CHI DI SGAMBETTO FERISCE DI SGAMBETTO PERISCE

di Emanuel Galea

Nel 2011 in Italia si è consumato un golpe bianco. In una intervista alla stampa, l’ex premier spagnolo José Luis Zapatero, rivela che “Quando Berlusconi si ribellò al Fmi, l'Ue iniziò a pensare a Monti".
I poteri forti della finanza di allora, in concerto con i burocrati di Bruxelles e con la complicità dell’emerito presidente Napolitano e di Frau Merkel, fu inflitta una profonda lacerazione alla democrazia italiana. Mettendo in opera una trama meschina, ordita alle spalle del popolo italiano, il governo Berlusconi fu deposto e sostituito, con un colpo di mano, da un governo anomalo, con in testa, il bocconiano Mario Monti. Berlusconi soccombette tacitamente, anche perché, in quel dato momento, era braccato dalla magistratura con pesanti pendenti penali che gli facevano da zavorra. Se poi ci sono state altre ragioni, la storia lo svelerà ai posteri. Sta di fatto che quella fu la “morte politica” del cavaliere. Anche il Governo Monti, dovette dimettersi il 21 dicembre 2012. L’esperimento di Napolitano e…

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RENZI, POCA STABILITÀ E TANTA STRENNA

di Emanuel Galea

Come tanti sciacalli bramosi, si sono avventati sulle ossa scarnite della cianotica Italia, veri divoratori di carogne, versando lacrime di coccodrillo, con facce da deretano, si presentano davanti alla gente per parlare del futuro, di progetti. Quali?  Sono dei veri “dracula” assetati di “poltrone”, dimorano nel Palazzo, succhiando opportunità al pensionato, al disabile, al disoccupato, al malato cronico e sbeffeggiando i milioni di italiani che languiscono sulla soglia della povertà.

È successo nelle 33 ore di votazioni in commissione Bilancio con il triste epilogo alla Camera. In corso di discussione la manovra è lievitata oltrepassando i 30 miliardi e slabbrando ulteriormente la copertura del deficit, dal 2,2% al 2,4%.Trenta miliardi nel piatto e “loro”, tutti lì, nell’Emiciclo, pronti con gli artigli aguzzi, sbavando impazienti, ognuno pronto a strappare la libbra di carne dal petto dell’Italia, vittima indifesa della loro avidità.

L’italiano è importante e alla società Dante Alighieri vengono riconosciuti 300mila euro per promuovere l’insegnamento della lingua all’estero. Gioiscono tutti gli italiani! …

Il Club Alpino Italiano (CAI) è la più antica e vasta associazione di alpinisti ed appassionati di montagna in Italia fondato da Quintino Sella ed in suo onore è stato assegnato un milione di euro. Come strenna non è poca……

C’è chi si arrampica nella vita per arrivare a fine mese e non ha avuto alcuna strenna!

Una modesta marchetta da 70mila euro l’anno per tre anni, non sappiamo quanto meritata, l’ha avuta il museo della civiltà istriano-fiumano dalmata. Loro sono soddisfatti. Il contribuente italiano un po’ meno!

Al Maxxi, il museo romano affidato nelle mani di Giovanna Melandri, tutt’ora si ignorano le motivazioni, su proposta Pd sono state rallentate le norme sulla spending review. Ciò gli consentirà di poter "sforare" fino a 500mila euro all'anno a partire dal 2016. Come marchetta non c’è male! Gli amici degli amici si rallegrano.

All’Istituto Suor Orsola Benincasa e alla fondazione Pagliara, una proprietà di 33.000 mq che domina l'intero golfo di Napoli sono toccate 500 mila euro. Loro aspettavano qualcosa di più. Sono andate meglio degli insegnanti di sostegno esclusi dalle graduatorie ad esaurimento, a svantaggio degli alunni disabili, ai quali viene negato il diritto ad una concreta continuità didattica.

