Covid, aiuti di stato: maxi-truffa da 440 milioni di euro. Indagate 78 persone

Soldi stanziati dallo Stato per aiutare le imprese e i commercianti in difficoltà a causa della pandemia e finiti invece in modo illecito nelle mani di professionisti, imprenditori e commercialisti che non ne avevano diritto.

E’ la maxifrode scoperta dalla Guardia di finanza in un’indagine partita da Rimini e poi estesa a diverse regioni.

Complessivamente sono 78 le persone indagate e 35 le misure cautelari emesse dal gip, mentre è di 440 milioni l’importo complessivo dei fondi illecitamente percepiti attraverso la creazione e la commercializzazione di falsi crediti d’imposta. In corso anche decine di perquisizioni. 

Nell’inchiesta della Guardia di Finanza di Rimini sulla maxi-truffa sulle misure di sostegno sono oltre 100 le società coinvolte, create ad hoc per ottenere bonus locazioni, bonus per ristrutturazioni con miglioramenti sismici ed energetici e i cosiddetti bonus facciate che nell’ultimo anno hanno portato all’apertura di una moltitudine di cantieri edili in tutta Italia. Le Fiamme gialle hanno scoperto come il gruppo di professionisti e imprenditori avesse creato la sede principale a Rimini, dove si incontravano e studiavano la strategia per le cessioni di crediti di imposta e il reinvestimento dei proventi. Le pratiche bonus si riferivano però a lavori eventualmente eseguiti in tutta Italia.




Estate: irregolare 50% case vacanze

ROMA – Una casa vacanza su due è stata affittata in maniera irregolare. E’ quanto emerge dai controlli effettuati dalla Guardia di Finanza sui proprietari di seconde e terze case nelle località balneari, di montagna e nelle città d’arte nell’ambito degli interventi predisposti in occasione dell’estate. Su 895 controlli effettuati 539 sono irregolari e, di questi, 450 sono risultati affitti in nero. Le regioni dove si sono registrati i casi più numerosi sono Puglia, Toscana e Lazio.
Da metà giugno ad oggi a Gdf ha individuato 2.187 venditori abusivi: soggetti che non hanno mai richiesto la licenza, che non hanno mai comunicato al fisco l’inizio dell’attività o che non hanno mai installato i registratori di cassa. Dai dati relativi ai controlli per il periodo estivo, emerge inoltre che sono stati sequestrati 9 milioni e mezzo di prodotti contraffatti, con una media di 210mila al giorno.
Complessivamente sono state denunciate 761 persone e scoperte 15 tra fabbriche e depositi clandestini.




Palermo, sequestrate alla mafia aziende leader nel settore immobiliare e del commercio di carni

PALERMO – I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, su delega della Procura della Repubblica di Palermo, hanno dato esecuzione ad un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del locale Tribunale, sottoponendo a sequestro tre complessi aziendali, oltre che 66 immobili (fra cui una villa di pregio con piscina panoramica, appartamenti e terreni), 19 autoveicoli, 36 rapporti bancari e 5 polizze vita, per un valore complessivamente stimato in € 20.966.000.

Il destinatario del sequestro è P.F., già sorvegliato speciale della P.S., con obbligo di soggiorno e con precedenti penali per reati contro il patrimonio e la persona. Più collaboratori di giustizia lo hanno indicato come “uomo d’onore” della famiglia mafiosa di Misilmeri (PA), legato da stretti vincoli di amicizia con l’allora capo del mandamento B.S.

Inoltre, gli stessi hanno riferito come FORMOSO avesse una consistente capacità economica, conseguita grazie ai profitti illeciti derivanti dalle attività criminali poste in essere soprattutto nel traffico di sostanze stupefacenti. Il 5 aprile di quest’anno, P.F. è stato arrestato per “associazione a delinquere di tipo mafioso”, al termine di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ed eseguite dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo e del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, nonché dai Carabinieri di Palermo e Bagheria.

