FEMMINICIDIO: QUANDO L'AMORE DIVENTA CRIMINALE

di Angelo Barraco
 
Roma – L’amore è quel sentimento esclusivo, unico, che unisce due persone e le conduce lungo un percorso di vita sempre crescente. Tale sentimento non sempre però è destinato a durare e la coppia può separarsi. Vi sono coppie che affrontano tale percorso di separazione con maturità e rispetto reciproco, spesso però il rispetto, l’amore vissuto e il passato si trasforma in disprezzo, rabbia e odio e nella maggior parte dei casi è la donna a subire violenza e talvolta a rimanere vittima di brutali omicidi compiuti da ex fidanzati e o mariti "padroni". In Italia il numero è molto alto, negli ultimi giorni si sono registrati numerosi casi di femminicidio per una storia d’amore finita. Siamo a Pordenone, Michela Baldo era una 30enne che lavorava come dipendente di un grande magazzino e viveva in un appartamento di Spilimbergo insieme al fidanzato Manuel Venier di 37 anni, di Codroipo (Udine), anche lui lavorava nella stessa azienda. L’uomo era un’ex Guardia Giurata e deteneva regolarmente un’arma. La coppia è stata rinvenuta priva di vita all’interno dell’appartamento in cui risiedeva. Gli inquirenti hanno sin da subito avuto un quadro chiaro di quanto accaduto, anche perché Venier aveva inviato un messaggio allarmante in un gruppo Whatsapp dicendo “addio”. La coppia non viveva più insieme da un po’ e in un primo momento i militari si sono recati nell’abitazione di Venier perché si temeva il suicidio ma non trovarono nessuno e non c’era nemmeno l’arma regolarmente detenuta dall’uomo. Gli inquirenti allora corrono a Spilimbergo e davanti ai loro occhi si presenta un evidente caso di omicidio-suicidio. La ricostruzione fatta vede Venier che si sarebbe recato nell’appartamento della ragazza, lui l’ha uccisa con quattro colpi ci pistola e poi lui si è tolto la vita. Ci spostiamo a Verona. Alessandra Maffezzoli era una donna di 46 anni, maestra elementare, ed è stata uccisa dal suo ex compagno Giuliano Falchetto, 53 anni. Secondo una prima ricostruzione la donna sarebbe stata pugnalata ripetutamente dall’uomo e poi colpita alla testa con un vaso. L’uomo ha poi confessato il delitto dinnanzi al magistrato. L’amore è spontaneità e naturalezza e non un sentimento che deve nascere da un obbligo e/o da un dovere da un soggetto nei confronti di un altro. E’ un sentimento che può avere un inizio e una fine, ma spesso la libertà che c’è in un rifiuto viene oppressa da un amore malato che scatena episodi di violenza inaudita. Siamo a Bologna, in questi giorni la Corte d’Assise di Appello di Bologna, che in data 30 marzo ha confermato la condanna a 30 anni per il 37enne Giulio Caria, accusato del delitto di Silvia Caramazza, avvenuto il 25 giugno del 2013. La donna è stata uccisa tra l’8 e il 9 giugno con 7 colpi inferti con un oggetto per il camino. Si legge che l’uomo “ha scatenato tutta la sua ferocia brutale”. Nelle motivazioni i giudici si soffermano sulle aggravanti  dello stalking e della crudeltà e citano la vittima come “"drammatico e molto esplicito delle sofferenze provocate alla donna”. Ci spostiamo a Taranto, Federica De Luca era un arbitro della Fipav, aveva 30 anni ed è stata rinvenuta priva di vita nel suo appartamento in Via Galera Montefusco. La donna è stata picchiata e strangolata dal marito, Luigi Alfarano, 50 anni, coordinatore delle attività di promozione dell’Ant a Taranto. L’uomo ha poi abbandonato l’appartamento in compagnia del figlio Andrea e lo ha portato in una casa collocata in campagna sulla statale 106, lì ha messo fine alla vita del piccolo sparandogli un colpo di pistola alla nuca e poi si è tolto la vita con la medesima arma. La coppia doveva recarsi presso uno studio legale per discutere della separazione. 
 
Noi de L’Osservatore D’Italia abbiamo chiesto alla Dottoressa Sara Cordella, Grafologa forense e 
criminalista, che ha spiegato in dettaglio alcuni importanti aspetti che riguardano l'argomento,  soprattutto i messaggi scritti che possono lasciare i killer, che all’apparenza possono sembrare banali  ma nascondono la vera personalità del soggetto.
“Per lo più, parlando di uomini che uccidono le donne (e penso alla grafia Danilo Restivo, ma anche a quella di Rudy Guede), ci si trova di fronte a grafie che mancano totalmente di empatia e sono prive della corretta percezione dell'altro in quanto diverso da se. Fogli riempiti che lasciano poco spazio al "bianco", che rappresenta l'altro. e poi grande frammentazione del tratto, grafie molto staccate, che indicano una totale assenza di spontaneità e di trasporto emotivo. Questo si riflette anche nell'azione che spesso non reca tracce di pietà per la vittima. Infierire sul corpo, umiliarlo non crea spesso nessun senso di pudore, nessun moto di pentimento, in quanto la vittima non è percepita come una persona ma come un oggetto e, pertanto, va vilipeso, come fosse privo d'anima.” 