Forse, in omaggio a uno dei suoi primi soci, Galileo Galilei, si è pensato di elargire anche all’Accademia nazionale dei Lincei una mancia di euro 250mila. Forse quei soldi Galileo li avrebbe elargiti a qualcuno più bisognoso!  Renzi tifa per i guelfi e Galileo era un ghibellino.

Il sacco della befana Renzina contiene un milione l’anno, per ognuno dei prossimi tre, stanziato per il finanziamento di festival, cori e bande. Il rilascio di queste marchette sarà accessibile a tutti coloro che parteciperanno a un bando del ministero dei beni culturali che andrà emanato entro fine gennaio. Chi saranno i fortunati?

Questa legge di stabilità sarà ricordata per la grande abbuffata dei ventri enormi di pantagruelici commensali. Un’abbondante e variegata scelta fatta appositamente per non scontentare alcuno. Ci sono stati 20 milioni per i collegamenti aerei con la Sicilia, 15 del Fondo per la montagna, 10 del Comitato per le Olimpiadi di Roma 2014, 10 per Radio Radicale, 5 per la bonifica della Valle del Sacco. Hanno pensato di elargire 9 milioni per il comune di Campione d’Italia, pensate un po’, dove la locale casa da gioco, in dieci anni, ha perso 105 milioni. Perdite, quelle sì, «strutturali», niente da raffrontare con la perdita del potere d’acquisto delle famiglie italiane.

In piazza, raccolti in allegria, ambiente festoso, tutti lì, per salutare il nuovo anno 2016. Sorridenti ci saranno i 12,7% dei giovani disoccupati, i 4 milioni di italiani sotto la soglia della povertà, gli esodati, i truffati delle banche, gli sfiduciati, tutti con il naso all’insù, tutti a fissare la stella di Matteo che brilla nel cielo d’Italia, foriera di buone notizie, l’Italia finalmente esce dall’ombra e su tutta l’isola brillerà il sole del ben godi. Siamo fuori dalla crisi. Si spartiscono regali, marchette, mance e prebende. L’Italia de “Gli amici degli amici" è in festa! 




UNA MUNICIPALIZZATA A TE, UNA MUNICIPALIZZATA A ME!

di Emanuel Galea 

All’inizio del 1900 si verificò un rapido processo di urbanizzazione seguito da una conseguente domanda di servizi.  Sia l'evoluzione tecnologica che quella industriale poi, hanno contribuito allo sviluppo positivo del sistema dei servizi pubblici. Tutto questo ha dato inizio alla successiva nascita delle municipalizzazioni. 

 Nel corso di cent’anni anche queste, purtroppo, sono state vittime di deturpazioni. Alla Regione Lazio sono conosciute come spartizione della fiera delle nomine fantasia.

La spartizione della deliziosa “crostata sanità” farcita di nomine, poltrone impastate con tanto denaro, denaro che supera di ben lunga i 100 miliardi , gran parte “contante”. Un tesoretto a disposizione dei privati.

Il bacino di consensi elettorali fiorisce a Catania: la Asl e non solo.  In Sicilia vegeta un esercito di precari da spartire, un mare dove l’homo politicus usa praticare la sua pesca a strascico.

La Rai è di tutto e di più- spartizioni- non- si- può. A spese del contribuente mantiene i managers super pagati, le sedi di rappresentanza con funzionari ben remunerati, i contratti di scarsa e dubbia utilità pubblica, organici in supernumero e non solo. Qui, ai “gottarelli” ed i loro spending review è vietato l’accesso. In questa “zona franca” è vietato il transito ai non appartenenti all’apparato della partitocrazia.  

Nominare tutti i mari pescosi della politica italiana diventa un’impresa titanica. La politica è una piovra, con i suoi tentacoli inseriti nei gangli delle istituzioni, statali e para statali.

