DISSESTO, GEOLOGI LAZIO: “ISTITUZIONI E CITTADINI DEVONO FARE DI PIÙ PER LA TUTELA DEL TERRITORIO”

Redazione

Lazio – L'ondata di maltempo che ha colpito due giorni fa la nostra regione, in particolare la Valle dell'Aniene, il territorio metropolitano a sud di Roma e la Ciociaria, non è stata delle più intense, ma sicuramente ha fatto più danni di analoghi eventi verificatisi in un passato non troppo lontano. E questo accade perché, passata l'emergenza, si riprende a costruire come sempre, senza considerare che l'impermeabilizzazione del suolo e le canalizzazioni che prevede ogni espansione urbanistica, non fanno altro che accrescere il quantitativo d'acqua da smaltire, sempre negli stessi corsi d'acqua, che a volte presentano anche restringimenti dovuti a costruzioni, rifiuti o vegetazione. L’Ordine dei Geologi del Lazio non si rassegna e puntualmente denuncia la cattiva gestione del territorio da parte delle istituzioni e la mancata preparazione delle comunità nei riguardi del rischio idrogeologico.

“Le aree che si sono allagate a Tivoli – esordisce il presidente dei Geologi Lazio, Roberto Troncarelli – sono per lo più le stesse che si erano allagate nel 2008 e per le quali non solo la pubblica amministrazione non aveva fatto nulla, ma neanche i cittadini erano stati stimolati a prendere delle iniziative di ‘autoprotezione’. Si è continuato, dunque, a costruire e pianificare con scelte discutibili, che hanno comportato un'antropizzazione in spregio a ogni regola di buonsenso”. Tante, dunque, le inottemperanze della pubblica amministrazione sul dissesto idrogeologico e sulla tutela del territorio. “Pubblica amministrazione – continua Troncarelli – ancora troppo impegnata ad affrontare le emergenze del momento con soluzioni tampone, piuttosto che a mettere nero su bianco misure atte alla prevenzione del dissesto. Con costi sociali abnormi”. Eppure, qualche passo positivo pare intravedersi: “Siamo ancora a un stato embrionale ma devo ammettere, e lo faccio con piacere, che le istituzioni iniziano a ravvedersi: sempre più spesso, infatti, gli enti locali ci rendono preventivamente partecipi nei processi di pianificazione territoriale. Anche dal governo nazionale stanno partendo politiche certamente più mirate e destinate a imporsi sul lungo periodo: un esempio virtuoso, in questo senso, – specificano ancora dall’Ordine dei Geologi – è il recente provvedimento del Governo, che destinerebbe risorse ai comuni per interventi contro l’abusivismo edilizio. Si tratta di un altro aspetto decisivo alla lotta al dissesto idrogeologico. Speriamo non rimanga una goccia nell’oceano dell’inefficienza amministrativa”.

“Ormai siamo passati dalle calamità naturali alle calamità artificiali – incalza Tiziana Guida, segretario dell'Ordine dei Geologi del Lazio – perché se, a parità di intensità di evento, i danni sono maggiori, vuol dire che le modifiche, che l'uomo ha apportato al territorio, incrementano la potenza del fenomeno naturale”. Altro punto focale per la tutela del territorio è poi la consapevolezza da parte della collettività dei rischi idrogeologi, “ancora troppo carente – denuncia Troncarelli -, soprattutto se si considera che nella Regione Lazio 372 comuni, il 98% del totale, presentano almeno un'area a rischio di frana o di esondazione, in cui è a repentaglio la vita umana e più di 350mila cittadini vivono in aree potenzialmente a rischio idrogeologico”.

“Occorre creare un'opinione pubblica informata partendo purtroppo da zero – aggiunge Tiziana Guida – se ancora assistiamo a cittadini che con il loro comportamento mettono a repentaglio, quando addirittura non perdono, la vita. La cittadinanza deve sapere che con il cambiamento climatico la loro vita non è più la stessa, ma non solo. Anche il territorio cambia e quindi cambiano i rischi, e zone che prima non erano a rischio, magari ora lo sono diventate. Dall'altra parte chi ha la responsabilità della gestione del territorio non può più sperare di farla franca chiudendo un occhio sull'abusivismo edilizio o sull'occupazione delle golene dei fiumi. I fenomeni meteorologici estremi, diventati più frequenti, capiteranno sempre più spesso su un territorio che è sempre meno adatto a smaltirli. E dunque bisogna attrezzarsi per affrontarli – conclude la Guida -. In tal senso l'Ordine dei Geologi del Lazio sta avviando una campagna informativa nelle scuole "I segreti della Terra raccontati dai geologi" per spiegare come si formano questi fenomeni e come si originano i rischi naturali più in generale, per formare una consapevolezza nei ragazzi, che poi potranno trasmettere alle famiglie”.




