ROMA, NIGERIANO RIFIUTA IL RIMPATRIO: SCOPPIA LA RISSA CON LE FORZE DELL'ORDINE

Redazione

Roma – Materassi e altre suppellettili incendiati, danni ingenti, una struttura pubblica, il Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria, ha vissuto ieri mattina momenti di tensione. E’ questo il risultato dei disordini accaduti  all’interno del CIE, secondo quanto reso noto dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni.  Ad originare la violenza il rifiuto, da parte di un ospite nigeriano del centro, di essere rimpatriato per effetto di un decreto di espulsione. La sua resistenza alle forze dell’ordine ha causato la reazione delle stesse e gli altri ospiti nigeriani  che hanno assistito a questa scena, hanno protestato e messo a ferro e fuoco il settore maschile, causando ingenti danni,tanto che sono intervenuti i vigili del fuoco.
 
La rappresentanza nigeriana è attualmente la più folta, circa il 40% della popolazione maschile ospite(43 su 132ospiti) Per tutta la durata degli incidenti, progressivamente sedatisi nel corso della mattinata, gli ospiti non nigeriani,sono  rimasti alquanto indifferenti all’accaduto. Proprio questa mattina era prevista la presenza di una delegazione di giornalisti di diverse testate nazionali. Il giovane nigeriano,Victor, di 29 anni alla fine non è stato rimpatriato e otto dei suoi connazionali son o in stato di fermo giudiziario.
 
«La crisi che sta vivendo il Paese e la campagna elettorale – ha detto il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni – hanno fatto sparire dall’agenda della politica il problema dell’immigrazione. Non solo a Ponte Galeria, ma in molte altre strutture in tutta Italia, centinaia di persone  vivono quotidianamente  una situazione da tortura psicologica. In questo contesto, le fughe dai Cie, le proteste anche violente e gli atti di disperazione personale sono all’ordine del giorno. A Ponte Galeria in particolare, che è la struttura di cui ci occupiamo in prima persona, il clima è tale che qualsiasi episodio di vita quotidiana può essere il detonatore di proteste e di violenze».
 




LAZIO CARCERI. IN 7 ANNI I RECLUSI ISCRITTI ALL’UNIVERSITA’ SONO AUMENTATI DEL 570 PERCENTO

Roma – Sono aumentati, in sette anni, del 570% i detenuti delle carceri del Lazio che hanno deciso di frequentare l’Università. Dai 17 iscritti nell’anno accademico 2005/2006 si è,  infatti, arrivati ai 98 attuali.  Merito di questo incremento è del progetto S.U.P. (Sistema Universitario Penitenziario) ideato dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni.

Un modello che ha coinvolto università, istituzioni ed importanti realtà pubbliche e private ed è divenuto un punto di riferimento per il mondo carcerario italiano.  Un importante settore del progetto – che riguarda la Teledidattica, che consente ai reclusi di seguire corsi universitari dal carcere – ha assunto infatti rilievo nazionale, ed è stato indicato quale best practice da replicare in altre realtà da una Circolare del Ministero della Giustizia che ha previsto che i reclusi di Alta Sicurezza in tutta Italia possano essere trasferiti a Rebibbia N.C. se decidono di iscriversi all’Università.
 
«Quando, nel 2005, iniziammo ad occuparci del problema dell’istruzione in carcere – ha detto il Garante Angiolo Marroni – gli iscritti all’Università erano solo 17. Un dato insostenibile, perché riteniamo che l’istruzione sia un aspetto che non solo favorisce l’affermazione di una cultura della legalità, ma che incide anche sul reinserimento sociale dei detenuti, come sancito dalla Costituzione. Il basso livello di istruzione è, infatti, uno dei fattori che contribuiscono ad emarginare coloro che, scontata la pena, rientrano nella società. E’ per questo che abbiamo messo a punto un modello volto da un lato a migliorare questo indicatore,  dall’altro ad agevolare coloro che intendono utilizzare la detenzione per prepararsi ad un futuro migliore».
 
I primi risultati concreti del modello S.U.P. sono arrivati nei giorni scorsi quando i primi due immatricolati nell’ambito del progetto (due detenuti del carcere di Regina Coeli) si sono laureati con 110 e lode. «Un risultato importante che serve da stimolo a tutti – ha detto Marroni – anche se fino alla fine è stato tutto in forse, per la decisione del Magistrato di Sorveglianza di non concedere il permesso a queste due persone di laurearsi all’Università, che ci ha costretti ad organizzare una sessione di laurea in carcere. Una scelta inspiegabile, che ha rischiato di rialzare quel muro fra carcere e resto del mondo che con lo studio e tanti altri sacrifici era stato abbattuto».
 
