CASTELLI ROMANI: INIZIATO IL COUNT DOWN PER LA “ROMANELLA” TARGATA DOC ROMA

Certo uscire dalla nomea che si è fatto questo spumantino romanesco non è facile, in primis perché ci sono tante copie malfatte in giro per cantine, fraschette e mercati. Tante bottiglie che con la vera Romanella non hanno nulla a che fare perché vi si aggiunge zucchero e anidride carbonica alla luce del sole, addirittura mettendo questi additivi nell’etichetta.

 

di Chiara Rai

Castelli Romani – Lo “spumante de noiantri” vestirà gli abiti della Doc Roma. Mancano pochi giorni e a marzo finirà sulle tavole dei castellani e dei romani nostalgici che per tradizione non rinunciano al bivacco con prodotti tipici e un bel bicchiere di Romanella.

E’ tutta per lei la passerella dei vini a denominazione di origine controllata della nuovissima Doc Roma lanciata dal precedente commissario straordinario Arsial Erder Mazzocchi.

Un disciplinare nato nel 2011 che prevede diverse tipologie: di vino: bianco, rosso, rosso riserva, rosato, “Romanella” spumante, Malvasia puntinata, Bellone. Nel 2013 conta ben 500 mila bottiglie sul mercato con 21 aziende a regime per una superficie coltivata di 58 ettari. Mentre la Romanella, che non può essere commercializzata prima del 15 marzo, registra a consuntivo circa 50 mila bottiglie pari a 337 ettolitri.

Al momento hanno aderito alla produzione della vera e unica Romanella, tre produttori che hanno conferito nella cantina Selva Candida. Certo uscire dalla nomea che si è fatto questo spumantino romanesco non è facile, in primis perché ci sono tante copie malfatte in giro per cantine, fraschette e mercati. Tante bottiglie che con la vera Romanella non hanno nulla a che fare perché vi si aggiunge zucchero e anidride carbonica alla luce del sole, addirittura mettendo questi additivi nell’etichetta.

Occorre ricordare che “Romanella” è una definizione riservata in via esclusiva allo spumante della Doc Roma, concetto che non è stato ancora recepito da alcuni produttori laziali che continuano a produrre vini da tavola gassificati chiamandoli appunto Romanella. Ma in realtà il tentativo della Doc Roma è proprio spazzare via questo status inappropriato e recuperare la tradizione perduta restituendo il giusto valore qualitativo ad un prodotto di nicchia che i vignaroli consumavano ad uso domestico. Soddisfatto il presidente del consorzio di tutela Frascati Doc Mauro De Angelis: “Ho visto diverse bottiglie in giro, Romanella a parte – dice De Angelis – di cantine frascatane come la San Marco ad esempio, che vengono vendute ad un prezzo di sette euro. Questa è una cifra che non sminuisce gli intenti della Doc Roma e non entra in competizione col Frascati”. Infatti, nonostante il crescente interesse, siamo ancori lontani dalle produzioni potenziali, calcolate in 8 milioni e 400 mila bottiglie di bianco e 8 milioni e 700 mila di rosso.

Ma come nasce lo spumantino de noiantri? Nei Castelli Romani, con l’uva raccolta per ultima si facevano i vini più zuccherini. La “Romanella” altro non era che una rifermentazione in bottiglia, ma senza aggiunta di lieviti. Imbottigliata all’inizio della primavera ed a seguito dell’aumento della temperatura lo zucchero si trasformava in alcol con la conseguente formazione di anidride carbonica e quindi delle bollicine. Il disciplinare della Doc Roma, sostituisce questa pratica empirica con processi di spumantizzazione razionali quali il metodo charmat o il metodo classico.

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LAZIO, VINI ALLA RISCOSSA: RIMANGONO IN PIEDI SOLO I MIGLIORI

Alberto De Marchis

Lazio – Pian piano ci si arriva, non ci vuole molto tempo, già la veste dei vini del Lazio, in particolare dei Castelli Romani è cambiata: hanno fatto una ferrea dieta e dalla quantità si è passati alla qualità.