In merito al delicatissimo argomento del Femminicidio abbiamo chiesto maggiori chiarezza alla Dottoressa Mary Petrillo – Criminologa / Docente master criminologia univ Cusano. 
“Sono tra i componente del Gruppo di Lavoro sulla violenza nelle relazioni intime promosso dall'Ordine degli Psicologi del Lazio ed insieme con il Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica della università di Roma La Sapienza e con il Dipartimento della formazione della amministrazione penitenziaria (ex ISSP) e con Uffici Esecuzione Pena Esterna(UEPE) stiamo svolgendo una ricerca sulla valutazione e gestione del rischio di recidiva di violenza.
Da studiosi e professionisti del settore sentiamo la necessità di dimostrare che tutti gli uomini non sono maltrattanti e come le mie colleghe dott.ssa Simona Galasso (univ. La Sapienza) dott.ssa Elisabetta Ricci (univ. La Sapienza) fra i promotori della ricerca, affermano, in base alla vasta letteratura scientifica sull'argomento, " Non tutti gli esseri umani maschi maltrattano, umiliano o peggio ancora uccidono le loro compagne." In effetti è importante considerare diverse variabili  di tipo relazionale, culturale, ecc. Soprattutto dobbiamo considerare che chi è violento non lo è allo stesso modo di un altro violento, in quanto ognuno è mosso da dinamiche interne diverse. Accade, infatti, che anche un uomo che non ha mai messo in atto un comportamento violento ad un certo punto, invece, lo faccia e questo perché si verificano situazioni particolari, vi sono, poi, invece, uomini che agiscono in modo violento in maniera sistematica, indipendentemente dalle circostanze, infatti lo fanno sempre con tutte le loro partner, è chiaro che tale dinamica comportamentale fa chiaramente intendere che vi sia una problematica di natura patologica, non psichiatrica, sono persone che sono "presenti a se stesse" , non sono "malati di mente" ed ecco perché la loro aggressività non è sempre prevedibile a chi li conosce nella vita quotidiana, tanto che quando se li ritrova poi in prima pagina sui giornali perché magari accusati di aver ucciso la propria compagna, rimangono sbalorditi e sentiamo ripetere le frasi "era una brava persona", "era una persona normale" . Questa analisi sul maltrattante è molto importante, in quanto per alcuni soggetti, come prevede la legge sul "femminicidio", sono previsti programmi di trattamento, che a nostro parere devono essere individuali e non simili ed uguali per tutti, perché come dicevamo, ogni violento è violento in modo diverso e per diverse variabili e circostanze, altrimenti si rischia che questi interventi risultino poi inefficaci. Spesso ci si chiede perché una donna non ponga fine ad una relazione violenta ed in questo caso la letteratura scientifica ci fornisce svariate motivazioni e come per il maltrattante è importante capire che non tutte le vittime di violenza lo sono per le stesse motivazioni, molto dipende dal tipo di relazione, dalla situazione psicologica in cui si trova la vittima, può dipendere da motivazioni sociali, relazionali e capire questo può aiutarci a capire il motivo,per cui la donna rimane in questo tipo di relazione e quindi scegliere quali interventi attuare per aiutare le vittime.” 




FEMMINICIDIO: LE INIZIATIVE DELL'ASSOCIAZIONE BORGO ANTICO PORTASALZA PER DIRE NO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE

di Domenico Leccese

Potenza – Nel corso del 2015, con numerose iniziative, sul territorio nazionale, l'Associazione Culturale Borgo Antico Portasalza (di cui il sottoscritto è Presidente), ha cercato di mobilitare l'opinione pubblica sul tema, tristemente attuale, della violenza sulle donne, quindi cercando di alimentare un dibattito circa l'entità del fenomeno e le sue cause., Le varie iniziative intraprese nell'ottica di essere un grande aiuto soprattutto nell'acquisizione di una sempre maggiore consapevolezza del problema.

Ciò che onestamente non condivido è il termine "femminicidio"; l'uccisione di una donna è omicidio a tutti gli effetti, reato già previsto e sanzionato dal nostro codice; la donna, a mio avviso, non necessita di appartenere ad un genere "speciale", ha solo il sacrosanto diritto, esattamente come ogni altro essere umano, di essere protetta e tutelata nei confronti di ogni forma di violenza, dalla più lieve alla più esasperata. Ciò che conta davvero, al di là di termini coniati ad hoc e spesso rispondenti a mere logiche propagandistiche, è che ogni forma di violenza, di ogni grado e perpetrata nei confronti di qualsiasi genere (ed è questo la speranza di cui tutti quanti, anche attraverso iniziative come questa ci facciamo portavoce), sia sempre e comunque, senza se, senza ma e senza escamotage di sorta, punita severamente, ove necessario anche, e mi riferisco all'ipotesi dello stalking, arretrando la soglia di punibilità. A riguardo è significativo quanto affermato dallo scrittore e saggista israeliano David Grossman: “Mi ha fatto molto piacere e mi ha fatto anche molto male. Non avevo mai conosciuto in vita mia un piacere e un dolore simili, così fusi insieme. Prometto che non ti scriverò e che non cercherò di mettermi in contatto con te. Non ti importunerò mai più. A malincuore chiuderò la porta che ti ho aperto con tanta gioia. Ma se per qualche motivo deciderai di tornare da me, devi sapere che in questa fase della mia vita ho bisogno della tua disponibilità più completa e della tua capacità di comprensione più profonda. Ho bisogno che tu fluisca liberamente verso di me, senza alcun ostacolo esterno. Ne ho bisogno come dell’aria che respiro. Se non puoi donarmi tutto questo, non venire. Davvero: non venire. Perché probabilmente mi sono sbagliata sul tuo conto”

Le statistiche italiane parlano chiaro.
Ogni due giorni una donna viene uccisa. E’ il femminicidio il fenomeno più amaro. Quando l’uomo a bestia feroce è a guisa. Bisogna avere il coraggio di denunciare. Trovare la forza di fermarlo molto prima. Tanto si sa che finirà con l’ammazzare. Botte, violenze, e quel pensiero sempre in cima. Il principe azzurro che si trasforma in mostro. E’ una metamorfosi del tutto sconvolgente. Gesù, Giuseppe, Maria, Padre Nostro. Ma il cielo tace e pure lo consente. Uomini intelligenti e colti diventano violenti. Ché non accettano la fine di un rapporto. “E’ perché l’amavo troppo” – così giustificano i fendenti. La loro è una vita inutile, ma intanto c’è chi è morto. Pretendono l’amore con la persecuzione. Non è così che si entra nel suo cuore. I sentimenti esigono la buona educazione. Non la vendetta, né l’odio, né tutto quel dolore. A un passato incancellabile senza rispetto e stima. Una seconda possibilità mai sarà data. Ritornerà di nuovo il mostro che era prima. Sotto lo stretto sigillo di una mente malata. Si spera che non diventino come i padri i figli. Han guardato la madre piangere con un occhio nero. Che alla compagna non mostrino gli artigli. Dalla parte delle donne con animo sincero. No al silenzio e uniti contro la violenza. Punire i comportamenti possessivi ed incivili Chi uccide non dovrà affidarsi alla clemenza. Lo stalking è il segno indelebile dei vili.

L' Abisso Regia di Patrice Makabu: Uno spot di forte impatto comunicativo che mette a nudo il dilagante fenomeno della violenza sulle donne, che fa riflettere, ma soprattutto una forte denuncia contro un fenomeno che deve essere arginato grazie al coraggio e alla consapevolezza di tutte le donne e di tutti gli uomini ad opporsi ed a reagire ad ogni forma di sopruso e violenza.