Gli accertamenti patrimoniali ora condotti sono il frutto, oltre che delle tradizionali attività di ricostruzione dei patrimoni illecitamente accumulati dalla criminalità organizzata, di approfondimenti in materia tributaria e di repressione dei fenomeni di riciclaggio. Le investigazioni svolte dal GICO di Palermo, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, hanno così permesso di evidenziare come il F. si sia avvalso di prestanome ai quali ha fittiziamente intestato due compendi aziendali operanti nel settore della commercio all’ingrosso di carne ed un’impresa attiva nel comparto delle vendite di fabbricati e terreni, oltre che un vastissimo patrimonio immobiliare e finanziario. Le aziende sequestrate nel settore delle carni divenute leader nel commercio all’ingrosso di questi prodotti, intestate formalmente a S.Z., ritenuto prestanome di P.F.

Quest’ultimo ha esercitato la propria influenza sulle dinamiche imprenditoriali anche attraverso il proprio figlio A. (detto A.), formalmente assunto come dipendente con mansioni di contabile. Le analisi documentali effettuate durante le indagini hanno, in particolare, permesso di collegare temporalmente le fortune economiche delle aziende alle iniezioni di capitali freschi provenienti dai traffici illeciti perpetrati da F. ed all’inserimento delle stesse – che sembravano essere piccole realtà economiche ormai in grave crisi – nel novero delle imprese vicine a “cosa nostra”.

Sul versante immobiliare è stata sequestrata una società immobiliare, formalmente intestata a D.A., anch’egli ritenuto essere un prestanome di P.F. Le tre società sottoposte a sequestro sono state già affidate ad un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale di Palermo, il quale già da oggi gestisce le aziende nell’interesse della collettività, dei clienti, dei fornitori e dei dipendenti.




Perugia, sgominata organizzazione criminale: sequestrati beni per oltre 30 milioni di euro a 9 persone

PERUGIA – Con la direzione della Procura della Repubblica, dalle prime ore di oggi, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Perugia, con la collaborazione del locale Ufficio Doganale, stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari nei confronti di nove soggetti (due in carcere, cinque agli arresti domiciliari, due con obbligo di dimora), indagati, a vario titolo, per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti tributari, truffe aggravate ai danni dello Stato e dei fornitori, bancarotta fraudolenta, riciclaggio ed autoriciclaggio.

Contestualmente, gli investigatori stanno eseguendo il sequestro preventivo di oltre 30 milioni di Euro pure disposto dal G.I.P. sui conti correnti, sulle quote societarie e sui beni mobili ed immobili riconducibili agli indagati.

I provvedimenti restrittivi riguardano un’organizzazione criminale, con base operativa a Perugia, operante nel mercato energetico, che, attraverso un articolato meccanismo fraudolento, ha incassato i corrispettivi per le forniture di gas ed energia elettrica erogati ad una nutrita clientela (privati, aziende ed Enti pubblici) omettendo il pagamento di oltre 20 milioni di Euro dovuti sotto forma di accise, iva e delle altre imposte. Le complesse indagini di polizia giudiziaria, dirette da questo Ufficio ed eseguite dalle Fiamme Gialle perugine e, per i profili di competenza, dal Servizio Antifrode del locale Ufficio Doganale, una cui segnalazione ha originato il procedimento penale, hanno consentito di disvelare l’ampio disegno criminoso ordito dai promotori dell’organizzazione, due imprenditori locali che, con il determinante apporto tecnico-giuridico di un professionista del capoluogo umbro e di numerosi “uomini di fiducia”, hanno utilizzato nel tempo, in rapida successione, tre società preordinatamente destinate ad operare nel mercato energetico in completa evasione di imposte, maturando ingenti debiti anche nei confronti dei fornitori.

Il meccanismo fraudolento prende il via quando la prima delle società coinvolte richiede all’Agenzia delle Dogane di Perugia le autorizzazioni ad erogare prodotti energetici, dichiarando di possedere un irrisorio numero di clienti e versando di conseguenza una cauzione minima. Di fatto invece, omettendone la comunicazione al suddetto ufficio finanziario, la società inizia sin da subito ad operare con un pacchetto clienti ben superiore, in parte rilevato da società del settore in via di dissesto, che, trascorso poco più di un anno, all’approssimarsi delle scadenze del pagamento delle imposte, viene trasferito (nel gergo tecnico “switchato”), senza soluzione di continuità, ad una seconda società appositamente costituita che, munitasi nel frattempo di autorizzazione sempre con una cauzione minima, si sostituisce alla prima nell’erogazione dei servizi ai propri utenti, messi a conoscenza con una semplice comunicazione di tali avvicendamenti societari.