Un tuffo indietro di 60 anni quando una bottiglia di Frascati portata dall’ospite nella casa del romano era un dono prestigioso. La produzione vinicola del Lazio nell’ultimo decennio è passata da 3,4 milioni di ettolitri ad un milione di ettolitri: quest’ultima vendemmia ha premiato le eccellenze. Tant’è che Bibenda 2013, prestigiosa guida di vini, indica 47 cantine di eccellenza del Lazio su una produzione di un milione e mezzo di ettolitri quando per esempio altre prestigiose regioni come la Sicilia con sei milioni di ettolitri ne presenta 68, o ancora l’Abruzzo con oltre 2 milioni di ettolitri 53 cantine.  

Tutti dati snocciolati da Giorgio Casadei, esperto vitivinicolo dei Castelli Romani, che in particolare conosce a mena dito il territorio di Velletri. Franco Maria Ricci, presidente dell'Associazione Italiana Sommelier, grande provocatore e grande intenditore di vini non ha risparmiato critiche nei confronti di produttori e amministratori che non riescono  a tutelare, valorizzare, promuovere a sufficienza i vini del Lazio, tra questi il votaccio l’ha preso Velletri dove di fatto si sta estinguendo il Co.Pro.Vi. (Consorzio Produttori Vini di Velletri) in vita dagli anni ‘50.  Anche qui, però spiccano delle eccellenze: “il comparto vitivinicolo locale – aggiunge Casadei –  è ancora il settore trainante dell’agricoltura e vanta eccellenze come Colle di Maggio e Piana dei Castelli”.

A sostenere la stessa tesi anche Mauro De Angelis, presidente del consorzio di Tutela Frascati Doc e Docg. “Il Lazio, come pure i Castelli Romani, ha definitivamente chiuso l’era della funzione “serbatoio”. Da qualche anno è avvenuta una selezione: c’è chi ha avuto il coraggio di investire sulla qualità e riaffermazione del territorio e chi invece è deceduto, come successo a Velletri o a Cerveteri”. Il presidente Arsial Erder Mazzocchi riconosce che l’agenzia regionale ha avuto difficoltà contabili e finanziarie ereditate dal passato, “per questo e non abbiamo potuto fare grande attività di promozione” e al contempo rilancia un obiettivo fondamentale:  arrivare a un consorzio di tutela unico. Il presidente della Gotto d’Oro Luigi Caporicci ha commentato: “Lo sforzo qualitativo nella regione Lazio sta avendo i suoi effetti con eccellenze riconosciute dalle migliori guide. Milioni di famiglie italiane bevono un ottimo vino riconosciuto e tutelato. I migliori Doc/Docg laziali di indiscutibile qualità sono dunque all’apice della loro miglior veste”.

 




LAZIO, ARSIAL: "MOZZARELLA DI BUFALLA CAGLIATA SURGELATA, SÌ AD UN PIANO RIGOROSO DI CONTROLLI"

Redazione

No alla cagliata surgelata, sì ad un piano rigoroso di controlli e presto un marchio di identità della mozzarella di bufala laziale. Tutto questo in sintesi i temi della conferenza stampa svoltasi stamane presso l’Enoteca Regionale Palatium sulla “Valorizzazione dei prodotti bufalini ciociari” alla quale sono intervenuti il Presidente dell’Arsial Erder Mazzocchi, il Consigliere dell’Arsial Mauro Buschini, ed il sindaco di Amaseno Giannantonio Boni.

