La ricostruzione dei fatti e le interviste esclusive a: Valerio Barletta presidente del XIV Municipio, Simone Di Stefano vice presidente Casa Pound, Fabio D'andrea coordinatore Noi con Salvini, Alfredo Iorio leader del Trifoglio
di Matteo La Stella
Roma – Al concerto del Governo dem i cittadini sono tutti in piedi, taluni con il pollice verso, tal altri con le orecchie tappate, ma sbalorditi ed infuriati, per lo meno i benpensanti, rivendicano la loro nazione intonando l'Inno di Mameli, colonna sonora dell'ultimo atto di tirannia andato in scena lo scorso venerdì a Casale
di San Nicola. I democratici, alla stregua dei Sioux, hanno ballato intorno alla brace di un fuoco acceso dalle manovre ordinate da un prefetto peso massimo, che poco propenso ad ascoltare per scelta, ha calpestato la protesta pacifica dei cittadini supportati dai militanti di Casa Pound, arrivando ora addirittura a ponderare l'eventuale daspo per i manifestanti più scalmanati.
Mossa consapevole quella di Gabrielli, che in questo modo è riuscito a spostare i 20 migranti all'interno dell'ex scuola Socrate, un tempo asilo nido. Se venerdì il coltello ha reciso la carne degli abitanti del quartiere in protesta, solo 24 ore dopo la ferita ha iniziato a zampillare, quando gli stessi sono stati dipinti dagli indiani Pd come fascisti e xenofobi per aver difeso terra e affetti, senza aver avuto la possibilità di un confronto verosimile nella giornata delle tensioni. Indiani come il sindaco di Roma, Ignazio Marino, per l'occasione Ignavo Marino, che preferisce non entrare nel merito della vicenda. Dopo che la sua equipe di strumentisti è stata dimezzata dall'inchiesta su “Mafia Capitale”, tra disdette forzate e fughe dettate dalla traiettoria orbitante della ghigliottina giuridica, il primo cittadino, direttore di un'orchestra maidiretta, trova un posto defilato e diventa spettatore, mentre il prefetto Franco Gabrielli si impossessa della scena e della filarmonica, costringendo la capitale all'ascolto del suo repertorio. Dalla platea, però, i cittadini non ci stanno e fischiano il suo assolo, sottomesso poi dal canto sofferto degli stessi che da venerdì ancora rimbomba nell'aria. All'alba del giorno dopo i disordini, dunque, la bandiera della temuta cospirazione torna a sventolare, sospinta dalle parole di Valerio Barletta, minisindaco Pd del Municipio XIV, secondo cui buona parte del “sistema solare” sorto in questi mesi intorno al centro di accoglienza pensato per Casale di San Nicola presenterebbe evidenti connotati politici; lanciatori di benzina sul fuoco, lanciata ad hoc per alimentare la tensione sociale alla mercè dei vari credo. Ma chi pensa a quell'insieme di volti palesemente non avvezzi alla politica che hanno affollato la strada solo per salvaguardare il loro fazzoletto di terra messo in piedi in totale autonomia? E cosa dire del vicino campo profughi per italiani, distante dai tafferugli di venerdì scorso, ma saltato comunque a piè pari dai non aventi diritto nell'assegnazione di un alloggio?
L'Osservatore d'Italia ha raccolto in merito le sensazioni politiche provenienti dai diretti interessati, per capire fino a che punto la gestione di un'emergenza sociale stia cambiando l'urbe, a fronte di una presa di coscienza da parte della cittadinanza, la cui vittoria non sarà mutilata, ma piena di gioia, soddisfazioni e verità.
La ricostruzione. Nella giornata di venerdì 17 Luglio 2015, i cittadini di Casale San Nicola in forza al presidio fisso costituito da circa 90 giorni hanno montato le barricate, già annunciate in precedenza. I residenti, affiancati dai militanti di Casa Pound sono scesi in campo ed hanno formato un cordone, aiutandosi anche con delle automobili parcheggiate a mo' di barriera. Braccia alzate, hanno tutti intonato l'Inno di Mameli mentre in strada avevano già preso posizione gli agenti in tenuta anti sommossa, i vigili urbani ed i pompieri, oltre ad alcuni carro attrezzi pronti a rilevare le automobili di intralcio al pulman dei migranti
in arrivo. Già sul nascere sono sorti i primi problemi per lo schieramento degli abitanti: nel tentativo di uscire dal complesso residenziale, un veicolo ha investito accidentalmente un'anziana che è rimasta ferita ad un ginocchio. Gli uomini della questura hanno riferito: ”Operazioni di trasferimento dei profughi da subito risultate difficoltose”. Questo prima di intentare una trattativa con i cittadini del presidio che non è andata in porto. In seguito gli agenti rimuovono il blocco, innescando le rimostranze dei cittadini supportate dai militanti di Casa Pound. L'avanzata è contrastata dapprima con urla dei cittadini, finchè il tutto non precipita. Sedie, bottiglie ed ombrelloni vengono scagliati contro le forze dell'ordine che rispondono a suon di manganellate. Intanto vengono incendiate balle di fieno ma l'azione degli agenti continua, mirata a disperdere il blocco composto da cittadini e militanti della tartaruga. Alla fine il pulman con a bordo i migranti viene scortato dalla celere fino alla zona prestabilita, all'interno del perimetro di pertinenza dell'ex Socrate. Il bilancio dei tafferugli pesa come un macigno: 14 agenti feriti, 2 arresti ed una denuncia, oltre allo sgomento e alla paura generate tra le frange più deboli della protesta, donne ed anziani. L'azione, necessaria secondo la Questura, è stata consacrata dal Prefetto Gabrielli che ha ribadito anche la linea dura per le prossime tranche di arrivi al centro. Intanto, il questore Niccolò D'Angelo sta lavorando sul daspo da emettere nei confronti dei manifestanti che hanno preso parte ai tafferugli. Sulla stessa onda viaggiano le indagini della Polizia di Stato che, acquisiti diversi filmati, sta operando per l'identificazione di altri facinorosi, oltre ai 15 già schedati su cui sono in corso gli accertamenti di rito.
