GAS SERRA: SE NON SI RIDUCE CI SARANNO "DANNI IRREVERSIBILI"

Redazione

Le concentrazionI di gas serra nell'atmosfera hanno raggiunto "i livelli piu' alti in 800.000 anni" e ormai "resta poco tempo" per riuscire a mantenere entro i 2 gradi centigradi l'aumento della temperatura del pianeta.
  Lo dice un rapporto del Gruppo intergovernativo di esperti dell'Onu sul clima. Il segretario dell'Onu Ban Ki-moon, a Copenaghen per la presentazione dello studio, ha avvertito: "esistono i mezzi per combattere i cambiamenti climatici", ma "e' necessario agire subito e con fermezza per evitare risultati distruttivi". Secondo l'indagine il cambiamento climatico e' inequivocabile e solo riducendo l'emissione dei gas serra si potranno evitare "danni irreversibili" e si potra' limitare l'impatto ad un "ragionevole livello". Le emissioni di gas serra devono essere ridotte dal 40 al 70% tra il 2010 e il 2050, e "quasi a zero" nel 2100. Ognuna delle ultime tre decadi e' stata piu' calda della precedente e la temperatura, secondo gli esperti delle Nazioni Unite, e' cresciuta di 0,85 gradi tra il 1880 e il 2012, mentre il livello del mare e' cresciuto di 19 centimetri tra il 1901 e il 2010 e potrebbe salire tra i 26 e gli 82 centimetri nel 2100. "Il rapporto Ipcc sui gas serra e' una chiamata alla responsabilita' per il mondo. L'Europa e' guida verso Lima e Parigi 2015, ma ora serve una presa di coscienza globale". Cosi su twitter Gian Luca Galletti, ministro dell'Ambiente, commenta il rapporto Onu sui cambiamenti climatici. Proprio in questi giorni il ministro dell'Ambiente si trova in Cina per una serie di incontri istituzionali ad alto livello con l'obiettivo di chiedere un forte impegno sulla riduzione delle emissioni di gas serra e intensificare la cooperazione ambientale tra gli Stati. 




AMBIENTE: CONSUMI "GREEN" ABBATTONO 1000KG DI GAS SERRA A FAMIGLIA

Redazione 

Con semplici accorgimenti nella spesa di tutti i giorni e nel consumo degli alimenti ogni famiglia italiana può tagliare i consumi di petrolio e ridurre le emissioni di gas ad effetto serra di oltre mille chilogrammi (CO2 equivalenti) all'anno per contribuire personalmente con uno stile di vita responsabile e attento all’ambiente. E’ quanto emerge dal decalogo “salva ambiente” elaborato dalla Coldiretti in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente  proclamata dall’Onu. Scegliere prodotti locali e di stagione, ridurre al minimo gli imballaggi, fare acquisti di gruppo, recarsi alla spesa riciclando le buste, ottimizzare il consumo di energia nella conservazione e nella preparazione dei cibi, non sprecare e portare in tavola gli avanzi sono, insieme alla raccolta differenziata, alcuni dei comportamenti suggeriti dal decalogo della Coldiretti per assumere responsabilità nei confronti delle generazioni future. Infatti – precisa la Coldiretti – acquistando prodotti locali e di stagione ogni famiglia può ridurre di mille chili le emissioni di gas ad effetto serra, ma ulteriori risparmi possono essere ottenuti con l'utilizzo di sportine riciclabili e attraverso altri semplici accorgimenti in cucina con pentole e frigoriferi a basso impatto energetico. Ogni pasto percorre mediamente quasi duemila chilometri prima di giungere sulle tavole e la distribuzione commerciale dei prodotti alimentari, con i lunghi trasporti e le inefficienze di natura logistica, è tra le principali responsabili su scala globale dell'emissione di gas a effetto serra. E' stato calcolato che – sottolinea la Coldiretti – un chilo di ciliegie dal Cile per giungere sulle tavole italiane deve percorrere quasi 12mila chilometri con un consumo di 6,9 chili di petrolio e l'emissione di 21,6 chili di anidride carbonica, mentre un chilo di mirtilli dall'Argentina deve volare per piu' di 11mila chilometri con un consumo di 6,4 kg di petrolio che liberano 20,1 chili di anidride carbonica e gli asparagi dal Perù viaggiano per oltre 10mila km, bruciando 6,3 chili di petrolio e liberando 19,5 chili di anidride carbonica per ogni chilo di prodotto, attraverso il trasporto con mezzi aerei. Forse l’unico aspetto positivo della crisi è forse la tendenza ad acquisti piu’ responsabili che hanno portato i consumatori, ad abbandonare le mode esterofile del passato, a privilegiare l’acquisto di prodotti sfusi, ad adottare tecniche di acquisto come la spesa di gruppo che fanno risparmiare carburante ma anche a tagliare gli sprechi. Negli anni della crisi è crollata dell’8 per cento la produzione di rifiuti degli italiani che è scesa a 504 chili per abitante con una riduzione di ben 42 chili rispetto al 2007, secondo le analisi della Coldiretti dalle quali si evidenzia che complessivamente a livello nazionale  sono stati prodotti dagli italiani oltre 2 milioni di tonnellate di rifiuti in meno con un rilevante effetto dal punto di vista ambientale. Si tratta di un risultato che – precisa la Coldiretti – è il frutto dell’effetto congiunto dei minori consumi, dell’aumento degli italiani che riciclano, fanno aggiustare e riducono gli sprechi, ma anche di un atteggiamento piu’ responsabile nei confronti dell’ambiente. A contribuire notevolmente alla produzione dell’immondizia sono anche gli sprechi con quasi 5 milioni le tonnellate di cibo che ogni anno – stima la Coldiretti – vengono gettate nelle case degli italiani. Anche se la situazione resta preoccupante tre famiglie su quattro (73 per cento) hanno tagliato gli sprechi a tavola, con il 45 per cento che li ha ridotti mentre il 28 per cento li ha addirittura annullati, secondo una analisi Coldiretti/Ixe’ dalla quale emerge che tra chi ha tagliato gli sprechi l’80 per cento fa la spesa in modo piu’ oculato, il 37 per cento guardando con più attenzione alla data di scadenza e il 26 per cento riducendo le dosi acquistate, ma sono il 56 per cento quelli che riutilizzano quello che avanza.