“La Regione Lazio deve opporsi in maniera ferma al tentativo di introdurre nel disciplinare della mozzarella di bufala campana DOP l’utilizzo della cagliata congelata” ha tuonato Giannantonio Boni, interpretando l’umore dei molti allevatori intervenuti alla conferenza.“E con la nuova legislatura dobbiamo riproporre in maniera forte il tema dell’identità della mozzarella di bufala della nostra regione”, gli ha fatto eco Mauro Buschini, che vuole ricostruire una propria identità legata ai territori di produzione.

Il tema della necessità di un piano rigoroso di verifica sanitaria è stato richiamato nel corso del dibattito come uno strumento che non solo tutela i consumatori, tanto più quando si è di fronte ad un prodotto tutelato a livello europeo, ma garantisce anche il reddito agli allevatori onesti che lavorano non solo nei piani di qualità, ma che controllano anche scrupolosamente la salute degli animali e quindi delle produzioni.

Richiamato da Mauro Buschini il forte valore “identitario” della mozzarella di bufala per il territorio ciociaro. La questione di una certificazione che identifichi e valorizzi la mozzarella di bufala laziale è stata ripresa dal Presidente dell’Arsial Erder Mazzocchi, che ha richiamato la positiva esperienza seguita dall’Arsial con la doppia cappatura del pecorino romano che oggi identifica la produzione laziale rispetto a quella sarda, sottolineando come “anche per la mozzarella di bufala deve essere ripreso, con la nuova consigliatura,un progetto concreto per arrivare ad identificare il prodotto della nostra Regione, perché, solo così, – ha proseguito Mazzocchi – le risorse e l’impegno nelle attività promozionali possono tornare utili e proficui ai nostri allevatori”. “Ma per arrivare a questo importante risultato – ha proseguito Mazzocchi – è indispensabile la capacità aggregativa degli allevatori ciociari e laziali che arrivino a supportare organismi unitari in grado di portare avanti anche progetti di autocontrollo capaci di rappresentare in maniera forte alla politica regionale l’istanza del comparto”.

E sul tema della cagliata artificiale Salvatore Rinna, Presidente del Cab, Consorzio Allevatori Bufalini della valle dell’Amaseno, ha lanciato una proposta alternativa al tema della cagliata congelata per aiutare a gestire meglio la produzione lattiera. “Con la destagionalizzazione dei parti – ha dichiarato Rinna – è possibile evitare i picchi produttivi di latte concentrati nei mesi invernali ed evitare così di avere una sovrapproduzione di latte nella stagione autunno-inverno quando il mercato della mozzarella cala le vendite. La destagionalizzazione dei parti permetterà di rispondere in maniera efficace alle esigenze dei consumatori e nel contempo garantire l’autenticità e genuinità della nostra mozzarella di bufala.” “Tre temi – ha concluso Buschini – l’opposizione alla cagliata congelata, la necessità di controlli rigorosi e la costruzione di un percorso d’identità della mozzarella di bufala su cui continueremo ad impegnarci in futuro lavorando anche per potenziare i compiti e le competenze di Arsial in questo settore.”
 




LAZIO ARSIAL ‘TESORI DEL LAZIO’, I PRODOTTI DI QUALITA’ SBARCANO NELLA GRANDE DISTRIBUZIONE

Redazione

Lazio – Qualex 2004 srl, da diversi anni nel mercato dei prodotti ortofrutticoli, si fa promotrice del progetto “Tesori del Lazio” patrocinato dall’ARSIAL, l’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio.

Un progetto che ha lo scopo di favorire la penetrazione dei prodotti del Lazio con denominazione Dop e Igp nella Gdo (Grande distribuzione organizzata), offrendo ai produttori che sono a monte della filiera ortofrutticola un marchio collettivo di garanzia di qualità, e garantendo nel contempo, al grande distributore, la continuità delle forniture per tutto l’arco dell’anno grazie alla vasta gamma dei prodotti a stagionalità differente, senza perdere di vista l’esigenza della filiera corta, fattore che va affermandosi sempre più come esigenza etica nel mercato alimentare anch’esso ormai globalizzato.

