Emergenza migranti: Juncker cerca soluzioni tra gli stati interessati

“Il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha convocato per domenica a Bruxelles una riunione di lavoro informale sui temi della migrazione e dell’asilo durante la quale lavorerà con un gruppo di capi di Stato e di governo degli Stati membri interessati per trovare soluzioni europee in vista del prossimo Consiglio europeo”. Lo riferisce una nota della Commissione Ue. Si tratterà, secondo quanto appreso a Bruxelles, di un vertice a 7 con i leader di Italia, Francia, Germania, Spagna, Grecia, Bulgaria e Austria più i rappresentanti delle istituzioni Ue. Summit Visegrad-Austria domani a Budapest – Minivertice dei leader dei Paesi di Visegrad ed il cancelliere austriaco Sebastian Kurz domani a Budapest sul dossier migrazione e asilo. Lo annuncia Bertalan Havasi, capo ufficio stampa del premier ungherese Viktor Orban, e lo confermano fonti diplomatiche a Bruxelles.




Stadio della Roma e migranti, ancora la storia infinita… e il marcio viene a galla

Grandi sforzi, in questi giorni, da parte dei media, per portare alla luce anche il colore dei calzini dei personaggi coinvolti – o per coinvolgere chi non c’entra – nella faccenda del benedetto stadio della Roma. È evidente che dazioni di denaro sono state effettuate, in maniera trasversale, non guardando l’appartenenza politica, ma soltanto la convenienza pratica, da parte di un costruttore che voleva entrare nell’affaire, molto ben retribuito. Dal quale, riferiscono diversi quotidiani, avrebbe tratto il necessario per risanare la sua situazione economica seriamente compromessa. Ci sembra sinceramente esagerato l’impegno profuso nella comunicazione, specialmente da parte del ‘servizio pubblico’ – RAI – che a volte tanto pubblico non appare, agli occhi attenti di un osservatore.
Infatti, in prima pagina, a firma di Vittorio Feltri, ieri il quotidiano Libero titola un trafiletto con “La RAI rema contro la maggioranza”. È assolutamente vero: basta seguire i talk show politici che la Rai trasmette, segnatamente quello di Serena Bortone su Rai 3, per constatare che sembra che il PD sia ancora al governo. E che la giornalista che conduce Agorà continui come nulla fosse ad improntare la sua conduzione ad una precisa parte politica. L’intenzione comune appare quella di voler colpire il M5S, con l’intento di fare, magari, cadere questo governo. Potremmo dire che il governo Renzi ha resistito a ben altre bordate, dato il coinvolgimento anche familiare, oltre che quello politico, dei suoi più stretti collaboratori – supportato però dai media e dalla infaticabile sommità della RAI, alla quale aveva contribuito in maniera non trascurabile. Questo potrebbe spiegare perché in questi giorni ci si preoccupi tanto della vicenda ‘Stadio della Roma’, e per niente delle implicazioni emerse dal rifiuto di Salvini di sbarcare altri migranti.

Stadio della Roma e migranti, due vicende che appaiono di una enorme e diversa gravità