Guardalo in versione integrale

Il Caso del Marchese Casati raccontato da Dott. Domenico Scali detto Mimmo, una prestigiosa figura istituzionale, ex dirigente generale della Polizia di Stato, già capo della Squadra Omicidi e capo della Squadra Mobile di Roma più volte nel mirino delle Brigate Rosse; questore in varie province italiane, tra cui Catanzaro, dove nella Locride ha strenuamente combattuto la 'Ndrangheta; infine presidente della Commissione per il Concorso nella Polizia. Una fine estate torrida quella del 1970 a Roma. L’elegante quartiere dei Parioli alle sette di sera del 30 agosto è praticamente deserto. Gli abitanti di quella zona così ricca ed esclusiva sono quasi tutti ancora in vacanza. Nessuno dalla strada ode quei tre colpi di fucile da caccia che, in rapida successione, squassano il silenzio del lussuoso attico di via Puccini 9. Li sente solo la servitù che non osa però entrare nello studio del marchese Camillo Casati Stampa di Soncino. L’ordine è stato tassativo: nessuno deve disturbare. Non resta loro che chiamare la polizia. Lo spettacolo che si presenta agli increduli agenti è sconvolgente: Anna Fallarino, coniugata Casati, la moglie del marchese, ancora bellissima e seducente, nonostante i suoi 41 anni, è riversa senza vita su una poltrona, un seno spappolato da una raffica di pallini sparati da un fucile da caccia calibro 12. Dietro un tavolino rovesciato c’è il corpo esanime di un giovane: è Massimo Minorenti, 25 anni, amante della donna. Lui, il marchese Casati, 43 anni, è sdraiato a terra con accanto il fucile ancora caldo. Un colpo gli ha staccato una parte del viso. Un orecchio penzola dalla cornice di un quadro. Per gli investigatori è un caso che si chiude prima ancora di essere aperto. Il marchese, che aveva convocato i due fedifraghi per un ultimo chiarimento, in preda ad un raptus di follia dettato dalla gelosia, ha prima ucciso la moglie, poi ha fatto fuoco sul giovane e alla fine si è tolto la vita. Nessun mistero. Eppure la strage di via Puccini diventa il giallo dell’estate, tra i delitti dell’Italia del dopoguerra certamente quello che più eccita al morbosità dei media e dell’opinione pubblica. Il risvolto morboso sta nelle personalità delle tre vittime: lui, nobile e ricchissimo; lei, poverissima, che grazie alla sua bellezza prorompente aveva scalato tutti i gradini della scala sociale; l’altro il giovane studente fuori corso, bello e squattrinato. Ma soprattutto nei retroscena nascosti in una sterminata collezioni di foto osè dove la marchesa è ritratta in posizioni oscene, sola oppure con altri uomini e altre donne. E poi dal minuzioso diario tenuto dal marchese, dove si racconta del suo voyeurismo e delle sensazioni che provava a spiare la moglie posseduta da altri maschi, spesso compagni occasionali, che lui pagava un tanto a prestazione. L’Italietta di quell’inizio dei tremendi anni Settanta – che legge di nascosto Playboy dove al massimo riesce a scrutare la curva di un seno velato – di fronte all’emergere così palese di quel mondo viziato e vizioso perde la testa. Le foto di lei finiscono su riviste scandalistiche specializzate. La storia di quel triangolo maledetto appassiona il pubblico: dopo anni di giochi erotici che forse appassionavano anche lei, ma piacevano tanto a lui, Anna aveva scoperto l’amore di un ragazzo di tanti anni più giovane di lei. Lui, che sopportava che altri uomini possedessero quel corpo così bello, impazzì, uccise e si uccise perché lei aveva scoperto l’amore. Che il corpo appartenesse anche ad altri, lo eccitava. Che qualcuno ora possedesse il suo cuore questo no, non poteva sopportarlo.

Con il Dott. Massimo Mangiapelo, giornalista professionista, direttore della “We Do Production, autore del libro Federica la ragazza del lago” discutiamo di Federica la ragazza del Lago di Massimo Mangiapelo con la Prefazione della Dott.ssa Marina Baldi.

Dalla prefazione: I suoi grandi occhi azzurri da gattina: ecco cosa mi ha colpito di Federica la prima volta che l'ho vista, sullo schermo del televisore che mostrava la foto di una bellissima ragazzina, solare e felice mentre veniva trasmessa la notizia della sua morte. Ormai le notizie di cronaca si susseguono così velocemente che difficilmente ci fermiamo a pensare. Chi era quella ragazza? Cosa pensava, cosa provava e quali erano i suoi desideri? Cosa stanno vivendo le persone che amavano questa piccola bimba ribelle e bellissima? Cosa le ha detto mamma Rosella l'ultima volta che la ha vista? e papà Luigi? Perchè non l'ha abbracciata e baciata, perchè non é riuscita a proteggerla e a garantirle una vita felice? Perchè chi diceva amarla ha mentito e le ha fatto del male? Queste sono le domande ed i sentimenti che mi hanno riempito il cuore mano a mano che le notizie sulla morte di Federica venivano diffuse.

“Federica, la ragazza del lago” è un romanzo autobiografico. La vicenda narra la storia di Federica Mangiapelo, la ragazza trovata morta due anni fa, in circostanze non ancora chiarite, sulla riva del lago di Bracciano, in località Vigna di Valle ad Anguillara Sabazia. La storia ha avuto un forte risalto a livello di cronaca nazionale, sia per quanto riguarda le emittenti televisive che per la carta stampata, oltre che nel panorama dell’ampio mondo del web. E’ un romanzo autobiografico in quanto chi scrive l’opera è lo zio della vittima. Il papà di Federica è suo fratello. “Quando ho iniziato a scrivere queste mie impressioni – scrive Massimo Mangiapelo, autore del libro – l’ho fatto soprattutto per rendere omaggio a mia nipote, una ragazza di sedici anni, nel pieno della vita, che non meritava una fine del genere. Ma soprattutto ho voluto mettere nero su bianco quello che personalmente ho vissuto con la sua perdita, raccontando momento per momento, dal giorno della sua morte ad oggi, quello che ha vissuto la mia famiglia, quello che hanno vissuto mio fratello e la mamma di Federica, mia moglie, i miei genitori, tutti gli amici che ci sono stati accanto”. Massimo Mangiapelo è un giornalista professionista, con una carriera ventennale alle spalle. Ma la vicenda di Federica gli ha fatto emergere dei dubbi sulla serietà di una parte del mondo dei mass media. . Il libro “Federica, la ragazza del lago” è suddiviso in due parti ben distinte. Mangiapelo ha adottato i caratteri del corsivo e dello stampato per raccontare due elementi diversi. Le parti in corsivo descrivono le sue sensazioni, i suoi ricordi e quelli degli amici di Federica, le impressioni. Con il corsivo vengono descritte alcune problematiche quali la violenza sulle donne, la violenza dei mass media che si buttano a capofitto su vicende che devastano i diretti interessati. Vengono raccontati episodi del passato che mettono in evidenza il carattere, anche problematico, di Federica. Ma anche la sua parte migliore, quella di essere una donna-bambina che non aveva peli sulla lingua e si nascondeva dietro la maschera della ribellione per combattere i problemi che aveva vissuto nell’infanzia (la separazione dei genitori e il piccolo male, due elementi che l’avevano fatta crescere troppo in fretta rispetto ai suoi coetanei). Le parti in stampato, invece, rappresentano la storia, nuda e cruda, di come l’autore ha vissuto questa esperienza drammatica. Si parte dalla telefonata della madre in cui gli comunica che Federica era morta. E si prosegue, momento dopo momento, alle ore ed ai giorni successivi. In questa fase vengono descritte le prime giornate vissute ad Anguillara dopo il decesso della nipote, fino al giorno del suo funerale. Poi il testo si dilunga alle fasi successive, alla vicenda giudiziaria partita male. A quel punto l’autore illustra la tenacia della sua famiglia, con l’appoggio degli avvocati, per la riapertura del caso, fino a giungere alla conclusione, grazie alle prove che ora sono agli atti del Tribunale di Civitavecchia, che il fidanzato è coinvolto nella morte di Federica.