“L’espansione del mercato dei prodotti tipici – dichiara Filiberto Montano, Direttore Generale Qualex 2004 – rappresenta un fattore strategico di successo importante per lo sviluppo economico territoriale. Gli attori economici e le stesse istituzioni, sia a livello europeo che nazionale, ne riconoscono il ruolo determinante e ne incentivano e tutelano lo sviluppo. Ma valorizzare le produzioni tipiche – continua Montano – non è impresa facile. Il settore produttivo è spesso frammentato e discontinuo, le quantità sono modeste, e tali fattori ostacolano lo sviluppo di strategie di marketing da parte dei piccoli produttori utili per differenziare il prodotto e creare una forte identità di marca rispetto alla produzione agricola su larga scala e indifferenziata. D’altro canto la Gdo non può  gestire con efficienza ed efficacia le politiche di approvvigionamento dovendo contrattare con tanti piccoli produttori. Infine il consumatore finale pur essendo particolarmente sensibile alla provenienza limitrofa dei prodotti agricoli di fronte ad un prodotto poco differenziato difficilmente ne giustifica la differenza di prezzo. Il progetto “Tesori del Lazio” nasce quindi – conclude Montano – per far fronte a questi tre ordini di criticità, offrendo: ai produttori l’opportunità di entrare nella GDO con un marchio altamente differenziato e ben visibile costantemente presente nel punto vendita; assistenza di marketing e tecnica per ciò che attiene gli standard di prodotto preventivamente definiti; supporto finanziario sui crediti al cliente attraverso protocolli di intesa con istituti bancari; supporto logistico e risparmi di costi di trasporto; e monitoraggio dei prezzi al consumo. Ai grandi distributori l’opportunità di selezionare i fornitori; aumentare la redditività delle categorie di prodotti tipici pur variando l’assortimento all’interno della categoria; di mantenere standard qualitativi costanti e dare continuità alle vendite avendo stabilizzato il rapporto con i fornitori; supporti logistici e disponibilità di consegna immediata sul punto vendita; promozioni e marketing. Ed infine ai consumatori garantisce un prodotto di qualità; il rispetto della stagionalità produttiva, che è un tema di crescente attrattiva; informazioni sull’uso del prodotto e sulle sue caratteristiche distintive”.

“Per coloro che ricercano la qualità nell’alimentazione – dichiara Erder Mazzocchi, Presidente Arsial – i marchi e le certificazioni dovrebbero rappresentare uno dei primi elementi di valutazione. Il Lazio possiede un vasto patrimonio agroalimentare di produzioni tipiche e di prodotti tradizionali. Non possiamo, quindi, che accogliere favorevolmente progetti come questi che cercano di favorire la diffusione dei prodotti di qualità laziali nella grande distribuzione”.





CASTELLI ROMANI, VINI DOC ROMA: LA ROMANELLA OGGETTO DI FRODE? ESITO POSITIVO PER IL NUOVO DISCIPLINARE ARSIAL

C.R.

Una società di Palestrina sta commercializzando al dettaglio al prezzo di due euro la famosa “Romanella” contraddicendo al disciplinare di produzione Doc Roma che in via esclusiva prevede la denominazione “Romanella Spumante”. Le tecniche di spumantizzazione per l’elaborazione della tipologia “Romanella spumante”, sono quelle consentite per la categoria dei vini spumanti dalla legislazione vigente, sia tramite il metodo Martinotti-Charmat che con il metodo classico Champenoise: questo vuol dire che non è ammessa l’aggiunta di anidride carbonica. Ciononostante, in numerosi negozi dei Castelli Romani è commercializzata la Romanella bianco dolce e quella rosso dolce addizionata di anidride carbonica. “Questo episodio ci da una ennesima conferma – ha detto il presidente Arsial Erder Mazzocchi –  di quanto l’istituzione da parte di Arsial della Doc Roma, volta alla tutela e riscoperta dei prodotti del nostro territorio tramite il suo rigido disciplinare, fosse necessaria. Ciò anche a dispetto di coloro che l’hanno giudicata come superflua sovrapposizione delle Doc esistenti”.

