Montelibretti, scarico di un frantoio confluiva nel Tevere: impianto sequestrato e titolari denunciati

MONTELIBRETTI (RM) – I Carabinieri della Stazione di Montelibretti, con la collaborazione del personale dell’ARPA Lazio, hanno sequestrato un deposito di “sansa”, rifiuto speciale costituito da residui della polpa e dei frammenti di nocciolino derivanti dal processo dell’estrazione dell’olio di oliva, sito all’interno di un frantoio di Nerola, in provincia di Roma.

 

I Carabinieri hanno individuato lo scarico del frantoio, risalendo l’alveo del torrente “Fosso Carolano”, le cui acque erano recentemente diventate torbide. Nel corso d’acqua, che attraversa il comprensorio militare di Montelibretti, prima di immettersi nel Tevere, sono confluite le acque reflue industriali provenienti dal deposito, alimentate tra l’altro, dalle recenti precipitazioni.
Nella circostanza sono stati denunciati in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Tivoli i due titolari del frantoio, mentre il deposito e il relativo scarico sono stati sequestrati.




GALLESE, LIBERATO IL TEVERE DALLE BARRIERE POSTE DAI PESCATORI DI FRODO

Redazione

Gallese (VT) – Il comando della Polizia provinciale, nucleo Pesca e navigazione interna, ha provveduto venerdì scorso a sequestrare circa cinquanta metri di reti calate da ignoti sul Tevere, in località Fiume Morto nel comune di Gallese. In quell’area tali strumentazioni sono vietate e in genere vengono utilizzate dai pescatori di frodo. Complicata l’operazione di recupero, che ha previsto un impegno consistente da parte degli agenti della Polizia provinciale soprattutto a causa della vischiosità del terreno in prossimità del fiume e dal cattivo odore emanato dalle reti stesse. Lungo l’argine destro del Tevere ne è stata recuperata una lunga circa 25 metri, maglia 50/60, legata ad un albero e calata lungo l’argine. Tale rete era piena di pesci, alcuni vivi e subito rilasciati sul posto, altri invece morti e poi smaltiti secondo le procedure previste in questi casi. Sull’argine di sinistra, poi, le pattuglie hanno notato un’altra rete posizionata in modo tale da formare una barriera sul fiume: dopo aver ricevuto l’ok dalle autorità competenti, dato che in quel tratto la competenza territoriale è della Provincia di Rieti, gli agenti della Polizia provinciale di Viterbo hanno provveduto a recuperare anche la seconda rete, anch’essa lunga circa 25 metri, e a liberare i pesci ancora vivi. Tra le specie ittiche rimaste impigliate nelle barriere dei pescatori di frodo sono stati recuperati esemplari di abramide (abramis brama), carpa (cyprinus carpio) e carassio (carassius carassius).