, ha ringraziato il ministro dimissionario definendolo “un uomo onesto e capace”, sottolineando il suo contributo al rilancio del patrimonio culturale italiano. Con l’arrivo di Alessandro Giuli, Meloni ha ribadito la continuità delle politiche culturali del governo, in linea con la richiesta di cambiamento espressa dagli italiani.

Il caso Boccia, che ha scatenato lo scandalo, riguardava il presunto accesso dell’imprenditrice a documenti riservati del Ministero e l’uso di fondi pubblici per viaggi privati. Sangiuliano aveva smentito ogni coinvolgimento irregolare di Boccia, sostenendo che “neanche un euro degli italiani è stato speso per lei”. Tuttavia, le polemiche e la pressione mediatica hanno infine portato alla sua decisione di lasciare.

Nonostante le dimissioni, il lascito di Sangiuliano al Ministero della Cultura rimane significativo, con importanti traguardi come l’introduzione del biglietto per il Pantheon, i successi archeologici a Pompei e l’inclusione della Via Appia Antica nella lista del patrimonio UNESCO.

Alessandro Giuli, presidente della Fondazione MAXXI, è il nuovo ministro della Cultura

Il pomeriggio di venerdì ha prestato giuramento al Quirinale davanti al presidente Sergio Mattarella, sostituendo Gennaro Sangiuliano, dimessosi in seguito alle polemiche legate al caso di Maria Rosaria Boccia.

Nato a Roma nel 1975, Giuli ha una lunga storia di militanza nell’estrema destra, influenzato dalle idee politiche della famiglia paterna. Suo nonno era un sostenitore del regime di Mussolini e della Repubblica di Salò. A quattordici anni, Giuli si iscrisse al Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano (MSI), e partecipò anche a movimenti neofascisti e neonazisti. Dopo aver frequentato il Liceo Tasso, nel 1994 si iscrisse alla facoltà di Lettere all’Università La Sapienza, dove si interessò al paganesimo precristiano e alle antiche popolazioni italiche, temi che approfondì negli anni successivi collegandoli a ideali neofascisti.

Giuli iniziò la sua carriera giornalistica presso il quotidiano di centrosinistra L’Umanità, organo del Partito socialdemocratico italiano. Durante l’università, lavorò per l’agenzia di stampa La Vespina, diretta da Giorgio Dell’Arti. Nel 2004 passò al Foglio di Giuliano Ferrara, dove iniziò come collaboratore e in seguito divenne vicedirettore e condirettore tra il 2015 e il 2016. Tuttavia, si allontanò dal giornale a causa del suo sostegno alla politica di Matteo Renzi. Successivamente, Giuli diresse la rivista cattolica conservatrice Tempi e collaborò con vari programmi televisivi, tra cui alcuni su Rai 2, che però non ebbero grande successo.

Durante il primo governo Conte, Giuli si avvicinò alla Lega, pur rimanendo legato agli ambienti della destra romana e mantenendo rapporti stretti con Giorgia Meloni e altri dirigenti di Fratelli d’Italia. Sua sorella Antonella Giuli ha ricoperto ruoli di rilievo nella comunicazione di Fratelli d’Italia e attualmente lavora all’ufficio stampa della Camera dei deputati. Giuli era già stato considerato nel 2022 come potenziale ministro della Cultura nel governo Meloni, ma in seguito venne nominato presidente della Fondazione MAXXI, un’istituzione storicamente legata a figure di area progressista.

Nonostante il suo passato politico, Giuli ha recentemente adottato un approccio più moderato e istituzionale, criticando le posizioni sovraniste più estreme e cercando di rappresentare una destra più moderata. È sposato con Valeria Falcioni, giornalista di Sky, con la quale ha due figli.