Prendiamo in esame una fra i tanti: la municipalizzazione. Secondo la definizione Wikipedia, con questo nome s’intende “ il fenomeno della presa in gestione diretta dei pubblici servizi da parte degli enti locali (In Italia: comuni, province e regioni), attraverso aziende di diritto pubblico”  

 Oggi il termine viene usato erroneamente per indicare società di diritto privato, come la SpA, la Srl ecc e peggio ancora , e molto sovente,a scopo di lucro. Questa discrezione ha introdotto maggiore libertà nella scelta delle politiche societarie. Sono seguite libere acquisti, libere assunzioni di personale, libere nomine della dirigenza. Una discrezione che con il tempo ha svincolato questi enti da qualsiasi obbligo di bando o concorso per l'acquisizione delle risorse. Questa ricca miniera, così accessibile non poteva non attirare l’appetito vorace dell’homo politicus.  Nel giro  di venti-trent'anni il mostro della politica ha allungato la sua “mano morta” sulla bella Italia, facendo sentire la sua stretta, iniziando dalla testa, nei cieli lombardi, per finire nel tallone dello stivale, senza risparmiare Sicilia e Sardegna. Tra Regioni, Comuni, Province e Comunità montane, negli ottomila partecipati, 300mila dipendenti, 16mila amministratori, circa 3mila dirigenti e 12mila facenti parte degli organi di controllo, l’homo politicus ha costruito un suo stabile bacino per consensi elettorali.

Il governo Renzi, annuncia che vorrebbe ridurre il numero elefantiaco

delle municipalizzate portandoli a numero mille. Spera, con questa operazione di aver un risparmio nelle spese, in tre anni, di 2 – 3 miliardi di euro. Precisiamo che quanto sopra costituisce solamente il solo desiderio di Renzi e , non si è detto che non avrà la fine dei suoi altri sogni, cioè andare in frantumi sugli scogli di Montecitorio.  Incrociamo le dita!

Se poi traduciamo sulla realtà romana questo annuncio, significa chiudere o vendere oltre settanta delle aziende. 

In fondo a tutto questo ci sta un “ma !”. Permetteranno i partiti, a Renzi, a realizzare questi sogni? L’esperienza dice di no. Se riuscirà a riformare, le municipalizzate, oltre a sanare, in parte, le bilancia, indirettamente riformerà i partiti, un miracolo insperabile. 

Il 7 agosto Renzi ha dichiarato: . “Interverremo su quei santuari che nessuno ha voluto mai toccare e non risparmieremo nessuno”.  Tutta l’Italia sta con il fiato sospeso perché questa sarebbe la chiave che aprirà la porta, alla “sblocca Italia”. 

Riuscirà o rimanderà il tutto a data da destinarsi?

Incrociamo le dita . Auguri !




IL BELLO DELLA DIVERSITA

di Emanuel Galea

La diversità è uno dei valori fondamentali della storia di ogni uomo. La diversità è colore, cultura, ricchezza, scambio, crescita, valori.  La diversità è una necessità, è linfa per i popoli. Da non confondere però con “differenze” o peggio ancora da scambiarla con il “diverso” . Più la “diversità” è netta, chiara, trasparente, inequivocabile, più fa ricchezza, colore, cultura, crescita. Ove mancano queste qualità, si deve parlare di ambiguità, disordine, caos. 

La globalizzazione sta schiacciando la “diversità”, per utilizzare un’espressione che va tanto di moda, sta catramando le radici delle culture, costumi e valori storici dei popoli è sta portando il mondo a un declino irreversibile.

La “diversità” non è una scoperta dell’uomo. L’ha creata il buon Dio, per chi ci crede e per gli altri è apparsa assieme al Big Bang per puro caso. Tanto nel primo caso al quale m’iscrivo, tanto nel secondo caso, rimane che in un certo istante della creazione oppure per gli altri, dell’atto di  formazione, molto lontano, è nata la diversità . La sua bellezza si è manifestata nell’Universo del corpo umano, quello maschile e quello femminile, nel mondo animale, quello vegetale, ittico, aviario e non solo.