Successivamente, entra in scena un nuovo operatore, anch’esso intestato a prestanomi compiacenti, con il quale si perfeziona il progetto criminoso del sodalizio che, infatti, amplia notevolmente il proprio fatturato grazie all’acquisizione, all’esito di sofisticati passaggi societari, del cospicuo pacchetto clienti di un’importante e storica società del settore energetico. Le investigazioni di polizia economica e finanziaria svolte dai Finanzieri del Gruppo della Guardia di Finanza di Perugia hanno inoltre consentito di accertare come, sotto la qualificata regia tecnico-giuridica del professionista, l’organizzazione, temendo gli esiti degli accertamenti in corso, abbia poi operato uno “svuotamento” dalle casse dell’ultima azienda di ben nove milioni di Euro, simulando dei contratti di fornitura con una società residente negli Emirati Arabi, ma, di fatto, riconducibile ad uno dei due promotori dell’organizzazione, per fare fuoriuscire provviste finanziarie in parte rientrate in Italia, occultate sotto la forma di aumento del capitale sociale di due distinte aziende, operanti nel campo dell’energia e della nautica.

La sinergia tra il Corpo e l’Agenzia ha infatti contribuito in maniera significativa al disvelamento della complessa architettura criminale progettata e realizzata dal sodalizio in un settore merceologico tanto peculiare sotto il profilo normativo quanto strategico dal punto di vista economico e tributario. In tal senso, un plauso particolare va rivolto alla Guardia di Finanza per la consueta professionalità ed abnegazione evidenziate anche nell’espletamento delle lunghe e delicate indagini in argomento, nonché all’Agenzia delle Dogane per la professionalità dimostrata e la qualificata collaborazione fornita nell’ambito di competenza.




Milano, operazione “Safe magazine”: 18 arresti per truffa e riciclaggio

MILANO – I militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Monza hanno dato esecuzione, questa mattina, ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Monza, nei confronti di 18 persone – residenti in alcuni comuni brianzoli e in provincia di Milano – indagate per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. Le indagini sono scaturite da una denuncia per truffa presentata, a novembre 2015, alla Guardia di Finanza di Ivrea (TO) da un sessantasettenne che era stato indotto, attraverso numerose e pressanti telefonate ricevute da un sedicente avvocato, a pagare con bonifici circa 8.000 euro per saldare dei presunti debiti – in realtà inesistenti – relativi ad abbonamenti a riviste.

Dopo i primi accertamenti condotti dai Finanzieri piemontesi, in collaborazione con i colleghi di Monza, si scopriva che le basi operative dei truffatori erano già da tempo attive a Brugherio (MB) e a Cologno Monzese (MI) e quindi il fascicolo penale veniva trasferito dalla Procura di Ivrea a quella di Monza, che delegava le ulteriori indagini al locale Gruppo della Guardia di Finanza. Il Nucleo Mobile delle Fiamme Gialle monzesi proseguiva così l’attività investigativa, che si è articolata in intercettazioni telefoniche ed ambientali, servizi di osservazione e pedinamento, nonché indagini finanziarie ed ha consentito di ricostruire una vera e propria associazione a delinquere finalizzata alla commissione sistematica di truffe in danno di persone che in passato avevano effettivamente sottoscritto abbonamenti a riviste apparentemente riconducibili alle Forze dell’ordine.

I militari hanno infatti accertato come alcuni membri del gruppo criminale, spacciandosi per avvocati, giudici, ufficiali giudiziari, funzionari dell’Agenzia delle entrate ed appartenenti alla Guardia di Finanza, contattavano telefonicamente in tutta Italia ex abbonati alle predette riviste, ai quali comunicavano debiti – in realtà inesistenti – derivanti dai pregressi abbonamenti, con conseguenti atti di pignoramento già emessi nei loro confronti, e proponevano una transazione bonaria mediante il pagamento tramite bonifico di somme di denaro per svariate migliaia di euro. Qualora le vittime non avessero accettato – questa la minaccia dei truffatori – sarebbe proseguita la procedura di recupero forzoso del credito.