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VITERBO, ERDER MAZZOCCHI NON E' INDAGATO PER TURBATIVA D'ASTA.

Mazzocchi: "I fondi per la realizzazione della manifestazione  sono stati assegnati dall’Assessorato all’Agricoltura ad Arsial soltanto alla fine di marzo 2011 con la manifestazione che sarebbe iniziata il 5 aprile”.

 

Redazione

In relazione alle agenzie di stampa che riporterebbero Erder Mazzocchi quale indagato insieme all’Assessore all’Agricoltura della Regione Lazio Angela Birindelli e al Sindaco di Viterbo Giulio Marini in merito alla presunta turbativa d’asta tesa a favorire aziende viterbesi per la partecipazione al Vinitaly, Arsial  viene a precisare che “il Vinitaly 2012 è stato realizzato direttamente dall’Assessorato all’Agricoltura della Regione Lazio”. Per quanto concerne poi il Vinitaly 2011 realizzato da Arsial, la stessa Agenzia ha affidato i servizi direttamente all’ente fiera di Verona, esclusivista degli spazi e della manifestazione. “Non ho mai avuto rapporti con aziende viterbesi, né personali né professionali e tutti gli affidamenti sono stati fatti direttamente dall’ente fiera di Verona” dichiara Mazzocchi il quale precisa che “ i fondi per la realizzazione della manifestazione  sono stati assegnati dall’Assessorato all’Agricoltura ad Arsial soltanto alla fine di marzo 2011 con la manifestazione che sarebbe iniziata il 5 aprile”. Precisa Mazzocchi “la mia attività è consistita nel ricontrattare a favore dell’erario pubblico, un contratto biennale sottoscritto dal mio predecessore”. “Ho piena fiducia nell’operato della magistratura ma, sottolineo, che nessuna contestazione inerente i reati  di turbativa d’asta mi è stata mai notificata anche perché Arsial non ha messo in atto nessuna procedura di gara”.

tabella DI INTERESSE:

23/08/2012 LAZIO REGIONE, PRESTO IL "CAMBIO DELLE PORTE"…. GIREVOLI E BEN OLIATE?
07/03/2012 ARSIAL TRA INDISCREZIONI E ANTICIPAZIONI.


 




VITERBO, AVVISO DI GARANZIA PER GIULIO MARINI. QUESTA MATTINA L'INTERROGATORIO

Angelo Parca

Il sindaco di Viterbo Giulio Marini (Pdl), sara' interrogato dal Pubblico Ministero Massimiliano Siddi questa mattina. Il primo cittadino viterbese è stato infatti taggiunto da un avviso di garanzia per corruzione e turbativa d'asta in concorso con l'assessore regionale all'Agricoltura Angela Birindelli e con il Commissario Straordinario dell'Arsial, Erder Mazzocchi. I due, secondo l'ipotesi accusatoria, avrebbero favorito alcune aziende viterbesi per l'aggiudicazione di commesse nell'ambito del padiglione Lazio del Vinitaly 2011. L'inchiesta su Vinitaly rientra nel fascicolo sulla falsificazione delle fatture del gruppo Pdl alla Pisana per il quale e' stato gia' interrogato Fiorito a Viterbo. Marini ha detto di non sapere ancora bene cosa gli viene contestato e che attende di vedere le carte prima di esprimersi. ''In diciotto anni di attività politico-amministrativa è la prima volta che ricevo un avviso di garanzia. Sono tranquillo, come sempre, perché sono certo di non avere nulla da temere''.
L’indagine sul Vinitaly è infatti confluita nel medesimo fascicolo, sempre più voluminoso, che si sta dipanando su tre direttrici distinte, ma tutte riconducibili alle faide interne al Pdl viterbese, che hanno finito per travolgere anche la Regione Lazio.

