Allarme ambiente: diminuisce la portata del fiume Po

Osservatorio Anbi: “Servono interventi strutturali per tutelare agricoltura Made in Italy”

Come annunciato, è bastata una settimana senza piogge significative per ridurre cospicuamente la portata dei principali vettori idrici nel Nord Italia.

Tra i grandi bacini calano i livelli dei laghi di Garda e d’Iseo (entrambi 96,4% del riempimento e comunque sopra la media storica), mentre crescono Maggiore e lago di Como, unico sotto media (rispettivamente 93% e 80% del riempimento); tali invasi fungono da cisterna per le esigenze idriche della Pianura Padana e per questo saranno progressivamente svasati nelle settimane a venire, rispettando gli accordi in essere.

Come previsto, diminuiscono rapidamente le portate del fiume Po, ora sotto media seppur ancora superiori allo scorso anno; nel tratto emiliano, in una settimana, il Grande Fiume è calato di 600 metri cubi al secondo.

Tutte in calo le altezze idrometriche dei principali fiumi veneti (Adige, Piave, Brenta, Livenza) ad eccezione del Bacchiglione; diminuiscono nettamente anche le portate dei corsi d’acqua piemontesi (Dora Baltea, Tanaro, Stura di Lanzo).

Se i fiumi lombardi (Mincio, Brembo, Adda, Ticino, Chiese), pur con forti escursioni, restano sostanzialmente in linea con lo scorso anno, si registrano significativi cali idrici negli alvei dell’Emilia Romagna (Savio, Taro, Trebbia); il fiume Secchia è tornato a sfiorare il minimo storico (mc/sec 2,01) dopo aver perso, in un paio di settimane, una portata di quasi 17 metri cubi al secondo.

“Gli allarmanti dati sulla Romagna, dove nel 2020 è finora piovuto il 70% in meno di quanto caduto su un Paese tradizionalmente siccitoso come Israele, sono corollario ad una situazione complessiva, bisognosa di interventi strutturali per non sacrificare uno dei più importanti areali agricoli d’Italia” commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI)

L’acqua contenuta nei principali bacini marchigiani è calata, in 7 giorni, di circa 800.000 metri cubi, mentre la diga di Penne, in Abruzzo, pur rimanendo vicino alla massima capacità d’invaso (mc. 8.800.000) ha visto, in un mese, ridursi le proprie disponibilità di circa 400.000 metri cubi.

Si conferma migliorata la situazione del laziale lago di Bracciano rispetto ad un anno fa; altrettanto può dirsi del fiume Volturno in Campania dove, invece, l’altezza idrometrica del fiume Sele è ridotta del 75%.

Continua, infine, inesorabile la discesa delle riserve idriche in Puglia (- 4 milioni di metri cubi nei recenti 7 giorni per toccare un deficit complessivo di oltre 106 milioni sul 2019) e in Basilicata (piogge pressoché a zero nella settimana scorsa con quasi 5 milioni di metri cubi in meno nelle riserve idriche ed un deficit d’acqua complessivo, pari a 71,94 milioni di metri cubi rispetto ad un anno fa).

“Nel momento, in cui si chiudono gli Stati Generali dell’Economia, non possiamo che allinearci con quanti hanno chiesto interventi concreti per la infrastrutturazione irrigua del Paese, un’opera strategica per l’economia agricola italiana” sottolinea Massimo Gargano, Direttore Nazionale ANBI.

Permane, infine, critica la situazione idrica in alcune zone della Sicilia, mentre è quasi tornata in media nella Calabria ed è più che soddisfacente in Sardegna.




Fiume Po, allarme risalita del cuneo salino: per i consorzi di bonifica (ANBI) la soluzione c’è

“Un grande problema del delta del fiume Po, accentuato dalla crisi climatica, è la risalita del cuneo salino che, contaminando le falde, le rende inservibili sia per la potabilizzazione che per l’irrigazione. Per questo organizzeremo un evento finalizzato a sollecitare la realizzazione di barriere antisale, coinvolgendo l’Autorità di Bacino del Fiume Po”: ad annunciarlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), promotrice della visita, che il Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, Filippo Gallinella, ha reso alle valli in provincia di Rovigo. “Ancora una volta – prosegue il Presidente di ANBI – i Consorzi di bonifica confermano così il ruolo centrale a servizio di un territorio affascinante, ma idraulicamente difficile da gestire come il Polesine.”

“Il Delta del Po – aggiunge Filippo Gallinella, Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati – è un habitat straordinario, che necessita di costante manutenzione da parte dell’uomo soprattutto per le conseguenze indotte dalla subsidenza, per contrastare la quale sono stato primo firmatario dell’emendamento approvato alla Legge di Bilancio 2018, finalizzato a ripristinare appositi fondi per lenire i danni del fenomeno. Per questo, ringrazio i Consorzi di bonifica per l’opportunità di visionare in prima persona le conseguenze di un processo che, iniziato decenni fa, ha oggi rallentato, ma non ancora esaurito un incedere, che tanti problemi crea all’assetto idrogeologico.”