Tra i casi più eclatanti, si può citare il raggiro commesso nei confronti di una donna ultra ottantenne, residente a Milano, che ha effettuato in un anno bonifici a favore dei truffatori per circa 150.000 euro. I numeri telefonici delle vittime, per lo più persone anziane e talvolta anche disabili, venivano “comprati” illecitamente da dipendenti di imprese operanti nel settore dell’editoria e della distribuzione di riviste.

Le vittime delle truffe versavano con bonifici le somme richieste dai criminali “telefonisti” su conti correnti e carte prepagate, intestati ad altri membri dell’associazione o a dei “prestanome”, i cui codici IBAN erano forniti nel corso delle telefonate. Il denaro bonificato – provento delle truffe – veniva poi prelevato, con cadenza quotidiana, presso i vari sportelli bancari e postali dagli intestatari delle carte prepagate, accompagnati dagli associati che di fatto ne avevano la disponibilità detenendo i relativi P.I.N. A due dei promotori del sistema criminale è stato, inoltre, contestato il reato di autoriciclaggio, avendo utilizzato una parte del profitto derivante dall’attività truffaldina (225.000 euro) per acquistare un immobile intestato ad una società dagli stessi amministrata.

Secondo la ricostruzione dei flussi finanziari riconducibili agli indagati eseguita dai Finanzieri, i proventi illeciti complessivamente conseguiti dall’associazione criminale tra il 2015 e il 2016 ammontano a circa 2.000.000 di euro. Le risultanze investigative acquisite dalla Guardia di Finanza, coordinate dalla Procura della Repubblica di Monza, hanno portato all’emissione da parte del G.I.P. di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per 8 indagati e ai domiciliari per altri 10.




Brescia, operazione Free fuel: 16 milioni di litri di carburante “fiscalmente inquinato”

BRESCIA – Dalla mattinata odierna, gli uomini del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria Brescia e della Tenenza di Desenzano del Garda, supportati da alcuni Reparti territoriali del Corpo operanti in Campania e Umbria, stanno eseguendo n. 7 ordinanze di custodia cautelare in carcere (nonché n. 2 misure interdittive riguardanti il divieto di amministrare imprese), disposte dal GIP presso il Tribunale di Brescia, nei confronti di due brokers residenti in Lombardia, quattro persone residenti in Campania ed un’altra persona residente in Umbria, tutte operanti nella commercializzazione dei prodotti petroliferi.

Nello stesso contesto, oltre alle misure cautelari personali, il Gip ha ordinato il sequestro preventivo di beni per oltre 5,2 milioni di euro. Si tratta dell’OPERAZIONE “FREE FUEL”, svolta dalle Fiamme Gialle bresciane sotto la direzione della Procura della Repubblica di Brescia con il coordinamento della Procura Nazionale Antimafia.

L’imponente frode fiscale ha interessato 16 milioni di litri di carburante provenienti dalla Slovenia e dalla Croazia. Il fine perseguito era quello di abbassare artificiosamente il prezzo finale del prodotto “alla pompa”, attraverso la creazione di società “filtro” che sistematicamente hanno omesso il versamento dell’IVA dovuta all’Erario.

Infatti, la merce, effettuava due “viaggi” differenti:

  • un “viaggio fisico”, partendo dall’estero e, a mezzo di autobotti, raggiungendo direttamente depositi fiscali ubicati a Roma, Genova e Vigevano (PV), per poi essere velocemente inviata presso i distributori stradali;
  • un “viaggio cartolare”, molto più “tortuoso” di quello fisico, ma fiscalmente (indebitamente) vantaggioso.

Il carburante, infatti, veniva formalmente ceduto, dapprima, a due società cartiere formalmente ubicate in Bulgaria e Romania, ma gestite dall’organizzazione criminale; in un secondo momento, veniva poi fatturato a due “cartiere” italiane, le quali non versavano le imposte. Infine, il carburante veniva venduto a imprese che gestiscono distributori stradali, tre delle quali sono risultate consapevoli del sistema di frode posto in essere.

Da evidenziare che le società fittiziamente interposte avevano sede effettiva ed occulta in un bunker in provincia di Napoli. Le Fiamme gialle bresciane hanno scovato tale nascondiglio, individuando un vero e proprio “sistema di sicurezza anti-polizia”.

L’ufficio era dotato di telecamere di sorveglianza interne ed esterne e di un ingresso blindato di piccole dimensioni. Gli elementi probatori hanno consentito di ipotizzare che il meccanismo di frode sia stato perpetrato al fine di agevolare la “Camorra” campana. Allo stato, sono indagate complessivamente 14 persone.




