Marino, maxi evasione fiscale di un noto ristorante camuffato da associazione culturale

MARINO (RM) – I finanzieri del Comando Provinciale Roma hanno scoperto una consistente evasione fiscale ad opera di “un’associazione culturale” sita in Marino, rivelatasi in realtà un ristorante.
Nell’ambito del controllo economico del territorio, eseguito anche attraverso il monitoraggio del web, i militari del Gruppo di Frascati hanno posto l’attenzione su una rinomata attività di ristorazione. Infatti, la stessa, godeva di molte recensioni positive, dove erano presenti foto, commenti e lusinghieri apprezzamenti. Tuttavia, i preliminari riscontri all’anagrafe tributaria avevano permesso di individuare, presso lo stesso indirizzo del ristorante, l’esistenza di un’associazione culturale, che, peraltro, non aveva mai provveduto alla presentazione di alcuna dichiarazione fiscale.

Le Fiamme Gialle hanno proceduto quindi all’esecuzione di un controllo presso l’attività di ristorazione, nel corso del quale sono stati sentiti gli avventori che, oltre a non essere soci, sono risultati del tutto ignari che si trattasse di una finta associazione culturale senza fini di lucro, destinata formalmente a favorire lo sviluppo di attività di promozione sociale con finalità assistenziali.          Sono state rinvenute pochissime ricevute fiscali, sporadicamente emesse per non destare particolare “sospetti” da parte degli avventori “più attenti”; Durante l’ispezione, sono stati inoltre scoperti tre lavoratori irregolari, di cui due completamente in nero.

L’attività svolta ha consentito di ricostruire il volume d’affari generato negli ultimi anni da cui emerge una base imponibile sottratta a tassazione per oltre 600 mila euro.
Attesa anche l’assenza di autorizzazione all’attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, si è provveduto a comminare le previste sanzioni, inoltrando apposita segnalazione al Comune competente che ha disposto la chiusura dell’esercizio.
L’azione della Guardia di Finanza, oltre a garantire il recupero a tassazione di imponibile non dichiarato, è volta a tutelare la libera concorrenza tra gli operatori del settore, evitando che l’economia legale venga danneggiata da simili forme di “abusivismo”.




Parma, operazione parola d’ordine: gruppo criminale occultava all’estero ingenti patrimoni personali di evasori fiscali

PARMA – La Guardia di Finanza di Parma, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, al termine di una complessa attività di indagine durata oltre due anni, ha smantellato un gruppo criminale composto da 26 persone indagate e specializzato nell’occultare i patrimoni immobiliari e mobiliari di soggetti che, seppur solvibili, avevano deciso di non pagare le imposte verso l’Erario a loro carico o i prestiti contratti.: le ingenti disponibilità economiche – per un valore di circa 7 mil ioni di euro – sono state, invece, sequestrate dai Finanzieri che hanno anche arrestato 8 persone per associazione a delinquere e notificato altresì ad ulteriori 2 soggetti – un notaio e un imprenditore – l’interdizione allo svolgimento di attività professionali e di impresa.

L’operazione, scattata sabato scorso per il pericolo di fuga degli indagati e che ha visto impegnati centinaia di Finanzieri che hanno eseguito oltre agli arresti anche sequestri patrimoniali e perquisizioni, oltre che a Parma, anche ad Arezzo, Pordenone, Trieste, Savona, Padova, Verona, Milano, Pistoia, Ravenna, Reggio Emilia, Salerno, Chieti e, in particolare, a Ferrara.

Attraverso complesse attività investigative, espletate anche mediante l’ausilio di intercettazioni telefoniche, è stata accertata l’esistenza di un esteso contesto di illiceità che utilizzava un’Associazione Antiusura con sede a Parma e a cui facevano riferimento numerose persone fisiche e giuridiche debitrici seppur con disponibilità patrimoniali.

L’Associazione infatti offriva, tra gli altri, “servizi” finalizzati ad impedire od ostacolare le procedure esecutive – avviate da Enti pubblici per debiti verso l’Erario (Tribunale, ex Equitalia o altri Enti di riscossione) o da soggetti privati – nei confronti dei patrimoni personali o aziendali dei debitori. Questi ultimi attraverso il consorzio criminale, stipulavano numerosi negozi giuridici simulati e/o fraudolenti – fra cui numerosi trust con trustee fittiziamente residente in S lovenia e società ad hoc con sede sempre in Slovenia, oltre che in Senegal e Croazia – tutti riconducibili al consorzio criminale, al fine di rendere gli asset patrimoniali non più aggredibili o sequestrabili in Itali a dall’Autorità Giudiziaria.