Da una parte una vicenda di corruzione, come in Italia ce ne sono tante, e tante ce ne saranno, fino a quando esisteranno gli appalti foraggiati da fondi pubblici. Ma sulle quali vicende bisogna agire con precisione chirurgica, per evitare danni collaterali. Oppure strumentalizzazioni sempre pronte da parte delle opposizioni – leggi Martina e PD. Dall’altra, la storia dei migranti, un malaffare che dura da anni, e ha attraversato almeno un paio di governi – così a memoria, ma forse di più – e che non accenna a diminuire. Se non fosse stato per l’intervento di Salvini, il quale, finalmente, ha inteso non solo mettere fine ad una situazione di grave disagio nei confronti dell’Italia, ma anche risolvere una volta per tutte questa esclusività di sbarco nei nostri porti. Grottescamente la Bonino – che non si sa a quale titolo riemerga periodicamente, come una peperonata – e che politicamente è insignificante, vanta in pubblico la scelta di far sbarcare il popolo dei barconi tutto in Italia, violando anche l’accordo di Dublino: tanto degli accordi, chissenefrega, il loro destino è quello di essere violati, come la loro ragion d’essere. A questa opposizione becera e purchessia, fa da sponda anche Saviano, assurto, dal suo attico a Manhattan, ad opinionista senza contraddittorio, capace di enunciare dati qualche volta – ma diremmo anche del tutto – non rispondenti alla realtà. Pare infatti che, a fronte di 800 milioni di euro erogati all’Italia in 6 anni, a pro degli sbarchi e successivo mantenimento, – il che farebbe circa 133 milioni l’anno – l’italico medio abbia avuto un carico sulla schiena di ben 3 miliardi e 300 milioni – dati ufficiali – soltanto nel 2016. È chiaro che questa enorme massa di denaro suscita gli appetiti dei soliti noti, leggi criminalità organizzata. Esortiamo perciò la magistratura a lasciare nella sua proporzione lo scandalo Stadio della Roma, e ad occuparsi del ben più succulento tema dei ‘migranti’, definiti tali per sottrarli al termine più appropriato di ‘clandestini.’ Pare infatti, sempre dai dati ufficiali, che soltanto il 20% degli arrivi abbia diritto all’accoglienza, in quanto realmente profugo da guerre. Il restante 80% è inaccoglibile perché profugo economico. La Francia, infatti, ha dichiarato che accoglierà soltanto coloro che sono stati già identificati come aventi diritto all’accoglienza – non i profughi economici. Ci sono comunque da sciogliere parecchi nodi, in questo girotondo di miliardi di euro che l’Italia spende. Come prima cosa, viene da chiedersi perché, date le condizioni non certo floride della nostra Nazione, il governo Letta prima e quello Renzi poi abbiano offerto i porti italiani in modo esclusivo, impegnando cifre di tale consistenza.

Come sono state divise le somme stanziate, e chi le ha stabilite?

E perché di questo l’opinione pubblica non è stata messa al corrente, visto che l’italiano medio continua a fare sacrifici – con pensioni da fame – e la povertà cresce ogni giorno? Lasciando da parte i 35 o 33 euro quotidiani, a disposizione di ogni migrante, ma che in realtà vengono incassati dalle varie organizzazioni preposte – preposte da chi? – all’accoglienza, vorremmo sapere chi paga gli interventi in mare. La nostra marina la paghiamo noi, ed ogni intervento si può immaginare quanto costi, di carburante e di impegno di personale – oltre che di vettovagliamento e assistenza a centinaia di persone che arrivano a piedi scalzi – ma con il telefono satellitare. Oltretutto, apriamo una parentesi, in confronto ai bambini denutriti che varie organizzazioni ci propongono, chiedendo denaro con gli sms in televisione e altrove, essi appaiono giovani, forti, in buona salute e soprattutto carichi di ormoni. Tranne una momentanea disidratazione dovuta all’abbandono in mare. Stendiamo un velo pietoso sulle morti in mare, dovute alla assoluta mancanza di scrupoli degli scafisti e di chiunque metta in mare duo o trecento persone su di un gommone usa e getta, destinato ad affondare dopo poche ore. Vorremmo sapere come operano in realtà le dodici navi delle ONG, che, essendo ‘non governative’, tuttavia non sono ‘senza scopo di lucro’. Una nave costa, in ogni senso. Un equipaggio costa. Strutture per l’accoglienza da mettere a bordo, anche. Chi paga? E chi ci guadagna? Che fine fanno i bambini non accompagnati che spariscono dopo lo sbarco? Dobbiamo credere a chi parla di una rete internazionale di pedofilia? Oppure, ancora peggio, di chi riferisce di bambini usati come pezzi di ricambio per ricchi, o anche per trasfusioni complete? Qual è la storia delle donne sui gommoni, quasi tutte in stato interessante, che partoriscono in Italia, gratis e con la massima assistenza, mentre gli Italiani che non si curano aumentano, e la sanità subisce continui e micidiali tagli? E i loro bambini, figli di una violenza perpetrata prima della partenza dai loro negrieri, che fine fanno – visto che sono tutte o quasi donne senza un compagno? Li faremo italiani, secondo lo Ius Soli? Oppure anche stavolta ci dovrà venire in soccorso una decisione del ministro dell’Interno? Il blocco navale targato Salvini non è piaciuto a molti, e vedi caso, sono gli stessi che avevano aperto le braccia ad ogni più piccolo guscio di noce arrivasse da noi. O meglio, fosse messo in acqua dai libici, dato che, nonostante le menzogne, le navi ONG vanno ancora oggi a raccattare i barconi nelle acque libiche, o immediatamente fuori – quindi niente ‘canale di Sicilia’, dai tracciati satellitari ormai è accertato che è una palla. Facciamo due conti.