La parte giudiziaria, comunque, serve solo da corollario per far capire a chi legge come si sono svolte le indagini. Mangiapelo racconta questa parte, dunque, per dovere di cronaca. Ma quello che gli interessa maggiormente è il lato umano della vicenda, quello che le cronache non riferiscono. E non c’è modo migliore per far emergere questo aspetto, ossia l’aspetto umano vissuto dalla famiglia di Federica raccontata dallo zio. E’ un’immersione dentro l’anima per cercare di far comprendere ai lettori quello che si prova quando si vive un’esperienza così drammatica e la scia di dolore che resta viva, come una fiamma eterna, nel ricordo di una nipote (e di una figlia nel caso dei genitori) che, nonostante la giustizia faccia il suo corso, nessuno potrà mai ridarti.

Con il Dott. Giancarlo Piermartiri, esperto, si discute dei  sistemi di sicurezza (Angelo Protettore S.O.S.) in qualità di rappresentante di "LIFE CARE " unico marchio in Europa che fornisce strumenti atti a contrastare la violenza di genere, posizionandosi vicino a tutte le Associazioni presenti sul territorio Nazionale.
Realizzatore di sistemi di sicurezza alla guida in auto contro i colpi di sonno e distrazione; realizzatore del Progetto Europeo per il Numero Unico di Emergenza Europeo; realizzatore di sistemi di sicurezza personali contro stalking, stupri, aggressioni, bullismo; realizzatore di strumenti ad alta tecnologia per richieste di soccorso e rintracciamento di persone scomparse. I Sistemi di sicurezza ci sono vanno utilizzati, per contrastare il fenomeno.
 

Riflettete liberamente. – "L'ignoranza flagello dell’umanità". La ‪‎ignoranza‬ ha la facoltà di trasformare in un batter d’occhio le migliori idee, le più belle parole, le azioni più riuscite, in una catastrofe. Di tutti i nemici che possa avere l’uomo, l’ignoranza è la peggiore. E’ la causa di tutti gli altri ‪‎flagelli‬ come la ‪‎superbia‬ lo ‪‎odio‬ la ‪‎invidia‬ lo ‪‎orgoglio‬ la ‪‎arroganza‬ la ‪‎disonestà‬ e simili. L’ignoranza gonfia il tuo errato concetto di te stesso. Ti fa credere che sei particolarmente astuto, raffinato, superiore a tutti. L’ignoranza non tiene in considerazione nessuna virtù: ‪‎umiltà‬ ‪‎riservatezza‬ ‪‎pazienza‬ ‪‎ragionevolezza‬ e ‪‎saggezza‬ le ritiene qualità che magari per altri possono essere buone, ma per essa sono solo di impedimento. Non dobbiamo farci intimidire, l'ignoranza si combatte attraverso l'educazione e il dialogo.

In questi anni si  parla molto di un fenomeno che ha raggiunto dimensioni eclatanti, il femminicidio. Ultimamente tutti i media (video/audio, stampa e internet) raccontano fatti realmente accaduti riguardanti la violenza sulle donne che talvolta termina con la morte della vittima predestinata.
Spesso accade che le donne siano “oggetto” di vendetta da parte di fidanzati, mariti , compagni o addirittura di ex, ma anche di persone conosciute occasionalmente tramite siti web e/o social network.
Nel mese di luglio ho potuto leggere tabella di giornale riguardanti 4 casi di femminicidio. Il primo raccontava del sindaco Laura Prati, ferita da alcuni colpi di pistola da un ex funzionario della polizia Giuseppe Pegoraro. Egli è entrato nell’ufficio del sindaco alle 9:30 del giorno 2 luglio 2013 e le ha sparato; dopo un breve inseguimento è stato arrestato. 20 giorni dopo l’aggressione il sindaco non ce l’ha fatta ed è morto. Il secondo, riguarda una donna uccisa a martellate dall’ex compagno, il quale ha scontato solo 1 mese della sua pena in carcere ed il restante in una lussuosa casa di cura in Liguria.                                                        
Il terzo articolo scriveva di una donna di nome Anna Laura Millacci la quale ha denunciato il suo ex compagno Di Cataldo, per le percosse subite, tramite delle foto pubblicate su Facebook che ritraevano la donna con il viso sporco di sangue e con diversi ematomi. Anche la colf di casa Di Cataldo ha raccontato di aver visto a giugno il cantante picchiare la compagna. L’ultimo articolo riguarda un rumeno di nome Rica Manole, il quale dopo aver incontrato la ex moglie Cristina con il nuovo compagno decide di invitarli a bere un drink in un bar di viale Certosa. Dopo un litigio Manole estrae una bottiglia di alcol e versa il suo contenuto su di essi, cercando di dar loro fuoco. La donna ha riportato ustioni sul 40% del corpo, mentre il compagno marocchino, Ibrahim, è in condizioni meno gravi. L’aggressore è stato fermato dai carabinieri ed ora è in custodia cautelare per tentato omicidio plurimo.
Questi sono solo pochi casi di un fenomeno in crescita e in questi ultimi tempi, fortunatamente il governo ha pensato di creare un decreto legge che, in primo luogo garantisce l’inasprimento delle pene in caso di maltrattamento in presenza di minori, in caso di violenza sessuale su donne in gravidanza e per il coniuge, anche se divorziato o separato. In secondo caso vi è la possibilità per gli inquirenti di raccogliere le testimonianze in modalità protetta, ossia, la vittima potrà essere interrogata senza aver difronte il compagno. Un altro punto molto importante è quello della irrevocabilità della querela, grazie alla quale una volta sporta denuncia questa non può essere ritirata. Sicuramente tutto ciò disincentiva altri episodi di stalking ed impedisce che l’uomo continui tormentare la donna per convincerla a tornare sui suoi passi. Però c’è un’altra faccia della medaglia  cioè, il rischio che la donna decida a priori di non sporgere denuncia. Perciò ha senso rendere irrevocabile la querela solo se l’assistenza legale è immediata e vi è coordinamento tra procure, servizi sociali, centri antiviolenza, ospedali e commissariati.