Il sistema di frode, unico nel suo genere, era utile per ulteriori finalità: esso mirava, altresì, ad approfittare della debolezza psicologica di taluni imprenditori in difficoltà economiche, al fine di incassare, da quest’ultimi, non solo laute parcelle per l’avvio della “procedura criminale” offerta dall’Associazione ma anche le risorse economiche ancora a loro disposizione, illudendoli di una restituzione nel tempo, anche sotto forma di “vitalizio”.

Tale restituzione, però, non avveniva mai o solo in parte in quanto, successivamente, i personaggi indagati si rendevano irreperibili: è il caso di una imprenditrice che, nelle dichiarazioni rese ai Finanzieri, ha dichiarato di essere stata persuasa a versare la considerevole somma di 300.000 euro su conti intestati ad una società senegalese (legalmente rappresentata dai principali indagati) con la prospettazione, rivelatasi invera, di restituirgliela sotto forma di vitalizio mensile non tracciabile.

Ma, parallelamente, vi sono i casi di vari imprenditori che, avendo deciso di non pagare Iva ed altre imposte sui redditi, hanno cautelato i propri patrimoni con gli arrestati e adesso sono tutti indagati per sottrazione fraudolenta al pagamento di im poste.

È il caso, ad esempio, di un’azienda di pavimenti in legno che non aveva versato l’iva per 60 mila euro, pur avendo un patrimonio aziendale di 240.000,00 euro.

L’Associazione – “teoricamente” mutualistica – che ha erogato le specifiche prestazio ni a favore di numerosi soggetti era utilizzata, quindi, come “schermo lecito” per procedere a varie attività illecite del gruppo criminale.

Tali attività erano rivolte, soprattutto, a favorire soggetti con ingenti disponibilità patrimoniali e finanziarie che avevano comunque deciso di non pagare le imposte a loro carico o non restituire taluni prestiti contratti: al fine di evitare che i patrimoni venissero aggrediti dai provvedimenti esecutivi promossi dai creditori (sequestri per equivalente dell’imposta evasa, pignoramenti ecc.) venivano predisposti negozi giuridici ad hoc che “occultavano” tali patrimoni all’estero o in capo a soggetti terzi. In questo modo i debitori venivano “fittiziamente” spossessati dei loro patrimoni e, pertanto, non più aggredibili dai creditori stessi.

Le attività economiche, tuttavia, continuavano senza soluzione di continuità agli occhi dei clienti: una volta creata sulla carta la società estera, infatti, veniva contestualmente aperta una unità locale in Italia che, ovviamente, coincideva con la sede della società o azienda originaria.

Tali operazioni avvenivano grazie alle competenze professionali di un notaio, ben conscio delle sue particolari e anomale prestazioni professionali asservite all’associazione criminale. Strumentali al perseguimento del programma associativo erano le sistematiche denunce per usura ed estorsione finalizzate unicamente a usufruire della sospensione di ogni procedura esecutiva offerta dall’articolo 20 della L. 44/99 (fondo di solidarietà vittime dell’ usura) così da guadagnare il tempo necessario a rendere inaggredibili i patrimoni aziendali trasferendoli a società estere.

Per questo motivo, le denunce/querele venivano riproposte senza sosta per anni e davanti disparate Procure nazionali nonostante fini ssero sistematicamente in archiviazione per infondatezza della notitia criminis ; da qui la calunniosità delle accuse: le denunce, infatti, venivano riproposte identiche pur nella perfetta consapevolezza (dovuta dalla pluriennale notifica di richieste e dec reti di archiviazione) dell’innocenza dei soggetti accusati di usura ed estorsione.

Per perseguire lo scopo, l’organizzazione ha:

  • utilizzato la struttura giuridica del trust, nel cui fondo ha fatto confluire la piena proprietà o i diritti di usufrutto sui beni immobili aggredibili dai creditori;
  • effettuato cessioni di quote del capitale sociale delle aziende a favore di un soggetto di diritto estero costituito ad hoc;
  • affittato rami d’azienda a canone agevolato a favore di un soggetto di dirit to estero costituito ad hoc.

Nel corso dell’indagine la Guardia di Finanza di Parma ha individuato ben 49 trust nonché riscontrati 71 cessioni di quote societarie, 12 affitti immobiliari, e 3 cessioni di rami di azienda, a fronte di debiti tributari non pagati per milioni di euro.

Nel corso dell’indagine sono confluite, altresì, le attività di polizia tributaria e giudiziaria condotte dalla Compagnia di Ferrara nei confronti di un soggetto economico fruitore di tali “servizi”.