Mentre scrivo, scorre davanti alla mia immaginazione una scena molto lontana, dei Mercati Generali in Via Ostiense, Roma. Ricordo una mattina, molto presto, mi trovavo lì con l’Economo di un famoso albergo. Da quei mercati generali ortofrutticoli e ittici lui cercava merce particolare. Io invece rimasi estasiato davanti ai colori, le diversità, i vari profumi,suoni, forme e molteplicità. Un caleidoscopio di mille facce del prodotto della terra. Il mio sguardo incantato ha continuato a ruotare, mentre le figure sulle bancarelle mutavano e cambiavano colore e forma, senza mai ripetersi. 

Un universo in miniatura di ciò che s’intende per diversità. Si può, in piccolo modo, descrivere i colori, le forme e le molteplicità. Mai alcuno però riuscirà a fare risaltare la magia dei suoni e i mille soavi profumi. 

Con un piccolo sforzo, chiudendo gli occhi, trasferisco questa immagine all’Europa. Emergerà anche in questo caso il bello della diversità. 

I paesi bassi hanno un fascino che non si trova in Europa meridionale. Le caratteristiche della penisola iberica godono di colore, ricchezze e cultura che arricchiscono la diversità del vecchio continente. L’eredità storico-culturale dell’Italia offre altri orizzonti che formano la multiforme diversità. La struttura dell’Europa orientale, piena di fascino e mistero, non può mai essere riprodotta nelle città occidentali della stessa Europa.

Se poi allargo la visuale e considero la diversità estesa all’intero pianeta, non si fa altro che confermare quello che, nel piccolo mondo dei “mercati generali”, oppure nel mondo ristretto del vecchio continente, ho cercato di illustrare. Culturalmente parlando l’Alaska non è Parigi. la Nigeria non è Berlino, Pechino non è Milano e Roma non è Baghdad. Ognuno di questi ha qualcosa che all’altro manca, manca nel modo di pensare, nell’attribuire dei valori a cose e persone, nelle radici storiche proprie e via dicendo.  Parlare di globalizzazione, vuol dire rottamare “le civiltà” , se mi è permesso , una hashtag abusata Renziana.

Sono tante le domande retoriche che si possono fare. Che si trova d’interessante nel vedere le stesse teste rasate a Nairobi e New York come a Leningrado o a Berlino? Che valore si può attribuire alla monotona vista di ragazze con identiche hot pants e le solite T shirts? Dove sta l’originalità nel vedere la gioventù, pettinata, calzata, vestiti e con comportamenti comuni in Irlanda e Bogotà, in Cefalù come in Zagabria, a New Delhi come a Sidney e a Mumbai come a Porto Rico?

In breve, siamo alla presenza di una generazione orfana di gusti e scelte proprie , segue sempre e comunque, senza interrogarsi del come e del perché.  Una generazione che protesta mentre sfugge scelte responsabili.

Il bello della diversità è offrire più ricchezza, più colori, più cultura. La globalizzazione sta uccidendo la “diversità” è sta portando il mondo a un appiattimento,un marasma incolore, insapore e irreversibile, creando dei manichini, un’umanità che segue un trend, una scia. Solo in parole si dichiara ribelle, progressista, a volte  futurista. Ai fatti si rivela un gregge che si trascina dove soffia il pensiero unico. Se questo è il “progresso che ci propinano”, ridateci il “medioevo”.

 



VITERBO E PROVINCIA TRA MITI, FIABE, LEGGENDE E STORIA: LE STREGHE DI MONTECCHIO SCENDONO IN CITTÀ

Le favole delle nonne  raccontavano che di notte,  le streghe  si trasformavano in un  uccello notturno e vagavano  per il paese, cercando una occasione buona per succhiare il sangue dei bambini nella culla e instillare loro il proprio latte, avvelenandoli.