Varese, arrestato commercialista foggiano per autoriciclaggio

VARESE – Nella mattinata odierna, militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Varese e personale della Squadra Mobile della Questura di Milano, proseguendo nello sviluppo delle indagini condotte nell’ambito dell’operazione denominata “Security” – che nel maggio del corrente anno aveva già portato all’esecuzione di misure cautelari personali a carico di nr. 15 soggetti, a vario titolo accusati di far parte di un’associazione per delinquere che ha favorito gli interessi, in particolare a Milano e provincia, della famiglia mafiosa catanese dei “Laudani” – hanno dato esecuzione all’Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere, emessa dal G.I.P del Tribunale di Milano, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia (P.M. Dr. STORARI) a carico di un commercialista foggiano, per l’ipotesi di reato di cui all’art. 648 ter 1 c.p. (autoriciclaggio).

Contestualmente all’esecuzione della misura cautelare a carico del C., nella giornata odierna, finanzieri e poliziotti hanno, altresì, eseguito, in provincia di Lecco e Napoli, nr.6 perquisizioni locali a carico di ulteriori nr. 3 soggetti di origine campana dimoranti a Verderio (LC), emersi nel corso delle più recenti indagini delegate dall’A.G..

L’attività fa seguito all’esecuzione, in data 08.11.2017, del Decreto di sequestro preventivo d’urgenza, per un valore di beni pari a 8,2 milioni di euro, emesso dal P.M. della D.D.A. milanese, Dr. Paolo STORARI, a carico del medesimo professionista. Tale provvedimento era stato completamente eseguito fino all’importo previsto, mediante il sequestro di beni mobili (autovetture di grossa cilindrata) denaro e polizze assicurative nella disponibilità dell’indagato.

Nello specifico, in prosecuzione delle indagini delegate dall’A.G. nel contesto del procedimento penale – a seguito delle quali, relativamente al c.d. “filone pugliese” degli indagati, erano già emerse le illecite condotte del predetto C.R.M., quale referente di un sistema di evasione fiscale e contributivo basato su indebite compensazioni di crediti tributari in violazione dell’art.10 quater D.Lgs 74/2000 – è stato accertato che il citato C.R.M. ha:

  • quale promotore del sistema evasivo smascherato, ricevuto illeciti compensi in denaro contante (allo stato accertati per oltre 600.000 euro) da parte di società riconducibili a S.A., D.G., C.A. e S.L. (i primi 3 tratti già in arresto in data 12.07.2017 in esecuzione di misura cautelare del G.I.P. di Milano), i quali avevano gestito in modo fraudolento una serie di cooperative operanti nel settore della logistica e dei trasporti, svuotandone con artifizi i conti correnti
  • autoriciclato parte del denaro ricavato quale prezzo del delitto del citato art 10 quater, finanziando per importi rilevanti, relativamente alle stagioni 2015/2016 e 2016/2017, un club sportivo (del quale il C. era indirettamente, fino al maggio 2017, socio al 50% e vice Presidente, carica tutt’oggi rivestita a titolo onorario).

Con particolare riferimento all’esecuzione delle perquisizioni locali, in provincia di Lecco e Napoli, a carico di ulteriori nr. 3 soggetti di origine campana dimoranti a Verderio (LC), emersi nel corso delle più recenti indagini delegate dall’A.G, è stato accertato che, al fine di procacciarsi provviste “a nero” di denaro contante, il citato sodalizio formato da S.A., D.G., C.A. e S.L., si era rivolto ad un soggetto di origini napoletane residente nella predetta località lecchese, il quale, a fronte di fatture riferite ad operazioni inesistenti, emesse per il tramite di cooperative di comodo amministrate da ulteriori 2 soggetti prestanome, riceveva il pagamento delle stesse tramite bonifici bancari che, successivamente, spalmava su più conti correnti riconducibili alle citate cooperative di comodo, al fine di distrarre dai relativi conti correnti le disponibilità finanziarie, restituendole al sodalizio anzidetto, decurtato nella misura del 6%.