I decreti legge emanati dal governo sono una risposta positiva per punire e combattere queste azioni violente, anche se in uno stato civile come il nostro, queste aggressioni non si dovrebbero nemmeno verificare. Secondo il mio punto di vista non esistono persone che nascono violente ma lo diventano per aver vissuto o visto violenze in casa. Un bambino, infatti, non è mai cattivo o violento ma solo agitato e dipende dai genitori educarlo in modo corretto e contenere la sua energia. Invece spesso se i bambini vivono in una famiglia dove vedono il papà che, quando si arrabbia con la mamma la picchia o vengono a loro volta picchiati, possono avere  questo atteggiamento di ira e violenza nella loro vita. Quando queste persone incontrano donne tenaci, capaci e sensibili e che sanno anche essere madri, mogli e lavoratrici; sentono di perdere la propria virilità ed il proprio orgoglio, perciò provano risentimento e rispondono con la violenza. Spero che tutti gli sforzi fatti dal governo riescano ad eliminare il susseguirsi di questi incresciosi episodi di violenza. 


Ulteriore testimonianza sul fenomeno Femminicidio.
Voleva fare la giornalista. Il Direttore Lucia Serino l'accolse al Quotidiano, primo ingresso in un mondo che l'avrebbe resa indimenticabile. Con la Tv conquistò tutti. Era brava, ma il suo sommo peccato fu la bellezza. Troppo bella. Fu uccisa, dall'uomo che non amava più il 25 novembre‬, grazie Emily Casciaro per il contributo video https://www.facebook.com/emily.casciaro/videos/10207378594010736/




FEMMINICIDIO: IN UN ANNO 179 DONNE UCCISE

Redazione

Con 179 donne uccise, il 2013 ha rappresentato l'"anno nero" per il femminicidio nel nostro Paese, il piu' cruento degli ultimi sette, con un incremento del 14% rispetto al 2012. E' uno dei dati contenuti nel secondo Rapporto Eures sul femminicidio in Italia, secondo cui l'anno passato ha presentato la piu' elevata percentuale di donne tra le vittime di omicidio mai registrata in Italia, pari al 35,7% delle vittime totali (179 sui 502): nel '90, le donne uccise erano appena l'11,1% delle vittime totali. Sempre nel 2013, quasi il 70% dei femminicidi e' avvenuto in famiglia, il 92,4% per mano di un uomo.

Nel 2013 il sud diventa l'area a piu' alto rischio (75 vittime ed una crescita del 27,1% sull'anno precedente), anche a causa del decremento registrato nelle regioni del nord (-21% e 60 vittime), ma e' il centro a presentare l'incremento piu' consistente (+100%), passando le donne uccise da 22 a 44: i casi crescono nel Lazio (da 9 a 20), in Toscana (da 6 a 13), in Umbria (da 3 a 6) e nelle Marche (da 4 a 5). Proprio il Lazio, insieme alla Campania, presenta nel 2013 il piu' alto numero di femminicidi tra le regioni italiane (20): seguono Lombardia (19), Puglia (15), Toscana (13), Calabria e Sicilia (entrambe con 10 vittime).

La graduatoria provinciale vede ai primi posti Roma (con 11 femminicidi nel 2013), Torino (9 vittime) e Bari (8), seguite, con 6 vittime, da Latina, Milano, Palermo e Perugia. Anche l'anno scorso, in 7 casi su dieci (68,2%, pari a 122 in valori assoluti) i femminicidi si sono consumati all'interno del contesto familiare o affettivo, in coerenza con il dato relativo al periodo 2000-2013 (70,5%). La criminalita' comune rappresenta il secondo contesto a piu' elevato rischio, con il 16,2% delle vittime (28 in valori assoluti), davanti alle altre relazioni di prossimita' (12,7%).

Se l'autore dei femminicidi familiari risulta essere quasi sempre un uomo, sono le trasformazioni e le dinamiche del rapporto di coppia a spiegare il maggior numero dei casi. Nel 2013, infatti, il 66,4% delle vittime di femminicidio familiare ha trovato la morte per mano del coniuge, del partner o dell'ex partner (81 vittime su 122). Anche per effetto del perdurare della crisi, si rileva un forte aumento dei matricidi, spesso compiuti per "ragioni di denaro" o per una "esasperazione dei rapporti derivanti da convivenze imposte dalla necessita'": sono 23 le madri uccise nell'ultimo anno, pari al 18,9% dei femminicidi familiari, a fronte del 15,2% rilevato nel 2012 e del 12,7% censito nel 2000-2013.

Se le armi da fuoco si confermano come strumento principale negli omicidi in genere (45,1% dei casi, contro il 25,1% dalle armi da taglio), nei femminicidi la gerarchia degli strumenti si modifica significativamente: sono gli omicidi "a mani nude, espressione di un piu' alto grado di violenza e rancore", a rappresentare complessivamente lo strumento piu' ricorrente (51 le vittime, pari al 28,5% dei casi), nelle tre forme delle percosse (5,6%), dello strangolamento (10,6%) e del soffocamento (12,3%); di poco inferiore la percentuale dei femminicidi con armi da fuoco (49, il 27,4% del totale) e da taglio (45 vittime, pari al 25,1%), cui seguono quelli compiuti con armi improprie (21 vittime, pari all'11,7%) o con altri mezzi (13 vittime, pari al 6,1%).

Accanto alle modificazioni territoriali, il 2013 rileva anche una crescita dell'eta' media delle vittime di femminicidio, passata da 50 anni nel 2012 a 53,4. E con l'eta' media cresce anche la percentuale delle vittime di femminicidio in condizione non professionale (dal 54,8% del 2012 al 58,1%), confermandosi le pensionate (35,5% del totale) le vittime prevalenti, seguite da casalinghe e disoccupate (15,1%), impiegate e lavoratrici dipendenti (9,9%) e domestiche, colf e badanti (9,9%).
  E' il tarlo del possesso e della gelosia a spiegare la percentuale piu' elevata di femminicidi (il 30,3% di quelli familiari, pari a 36 in valori assoluti), seguiti da quelli scaturiti da conflitti e dissapori quotidiani (21 vittime, pari al 17,6%).

I "femminicidi del possesso" conseguono generalmente alla decisione della vittima di uscire da una relazione di coppia: sono oltre 330 le donne uccise in Italia, dal 2000 a oggi, per aver lasciato il proprio compagno. 




TARQUINIA, FEMMINICIDIO: COMUNE E UNIVERSITA' AGRARIA ADERISCONO A "SCARPE ROSSE"

Redazione

Tarquinia (VT) – Il Comune e l’Università Agraria aderiscono a “Scarpe rosse contro il femminicidio”, la campagna di sensibilizzazione sulla violenza di genere. Il 26, il 28 e il 29 agosto, in via San Martino n. 5 (davanti all’ufficio della Camera del Lavoro CGIL-CAAF), dalle ore 9.00 alle ore 12.30, sarà possibile consegnare le scarpe rosse, per ricordare le donne uccise o che hanno subito violenza dagli uomini.