Tre miliardi e passa solo nel 2016, più ancora circa 136 milioni di euro dall’UE

Sono tanti soldi. Sarebbe legittimo pensare che chi ha caldeggiato gli sbarchi s’è fatto due conti di spartizione? Forse sì. A cominciare dalla politica italiana, dai fantasmi libici – conosciamo solo la mano d’opera – dalle navi delle ONG e i loro armatori. Sarebbe lecito ipotizzare alcuni reati, visti i bambini spariti, e comunque pensare ad reato di ‘favoreggiamento dell’emigrazione clandestina’ da parte di chi questa situazione ha voluto? Interesse in atti d’ufficio? Salvare gente in mare è un conto. Portarsela a casa senza condizioni, un altro. nessuno può dire che l’Italia fa propaganda sulla pelle dei migranti, che, fino a prova contraria, sono soccorsi in mare anche dalle nostre motovedette. Chi lo fa, è in malafede. E, magari, lo fa per coprire suoi eventuali interessi. Oltre che per propaganda politica: lui sì’, specula sulla pelle di migranti economici, strumentalizzandone le condizioni. Ci auguriamo che la magistratura, che quando vuole sa affondare il colpo, si metta in moto, salvo impedimenti. Sarebbe comunque edificante sapere dove vanno a finire i soldi versati con fatica nelle casse statali, visto che i denari per tutto l’ambaradam vengono dai sacrifici delle nostre famiglie – per lo più. Finalmente, vistesi messe alle strette, altre nazioni europee sono d’accordo a selezionare gli arrivi alla partenza. Togliendo agli scafisti il guadagno illecito. Tutti contro l’Italia, quando qualcuno affacciava questa ipotesi, ma tutti d’accordo ora che la questione tocca le loro tasche. Mah! E vogliamo anche dire che questo non è razzismo. Un’ultima cosa: pare che i dati farlocchi che girano, secondo i quali l’Italia avrebbe accolto una minima percentuale di sbarchi, siano, appunto, farlocchi, taroccati ad arte e calcolati sui migranti accolti che avevano davvero il diritto d’essere accolti. Come vuole la Francia, appunto.

Roberto Ragone




Italia, emergenza migranti e l’Europa: chiusura porti non umanitaria? Fatta l’unica cosa che andava fatta!

Diciamo subito una cosa: la questione dei cosiddetti migranti, che in realtà sono dei clandestini, anche se questo termine non piace alla sinistra, è molto complessa. L’Italia si è trovata improvvisamente a dover subire continui arrivi dall’Africa di centinaia di migliaia di uomini, donne, per lo più in stato interessante, bambini, molti dei quali non accompagnati, di etnia, religione e tradizioni diverse. A questi profughi è stata assegnata una cifra giornaliera, che ha subito attirato l’attenzione di chi non aveva scrupoli a sfruttare la situazione. Altri privilegiati sono stati i proprietari di alberghi che hanno dedicato la loro attività ad accogliere chicchessia.