Le strade individuate dal Garante per favorire l’accesso all’Università ai detenuti sono state due: da un lato la firma di un Accordo di Programma con la Conferenza dei Rettori delle Università del Lazio (CRUL), cui hanno fatto seguito la stipula di Protocolli d’intesa con i singoli atenei (Roma Tre, Tor Vergata, Cassino, La Tuscia e La Sapienza), che prevedono forme integrate di collaborazione per offrire, ai detenuti, l’opportunità di accedere agli studi universitari superando le limitazioni legate al loro stato; dall’altro lato l’ideazione, nel 2006, del progetto “Teledidattica – Università in carcere” indicato dal Ministero di Giustizia quale best practice. 
 
Oggi il modello S.U.P. promosso dal Garante è costituito da una rete istituzionale che mette insieme Crul, Laziodisu, Prap e le 14 carceri del Lazio, il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia, l’Assessorato alla Sicurezza della Regione Lazio, le tre Università romane e quelle della Tuscia e di Cassino.
 
La collaborazione con LAZIODISU (l’azienda regionale per il diritto allo studio Universitario) ha consentito di sostenere la costituzione di gruppi universitari in tutto il Polo Penitenziario di Rebibbia ma anche a Regina Coeli, a Velletri, al Mammagialla di Viterbo, a Frosinone, a Rieti ed a Cassino. A sostegno di queste iniziative il Garante ha assicurato il proprio supporto sia nella gestione delle pratiche amministrative legate alla carriera universitaria che nella didattica, con la fornitura gratuita di libri di testo e di materiale didattico.
 
«La migliore risposta a questo impegno – ha concluso il Garante – sono le decine di richieste di iscrizione ai corsi universitari da parte di detenuti di tutta Italia, che ci troviamo a gestire. Agevolare questo percorso vuol dire garantire la piena tutela del diritto all’istruzione, uno dei più violati in carcere, che invece è patrimonio di tutti, indipendentemente dalle condizioni in cui ciascuno si trova».
 




LAZIO, CARCERI AL COLLASSO. CONDIZIONI DI VITA AL LIMITE

[ DATI CARCERI DEL LAZIO ]

 

Alberto De Marchis

Continuano a crescere i detenuti reclusi nelle carceri del Lazio. Secondo il Dap, il 28 agosto i reclusi presenti nei 14 istituti della Regione erano 7.068, oltre 2.200 in più rispetto ai 4.838 posti disponibili e ben 33 in più rispetto all’ultima rilevazione diffusa, solo due settimane fa.  Il dato è stato reso noto dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni che ha invitato a guardare oltre le cifre: «A Regina Coeli i detenuti in sovrannumero sarebbero circa 300, ma non si tiene conto che sono state chiuse due sezioni, la V e la VI, e dunque i posti disponibili sono molti di meno. A Velletri per accogliere i nuovi giunti è stato aperto anche il terzo piano del nuovo padiglione detentivo ed anche a Paliano, considerata un’oasi immune dal sovraffollamento, per la prima volta da molto tempo le presenze sfiorano effettive sfiorano i posti disponibili».

Nelle 206 carceri italiane sono recluse 66.138 persone (2.834 le donne) a fronte di 45.588 posti disponibili. Nel Lazio sono reclusi 6.595 uomini e 466 donne. I detenuti stranieri sono quasi il 40%.

Ulteriori spunti di riflessione sono dettati dalle posizioni giuridiche dei reclusi. Quasi la metà è, infatti, in attesa di giudizio definitivo. Di questi, quasi il 60% è rappresentato da detenuti stranieri.
 
Numeri sempre più preoccupanti perché si sommano alla cronica carenza di risorse finanziarie – necessarie a garantire il funzionamento degli istituti e le manutenzioni ordinarie – e a quelle di personale. «Come ogni estate – ha detto il Garante – il personale di polizia penitenziaria si assottiglia per il necessario e doveroso godimento delle ferie. Non è infrequente imbattersi, all’interno delle carceri, in padiglioni con più sezioni controllate da un solo agente. Una situazione, questa, che produce l’autogestione da parte dei detenuti».
 
«Ormai non ha più senso – ha concluso Marroni – parlare di presenze record visto che ogni rilevazione è superiore alla precedente. Ma non sono solo i numeri a renderci pessimisti: in questi abbiamo registrato molti casi di persone di scarsa pericolosità sociale costrette, dopo tempo, a tornare in carcere per scontare residui pena di poche settimane o addirittura di persone malate che in cella proprio non dovrebbero stare. E’ sotto gli occhi di tutti che una legislazione che produce troppo carcere e i lunghi tempi della giustizia hanno creato un corto circuito che sta portando al collasso il sistema. In queste condizioni, era inevitabile che ogni misura adottata, in questi anni, dai governi per ridurre il sovraffollamento si rivelasse inefficace». 

tabella PRECEDENTI:

15/08/2012 LAZIO, SOVRAFFOLAMENTO CARCERI: OLTRE 7MILA I DETENUTI PASSERANNO IL FERRAGOSTO IN CARCERE