Le scarpe rosse raccolte saranno portate a San Gimignano, per essere fotografate da Duccio Nacci nel mese di settembre. L’immagine, che avrà il più forte impatto emotivo, diventerà il manifesto simbolo della campagna e sarà diffusa su scala nazionale. «Rivolgo un appello soprattutto alle donne a partecipare a questa iniziativa. – dichiara il consigliere comunale Maria Elisa Valeri – Dobbiamo dare una testimonianza forte verso un’emergenza sociale. Il fenomeno ha assunto dimensioni inquietanti: in Italia negli ultimi mesi sono state uccise decine di donne, senza dimenticare le migliaia che hanno subito maltrattamenti». La campagna “Scarpe rosse contro il femminicidio” s’ispira all’installazione “Zapatos Rojos”, realizzata per la prima volta nel 2009 dall’artista messicana Elina Chauvet a Ciudad Juárez, città di frontiera tra Messico e Stati Uniti, nella quale, dal 1993, centinaia di donne vengono rapite, stuprate e assassinate. L’iniziativa di Tarquinia è promossa dalla Cgil-SPI, dall’Auser Viterbo e dall’Associazione onlus Erinna.




FEMMINICIDIO E STALKING, DECRETO LEGGE: TUTTO QUELLO CHE SI DEVE SAPERE

Redazione

Femminicidio – Il Consiglio dei Ministri, ha approvato, su proposta dei Ministri dell’interno Angelino Alfano, del lavoro e politiche sociali, Enrico Giovannini e della giustizia, Annamaria Cancellieri, un decreto legge che sulla scia di precedenti esperienze legislative che nel corso della XVI legislatura hanno dato vita ad interventi di variegata natura e finalità, e tuttavia connotati dalla unitaria esigenza di porre mano alle più evidenti necessità di prevenzione e contrasto di fenomeni delinquenziali divenuti particolarmente acuti, reca un “pacchetto” di misure urgenti che mirano ad affrontare, da diverse angolature, una serie di problematiche riguardanti la pubblica sicurezza in una chiave di difesa dei soggetti più deboli ed esposti.

Il provvedimento, che si compone di 13 tabella suddivisi in quattro Capi, reca misure che si muovono lungo le seguenti direttrici:

Prevenzione e contrasto alla violenza in genere

Sulla base delle indicazioni provenienti dalla Convenzione del Consiglio d’Europa, fatta ad Istanbul l’11 maggio 2011, concernente la lotta contro la violenza contro le donne e in ambito domestico di Istanbul, recentemente ratificata dal Parlamento, il decreto mira a rendere più incisivi gli strumenti della repressione penale dei fenomeni di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e di atti persecutori (stalking).

Vengono quindi inasprite le pene quando:

  • il delitto di maltrattamenti in famiglia è perpetrato in presenza di minore degli anni diciotto;
  • il delitto di violenza sessuale è consumato ai danni di donne in stato di gravidanza;
  • il fatto è consumato ai danni del coniuge, anche divorziato o separato, o dal partner.

Un secondo gruppo di interventi riguarda il delitto di stalking:

  • viene ampliato il raggio d’azione delle situazioni aggravanti che vengono estese anche ai fatti commessi dal coniuge pure in costanza del vincolo matrimoniale, nonché a quelli perpetrati da chiunque con strumenti informatici o telematici;
  • viene prevista – analogamente a quanto già accade per i delitti di violenza sessuale – l’irrevocabilità della querela per il delitto di atti persecutori, che viene, inoltre, incluso tra quelli ad arresto obbligatorio.

Sono previste poi una serie di norme riguardanti i maltrattamenti in famiglia:

  • viene assicurata una costante informazione alle parti offese in ordine allo svolgimento dei relativi procedimenti penali;
  • viene estesa la possibilità di acquisire testimonianze con modalità protette allorquando la vittima sia una persona minorenne o maggiorenne che versa in uno stato di particolare vulnerabilità;
  • viene esteso ai delitti di maltrattamenti contro famigliari e conviventi il ventaglio delle ipotesi di arresto in flagranza;
  • si prevede che in presenza di gravi indizi di colpevolezza di violenza sulle persone o minaccia grave e di serio pericolo di reiterazione di tali condotte con gravi rischi per le persone, il Pubblico Ministero – su informazione della polizia giudiziaria – può richiedere al Giudice di irrogare un provvedimento inibitorio urgente, vietando all’indiziato la presenza nella casa familiare e di avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa.

Infine, è stabilito che i reati di maltrattamenti ai danni di familiari o conviventi e di stalking sono inseriti tra i delitti per i quali la vittima è ammessa al gratuito patrocinio anche in deroga ai limiti di reddito. Ciò al fine di dare, su questo punto, compiuta attuazione alla Convenzione di Istanbul, recentemente ratificata, che impegna gli Stati firmatari a garantire alle vittime della violenza domestica il diritto all’assistenza legale gratuita.

Sempre in attuazione della Convenzione di Istanbul, si prevede il rilascio di un permesso di soggiorno per motivi di protezione (Tutela vittime straniere di violenza domestica, concessione del permesso di soggiorno per motivi umanitari come già previsto dall’articolo 18 del TU per le vittime di tratta);

Infine, a completare il pacchetto, si è provveduto a varare un nuovo piano straordinario di protezione delle vittime di violenza sessuale e di genere che prevede azioni di intervento multidisciplinari, a carattere trasversale, per prevenire il fenomeno, potenziare i centri antiviolenza e i servizi di assistenza, formare gli operatori;




ROMA, DALLO STALKING AL FEMMINICIDIO. AL VIA IL CONVEGNO "VIOLENZA INFINITA"

Redazione

Roma L'Associazione Donne per la Sicurezza onlus organizza in collaborazione con ICAA (International Crime Analysis Association) il Convegno Nazionale "VIOLENZAinFINITA" dallo stalking al femminicidio. decodifica del problema sociale, ipotesi ed intervento.

L'ingresso al Convegno è libero gratuito e non c’è obbligo di pre-iscrizione lunedi 22 luglio 2013 alle ore 14.30, presso ABITART CONFERENCE CENTER in via Pellegrino Matteucci 10 – Roma (adiacenze metro B Piramide e stazione FS Ostiense). E’ prevista la consegna di un attestato di partecipazione.

Il convegno vedrà raccolti alcuni esperti appartenenti al mondo scientifico, istituzionale e della comunicazione, con l'obiettivo di definire un approccio efficace per contrastare il fenomeno stalking e offrire alle vittime un reale supporto. Saranno analizzati con attenzione i "labirinti del male" che conducono dalla persecuzione al femminicidio.

lI Consiglio Regionale del Lazio ha patrocinato il convegno ed in rappresentanza siamo liete di comunicare la gradita presenza del Cons.re On.le Oscar Tortosa.