E’ stato accertato, inoltre, che le spese relative alle pratiche aperte dall’Associazione e le relative perizie offerte dalla stessa venivano remunerate attraverso pagamenti diretti non all’ente no profit bensì a favore delle citate società estere intestate ai soggetti indagati e che venivano utilizzate, pertanto, come collettori dei flussi finanziari illeciti.

Sono 26, complessivamente, gli indagati dalla Guardia di Finanza per la vasta gamma di reati accertati che spaziano dalla sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, alla mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice, fino alla calunnia.

In ragione di ciò, il GIP di Parma – dott. Mattia Fiorentini – ha disposto l’emissione di n. 8 ordinanze di custodia cautelare di cui 4 in carcere e n. 4 ai domiciliari, nonché l’interdizione dall’esercizio di attività professionali e di impresa per un notaio e per una imprenditrice, il sequestro della sede dell’Associazione Antiusura, 7 società, 3 conti correnti nonché partecipazioni societarie di 41 persone giuridiche, 16 immobili, 2 siti internet e disponibilità liquide per quasi 7 milioni di euro.

L’operazione “Parola d’ordine” (dalla traduzione francese del nome delle tre società senegalese, slovena e croata “MOTDEPASSE” che fungevano da “bacinella” di raccolta dei contanti incassati dagli indagati) condotta dalla Guardia di Finanza riscontra il prioritario impegno del Corpo a contrastare le frodi economico – finanziarie più gravi che, in questo caso, sono state perpetrate tramite l’illecito trasferimento di capitali all’estero, la residenza fittizia all’estero di persone fisiche e giuridiche, la costituzione in Italia di stabili organizzazioni occulte di imprese estere nonché l’utilizzo strumental e e illecito di trust.




EVASIONE FISCALE DA 17MLN DI EURO: MAX BIAGGI RINVIATO A GIUDIZIO

Redazione

Roma – Rinvio a giudizio per il pilota di Moto Gp e Superbike Max Biaggi, accusato di aver evaso il fisco per oltre 17 milioni di euro. Il centauro, quattro volte campione del mondo nella classe 250, andrà a processo il prossimo 15 settembre davanti ai giudici del tribunale monocratico di piazzale Clodio.

A disporre il rinvio a giudizio del motociclista quattro volte campione del mondo nella classe 250 è stato il gup Valerio Savio. Stando all'accusa, Biaggi, attualmente impegnato nel campionato Superbike, "al fine di sottrarsi al pagamento delle imposte sui redditi e sul valore aggiunto e degli interessi e sanzioni amministrative relativi a dette imposte dell'ammontare complessivo di 17,852.261,95 euro, compiva atti fraudolenti consistiti nel trasferimento della propria residenza nel Principato di Monaco e nell'affidare lo sfruttamento dei suoi diritti di immagine, derivanti dai contratti di sponsorizzazione con la società Dainese Spa, a società di capitale" con sedi a Londra, Montecarlo e Madrid "idonei a rendere in tutto inefficace" il recupero delle somme dovute al fisco. Equitalia, assistita dall'avvocato Emilio Ricci, si è costituita parte civile. La prima udienza del procedimento è fissata per il prossimo 15 settembre.




DIANA BRACCO, LA DIFESA: "NON C'E' STATA ALCUNA FRODE FISCALE"

di Christian Montagna

Milano – Dopo la bufera di ieri sul presidente di Expo 2015, Diana Bracco, oggi è il momento della difesa che respinge tutte le accuse. Secondo la Procura di Milano avrebbe evaso il fisco denunciando alcune spese come societarie quando in realtà erano personali. I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Milano hanno sequestrato un milione di euro, corrispondente della somma evasa.

LA DIFESA
“Non c’è stata alcuna frode fiscale” secondo la difesa. La società Expo 2015 di cui Diana Bracco è presidente, non sarebbe coinvolta in alcun modo on questa inchiesta. Le indagini infatti vertono esclusivamente sulla società del suo gruppo. Le indagini hanno rilevato “fatture per euro complessivi 3.064.435 confluiti nella contabilita' e nelle dichiarazioni fiscali presentate dalle societa' del gruppo Bracco per i periodi di imposta dal 2008 al 2013”.

GLI ALTRI INDAGATI
Il procuratore aggiunto Francesco Greco e il pm Giordano Baggio hanno notificato la chiusura della indagini oltre che a Diana Bracco anche a Pietro Mascherpa, "in qualita' di Presidente del cda e firmatario delle dichiarazioni della Bracco Real Estate srl"; Marco Isidoro Pollastri, "in qualita' di contitolare dello studio di progettazione Archilabo di Monza; Simona Adele Calcinaghi, "in qualita' di contitolare dello studio di progettazione Archilabo di Monza".