 

Rubrica settimanale di Emanuel Galea [ Già pubblicata sull'edizione de L'osservatore d'Italia sfogliabile di sabato 12 aprile 2014 – per consultare www.osservatoreitalia.com ]

Viterbo – Al colle di Montecchio, le streghe non volano. Non montano le scope per fare delle escursioni verso la luna. Le streghe di Montecchio indossano larghe vestiti neri, ben cinte ai fianchi, con cappuccetto che gli copre completamente i cappelli. Portano i nasoni ad uncino, lunghi menti, occhi fitti, come li vedeva Plauto e con doppie pupille, secondo la descrizione  di Cicerone. Non sorridono, sbadigliano, mettendo in mostra una solitaria  coppia di incisivi cariati. Mani scarnite e dita affusolate. Unghie lunghe come artigli degli orribili uccelli notturni. Le streghe di Montecchio non generano, sono  sterili, aridi, ripugnanti e nessuno osa avvicinarle. Nelle notti calde di agosto, le nonne circondate dai bambini del borgo, tutti sistemati comodamente nell’aia, raccontavano le vicende di queste streghe ed i piccoli sbarravano gli occhi e volevano ascoltare sempre di più. Nelle sere gelide d’inverno,al riparo dalla tormenta, la comitiva si riuniva intorno al grande camino nel camerone della fattoria e le vecchiette aggiungevano altre storielle.

Le favole delle nonne  raccontavano che di notte,  le streghe  si trasformavano in un  uccello notturno e vagavano  per il paese, cercando una occasione buona per succhiare il sangue dei bambini nella culla e instillare loro il proprio latte, avvelenandoli. Così la stirpe di queste dame del maleficio si perpetrava nel tempo.
Tanti le vogliono identificare con le  sette sataniche, con l’occultismo e con la magia nera. Le streghe sono tutta un'altra cosa. Sono delle entità a sé. Da non confondere nemmeno con le fatine.Quelle di Montecchio, se non volavano, se non adoperavano le scope per viaggiare ed attraversare gli immensi spazi dei cieli, nelle notti di plenilunio, cosa erano? A Montecchio, poi, ci sono state davvero quelle strane  metamorfosi notturne di vecchie malefiche? Nell’avvicinarmi agli eventi misteriosi di Montecchio, non pretendevo  di incontrare evidenze e testimonianze di queste vicende. Se si vuole ritornare all’origine della leggenda delle streghe la ricerca dovrebbe arrivare ben oltre il IV secolo a.C. Risalire al culto di Cibele e quindi all’antichità sannitica ed a quella romana. Di certo  sappiamo che ci sono state certe  trasmigrazioni di popoli e di comunità da regione a regione.  Sappiamo inoltre che nei pressi di Montecchio, in una piccola comunità, vivevano realmente delle donne, sole donne, una comunità matriarcale. Da quello che si può desumere non furono molto ospitali. Da dove venivano? Cosa facevano? Sta di fatto che la tradizione ci dice che erano rispettate e temute. Perché? Forse per il loro abbigliamento stravagante? Per la loro lingua sconosciuta alla gente del posto? Per le loro abitudini? Erano senza meno diverse ed il diverso fa paura! La paura agita l’immaginazione e sveglia la fantasia. Nella fantasia si trovano spazio,visioni,avvistamenti, incontri ravvicinati con ombre elevate a spettri, streghe e fantasmi. Sono solo ipotesi?  Quanti scherzi ci può giocare la fantasia! “Belle figlie della luna”, vecchie signore decrepite e curve e che ti fissano,  non possono essere altre che streghe.

E’ una materia di studio, tema interessante per favole per bambini. Tanti paesi hanno avuto la loro fiaba sulle streghe. La strega di Benevento è famosa. A Marignano, Valtellina e nella stessa capitale se ne possono raccon
tare più di una.Manca la morale della favola. Ci sta pure quella. Ancora oggi vaga per il paese  quel malefico uccello notturno con il becco ad uncino , esce di notte per succhiare il sangue a tanti giovani e , ahimè, li instilla il moderno maleficio, droga di ogni tipo.  Le streghe moderne hanno anche loro  i  sabba: rave party,  spesso con droga servita in pillole o in siringa. Questi moderni uccelli malefici  succhiano salute, speranza, futuro e vita a tanta giovinezza.  Se questo che intendevamo, allora sì, le streghe ci sono ancora fra di noi, a vagare per tutti i “Montecchio” della penisola.
 