Ma la vera anima di questa immigrazione forzata non è ancora venuta a galla

E ci spieghiamo. Forse ci chiamerete complottisti, ma di recente il bel libro di Giovanni Fasanella, che sta ottenendo un successo di vendite strepitoso, “Il Puzzle Moro”, ci ha rivelato che dal convegno di Yalta l’Italia, è stata limitata, per volere dei quattro grandi, nella sua espansione politica ed economica, ritenendola pericolosa per gli interessi inglesi e francesi nel bacino del Mediterraneo. Chi ha cercato di far uscire la nostra nazione dalla condizione di subalternità in cui USA, Francia, Inghilterra e URSS la volevano, è stato eliminato fisicamente. Parliamo di Mattei, il fondatore di una ENI che aveva surclassato la società petrolifera britannica di Stato in Iraq, offrendo condizioni migliori di quelle praticate dagli Inglesi. Mattei aveva anche finanziato movimenti indipendentisti nella colonie francesi. Bisognava quindi fermarlo, e fu fatto con una bomba piazzata sul suo aereo personale, chi dice dai servizi francesi, chi dalla mafia.

Sappiamo bene che la criminalità organizzata si presta d’abitudine come manovalanza in certe occasioni

L’altro personaggio politico da eliminare è stato Aldo Moro, per la sua politica espansionistica in Medio Oriente, e per la sua grande capacità, riconosciuta come ‘talento naturale’ anche dai suoi avversari. Il compromesso storico che Moro aveva preparato avrebbe riguardato un PCI all’italiana, come ebbe a scrivere anche Montanelli in un articolo di fondo de ‘Il Giornale’. Cioè, se i comunisti fossero andati al potere anche in Italia, scriveva Montanelli, il loro sarebbe stato un comunismo all’italiana, visto che Berlinguer si era già staccato dal PCUS, con grande ira dei sovietici. Che tentarono, riferisce Fasanella, anche di ucciderlo, in occasione di un suo viaggio in Bulgaria. Ce n’è abbastanza per un film di spionaggio. Ma l’Italia è stata sempre il sorvegliato speciale, tanto che la trasformazione dalla lira all’euro è stata fatta avvantaggiando tanto la Germania, e precipitando l’Italia in una crisi economica senza fondo, aggravata dalla venuta del governo tecnico di Monti.

Oggi non è più tempo di eliminare fisicamente gli avversari politici:

Infatti Berlusconi è stato costretto alle dimissioni da una manovra economica di respiro internazionale, avallata da una ‘spintarella’ di Giorgio Napolitano. Allora, fatte queste riflessioni, come dobbiamo vedere l’invasione di poveracci, assistita dalla sinistra ora non più al governo, se non come l’ennesima manovra per mettere in ginocchio una nazione che si potrebbe risollevare, facendo una concorrenza enorme in special modo alla Germania, Stato egemone in UE, data la sua solidità economica? A chi non conviene, se non alla Germania della Merkel, che l’Italia minacci di uscire dall’euro e dalle sue pastoie, cioè alla nazione che più di altre perderebbe il suo status di guida politica? Diciamo dei clandestini: il problema non è quello del salvataggio in mare, né dello sbarco. A parte i fondati sospetti che le ONG lucrino sui disgraziati, con la complicità degli scafisti, e non solo, ma anche di chi mette in mare questa gente, dopo averla torturata e violentata nei campi di concentramento libici – le donne sono quasi tutte in stato interessante per le violenze subite, e i loro figli corriamo il rischio che alla nascita diventino cittadini italiani – ma il problema è cosa farne dopo. Avere migliaia, e decine di migliaia di persone – per lo più giovani robusti e pieni di ormoni, a cui l’Italia è stata descritta in un modo particolare – che almeno per due anni, più due per il ricorso, e fanno quattro, girino per la nazione senza controllo e senza arte né parte, percependo, anche se in misura ridotta, una paghetta giornaliera, è decisamente destabilizzante per la nostra nazione. Destabilizzante dall’interno, visti problemi che causano, in qualche caso anche di natura delinquenziale.