La Presidente dell’Associazione Donne per la Sicurezza onlus Barbara Cerusico presenterà gli obbiettivi associativi, modererà il convegno la D.ssa Anna de Sanctis Segretario Nazionale Donne per la Sicurezza e tra i relatori presenti segnaliamo alcuni tra i massimi esperti italiani in tema di violenza e crimini ai danni delle donne tra cui i noti criminologi Francesco Bruno, Marco Strano, oltre ad altri importanti relatori quali Evaldo Cavallaro esperto di Ipnosi Regressiva & Love Coach, la D.ssa Mariangela Benzi Amm.re Unico Ellisse e la D.ssa Oriana Ippoliti Tecnologo Sociologo CNR.  Sito Convegno http://www.violenzainfinita.altervista.org 

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LAZIO PISANA SU FEMMINICIDIO, CHIACCHIERE IN CORRIDOIO: "LE DONNE NON VANNO UCCISE VANNO SCOPATE"

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A.P.

Roma – Che nei corridoi della Pisana così come per le strade di Roma e d’Italia e del mondo esistano ancora frasi da condannare e che ledono la dignità della donna per la quale addirittura si è dovuta approvare una mozione per tutelarla non è uno scoop e tantomeno qualcosa che dovrebbe stupirci. Chi conosce davvero bene la problematica, i numeri delle donne uccise, le richieste d’aiuto, le scarcerazioni facili sicuramente non si stupisce ma condanna ed è ancora più convinti che si stanno facendo dei passi in avanti per la parità dei diritti che non esiste. Non c’è nulla da fare, ancora non esiste. Ieri in Pisana si è detto no al femminicidio con una mozione proposta dai consiglieri Bonafoni, Avenali, Bianchi, Giancola, Petrangolini, Lena, Patanè e Favara. Solo un consigliere si è astenuto: Giuseppe Emanuele Cangemi. E nel frattempo qualcuno per i corridoi avrebbe fatto dell’umore di bassa lega  “le donne non vanno uccise, vanno scopate”. La consiglira regionale Daniela Bianchi non ci ha pensato un attimo a condannare il gesto e denunciare le frasi sessiste udite. Bianchi non ha voluto dire “il peccatore” ma ha ritenuto doveroso concentrarsi sulla frase che ha siscitato innumerevoli reazioni e naturalmente indignazione.  

Abbiamo voluto riportare le reazioni del presidente di Donne per la Sicurezza Onlus Barbara Cerusico che ha parlato a nome di tutti i suoi associati: “La nostra seppur  giovane associazione è già matura e adulta, per compiere azioni concrete, alcune delle quali  già messe in atto con largo consenso.

E’ sembrato quasi profetico il nascere di questa Associazione “Donne Per La Sicurezza Onlus”, alla luce del bollettino di guerra al quale siamo costretti ad assistere ad ogni TG – continua Cerusico –  non siamo in guerra eppure le donne muoiono come  mosche, talvolta anche con i figli. Le donne vengono violate come nulla fosse e, spesso, i figli subiscono le conseguenze di tali violenze, sopravvenendo in essi problemi di origine psicologica o…allontanamento dalla famiglia di origine ecc.

L’Italia ha un triste primato e un colpevole ritardo nel contrasto di questo scempio, legato anche, e soprattutto, alla mancanza di una politica volta alla tutela della donna e un welfare che abbracci la famiglia. La donna oggi, in Italia, è subalterna all’uomo, una volta madre, per la mancanza della certezza di poter raggiungere una sua autonomia materiale. Spesso, la donna che subisce violenze all’interno del proprio nucleo familiare, non può  allontanarsi dal suo eventuale carnefice perché non ha dove andare e non ha sostegno economico. Questo accade per la carenza legislativa,  per la pessima applicazione delle normative, per il pregiudizio sociale e per la carenza del  welfare a misura di donna.

La  ciliegina sulla torta della cecità dei rappresentati politici, oggi è stata messa a dura prova dalla frase di cui veniamo a conoscenza, durante la presentazione della mozione contro il femminicidio e durante l’intervento di Marta Bonafoni, la proponente,  affermando “le donne non vanno uccise, vanno scopate”

Noi siamo indignate moralmente, eccome! Stiamo lottando con tutte le nostre forze per eliminare le violenze dalle strade – conclude –  dalle mura domestiche, siamo contro ogni forma di violenza tra le persone. Se permettiamo che passi  inosservata una tale dichiarazione,  verrà  meno la nostra finalita’. Siamo pronte ad incontrare la persona che ha osato proferire questa frase squallida, magari per raccontargli dei casi che si sono rivolti a noi, e per ricordargli che e’ nato/a da una donna!”




LAZIO, CONSIGLIO REGIONALE: APPROVATA LA MOZIONE CONTRO IL FEMMINICIDIO

Redazione

Lazio – “L’approvazione della mozione dimostra un grande senso di responsabilità da parte del Consiglio regionale, sensibile su un tema di grande urgenza sociale. Sono pienamente soddisfatta del risultato ottenuto, frutto di un dibattito partecipato e approfondito. La mozione era un atto doveroso nei confronti delle tante donne uccise brutalmente per mano di un uomo, in molti casi ex compagno o marito”.

Così la consigliera Marta Bonafoni dopo l’approvazione a maggioranza con un solo astenuto, della mozione contro il femminicidio, prima firmataria Bonafoni e sottoscritta dalle consigliere del gruppo “Per il Lazio” e dai presidenti delle commissioni sanità (Rodolfo Lena) cultura (Eugenio Patanè) e sicurezza (Baldassare Favara).

“Di particolare rilievo l’impegno ribadito anche in aula dall’assessora alle pari opportunità Concettina Ciminiello – continua Bonafoni – che ha assicurato come richiesto dalla mozione, il rifinanziamento dei centri antiviolenza nel Lazio, a partire dal prossimo assestamento di bilancio, nonché la convocazione del tavolo con le associazioni e le realtà che nel nostro territorio si occupano di violenza di genere”.

“Il voto di oggi che arriva dopo poche settimane dall’avvio dei lavori del consiglio regionale, conferma la nostra volontà di porre il contrasto della violenza di genere tra le priorità del lavoro del consiglio e della giunta. E il dibattito che ne è seguito in aula ha confermato che i tempi sono maturi per puntare alla soluzione di un problema prima di tutto culturale sulla cui risoluzione la regione Lazio investirà energie e risorse”.



 




VIOLENZA CONTRO LE DONNE. APPROVATA LA LEGGE DI RATIFICA DELLA CONVENZIONE DI ISTANBUL.