VITERBO E PROVINCIA: TRA MITI, FIABE, LEGGENDE E STORIA PARTE LA RUBRICA DE L'OSSERVATORE D'ITALIA

di Emanuel Galea

Viterbo – Cosa non sarà stato ancora detto della città di Viterbo? Una città con grandi tradizioni storiche, la città dei Papi, costruita centinaia di anni fa, la cui storia si ode ancora oggi nel sussurro del vento che soffia intorno alle sue mura, la città dove ogni pietra narra fiabe, leggende, intrecci e avvicendamenti meravigliosi di un luogo che da sempre attira milioni di visitatori curiosi, studiosi, amanti di storia, dell’arte, della poesia e della pittura.

Inoltrarsi nella storia di quest’antica città è sicuramente un’impresa. E il ricercatore si troverà a doversi districare, in particolar modo a partire dall’alto medioevo, tra passaggio dei longobardi, conquista dei romani, trattati con la sede pontificia, il riconoscimento della città dallo stesso Federico Barbarossa, l’insediamento nel 1207 del Parlamento degli Stati della Chiesa e via discorrendo, fino al riordino delle circoscrizioni provinciali, attuato da Benito Mussolini.

Non è certamente nostra intenzione addentrarci in questa impresa titanica, in primis perché ciò esula dalle nostre competenze e poi il nostro interesse in questa città è rivolto ad altro. Ci accontentiamo di guardarla da lontano, osservando le sue bellezze e ci lasciamo incantare dal suo fascino e dalla sua magia. Nel XIII secolo Viterbo fu sede pontificia e per circa 24 anni il Palazzo Papale ospitò e vi furono eletti vari Papi.  

Il nome della città deriva dal latino Vetus Urbs, cioè Città Vecchia.  Terra di scrittori, di poeti e pittori, non è stata nel passato immune  a  intrecci, stravaganze e leggende. Vanta di un vasto centro storico medioevale, in gran parte ben conservato, cinto di mura antiche. Ad est si assiste alla nascita di nuovi quartieri moderni, mentre ad ovest si scopre il cuore della Vetus Urbs: zone archeologiche e termali, la città necropoli di Castel d’Asso, la sorgente del Bullicame, il teatro romano di Ferento e tutto quanto si può mai immaginare della vecchia città. Lungo il suo sottosuolo corrono numerose gallerie sotterranee scavate nel tufo.  Molti degli edifici del centro sono intercomunicanti tramite questa rete di cunicoli, provvidenziali come rifugi, nel 1943-44, durante i bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale.Geograficamente è locata in una vasta piattaforma, all’inizio delle pendici del Monte Palanzana. Non mancano tracce d’insediamenti neolitici e varie tracce di presenze etrusche come testimoniano  varie presenze nel sottosuolo.

Quello che ci ha affascinato e spinto a indagare, sono le sue stravaganze, intrecci e leggende del passato. Di questi intendiamo redigere una collana di racconti, che appariranno su questo giornale, edizione del sabato, nella rubrica “Viterbo – passeggiando e curiosando per la città e dintorni” A partire dal prossimo sabato 12 aprile 2014 noi saremo qui a raccontare queste leggende che riaffiorano.
 




L’U.N.A.R. FUORIUSCITO DALLE LINEE GUIDA

A tanta gente vien a pensare che l’Unar, anziché fare politica, tesa verso il trattamento di parità di diritti, tutti i diritti, fra persone, uomo e donna,combattere il bullismo a scuola, stia facendo propaganda pro gender, pro LGBT.