Catania, scommesse illegali: sequestrate 13 agenzie

CATANIA – I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito delle attività di contrasto al gioco e alle scommesse illegali, hanno intensificato i controlli nello specifico settore, scoprendo 13 centri scommesse irregolari ubicati in vari quartieri della città (Librino, Zia Lisa, Picanello, San Cristoforo, Nesima, San Gregorio) nonché in provincia di Catania (Misterbianco, Gravina di Catania, Aci Catena, Aci Castello).

Le operazioni, frutto di un costante controllo economico del territorio, hanno portato al sequestro di oltre 80 apparati elettronici ( personal computer, modem, monitor, lettori ottici, TV) e a denunciare all’Autorità Giudiziaria etnea i 13 gestori per esercizio abusivo di pubbliche scommesse sportive, reato previsto dall’art. 4 della L. 401/89 (che prevede la pena della reclusione da 6 mesi a 3 anni).

In un caso, un internet point, pur essendo affiliato ad un allibratore legale autorizzato ad operare tramite web, parallelamente accettava scommesse su un sito illegale, utilizzando dei conti gioco che anziché essere intestati ai clienti appartenevano ai titolari del centro scommesse.

In altri interventi, le Fiamme Gialle hanno scovato dei punti scommesse completamente abusivi, collegati a siti di allibratori esteri, privi di concessione statale, celati all’interno di esercizi commerciali quali cartolerie o bar.

Le ispezioni hanno consentito di identificare oltre 70 soggetti presenti all’interno delle varie agenzie abusive, tra i quali anche 3 minori di anni 18 e diverse persone con precedenti di polizia.

L’attività di raccolta delle scommesse rappresenta un settore di particolare attenzione per la Guardia di Finanza sia per il danno che provoca all’Erario e agli operatori regolari, sia perché numerose indagini di polizia giudiziaria svolte dai Reparti del Corpo hanno dimostrato che può essere s fruttato per finalità di riciclaggio di denaro da parte della criminalità organizzata.




Caserta, sigarette di contrabbando: sequestri record

CASERTA – Contrasto al fenomeno delle sigarette di contrabbando. Gli arresti eseguiti oggi da parte dei militari del Gruppo di Aversa nell’ambito dell’operazione denominata DOBLO’ (comunicato stampa a cura della Procura della Repubblica di Napoli Nord) vanno ad aggiungersi ad una serie positiva di operazioni a contrasto del contrabbando di tabacchi portate a termine nell’ultimo anno da parte dei Reparti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta.

Significativi i dati di sintesi da settembre 2016 ad oggi: 150 interventi che hanno permesso di segnalare all’Autorità Giudiziaria 101 soggetti e di arrestarne altri 31.

Sequestrate 18,5 tonnellate di sigarette (circa 1 milione di pacchetti), di cui ben 12 tonnellate di “ Cheap White ”, ossia sigarette che non vengono immesse in consumo nell’Unione Europea perché non rispondono ai livelli qualitativi e di sicurezza comunitari, ma oggi molto ricercate per il loro basso prezzo.

Oltre a d alcuni magazzini di stoccaggio adibiti a rifornimento per la minuta vendita al dettaglio sono stati intercettati ben 5 carichi di grandi quantità, tutti provenienti, via terra, dall’Est Europa e destinati all’area napoletana dove i grossisti stoccano il prodotto per poi ridistribuirlo ai venditori al dettaglio attivi in tutta la Regione.

Sequestrato un autoarticolato lituano, un altro autoarticolato romeno, un camper slovacco e altri due autocarri telonati romeni, tutti carichi di sigarette occultate con fantasiosi carichi di copertura: dalle bobine industriali di cavi elettrici, alle scarpe da donna, dalle parti meccaniche per autoveicoli ai distributori automatici di acqua.

Sorpresa anche una squadra di ben 14 contrabbandieri intenti a scaricare un autoarticolato all’interno di un capannone industriale nell’agro aversano.

Questi risultati testimoniano il costante impegno delle Fiamme Gialle casertane sia nel controllo del territorio che nelle investigazioni più complesse, coordinate dalle competenti Procure della Repubblica, a contrasto di questi traffici illeciti che continuano a rappresentare un mercato florido e lucroso per le organizzazioni criminali.