ROMA, EVASIONE FISCALE: RINVIATI A GIUDIZIO GLI AZIONISTI DI BULGARI

di A.B.
 
Roma – Paolo e Nicola Bulgari, noti azionisti ed eredi dello storico marchio simbolo del lusso, dell’eleganza e dello sfarzo, sono stati rinviati a giudizio dal gup Bernadette Nicotra che ha accolto le richieste che sono state avanzate dalla procura. I soggetti avrebbero frodato il fisco e avrebbero evaso decine di milioni di euro con la creazione di società all’estero nel 2006, in particolare in Svizzera, in Olanda e in Irlanda.
 
L’accusa di cui devono rispondere è di dichiarazione fraudolenta. Oltre a loro vi sono coinvolte ben altre 11 persone che sono accusate di aver aiutato la società a sottrarre ingenti somme di denaro al fisco. L’udienza inizierà il prossimo ottobre ed è il frutto di un’indagine partita nel 2013 dove la Guardia di Finanza aveva sequestrato 46 milioni di euro. 



FRODE ED EVASIONE FISCALE: LE CIFRE ASTRONOMICHE DEI SEQUESTRI DELLA GDF

di Christian Montagna

E' sempre più complicato il lavoro delle fiamme gialle nell'era dell'evasione fiscale. Nella maggior parte dei casi, ad evadere sono proprio i malavitosi che acquistano società, beni immobili e strutture private evadendo il fisco. Proprio questa mattina, la Guardia di Finanza sull'asse Napoli- Caserta ha sequestrato beni e somme di denaro per oltre due milioni di euro ai danni di sette persone. Conti correnti, beni mobili, terreni, case, rivendite di tabacchi e auto di lusso sono state sequestrate nella provincia di Napoli, a Chieti e a Pisa. Una storia di evasione fiscale e usura che andava avanti da tempo e che spesso si concludeva con la cessione di attività ai cravattari non riuscendo ad onorare i debiti contratti.

Soltanto lo scorso anno, secondo quanto emerge dal "Rapporto annuale 2014" della Guardia di Finanza, sono stati scoperti 8 mila evasori totali e tredici mila responsabili di reati fiscali. Nell' attività di contrasto all'evasione e alle frodi fiscali in genere, i finanzieri hanno effettuato 18.124 indagini di polizia giudiziaria ed eseguito 22.083 verifiche e 54.280 controlli fiscali. I controlli strumentali su strada sono stati 525.928, con una percentuale di irregolarità del 32%. I reati tributari scoperti sono stati 17.802: i soggetti denunciati sono 13.062, dei quali 146 arrestati. Non va meglio nel campo dei lavoratori a nero che nel 2014 sono stati 11.936 e oltre 13 mila irregolari. Il controllo effettuato dalle guardie in merito al lavoro non legalmente retribuito ha portato all'arresto di oltre cento persone e la denuncia di ben 13 mila soggetti. La percentuale di irregolarità sale al 32% secondo l'analisi effettuata su oltre 18 mila indagini.

Altro settore nero è stato quello degli appalti pubblici finiti sempre più spesso nel mirino della guardia di Finanza perché regolati dalle associazioni criminali. Soltanto lo scorso anno, sono state denunciate 933 persone, 44 delle quali arrestate. Il valore degli appalti finiti nel mirino è stato di 4,6 miliardi di euro. Ancora in crescita anche i numeri di frodi fiscali ai finanziamenti pubblici: i danni erariali e le frodi, sono costate allo Stato nel 2014 oltre quattro miliardi.Per "danni erariali" relativi alla pubblica amministrazione sono stati segnalati 2,67 miliardi. Le frodi per prestazioni sociali agevolate e ticket sanitari sono state pari a 6 milioni; quelle nella spesa sanitaria 141 milioni e per quella previdenziale 113. Le frodi "nella richiesta di incentivi nazionali" sono state pari a 618 milioni. Di circa 666 milioni le frodi sui fondi europei. Le persone denunciate per reati contro la pubblica amministrazione sono state 3.745 e 229 quelle arrestate.