 

di Emanuel Galea

L'Unar è l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali,  alle dirette dipendenze del Ministero delle Pari Opportunità, Ministero Cooperazione Internazionale e Integrazione.  L'Ufficio è chiamato ad occuparsi del: Servizio per la tutela della parità di trattamento e Servizio studi, ricerche e relazioni istituzionali. Opera in attuazione della direttiva 2000/43/CE, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica. Il mandato conferisce a quest’ufficio la difesa di diritti e mai e, da nessuna parte  si legge, che a esso sia stato demandato l’incarico di fare propaganda e pubblicità a chicchessia e tanto meno di assumere iniziative atte a educare, insegnare e instillare nuove filosofie agli studenti. Il settore Crescita e Pari Opportunità  ospita  la Commissione per le pari opportunità tra uomo e donna ed il Comitato per l'imprenditoria femminile. Questo è il perimetro entro il quale è chiamata ad operare secondo il dettato del legislatore. Qualsiasi iniziativa fuori di questo cerchio ricade  nella responsabilità delle autorità politiche, come giustamente ha spiegato il viceministro Guerra accompagnando  la nota di demerito  a Marco De Giorgi, il direttore dell’Unar, dopo la distribuzione dei tre volumi che  fanno parte del kit «Educare alla diversità».

Emerge chiaro che tutte le iniziative che l’Unar sta autonomamente assumendo questi giorni, esulano completamente da quelli che il legislatore ha inteso assegnare. Sorge forte il dubbio che l’Unar , l’art 29 – Attuazione della direttiva 2000/43/CE, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica, trascura il fatto che si  parla di parità di trattamento fra le persone e non si è fermato alla sola parità fra uomo e donna. Parla di difesa di diritti fra persone, che riguardano la sfera della razza, lingua, origine etnica. Le iniziative a favore della “filosofia gender” e delle associazioni gay sono gratuiti ed arbitrarie. Vedo più appartenenti alla sua sfera temi del razzismo e della xenofobia, nonché sul tema fondamentale dell’inclusione dei Rom e dei Sinti”, per dirne una viene il dubbio che tutta la crociata dell’Unar non è altro che un pretesto per giustificare il ben nutrito e sempre crescente organico dei suoi uffici. Sono tanti e costosi. Alle dirette dipendenze del Direttore Generale lavorano : 3 elementi alla segreteria, un esperto ancora da nominare, un magistrato, un dirigente per trattamento pari dignità in attesa di nomina,  un Dirigente Servizio studi, ricerche e relazioni istituzionali – n.8 impiegati amministrativi –  Uno staff più che rispettabile,  per fare che cosa? Emanare direttive e raccomandazioni agli insegnanti, inviandoli  “tre opuscoli che – con tanto di loghi istituzionali -sconsigliano ai maestri di leggere in classe le fiabe perché tendono a promuovere il solo modello di famiglia tradizionale” Per un organico che può reggerel’amministrazione di un Comune, mi pare, come produzione  è un tantino scarsa.

 Quanto pesa sulla collettività? Cottarelli a Renzi : “Il nuovo governo definisca in fretta la destinazione dei risparmi che intende ricavare dalla spending review, l'Italia non può perdere tempo”.Siamo d’accordo. Il signor Marco De Giorgi,direttore dell’Unar ne prenda nota.
A tanta gente vien a pensare che l’Unar, anziché fare politica, tesa verso il trattamento di parità di diritti, tutti i diritti, fra persone, uomo e donna,combattere il bullismo a scuola, stia facendo propaganda pro gender, pro LGBT. Questo dubbio lo fa balenare ingenuamente Imma Battaglia , presidente onoraria di Gay Project ,quando dice : «Siamo a fianco di Alessio De Giorgi*, che da anni all’interno dell’Unar, porta avanti un lavoro di analisi che è punto di riferimento per tutte le vittime che l’omofobia continua a mietere in Italia a causa di una politica irresponsabile» Secondo Battaglia , Di Giorgio lavora a “uso e consumo” di una causa che “ continua a mietere vittime in Italia …”Ma quale mietitura ? Chi sono queste vittime? Leggo sulla stampa: “Andrea Troiso ha ucciso Fulli (Daniele il ragazzo gay) con un punteruolo. I due si erano conosciuti da qualche giorno e l'omicidio è avvenuto sul luogo del ritrovamento del cadavere probabilmente subito dopo avere avuto un rapporto sessuale. Dunque il movente passionale è l'ipotesi più probabile”. Quale sarebbe la politica irresponsabile in questo caso?