Fiumicino: sequestrati 11 kg di eroina in aeroporto. Arrestato narcotrafficante

ROMA – Un altro duro colpo al narcotraffico internazionale è stato inferto dai Finanzieri del Comando Provinciale di Roma che, in collaborazione con il personale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, hanno sequestrato oltre 11 chili di eroina purissima arrestando un pakistano.

A cadere nella fitta rete dei controlli delle Fiamme Gialle del Gruppo di Fiumicino un passeggero proveniente da Lahore (Pakistan), con scalo all’aeroporto di Dubai (Emirati Arabi).

Il pakistano, alle prime domande dei militari, ha risposto ostentando sicurezza e senza tradire alcuna agitazione, ma, a seguito di un accurato controllo della valigia, è stato scoperto trasportare l’ingente quantitativo di stupefacente, ingegnosamente occultato in un doppiofondo ricavato nelle pareti del bagaglio.

Il sequestro conferma la tendenza in aumento del traffico di eroina, fenomeno che accende i riflettori sul ritorno al consumo della pericolosissima “brown sugar”, detta anche la “droga dei poveri”, considerato il prezzo di vendita relativamente basso di circa 10 euro per dose che permette la sua ampia diffusione tra i giovani.

L’elevata purezza della droga sequestrata avrebbe consentito alle organizzazioni criminali di immettere sul mercato, grazie al viaggio di un solo corriere, oltre 250.000 dosi che avrebbero garantito guadagni nell’ordine dei 2 milioni di euro.

L’operazione è il frutto del potenziamento del dispositivo di contrasto al traffico di stupefacenti disposto dal Comando Provinciale proprio alla luce della recrudescenza del consumo di eroina registrato negli ultimi mesi.




Viterbo: 4 arresti per estorsione, sequestro di persona, sfruttamento di lavoratori

VITERBO – All’alba di questa mattina oltre 40 finanzieri del Comando Provinciale di Viterbo hanno eseguito, in Tarquinia , nr. 4 arresti, sequestri preventivi per equivalente e nr. 15 perquisizioni presso i domicili degli indagati e delle aziende ad essi riconducibili.

I fatti si caratterizzano per l’assoluto disprezzo della dignità dei lavoratori, costretti a tollerare un regime di vita insostenibile per garantire la propria sopravvivenza.

Le indagini, dirette dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Civitavecchia Dott. Andrea Vardaro e dal Sostituto Procuratore Dott.ssa Alessandra D’Amore sono state eseguite dai Finanzieri della Compagnia di Tarquinia, agli ordini del Capitano Antonio Petti ed hanno portato alla luce un sistema perverso e spregiudicato di sfruttamento di operai impiegati in una nota azienda tarquiniese, operante nel settore metalmeccanico.

A ttraverso l’esecuzione di servizi di osservazione ed audizione di numerosi operai, l’esame di numerosissimi documenti contabili ed extracontabili, è stato accerta to che oltre una settantina di lavoratori sono stati costretti a svolgere attività lavorativa non prevista dal contratto di lavoro sottoscritto, percependo una misera retribuzione e subendo la lesione di diritti primari, quali il diritto alle ferie e alla malattia retribuita, al trattamento di fine rapporto ed alla tredicesima, il tutto sotto la costante minaccia, sovente esplicita e violenta, di ripercussioni o di licenziamento.

In particolare dall’attività investigativa è emerso che gli operai sono stati costretti ad accettare, visto il proprio stato di bisogno e l’assoluta precarietà della propria situazione economica, una retribuzione oraria di molto inferiore a quella prevista dal contratto collettivo di lavoro per i metalmeccanici ( circa 3,90 euro a fronte di un importo previsto non inferiore agli 8,28 euro), nonché ad effettuare ore di straordinario pagate in modo irrisorio (circa 2,00 e uro a fronte delle previste 12,42 euro) o addirittura, in alcuni casi, senza retribuzione.

A volte, infatti, i lavoratori erano obbligati ad effettuare orario suppletivo a gratis per riparare cattivi assemblaggi o per il mancato raggiungimento del numero minimo giornaliero dei pezzi previsti.

Inoltre, fin dalla stipula del contratto di assunzione “part time”, gli arrestati richiedevano ai dipendenti di sottoscrivere contratti che prevedevano attività lavorativa per sole quattro ore al giorno, a fronte del le effettive otto/dieci ore giornaliere pretese e li obbligavano a sottoscrivere, per avere maggior potere ricattatorio, lettere di licenziamento in bianco, rinvenute dai Finanzieri presso lo studio del consulente del lavoro a seguito di perquisizione.