I territori delle province di Rovigo, Ferrara e del comune di Ravenna sono stati interessati dallo sfruttamento di giacimenti metaniferi dal 1938 al 1964; l’emungimento di acque metanifere innescò un’accelerazione, nell’abbassamento del suolo, decine di volte superiore ai livelli normali: agli inizi degli anni ‘60 raggiunse punte di 2 metri ed oltre, con una velocità stimabile in 10-25 centimetri all’anno; misure successive hanno dimostrato che l’abbassamento del territorio ha avuto punte massime di oltre 3 metri dal 1950 al 1980. Ulteriori rilievi effettuati dall’Università di Padova hanno evidenziato un ulteriore abbassamento di 50 centimetri nel periodo 1983-2008 nelle zone interne del Delta del Po.

“L’abbassamento dei territori del Polesine e del Delta Padano ha causato un grave dissesto idraulico e idrogeologico, nonché ripercussioni sull’economia e la vita sociale dell’area – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Il sistema di bonifica è attualmente costituito da un numero importante di impianti idrovori: 201 nel solo rodigino, cui aggiungere i 170 nel ferrarese e 144 impianti nel ravennate.”

“La subsidenza – conclude Giancarlo Mantovani, Direttore dei Consorzi di bonifica Adige Po e Delta del Po – costa annualmente un aggravio di circa 5 milioni di euro a carico dei consorziati polesani. Essendo un fenomeno indotto da scelte estranee agli interessi del territorio, chiediamo che le bollette dei Consorzi di bonifica locali vengano quantomeno sgravate dei cosiddetti oneri di sistema, che ammontano indicativamente al 20% dell’importo.”

La conseguenza dell’alterazione dell’equilibrio idraulico è stato infatti lo sconvolgimento del sistema di bonifica: gli alvei e le sommità arginali si sono abbassati, aumentando la pressione idraulica sulle sponde ed esponendo il territorio a frequenti esondazioni. Gli impianti idrovori hanno funzionano per un numero di ore di gran lunga superiore a quello precedente (addirittura il triplo od il quadruplo), con maggior consumo di energia e conseguente aumento delle spese di esercizio a carico dei Consorzi di bonifica. Si è reso inoltre indispensabile il riordino di tutta la rete scolante così come degli argini a mare.




Torino, il Po oltre livello di guardia a Moncalieri. Fa paura

TORINO – Po oltre al livello di guardia, a Moncalieri, comune alle porte di Torino, che ha attivato il Centro Operativo Comunale per gestire e monitorare la situazione. Lo rende noto il sindaco, Paolo Montagna, su Facebook.
“Stiamo monitorando da giorni la situazione del maltempo, in costante contatto con Aipo e Protezione Civile della Regione Piemonte”, scrive sul social il primo cittadino. Il Po ha superato il livello di guardia (5,34 metri alle ore 10.15) ma è ancora distante dal livello di pericolo (6,40 metri).

“La Protezione Civile presidia Lungo Po Abellonio, il cui accesso al parco è stato interdetto, e gli altri luoghi sensibili del territorio”, prosegue il sindaco Montagna.
Non ci sono, al momento, limitazioni alla viabilità e ponti e sottopassi sono percorribili. “In ogni caso, siamo sul campo per verificare tutte le situazioni”, conclude il primo cittadino, che invita i cittadini a “evitare la presenza su sponde dei fiumi, aree limitrofe e i piani interrati delle zone adiacenti ai corsi d’acqua”.




EMERGENZA MALTEMPO: LIVELLO FIUME PO SALITO OLTRE UN METRO IN UN GIORNO

Redazione

Per effetto delle intense precipitazioni il livello idrometrico del fiume Po è salito di oltre un metro in sole ventiquattro ore ma il maltempo si sta facendo sentire in montagna con la caduta della neve e nei diversi corsi d’acqua e non mancano le preoccupazioni per la stabilità idrogeologica, dopo un inverno caldo e siccitoso in cui fino ad ora in Italia sono caduti in media appena 51,1 millimetri di pioggia a gennaio dopo che il dicembre 2015 si è classificato come il meno piovoso dal 1800 in cui sono iniziate le rilevazioni con il 91% di precipitazioni in meno. E' quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti del 8 febbraio al Ponte della Becca con l’arrivo di una serie di perturbazioni che attraversera' l'Italia per tutta la settimana. La pioggia in pianura e la neve sulle montagne è – sottolinea la Coldiretti – manna contro la siccità ma per non creare problemi è necessario che le precipitazioni non siano violente per poter essere meglio assorbite dal terreno inaridito. C’è infatti – continua la Coldiretti una drammatica siccità invernale con il Po che sta risalendo dopo aver raggiunto livelli tipici del periodo estivo mentre i grandi laghi si trovano prossimi ai minimi storici del periodo con il lago Maggiore che è al 15% della sua capacità mentre il lago di Como è al 12,9% e quello di Garda al 33,6%. La neve – precisa la Coldiretti – è una scorta importante per garantire gli afflussi idrici determinanti per lo sviluppo dei raccolti agricoli nei prossimi mesi. Siamo di fronte – conclude la Coldiretti – agli effetti dei cambiamenti climatici che in Italia si manifestano con ripetuti sfasamenti stagionali ed eventi estremi anche con il rapido passaggio dalla siccità all’alluvione e pesanti effetti sull’agricoltura italiana che negli ultimi dieci anni ha subito danni per 14 miliardi di euro a causa delle bizzarie del tempo.