FROSINONE: CAPITALE D'ARIA DELL'INQUINAMENTO

Redazione

Normal 0 14 false false false IT X-NONE X-NONE MicrosoftInternetExplorer4 Frosinone –  Se il 2015 si apre con dati davvero poco rassicuranti, il 2014 ha visto il Lazio sempre sotto la lente di osservazione per la concentrazione di polveri sottili nelle aree urbane grandi e meno grandi. La capitale e Frosinone anche nell'anno trascorso hanno messo a dura prova le vie respiratorie dei propri cittadini, con un inquinamento dell'aria che per troppi giorni ha superato le soglie di tolleranza poste dalla legislazione. Il capoluogo ciociaro presenta la peggiore condizione a livello nazionale, con 110 giorni di superamento dei limiti di legge, ovvero per quasi tre mesi e mezzo gli abitanti della città hanno respirato un'aria insalubre. Lo sfortunato primato non stupisce, dato che la tendenza degli ultimi anni vedeva il capoluogo ciociaro avere un numero di sforamenti annuali sempre abbondantemente oltre quelli limite: nel 2012 erano 120, nel 2013 112. 

“Frosinone non può continuare ad essere la capitale italiana dell’inquinamento, – dichiara Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio – devono subito essere messe in campo contromisure serie ed efficaci per ridurre l’inquinamento atmosferico e consentire ai cittadini di respirare nuovamente aria pulita. Va prontamente ripreso il piano regionale di risanamento dell’aria, più targhe alterne, più blocchi del traffico ed una rete di piste pedonali sicure permetterebbero di abbattere l’inquinamento derivato dalle emissioni di polveri sottili. Oggi consegniamo a Frosinone il nostro cigno nero, ma non dobbiamo dimenticarci della capitale dove lo scorso anno centraline come quella in via Tiburtina hanno superato ben 43 volte il limite consentito”. 

Secondo i monitoraggi effettuati quotidianamente attraverso le centraline Arpa nel Lazio i casi più a rischio sono rappresentati quindi da Frosinone, ma anche da alcune aree della stessa provincia e da alcune zone della capitale. Già nel primo mese del 2015 la situazione rilevata dalle stazioni dalle centraline dell'ARPA Lazio ci racconta una regione con un importante problema di inquinamento.

“La situazione di Frosinone, fortemente compromessa l'anno scorso, non mostra alcun miglioramento quest’anno e anzi sembra poter raggiungere gli infelici record del 2014 – dichiara Francesco Raffa coordinatore Legambiente per la Provincia di Frosinone –  Al 28 gennaio le fonti dell'agenzia regionale facevano rilevare che il particolato aveva superato i livelli consentiti dalla normativa nazionale già 23 giorni nel nucleo urbano e addirittura 26 nel territorio della provincia, a Ceccano”.

A Roma la situazione nel 2015 vede emergere già 12 giorni di sforamento a largo Preneste, 11 a Cinecittà e 9 in via Magna Grecia e via Tiburtina, tutte zone trafficate abbondantemente dalle auto private. Per quanto riguarda il 2014 la situazione è stata critica anche nella capitale, dove ben quattro stazioni di rilevamento hanno riportato un'esposizione al particolato per i cittadini oltre i limiti di legge. Lo scorso anno sulla via Tiburtina i giorni durante i quali l'aria aveva una concentrazione di polveri superiore a 50 µg/m³ sono stati 43 e pochi di meno in altre congestionate zone della città: 40 giorni a Cinecittà e a largo Preneste, 36 a corso Francia.

Oltre all'inquinamento più tipico delle aree urbane (da veicoli e da riscaldamento) in certe zone della valle del Sacco si vanno ad aggiungere gli inquinanti degli impianti produttivi che sono installati lungo la valle. Su questa arteria industriale alcuni centri minori fanno registrare una qualità dell'aria simile a quella di capoluoghi italiani di medie dimensioni, mostrando nel solo 2014 un eccesso di polveri PM10 per 110 giorni a Ceccano, 57 a Cassino e 49 a Colleferro, quest'ultima nella provincia di Roma.
 




VALLE DEL SACCO: ZONA GRAVEMENTE INQUINATA. PERICOLO PER LA SALUTE DEI CITTADINI

Redazione

Valle del Sacco (RM) – I dati sullo studio del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario della Regione Lazio confermano il grave stato di inquinamento della zona e mettono in luce dati preoccupanti sulle ricadute per la salute di migliaia di cittadini. Legambiente torna a sollecitare le istituzioni, chiedendo nuovi interventi per la bonifica definitiva del territorio.

Nelle acque sono stati riscontrati livelli significativi di beta-esaclorocicloesano (beta-hch), sottoprodotto della produzione di un insetticida bandito in Italia dal 2001. I risultati dello studio dimostrano una chiara correlazione tra alti livelli di beta-hch nel sangue e perturbazioni del pattern lipidico, della funzionalità renale e della steroidogenesi, alterazioni cognitive e negli ormoni sessuali delle donne. La via alimentare sarebbe confermata la principale forma di contaminazione: in seguito all'avvelenamento del fiume Sacco dovuto a discariche di rifiuti tossici di origine industriale nella zona di Colleferro, il terreno irrigato dalle acque ha prodotto frutta e verdura contaminata e nutrito animali. Per questa via il contagio è arrivato alla popolazione umana.
Era già stato riconosciuto lo stato di emergenza ambientale in tutta la valle nel marzo 2005, a seguito della morte di alcuni capi di bestiame e del ritrovamento di elevati livelli di beta-hch in campioni di latte di un’azienda agricola.

“La Valle del Sacco deve avere un futuro che vinca contro l'inquinamento, i dati confermano una situazione grave e preoccupante –ha dichiarato Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio-. Gli studi devono proseguire per avere sempre più chiari i confini del problema, ma le istituzioni devono intervenire in maniera celere ed incisiva. Serve la bonifica, per questo abbiamo fatto ricorso al TAR del Lazio contro il declassamento del sito e con noi la Regione Lazio ha impugnato il provvedimento. Si ripristini il Sito di Interesse Nazionale (SIN) declassato ingiustamente per destinare gli investimenti necessari a provvedere agli urgenti interventi di bonifica.”

Sulla stessa zona insistono inoltre 112 discariche dismesse, spesso nate abusive, che hanno contaminato la provincia di Frosinone, in alcuni punti combaciante con il bacino della Valle del Sacco con un pericoloso effetto moltiplicatore. È stata accertata la presenza di rifiuti speciali e pericolosi a pochissima distanza dai centri abitati e su terreni ad alta permeabilità con grave rischio di compromissione dei terreni limitrofi. Ancora da sciogliere anche la vicenda della ex-Cemamit a Ferentino (Fr), ora sotto sequestro per presunte irregolarità sullo smaltimento dell'amianto. In questi ultimi giorni la situazione si è aggravata ulteriormente a seguito dell'incendio al Tmb di Paliano (Fr).

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