Valerio Barletta presidente del XIV Municipio.
Dopo i comunicati Pd a caldo, votati a condannare la strumentalizzazione politica messa in atto, il presidente municipale Valerio Barletta sottolinea ai nostri microfoni come la cittadinanza avrebbe ignorato: “L'invito da più parti a mantenere la calma, a non lasciarsi strumentalizzare, a mettere subito in campo le misure per capire come gestire l'arrivo di queste poche decine di persone”, strizzando così l'occhio alla violenza. Secondo il minisindaco, oltretutto, le istituzioni avrebbero ascoltato i cittadini disposti a dialogare, favorendo incontri con il Prefetto e tavoli tecnici anche in Municipio.”La democrazia- però, spiega Barletta- deve vincere e lo stato non può arretrare”. Linea di pensiero affine a quella del Prefetto “peso massimo”, il giovane democratico ha elogiato anche la differenza di trattamento riservata ai cittadini in protesta pacifica e agli scalmanati, l'ala di manifestanti legati alla destra di Casa Pound, che, sentenzia Barletta:”Soffia sul fuoco della tensione sociale”, già pulsante all'interno di un comitato dove i più non accettano l'arrivo degli immigrati.
Simone Di Stefano vice presidente Casa Pound
Diversa l'istantanea scattata dal vice presidente dei “supporters” del comitato cittadino, Simone Di Stefano, secondo cui a soffiare sul fuoco della tensione sociale ci avrebbe già pensato il Governo e: ”Gabrielli in primis, che decide arbitrariamente di fare violenza contro i cittadini per favorire 20 immigrati clandestini che non hanno nessun diritto di stare in quella struttura. Le proteste dei cittadini – prosegue Di Stefano – hanno ragione di essere fatte così”. Ed è giusto opporsi pacificamente, o “fermamente – aggiunge Di Stefano – come abbiamo fatto noi e come hanno fatto i ragazzi più giovani del quartiere, fronteggiando la Polizia che nei fatti sta andando contro i cittadini italiani”. Di Stefano affonda sul prefetto Gabrielli: ”Uomo senza polso”. Una condanna quella del vice presidente Casa Pound per aver autorizzato l'uso della forza.
Fabio D'andrea coordinatore Noi con Salvini.
Ad unirsi al coro del dissenso nei confronti dell'ex uomo di punta della Protezione Civile ci pensa anche Fabio D'andrea, coordinatore per Velletri e per i Castelli Romani di Noi con Salvini, che recentemente era stato portatore di solidarietà in direzione dell'altra realtà presente a pochi metri dal presidio fisso di Casale di San Nicola: la tendopoli degli italiani senza casa. Per il coordinatore di Noi con Salvini, dunque,è il Prefetto Gabrielli che deve finire sul tavolo degli imputati che insieme al Governo mantiene un atteggiamento anticostituzionale nei confronti degli Italiani messi in coda agli immigrati per l'assegnazione di una casa. L'insediamento degli italiani, che a differenza del presidio raggruppa 26 famiglie senza casa riunite per denunciare l'inammissibile condotta di un governo che ospita gli immigrati e lascia fuori gli italiani, sarebbero, stando alle parole di Valerio Barletta, pedine di un'azione politica. Non solo: le 26 famiglie, guidate a detta di Barletta da un uomo che vuole assicurarsi solo un futuro politico, sarebbero state censite dalla Polizia Locale che avrebbe sempre trovato persone diverse, alle volte con casa o lavoro, e che solo una di queste avrebbe accettato i servizi assistenziali proposti dal Comune.
Alfredo Iorio leader del Trifoglio. A questo, il portavoce della tendopoli degli italiani, Alfredo Iorio, si oppone in maniera netta. “Se aspettavamo il presidente del Municipio a quest'ora eravamo morti”, ripete più volte il leader del Trifoglio, che aggiunge “ Se volevo fare politica facevo le pagliacciate come fa lui – Iorio fa riferimento a Barletta – Quì non si parla delle singole intenzioni – continua Iorio – la prima necessità è quella di far stare bene la nostra gente. La parola d'ordine è quella di sistemare gli italiani dunque, e la promessa mossa dal portavoce è di rimanere in tenda finchè le ultime 3 famiglie ancora in cerca di casa non potranno raggiungere il traguardo abitativo, possibile fino ad ora solo grazie all'aiuto di altri connazionali. Due situazioni diverse toccate dalla medesima accoglienza, due modus operandi lontani, ma la stessa ferma convinzione che il prefetto e la politica dem abbiano fatto il loro corso. Se per Iorio la soluzione è quella di:”Cacciare la classe politica dal Municipio e dal Comune di Roma perchè completamente inabili”, per Simone Di Stefano il tempo politico dei “coccolatori degli immigrati clandestini” è concluso.
Siamo solo all'alba della disputa e, mentre i raggi del sole hanno già reso nitida l'intransigenza di un Prefetto deciso più che mai a svolgere i compiti col pugno di ferro, la risposta dei cittadini, sebbene in agitazione, verrà fuori solo all'arrivo della prossima tranche di migranti che potrebbero bussare alla porta del complesso residenziale già nelle prossime ore. Non sarà cosa da niente, i fatti di venerdì hanno rimosso la nebbia dagli occhi di molti.