Hanno anche imparato, opportunamente istruiti, a protestare in piazza, magari cantando ‘Bella ciao’, e questo non lo hanno certo portato dall’Africa

Quindi per risolvere il problema, bisognava cominciare da una parte, e Salvini ha pensato bene di chiudere i porti, negando l’attracco e successivo sbarco, alla nave Aquarius. Le accuse di poca o nessuna umanità si sono sprecate, mostrando ancora una volta l’ipocrisia di una sinistra che strumentalizza tutto, pur di squalificare il nemico, senza tener presente che l’Italiano medio è stufo di dover sempre e solo subire. Oltretutto pare che nel 1977 lo stesso Prodi abbia operato un blocco navale contro gli Albanesi, che oltretutto erano arrivati in circa 6000 con la nave Vlora; per lo più gente liberata dalle carceri, che trasformò la città e la provincia in un ghetto, con conseguente esplosione di furti, nella migliore delle ipotesi. Chi scrive a quell’epoca era a Bari, e ne può parlare in prima persona. La chiusura dei porti è già stata operata da Francia e Spagna, in passato, ma senza sollevare tanto clamore. Anche il ministro Minniti la considerò, bloccato dal presidente Gentiloni.

Dobbiamo quindi dividere la questione migranti almeno in due questioni diverse:

La prima, gli sbarchi

Nulla in contrario a salvare gente in mare, anche se vi è stata messa apposta in condizioni di rischio. Diverso è il discorso di portarli tutti in Italia, cosa di cui l’altro giorno la Bonino si vantava.

Seconda questione è cosa farne, di tutta questa gente

Il filosofo Fusaro mette in risalto il fatto che impiegando i migranti in lavori sottopagati, anche gli Italiani col tempo si adatteranno a ricevere un’elemosina di stipendio. C’è qualcuno che dietro queste questioni vede, con molta probabilità di azzeccarci, la figura del miliardario americano George Soros, sempre in funzione destabilizzante. La soluzione migliore è senz’altro quella di permettere a chi ne ha diritto, secondo le leggi internazionali, di acquisire lo status di rifugiato, – e pare che oggi sia soltanto il 4% degli arrivi – accogliendolo con varie forme di assistenza. Ma respingendo coloro che vengono in Italia solo per correre un’avventura. L’unica maniera per spezzare questa spirale era proprio mettere in mora l’UE, chiudendo i porti italiani. Ora il cerino passa all’Europa. Un’Europa che, a meno che non voglia dichiarare fallimento, deve trovare una soluzione. Non può essere, l’Europa, soltanto un’entità che ci impone regole capotiche, il più delle volte vessatorie e contro gli interessi italiani. Se una Unione Europea ci dev’essere, che almeno serva a dirimere situazioni come questa. Salvini ha fatto l’unica cosa che andava fatta per spezzare questa situazione, e speriamo che continui, almeno fino a quando l’UE non si metta in testa che così non possiamo continuare, e che una soluzione va trovata. Ma non da noi.

Roberto Ragone




Emergenza migranti, l'Italia chiede sbarchi in altri porti Ue. Tutto da rifare

 

Il direttore di Frontex Fabrice Leggeri, ha chiesto agli Stati europei di mantenere gli impegni di rafforzare l'operazione Triton. Così l'Agenzia al termine dell'incontro chiesto a Varsavia dall'Italia sull'operazione marittima nel Mediterraneo.

Frontex apre alla revisione delle operazioni di Triton dopo l'incontro con la delegazione italiana guidata dal prefetto Giovanni Pinto. "E' stato concordato che sarà stabilito senza ritardi un gruppo di lavoro per identificare ulteriormente ed elaborare cosa deve essere rivisto nel concetto operativo di Triton in vista delle decisioni già raggiunte a livello politico" a Tallinn sul Piano della Commissione Ue. Verrà quindi redatto un "nuovo piano operativo" che sarà successivamente sottoposto ai Paesi Ue.

Nella riunione svoltasi oggi nella sede di Frontex a Varsavia la delegazione italiana ha chiesto che in caso di massiccio afflusso di migranti, sia possibile sbarcarli nei porti di altri Stati membri. Sarà costituito un gruppo di lavoro, informa Frontex, per stabilire cosà deve essere rivisto nella missione Triton alla luce delle decisioni già raggiunte a livello politico.

Mouzalas (Grecia), giuste richieste Italia a Ue – "Le richieste dell'Italia all'Europa sono giuste: un problema europeo ed internazionale non può avere una soluzione nazionale": lo ha detto all'ANSA il ministro greco per le migrazioni Ioannis Mouzalas, per il quale "la solidarieta' europea non e' una questione sentimentale o etica, e' un obbligo legale. Sono d'accordo con quello che ha detto il ministro Minniti a Tallinn, non puo' essere che il salvataggio sia internazionale, ma l'accoglienza nazionale".