ROMA, ALLAGAMENTI LITORALE NORD: I GEOLOGI LAZIO TORNANO A DENUNCIARE L'INERZIA DELLE ISTITUZIONI E IL RISCHIO IDROGEOLOGICO

Redazione

Roma / Litorale nord – Il Presidente e segretario dell’Ordine, Roberto Troncarelli e Tiziana Guida, tornano a denunciare l’inerzia delle istituzioni e il rischio idrogeologico nelle aree colpite dal nubifragio del 27 novembre: “Una data da segnare in rosso sul calendario”

“Di nuovo il litorale a nord di Roma completamente allagato, la differenza stavolta è che se ne è parlato pochissimo e non perché l'evento sia stato poco impattante, ma perché ormai quasi non fa più notizia, tanto è diventato ordinario”. Questo il commento del presidente dell'Ordine dei geologi del Lazio, Roberto Troncarelli, in merito al nubifragio, che si è abbattuto tre giorni fa a nord di Roma. “Ricordo che tutta la fascia litoranea laziale, compresa tra Fiumicino e Santa Marinella, è altamente vulnerabile al rischio idrogeologico – denuncia Troncarelli -. I piccoli fossi che solcano l’intero settore costiero non riescono a contenere i grandi quantitativi d’acqua che giungono in breve tempo dalle colline circostanti. Infatti, questa zona è stata interessata anche dagli eventi alluvionali del 31 gennaio scorso”. Per fortuna l’ultimo evento del 27 novembre, a fronte di una recentissima serie di interventi manutentivi sugli alvei messi in atto dal Comune di Santa Marinella non ha visto esondazioni importanti degli stessi: “Gli allagamenti, ad esempio del quartiere Le Quartacce di Santa Marinella – specifica il presidente dei Geologi – sono stati di contro causati dalla cronica insufficienza delle reti di collettamento e smaltimento delle acque bianche e grigie, con nauseabondi rigurgiti delle fogne, grandemente sottodimensionate, perché datate rispetto alle accresciute necessità urbanistiche, talora messe in atto senza una seria programmazione, quando non addirittura abusive, che avrebbe dovuto condurre ad opere di adeguamento delle stesse”.

A ciò va aggiunto il crollo di una sezione del rilevato autostradale della A12, lato valle, nella tratta tra i caselli di Santa Marinella-Santa Severa e Civitavecchia Sud, a completare “un’altra giornata – rimarca Troncarelli – da segnare in rosso sul calendario, perché ha trovato nuovamente e incredibilmente ancora impreparate le istituzioni”. E qua l’incuria e l’assenza di monitoraggio, di presidi sul territorio, di verifiche delle condizioni di conservazione e tenuta delle opere infrastrutturali, non consentono alibi: senza controllo la natura non fa sconti”. Che fare, dunque? Per i geologi la ricetta è sempre la stessa: “Occorre tornare ad “occupare” il territorio, istituendo squadre di sorveglianza, presidi di controllo e monitoraggio, da impiegare in “tempi di pace”, perché quando scoppia la “guerra” è già troppo tardi”. Ultimamente si parla di molti fondi stanziati per il contrasto al dissesto idrogeologico “Speriamo non si tratti dell’ennesima propaganda, senza base, senza programmazione, e soprattutto con risorse solo virtuali”, si augura Troncarelli. 

Questa, infine l’analisi di Tiziana Guida, segretario dell'OGL, sui due ‘flash flood’ che hanno interessato Cerveteri, Ladispoli e Santa Marinella: “Il 10 novembre sono caduti circa 150 mm di pioggia in 8 ore, di cui oltre 40 mm in un’ora e più di 100 mm in 3 ore. Nel pomeriggio del 27 novembre invece, nell’area di Santa Severa – spiega la geologa – sono caduti circa 55 mm in soli 30 minuti, più di 85 mm in un’ora, per un totale a fine evento di oltre 120 mm. Si tratta di quantitativi pluviometrici che determinano forti impatti sul territorio in un’area fortemente antropizzata e ciclicamente soggetta a questo tipo di fenomeni, tipici del periodo autunnale. Dobbiamo rilevare – prosegue Guida – che Santa Marinella non è nuova a questi eventi. Il 2 ottobre del 1981 si ebbero 6 vittime, oltre a ingentissimi danni e la chiusura della ferrovia e dell’Aurelia, per una devastante alluvione causata da quasi 200 mm di pioggia caduti in quattro ore”. Il segretario, poi, conclude ricordando “che i segni dei dissesti idrogeologici in questa zona arrivano molto più indietro nel tempo: lungo il Fosso di Castelsecco, tra S. Marinella e S. Severa, una stele di epoca romana ricorda la ricostruzione del “Ponte di Apollo” lungo la via Aurelia, ad opera dell’imperatore Settimio Severo, distrutto dalla violenza del mare e dei corsi d’acqua nel 205 d.C”. I geologi del Lazio, dunque, invitano i cittadini ad intraprendere azioni di autotutela, senza aspettare l'intervento ‘dall'alto’ che, se arriverà, non potrà comunque evitare del tutto il ripetersi di tali danni. “E allora – concludono i geologi Lazio – utilizzate il meno possibile i locali seminterrati e interrati, se posti in zone che si allagano. Meglio far conto di non averli che dover contare ogni volta i danni”.