ALTRI tabella:

07/03/2012 ARSIAL TRA INDISCREZIONI E ANTICIPAZIONI.  (ESCLUSIVA – VIDEO INTERVISTA AL COMMISSARIO STRAORDINARIO ARSIAL ERDER MAZZOCCHI) 
23/08/2012 LAZIO REGIONE, PRESTO IL "CAMBIO DELLE PORTE"…. GIREVOLI E BEN OLIATE?
28/07/2012 LAZIO, CASO BIRINDELLI INDAGATA: IL RIESAME DICE NO AL DISSEQUESTRO DEI DOCUMENTI
11/04/2012 REGIONE CASO BIRINDELLI, INGESSATI PROVVEDIMENTI DI PRIMARIA IMPORTANZA PER IL MONDO DELL’AGRICOLTURA
  28/03/2012 LAZIO REGIONE, LA BIRINDELLI E' INNOCENTE E BATTISTONI PURE. PAROLA DI RENATA
27/03/2012 VITERBO CASO BIRINDELLI, IL 3 APRILE FISSATO IL RIESAME SU SEQUESTRO COMPUTER A GIORNALISTI
26/03/2012 LAZIO REGIONE, IDV PRESENTERA' MOZIONE ALLA POLVERINI PER RITIRARE LE DELEGHE ALLA BIRINDELLI
26/03/2012 VITERBO PROCURA, ANGELA BIRINDELLI INDAGATA PER TENTATA ESTORSIONE E CORRUZIONE


 




LAZIO, COMMISSIONE AGRICOLTURA: VIA LIBERA A PROPOSTA MODIFICA LEGGI AGRICOLTURA BIOLOGICA E ARSIAL

Battistoni / Cetrone: "Tali adeguamenti rivestono carattere di urgenza in relazione al fatto che la Regione ha individuato Arsial quale ente di controllo per la DOP di Roma nel comparto vitivinicolo, mentre le filiere produttive hanno già chiesto che l'Agenzia certifichi altre produzioni a denominazione (Pecorino di Piscinisco DOP, Patata dell'Alto Viterbese IGP eccetera)".

 

Angelo Parca

Via libera in commissione Agricoltura del Consiglio regionale del Lazio ad una proposta di legge firmata dal presidente Francesco Battistoni (Pdl) e dalla consigliere Gina Cetrone (Pdl) che permetterà all'Arsial di divenire concretamente organismo di certificazione e controllo delle produzioni di agroalimentari di qualità regolamentata.  "Tali adeguamenti – hanno sostenuto Battistoni e Cetrone nella relazione introduttiva al provvedimento – rivestono carattere di urgenza in relazione al fatto che la Regione ha individuato Arsial quale ente di controllo per la DOP di Roma nel comparto vitivinicolo, mentre le filiere produttive hanno già chiesto che l'Agenzia certifichi altre produzioni a denominazione (Pecorino di Piscinisco DOP, Patata dell'Alto Viterbese IGP eccetera)". Tutto ciò però richiede preventivamente che – come richiesto dal Ministero per le politiche agricole (MiPAF) – vengano separate le funzioni di "certificazione" da quelle di "vigilanza" sugli organismi di controllo che Arsial si vede attribuire dalla vigente normativa. Per eliminare queste competenze – ed evitare che l'agenzia si trovasse a vigilare su se stessa – la proposta di legge, che ora passa all'attenzione dell'Aula con relatore di maggioranza la consigliere Cetrone, cancella una serie di disposizioni tanto nella legge regionale 21/1998 "Norme per l'agricoltura biologica" che nella legge regionale n. 2/1995 "Istituzione dell'Agenzia regionale per lo sviluppo e l'innovazione dell'Agricoltura del Lazio (Arsial)". Le funzioni di "vigilanza" sugli organismi di controllo spetteranno all'Assessorato, mentre Arsial avrà la strada spianata per esercitare le funzioni di "certificazione" e divenire organismo di controllo.Il voto favorevole alla proposta di legge da parte della commissione Agricoltura è stato preceduto, nel corso della seduta di ieri 10 luglio, dal parere favorevole espresso dal direttore dell'Assessorato alle politiche agricole, Roberto Ottaviani. Hanno partecipato al voto i consiglieri Nicola Illuzzi (Lista Polverini), Raffaele D'Ambrosio (Udc) e Fabio Nobile (FdS).
 