Anche il gioco illegale è stato oggetto di indagine da parte dei militari che ha eseguito poco meno di dieci mila controlli accertando il 33% di irregolarità. Le violazioni riscontrate sono state 3.343 e i soggetti verbalizzati 10.988; inoltre sono stati sequestrati 1.085 apparecchi da divertimento, 3.116 punti clandestini di raccolta scommesse, 205 immobili e contanti per 1,8 milioni.
Certo è che con questi dati aberranti, la ripresa economica sarà sempre più lontana…




MAXI EVASIONE FISCALE DA 180 MILIARDI DI EURO INCORAGGIATA DA COLOSSO BANCARIO

Redazione

Parigi – Maxi evasione fiscale "accettata se non incoraggiata" dal colosso bancario anglosassone Hsbc. Questo quanto risulterebbe da un'inchiesta del quotidiano francese Le Monde  che annuncia la pubblicazione sul proprio sito internet dei risultati dell'inchiesta portata avanti tra Parigi, Washington, Bruxelles e Ginevra. Il periodo cui si riferiscono i dati in possesso del quotidiano francese riguardano il biennio che va dal 2005 al 2007, dati di cui Le Monde fa sapere di essere entrato in possesso solo all'inizio dello scorso anno.

Mohammed VI re del Marocco e John Malkovich noto attore statunitense sono tra i nominativi che emergono nell'inchiesta che riguarda oltre 100mila persone e 20mila società per un evasione totale di 180,6 miliardi di euro finiti sui conti della filiale svizzera della Hsbc. 
 

La banca ammette, "defaillance in filiale di Ginevra: 
La Hsbc ha ammesso gli errori della sua filiale svizzera sul gigantesco sistema di evasione messo in piedi a meta' degli anni duemila a favore dei suoi clienti piu' facoltosi. "Accettiamo e ci assumiamo la responsabilita' dei fallimenti passati rispetto alle regole e alle procedure di controllo", hanno fatto sapere in una nota dai vertici Hsbc, spiegando anche che la controllata elvetica non fu totalmente incorporata nel gruppo dopo l'acquisto nel 1999 e che pertanto i livelli di conformità alle regole sono stati "significativamente piu' bassi" rispetto alla norma.
 




EVASIONE FISCALE: SEQUESTRATI 900.000 EURO ALL'EX CALCIATORE FABIO CANNAVARO.

di Christian Montagna

In un momento in cui la giustizia va fino in fondo e tutte le magagne vengono a galla, si scoprono gli altarini. E chi di voi non ne ha almeno uno? Dopo la maxi evasione di ieri documentata dal nostro giornale in cui 62 persone sono finite nel registro degli indagati, oggi è toccata al famoso calciatore campano Fabio Cannavaro. Dirigente sportivo, allenatore di calcio ed ex difensore, Fabio nel 2006 aveva portato a casa con la Nazionale Italiana il titolo di campione del mondo. Stavolta però a conferirgli il titolo di campione di evasione fiscale è l'Agenzia delle Entrate. Nell'ambito di un indagine coordinata dal pm di Napoli Fabrizio Vanorio e dal procuratore aggiunto Fausto Zuccarelli sulla frode fiscale realizzata con società di noleggio di barche di lusso gestita dai coniugi Cannavaro, sono state rilevate anomalie. A finire nei guai è anche Daniela Arenoso, moglie del famoso calciatore. Insospettita dai conti che non tornavano, l'Agenzia delle Entrate, già da tempo aveva scoperto i sistemi fraudolenti nella gestione dell'impresa. Al termine dei controlli fiscali, si è stimato che nel periodo compreso tra il 2005 e il 2010, l'evasione di imposte dirette ed Iva ammontino ad un milione di euro. Una grandissima truffa ai danni dello Stato che da un personaggio di fama mondiale come lui proprio non si poteva aspettare.

LE CONTROVERSIE DEL GIOCATORE:
Non pochi sono stati i problemi che Fabio ha creato al pubblico che lo segue e dei quali si è dovuto scusare pubblicamente. Cominciamo dal più lontano in ordine di tempo: era il 1997 quando pubblicizzò in radio le prime colonie estive Evita Peron, campi gestiti dalla destra radicale. Nel 2007, allora giocatore del Real Madrir, durante i festeggiamenti per la vittoria del campionato aveva sventolato una bandiera con un fascio littorio al centro. Anche in quel caso il giocatore si scusò pubblicamente dicendo di non essersi accorto dello stemma fascista. Nel 2009, secondo quanto riportato dai giornali, il giocatore aveva affermato dichiarazioni anomali sul film Gomorra che poi lui stesso avrebbe negato. Oggi, nel 2014, lo Stato gli sequestra 900.000 euro per aver evaso Irap, Ires ed Iva per 5 anni e lo denuncia inoltre per dichiarazione fraudolenta tramite artifici. Tanti successi in campo quanti i problemi con la giustizia? Speriamo di no.