I lavoratori così erano continuamente minacciati di licenziamento, soprattutto quando si lamentavano del lo sfruttamento di cui erano vittime e reclamavano il rispetto dei propri diritti.

La condotta criminosa, perpetrata durante un lunghissimo arco tempora le (circa 9 anni), non è cessata neanche dopo l’avvio, nel mese di agosto 2016, de i controlli della Guardia di Finanza di Tarquinia.

Anzi, durante le investigazioni diversi sono stati i tentativi di ostacolare le indagini e di influenzare i testimoni.

Tra questi la gravissima condotta del sequestro di persona, posto in essere da alcuni arrestati che non hanno esitato a prelevare con l’inganno un’operaia ed a condurla presso una casa isolata nelle campagne tarquiniesi, privandola per un significativo arco temporale della libertà personale.

Qui veniva pesantemente minacciata ed intimidita per farla desistere dal presentarsi dinanzi ai Finanzieri della Compagnia di Tarquinia, e fornire ulteriori informazioni utili alle indagini.

Nella stessa occasione alla vittima veniva sottratto materiale probatorio di rilevante interesse investigativo che poi veniva rinvenuto e sequestrato nel corso delle perquisizioni disposte dai magistrati.

Le indagini hanno consentito, inoltre, di accertare anche un’ingente truffa ai da nni dell’INPS.

Infatti ogni due/tre anni i lavoratori venivano licenziati da un soggetto economico e contestualmente assunti da un altro soggetto economico, comunque riconducibil e e gestito da gli stessi arrestati, ciò al duplice fine di: – privare i dipendenti del trattamento fine rapporto, visto che, sotto la minaccia della mancata riassunzione in capo alla nuova società, erano costretti a firmare liberatorie attestanti di aver ricevuto tutto quanto di loro spettanza e di non aver null’altro a pretendere; – beneficiare illegalmente delle agevolazioni contributive previste per le nuove assunzioni e per la trasformazione dei contratti di lavoro previste dalle leggi di stabilità 2014 e 2015.

Le condotte delittuose emerse nel corso delle indagini sono risultate integrare anche la violazione del nuovo reato di caporalato e sfruttamento del lavoro di cui all’art. 603 bis del codice penale, così come riformulato dalla legge 199/2016, che prevede la pena della reclusione da cinque a otto anni e la multa da 1.000 a 2.000 euro per ciascun lavoratore reclutato.

Con tale provvedimento, il Legislatore ha inteso contrastare ogni forma di sfruttamento del lavoro e dei lavoratori ampliando il novero dei soggetti attivi del reato non solo a chi svolga l’attività di illecita intermediazione (il caporale), ma anche a chi, in particolare, il datore di lavoro, si avvalga di manodopera sottoponendola a condizioni di sfruttamento ed approfittando del suo stato di bisogno.

La complessiva attività investigativa svolta ha consentito di quantificare il profitto dei reati perpetrati in 1.227. 252 ,00 euro, di cui circa 140.000,00 euro, corrispondente ai mancati versamenti dei contributi previdenziali ed assistenziali nonché ai fittizi licenziamenti/assunzioni, sono stati sottoposti a sequestro preventivo in virtù della nuova normativa in vigore.

Infine l’intero complesso aziendale è stato affidato alla gestione di un amministratore giudiziario, nominato dal Tribunale di Civitavecchia, a tutela delle posizioni lavorative.

Su disposizione del G.i.p. presso il Tribunale di Civitavecchia, Dott.ssa Giusi Bartolozzi, gli arrestati, C. A. di 63 anni, di origini siciliane; C. P. E. tarquiniese di 32 anni sono stati associati presso il Carcere di Civitavecchia, mentre P. P., tarquiniese, di 54 anni; V.T. tarquiniese di 34 anni sono stati ristretti agli arresti domiciliari a disposizione del Autorità Giudiziaria.

Il consulente del lavoro suggeritore delle manovre fraudole nte Rag. M. A. tarquiniese di 39 anni dopo essere stato interdetto dall’esercizio dell’attività professionale, ha ricevuto la notifica del provvedimento cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.