LAZIO, IGP PATATA ALTO VITERBESE, TERMINATO ITER NAZIONALE

Angelo Parca

Sta per partire la certificazione Igp della patata dell’Alto Viterbese: dopo l’approvazione all’unanimità del disciplinare di produzione avvenuta oggi durante una riunione alla presenza di due funzionari del Mipaaf, si è chiuso l’iter nazionale del nuovo marchio. Ora il disciplinare sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e, anche se dovrà partire per Bruxelles in attesa dell’approvazione da parte dell’Europa, trascorsi i trenta giorni destinati a ricevere eventuali osservazioni, i nostri produttori potranno iniziare ad avvalersi del marchio in ambito nazionale. “Stiamo parlando di una produzione di oltre 40 mila tonnellate all’anno”, ha spiegato il presidente dell’Arsial, Erder Mazzocchi, “che riguarda circa 300 aziende sparse in nove comuni del viterbese, per un valore che supera gli 11 milioni di euro. La grande soddisfazione dimostrata oggi dai produttori, dai sindaci e dai rappresentanti delle associazioni di categoria”, ha aggiunto, “ci rende orgogliosi dell’egregio lavoro svolto dai nostri collaboratori, che hanno fornito l’assistenza tecnica per la stesura dell’intero dossier tecnico-scientifico-storico necessario alla presentazione della richiesta di riconoscimento al Mipaaf e alla Commissione europea”. 

“L’iter nazionale per il riconoscimento della IGP è terminato”. È quanto dichiarato dal Presidente della Commissione regionale agricoltura, Francesco Battistoni, intervenuto stamattina alla riunione di pubblico accertamento per esaminare, in presenza di funzionari del MiPAAF ed alla luce del parere favorevole della Regione Lazio, la proposta di disciplinare di produzione del prodotto "Patata dell’Alto Viterbese" IGP. “Il marchio di ‘Indicazione geografica Protetta’ per un prodotto tipico del nostro territorio è un punto di forza per lo sviluppo enogastronomico viterbese – ha affermato Battistoni – e può diventare l’elemento traino per le molte altre produzioni agricole locali”. L’incontro, tenutosi presso il Teatro ‘Boni’ di Acquapendente, ha riscosso grande successo, con la partecipazione di molti agricoltori e soci del CO.P.A.VIT, il consorzio che raggruppa tutte le cooperative già attive nel territorio. “Si tratta di una realtà economica importante – ha proseguito il Presidente di Commissione – il cui areale di produzione  coinvolge ben nove comuni della Tuscia  (Acquapendente, Bolsena, Gradoli, Grotte di Castro, Latera, Onano, S. Lorenzo Nuovo, Valentano e Proceno) e il cui valore di produzione supera gli 11 milioni di euro”. Nell’areale di produzione della I.G.P. “Patata dell’Alto Viterbese”, la patata rappresenta il comparto agroalimentare più importante della zona, con una superficie media complessiva investita annualmente di circa 1.000 ettari, per un numero di aziende agricole coinvolte pari a 300 e con livelli medi annui produttivi di oltre 40.000 tonnellate. “I benefici attesi – sottolinea Battistoni – riguarderanno il settore agricolo ma anche quello commerciale e turistico, con particolare riferimento alla ristorazione con prodotti tipici. Per questo – ricorda – occorre ringraziare il presidente del CO.P.A.VIT, Egidio Canuzzi per aver creduto in questo progetto e la grande professionalità messa in campo da Arsial, in particolare nella persona di Giovanni Pica, che attraverso il progetto “Agricoltura Qualità” ha garantito l’assistenza tecnica nella stesura di tutta la documentazione necessaria per la presentazione della richiesta di riconoscimento al MiPAAF e alla commissione UE. Sono queste – ha concluso Battistoni – le buone pratiche per la crescita del settore”.
 




