FROSINONE: I FINANZIERI CONFISCANO 3 MILIONI DI BENI AI NOMADI

Redazione

Frosinone – Lo scorso anno il Tribunale di Frosinone aveva disposto il sequestro, ora è arrivata anche la confisca: due soggetti di etnia rom da tempo residenti a Frosinone avevano la disponibilità di un patrimonio milionario ma per il fisco erano nullatenenti ed avevano riportato condanne per usura e rapina. È questa la ragione per la quale la sezione misure di prevenzione del Tribunale di Frosinone ha disposto la confisca su immobili di ingente valore, acquisiti a partire dagli anni 90 senza la legittima disponibilità delle risorse finanziarie necessarie, per cui la Guardia di Finanza di Frosinone ha proposto l'applicazione di misure di prevenzione patrimoniali ai sensi della vigente normativa antimafia.

I beni colpiti dal provvedimento cautelare sono: una villa su due piani con ampi terrazzi e porticato ed annesso parco (al catasto risulta solo un modesto fabbricato); altri due immobili non censiti a catasto e due terreni per complessivi 18.000 mq., per un valore complessivo pari a circa 3 milioni di euro. Inoltre l'esame dei rapporti bancari riferibili ai soggetti investigati ha permesso di rilevare nuove condotte sospette, sintomatiche dell'esistenza di prestiti di denaro a tasso usurario, per cui in collaborazione con la Procura della Repubblica di Frosinone sono in corso specifiche indagini di polizia giudiziaria.




FROSINONE, TANGENTI PER CANCELLARE DEBITI CON FISCO: ALTRI 3 ARRESTI

Redazione

Frosinone – Polizia e guardia di finanza hanno eseguito ieri altre tre ordinanze di custodia cautelare in carcere e diverse perquisizioni nell'ambito dell'operazione 'low cost'. Altre 14 persone sono state denunciate per concorso in corruzione che porta a 45 il numero complessivo degli indagati.Le misure vanno, quindi, ad aggiungersi alle altre 15 gia' eseguite lo scorso 11 febbraio con le quali era stata individuata e smantellata un'associazione criminale che a fronte di erogazione di tangenti cancellava, per centinaia di migliaia di euro, debiti che lo Stato vantava nei confronti dei contribuenti. A finire ieri nella rete degli investigatori un trentaquattrenne romano dipendente dell'Agenzia delle Entrate di Roma che materialmente accedeva nel sistema informatico per manomettere le cartelle. In particolare l'impiegato, su indicazione dell'altro dipendente precedentemente arrestato, entrava nel sistema informatico, in uso all'Agenzia delle Entrate, e provvedeva allo sgravio delle cartelle in ''autotutela'' o inseriva l'esistenza di un ricorso che sospendeva la pretesa erariale. Coinvolto anche un cinquantasettenne romano commercialista che all'interno dell'organizzazione procacciava i clienti in ragione della sua conoscenza delle posizioni debitorie di questi, nonche' un cinquantacinquenne sempre romano commerciante, gia' detenuto nell'ambito della stessa indagine, anche quest'ultimo con il ruolo di procacciatore di clienti.

Gli arresti di oggi infliggono un ulteriore decisivo colpo all'associazione a delinquere nella quale hanno avuto un ruolo preminente un quarantenne di origine calabrese, impiegato dell'Agenzia delle Entrate che approfittando della sua posizione riusciva ad acquisire, mediante l'illegittimo accesso al sistema informatico, i dati di debiti erariali dei ''clienti'' dell'organizzazione per poi preparare la falsa documentazione con timbro a secco e carta intestata dell'Agenzia delle Entrate attestante lo sgravio o la cancellazione del debito erariale. Mente dell'organizzazione, un cinquantatreenne napoletano che manteneva le fila di tutta l'illecita attivita', con il compito di procacciare imprenditori con debiti tributari ed erariali ai quali prometteva la cancellazione a fronte di pagamenti di somme di gran lunga inferiori a quelle dovute. L'indagine ha permesso di accertare che la percentuale da corrispondere si aggirava intorno al 20/30 % degli importi dovuti: in un caso per una cartella esattoriale di 200.000 euro e' stato richiesto un corrispettivo di 40.000 euro. L'organizzazione smantellata si avvaleva di una rete di procacciatori piuttosto fitta ed articolata e coinvolgeva anche studi di commercialisti oltre ad imprenditori e commercianti di varie regioni d'Italia, situate per lo piu' nel Lazio, in Umbria ed Abruzzo. Fino ad oggi sono state eseguite 71 perquisizioni nei confronti di altrettanti complici, tutti debitori, che hanno illecitamente richiesto o ottenuto la cancellazione o lo sgravio delle loro pendenze debitorie, nei cui confronti pende l'accusa di corruzione. Le persone arrestate dovranno rispondere di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, concussione, falso ed accesso abusivo a sistema informatico.