Mouzalas, che e' in Italia per uno scambio di esperienze sull'integrazione, che lo ha portato ieri a Riace in Calabria, e che prevede incontri con il presidente della Camera Laura Boldrini e con il sottosegretario all'Interno Domenico Manzione, ha sottolineato che "nessuno meglio della Grecia capisce l'Italia. Noi nel 2015 abbiamo avuto un milione di arrivi in sei mesi. L'unica soluzione e' replicare con la Libia, dove la situazione e' pero' piu' difficile, l'accordo Ue-Turchia, che sta funzionando".
"Aiutarli a casa loro? Sarei d'accordo, ma ci vuole tempo, meglio aiutare la gente prima che salga sulle barche – spiega il ministro – Occorre creare un modo legale, corridoi umanitari con cui i rifugiati arrivino in Europa, per esempio organizzando campi gestiti dall'Unhcr lungo tutta la tratta che dalla Nigeria va alla Libia, e per chi arriva in Europa, far funzionare i ricollocamenti. E' l'unico modo, perche' anche in Grecia, come in Italia, oltre la meta' di coloro che arrivano sono migranti economici". 




Emergenza migranti, l'Italia scrive all'Europa: "Situazione grave, ipotesi blocco porti"

 

Passo formale dell'Italia con la Commissione Europea sul tema dell'immigrazione. A quanto apprende l'Ansa, il governo avrebbe dato mandato al Rappresentante presso la UE, l'ambasciatore Maurizio Massari di porre formalmente al commissario per le migrazioni Dimitris Avramopoulos il tema degli sbarchi in Italia. Messaggio consegnato dall'Italia alla Commissione: la situazione che stiamo affrontando è grave, l'Europa non puo' voltarsi dall'altra parte. È insostenibile, viene spiegato a motivare il passo italiano, che tutte le navi che fanno operazioni di salvataggio approdino in Italia. Altrimenti – sottolineano fonti diplomatiche del nostro Paese – si potrebbe arrivare a negare l'approdo nei porti per le navi che non battono bandiera italiana e non facciano parte di missioni europee.

Nelle ultime 48 in Italia si stanno facendo sbarcare 12 mila migranti, da 22 navi, molte di queste di organizzazioni non governative.

Il governo italiano sta valutando la possibilità di negare l'approdo nei porti italiani alle navi che effettuano salvataggi dei migranti davanti alla Libia ma battono bandiera diversa da quella del nostro Paese. Lo si apprende da fonti governative secondo le quali è ormai "insostenibile" che tutte le imbarcazioni che operano nel Mediterraneo centrale portino le persone soccorse in Italia.

L'Italia, sottolineano le fonti, continuerà a salvare vite in mare come sempre ha fatto in questi anni, ma non è più sostenibile che tutto il peso dell'accoglienza debba gravare sul nostro Paese. Salvataggi e accoglienza non possono essere disgiunti e dunque il contributo dell'Ue non dovrà limitarsi alle operazioni di soccorso in mare. L'eventuale blocco dei porti italiani riguarderebbe non solo le navi delle Organizzazioni non governative che operano nel Mediterraneo centrale ma anche le unità navali inserite in Frontex, l'Agenzia cui spetta il controllo delle frontiere esterne dell'Ue, e in Eunavformed, l'operazione che ha il compito di contrastare nel canale di Sicilia i trafficanti di esseri umani, alla quale partecipano 25 nazioni europee.

"Se il fenomeno dei flussi continuasse con questi numeri la situazione diventerebbe ingestibile anche per un Paese grande e aperto come il nostro", ha evidenziato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella parlando con il primo ministro canadese Justin Trudeau ad Ottawa. Il capo dello Stato spiega che si tratta di "un fenomeno epocale che non si può cancellare alzando muri ma occorre governarlo con serietà".

Per Mattarella, il fenomeno migratorio "va governato assicurando contemporaneamente la sicurezza dei cittadini".