LAZIO, MAZZOCCHI: “L’ARSIAL METTE LA FECONDAZIONE ARTIFICIALE AL SERVIZIO DEGLI ALLEVATORI DI OVINI”

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Redazione

Un’equipe specializzata in fecondazione artificiale per via laparotomica con seme congelato e una missione: raggiungere l’obiettivo di una popolazione ovina più resistente alla Scrapie (una malattia simile alla “mucca pazza”) realizzando anche un circuito virtuoso più redditizio per gli allevatori laziali, con un ricaduta economica sul territorio stimata di circa 1 milione 600 mila euro all’anno. E’ questo, in sintesi, il quadro complessivo del progetto sperimentale triennale sulla riproduzione ovina realizzato da Arsial in collaborazione con l’Associazione Romana Allevatori e Assonapa che sta per concludersi. Il progetto prevederà, a regime, la nascita di un Centro Arieti Arsial, che metterà a disposizione degli allevatori un parco arieti miglioratori resistenti geneticamente alla Scrapie. Due i vantaggi attesi dalla diffusione dei capi selezionati nel centro romano: l’abbattimento dei costi di acquisto fuori regione, che attualmente supera i 1.200 euro a capo, ed il ritorno economico previsto per gli allevatori che, oltre ad acquisire gli arieti a prezzi inferiori (stimati sui 500 euro), potranno rivendere al centro gli agnelli nati nella loro azienda usufruendo della premialità di 300 euro a capo prevista dalla Pac. Il futuro degli allevatori e la salute della popolazione ovina del Lazio, composta da circa 600 mila pecore, passano attraverso servizi innovativi e diffusi sul territorio”, ha spiegato il presidente dell’Arsial, Erder Mazzocchi, “e oggi, grazie a questo progetto sulla riproduzione, la nostra regione è tra le poche in Italia a poter vantare un’equipe specializzata nella fecondazione artificiale per via laparotomica con seme congelato. In questi tre anni”, ha sottolineato, “sono stati molti i risultati raggiunti, come l’individuazione di linee parentali più opportune nella razza Sopravissana, Sarda e Comisana, funzionali al miglioramento genetico degli ovini del Lazio. C’è ancora del cammino da fare”, ha aggiunto, “ma siamo certi che il nascente Centro Arieti del Lazio riuscirà in completa autonomia economica a produrre gli effetti desiderati, tra i quali un importante recupero di reddito per gli allevatori del Lazio stimato in circa un milione e mezzo di euro ed un importante segnale di qualità e sanità dei prodotti ovini per i consumatori”.
 




ARSIAL TRA INDISCREZIONI E ANTICIPAZIONI

Redazione

Il tempo di un caffè per il presidente dell’Arsial Erder Mazzocchi che ha concesso un intervista, dinamica e ricca di notizie relative l’andamento dell’Arsial, il suo futuro, i successi messi a punto, i progetti di birra e di vino, senza sottrarsi ad argomenti più spinosi come l’attuale quadro economico dell’ente. Una piacevole chiacchierata a 360° per il primo appuntamento con l’esclusiva e attesissima rubrica “pausa caffè con….”. Buona visione 

(http://www.osservatorelaziale.it/index.asp?art=803&arg=31&red=7 oppure scegliere Pausa caffè con…  da menù de L'osservatore laziale)