L. P.

Roma – Amnesty International Italia ha espresso soddisfazione per il voto unanime con cui oggi il Senato ha approvato in via definitiva la legge di ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul). 

La Convenzione, adottata dal Consiglio d’Europa nel 2011, e’ il primo strumento giuridicamente vincolante per gli stati in materia di violenza sulle donne e violenza domestica; contiene misure per la prevenzione della violenza, la protezione delle vittime e i procedimenti penali per i colpevoli; definisce e criminalizza le diverse forme di violenza contro le donne tra cui il matrimonio forzato, le mutilazioni dei genitali femminili, lo stalking, le violenze fisiche e psicologiche e la violenza sessuale. 

 ‘Il voto del parlamento e’ un primo importante passo avanti. Ora auspichiamo un impegno serio e costante di tutte le istituzioni competenti per fermare un fenomeno gravissimo come la violenza che in Italia colpisce le donne in molteplici forme fino a quella irreparabile della loro uccisione in quanto donne: il femminicidio. Perche’ la Convenzione di Istanbul sia davvero uno strumento giuridico efficace, occorrera’ da oggi premere sugli altri stati perche’ la ratifichino sollecitamente e, una volta entrata in vigore, sara’ necessario assicurarne l’attuazione e diffonderne lo spirito’ – ha dichiarato Carlotta Sami, direttrice generale di Amnesty International Italia. 

Fermare il femminicidio e la violenza contro le donne e’ una delle 10 richieste contenute nell’Agenda in 10 punti per i diritti umani che Amnesty International ha presentato a tutti i candidati e leader di coalizione, nell’ambito della campagna ‘Ricordati che devi rispondere’, nel corso della recente campagna elettorale. Tale richiesta e’ stata sottoscritta da tutti i leader delle formazioni che compongono l’attuale governo e da 117 parlamentari. 

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FEMMINICIDIO: OGGI AL SENATO LA RATIFICA DELLA CONVENZIONE DI ISTANBUL

Redazione

Dopo l’approvazione da parte della Camera spetterà al Senato ratificare la Convenzione di Istanbul, il voto è previsto per oggi pomeriggio. Tra gli obiettivi principali della Convenzione ci sono: la prevenzione della violenza contro le donne, la protezione delle vittime e la perseguibilità penale degli aggressori. La Convenzione mira inoltre a promuovere l’eliminazione delle discriminazioni per raggiungere una maggiore uguaglianza tra donne e uomini.

“I dati registrati dall’Istat sul fenomeno della violenza sulle donne sono preoccupanti: 124 donne uccise solo nel 2012. Questo ci obbliga ad una riflessione culturale seria e all’introduzione nell'ordinamento italiano di strumenti di prevenzione e lotta contro ogni tipo di violenza”. A dichiararlo il Senatore del PD Francesco Scalia, cofirmatario del ddl contro il femminicidio presentato dalla senatrice Puglisi. “Recependo le misure previste dalla Convenzione di Istanbul – aggiunge Scalia – si riconosce la violenza sulle donne come una ‘violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione’ e  si promuove la donna come soggetto  portatore di una propria soggettività e dignità da rispettare. È importante agire anche sul piano culturale e formativo, perché la violenza alle donne, oltre che un danno alle singole persone, è un grave vulnus per il progresso sociale”.




SICUREZZA, MENO FURTI MA LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE IN CRESCITA

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Italia – A partire dagli inizi degli anni Novanta la criminalità registra una generale diminuzione sia per i reati contro il patrimonio che per gli omicidi. Per gli omicidi, i furti di auto e gli scippi il trend decrescente è stato continuo (dal 1992 al 2011 i tassi per 100.000 abitanti passano per gli omicidi da 2,6 a 0,9, per gli scippi da 100,2 a 29,1, per i furti di autoveicoli da 572,6 a 327,3). Per i borseggi il calo si è interrotto nel 1998 e negli anni successivi l’andamento è rimasto oscillante. Per i furti in abitazione, il trend è in crescita dal 2006 (con forte variabilità), dopo la decisa flessione registrata fino ai primi anni Duemila (da 341 nel 1992 a 296 nel 2002). Il calo delle rapine si interrompe già nel 1995 (da 55,9 del 1992 a 50,3 nel 1995) quando si evidenzia un’importante ripresa che dura fino al 2007 (86,2) e si interrompe negli anni successivi. Sulla base dei dati recenti, nel 2011 borseggi e furti in appartamento sembrano essere nuovamente in crescita.

Dal 2002 al 2009 il senso d’insicurezza aumenta in tutte le classi di età, in modo più accentuato fra le donne (la quota di persone che si sentono molto o abbastanza sicure passa da 64,6% a 59,6%). Il senso d’insicurezza della popolazione non deriva necessariamente dal livello di diffusione della criminalità, ma anche dal degrado del contesto in cui si vive: era pari al 15,6% nel 2009 la percentuale di cittadini che hanno visto spesso situazioni di degrado nella propria zona. Le donne sono particolarmente impaurite dal rischio di subire una violenza sessuale, paura che accomuna più di metà del loro genere (52,1%), in decisa crescita rispetto al 2002 (45%). D’altro canto la violenza contro le donne, anche se poco denunciata, è un fenomeno ampio e si esprime sotto varie forme: fisica, sessuale, psicologica dentro e fuori la famiglia. Mentre gli omicidi di uomini diminuiscono, ciò non accade per i femminicidi.

Adesso possiamo misurare il progresso grazie ad un nuovo strumento. questa relazione è il frutto di una nuova intesa. Il Cnel, organo di rilievo costituzionale, al quale partecipano rappresentanti di associazioni di categoria, organizzazioni sindacali e del terzo settore, e l’Istat, dove operano esperti della misurazione dei fenomeni economici e sociali, hanno unito le proprie forze per giungere alla definizione di un insieme condiviso di indicatori utili a definire lo stato e il progresso del nostro Paese. Per questo è stato costituito un comitato insieme all’associazionismo femminile, ecologista, dei consumatori e all’associazionismo in senso lato. L’obiettivo è stato quello di misurare il “Benessere Equo e Sostenibile” (Bes) analizzando livelli, tendenze temporali e distribuzioni delle diverse componenti del Bes, così da identificare punti di forza e di debolezza, differenze di genere, nonché particolari squilibri territoriali o gruppi sociali avvantaggiati/svantaggiati, anche in una prospettiva intergenerazionale (sostenibilità). Al comitato si è affiancata una commissione scientifica. La consultazione con i cittadini è stata ampia.

Il risultato è sintetizzato in questo primo rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile in Italia; gli indicatori selezionati per rappresentarlo aspirano a divenire una sorta di “Costituzione statistica”, cioè un riferimento costante e condiviso dalla società italiana in grado di segnare la direzione del progresso che la medesima società vorrebbe realizzare.