  

IL DECALOGO DELLA COLDIRETTI PER SPESA SALVA AMBIENTE

Preferire l'acquisto di prodotti locali che non devono subire lunghi trasporti con mezzi inquinanti;

2.    scegliere frutta e verdura di stagione che non consumano energia per la conservazione;

3.    ridurre le intermediazioni fino a fare acquisti direttamente dal produttore, come nei mercati di campagna amica della Coldiretti, per evitare passaggi di mano del prodotto che spesso significano inutili trasporti;

4.    privilegiare i prodotti sfusi che non consumano imballaggi come i distributori automatici di latte;

5.    acquistare confezioni formato famiglia rispetto a quelle monodose per ridurre il consumo di imballaggi per quantità di cibo consumato;

6.    fare acquisti di gruppo (anche in condominio) per ridurre i consumi di energia nei trasporti per fare la spesa;

7.    riutilizzare le borse per la spesa e servirsi di quelle fatte con materiali biodegradabili di origine agricola nazionale o di tela invece di quelle in plastica;

8.    ottimizzare l'energia consumata nella preparazione e conservazione dei cibi con pentole e frigoriferi a basso impatto;

9.    ridurre gli sprechi ottimizzando gli acquisti e riscoprendo la cucina degli avanzi per evitare che finiscano tra i rifiuti;

10. fare la raccolta differenziata per consentire il recupero di energia dai rifiuti prodotti.




A CACCIA DELL'ENERGIA DEL SOLE NEI LABORATORI DI FRASCATI

Redazione

Fondere l’atomo invece di spezzarlo. Imbrigliare le reazioni che alimentano il sole e le stelle producendo grandi quantità di energia a basso costo senza aumentare le emissioni di gas serra. Questi gli obiettivi sempre più vicini delle ricerche italiane sulla fusione nucleare che potrebbe risolvere parte dei problemi energetici e climatici. L’Italia – hanno sottolineatogli esperti riuniti in questi giorni a Frascati – consuma circa 60 GW di potenza ogni giorno: con 40 centrali a fusione si potrebbe soddisfare l’intero fabbisogno elettrico del nostro paese. Il futuro dell’energia parte dal Lazio: i meccanismi che si producono all’interno del Sole verranno ricreati in laboratorio, attivando investimenti per circa 300 milioni, cui se ne aggiungeranno 50 per le infrastrutture, destinati in parte alle piccole imprese del settore meccanico, elettronico ed elettrotecnico della regione. Serviranno per costruire e avviare FAST, uno dei più importanti esperimenti europei sulla fusione nucleare. La nuova macchina capace di confinare il plasma a milioni di gradi verrà ospitata a Frascati, nei laboratori Enea dove già si trova il tokamak FTU, la struttura che finora ha dato alcuni dei maggiori risultati scientifici nel campo della ricerca in campo di fusione nucleare.

Se ne parla nel workshop nazionale “Prospettive per il programma italiano sulla fusione: un satellite europeo a partire dalla proposta FAST” in corso in questi giorni a Frascati.

La nuova macchina di Frascati avrà un ruolo abbastanza concreto: sarà, certo, una sorta di ‘satellite’ di ITER, il vero e proprio progetto di ricerca, ma servirà anche e soprattutto a studiare le soluzioni per DEMO, il prototipo di centrale a fusione nucleare che dal 2030 dovrebbe cominciare a immettere energia nella rete. FAST costerà circa 350 milioni di euro, poco più di un ventesimo di ITER (10 miliardi di euro di cui 6 miliardi e 600 milioni stanziati dall’Europa).

La localizzazione degli impianti di ricerca rappresenta per il territorio una grande opportunità che innesca un impatto occupazionale sia diretto che indiretto. L’industria italiana, con il supporto tecnico dell’ENEA, solamente l’anno scorso ha avuto commissioni pari a circa 500 milioni di euro per la realizzazione di ITER.

“Una nuova macchina tokamak nel Lazio sarebbe la conferma che l’Italia è leader in Europa nella ricerca sulla fusione nucleare”, spiega Giuseppe Mazzitelli, responsabile della macchina FTU e presidente di Frascati Scienza, l’associazione che riunisce tutti gli enti scientifici di Frascati e che organizza ogni anno la Notte Europea dei Ricercatori. “Si tratta di un progetto che può fare del nostro Paese, e in particolare del Lazio, uno dei centri di eccellenza di formazione e sviluppo scientifico e tecnologico che porterà alla realizzazione di una sorgente di energia sicura, sostenibile per l’ambiente e praticamente illimitata. Continuando a investire nella ricerca– dice Mazzitelli- arriveremmo ad avere la commercializzazione di energia da fusione a partire dal 2050. Un’energia a basso costo, sia in termini economici che ambientali, con grande potenza: due centrali da 1,6 GW sarebbero sufficienti per coprire il fabbisogno attuale di una città come Roma.”