Questa leggenda metropolitana di una “ mattanza, vittime di omofobia” esiste solamente nella mente di chi da anni lavora per portare avanti, che cosa? L’informazione è una cosa seria, la gente è stufa del bla bla.  Quando parliamo di “tutte le vittime.” siamo coerenti, citiamo fatti ,luoghi, dati e circostanze. Il lettore ha diritto di sapere la verità. Ho letto da qualche parte e condivido pienamente il contenuto:  “Qui è il nonsense. Nelle scuole oggi non si fa apologia della famiglia eterosessuale ma si pensa ad insegnare altro. Sono coloro che si considerano "diversi" che trovino discriminazioni e intolleranza dovunque anche dove non c'é. Così si arriva all'epurazione di tutto perché tutto può essere letto in chiave intollerante e discriminatoria.”  Omnia munda mundis : Proviamo una volta tanto  di non immaginare il male dove male non ci sia e vivremo più sereni.
*Forse Battaglia voleva riferirsi a Marco Di Giorgio

 




CANCELLIERI VS SCALFAROTTO: CARCERE SI, CARCERE NO

 

Alla data del 30 giugno 2013 si contano 5.257.693 di processi pendenti in campo civile e quasi 3 milioni e mezzo in quello penale.

 

di Emanuel Galea

Disse Arturo Graf : “Non ti confondere a contraddire a chi, per poco che tu lo lasci parlare, si contraddirà da sé”.  E chi meglio dell’uomo politico può mai fornire prova di questa aforisma?  In Camera e Senato , il tema “giustizia” riscalda le anime e passioni dei “politici”. L’argomento a contendere è “il decreto svuota carceri”, Questo acceso dibattito si svolge durante sedute diurne perché in quelle notturne prosegue, su corsia preferenziale, la legge Scalfarotto, impropriamente definita come legge contro l’omofobia.
Sommariamente, e di seguito sviluppiamo le ragioni. Da una parte ci sta il Decreto Cancellieri “svuota carceri” e dall’altra ci sta la proposta di legge Scalfarotto, “aggiungi un posto in carcere che ci sta un reato in più”, legge anti omofobia.
 
A fare la sua comparsa in quest’annosa e tormentata materia non poteva mancare la voce della Signora Cecil Kyenge, annunciando che fra qualche giorno ci sarà uno ius soli “temperato”, accompagnato dal progressivo allontanamento dei detenuti dai Cie. La Signora Kyenge ha precisato che , essendo lei Ministro dell’Integrazione, non si muove in prima persona bensì si limita a coordinare e sensibilizzare la materia. Intanto nel suo, dà un contributo per svuotare i centri di detenzione.

Il Ministro della giustizia, Annamaria Cancellieri ha illustrato alla Camera la relazione annuale sull’amministrazione della giustizia.  Ne sono emersi dei dati, nonostante fossero già conosciuti, che fanno ugualmente orrore solo a leggerli .

Alla data del 30 giugno 2013 si contano 5.257.693 di processi pendenti in campo civile e quasi 3 milioni e mezzo in quello penale. Inoltre, ci sta “ l’impellente urgenza”, espressione quest'ultima del Presidente Napolitano, di restituire alle persone detenute la possibilità di un effettivo esercizio dei diritti fondamentali e di affrontare seriamente il fenomeno dell’ormai sovraffollamento endemico. Secondo dati circolati al Senato, i detenuti all’interno degli istituti penitenziari italiani sono circa 66 mila. Di questi circa 20 mila sono in eccesso rispetto alla capienza prevista. Secondo statistiche del Ministero della Giustizia, al 30 luglio 2013, su 22.812 detenuti stranieri, 18 mila non appartenevano alla Comunità Europea.

Per affrontare tale situazione, che ormai è sfuggita di mano al Governo, si sta cercando di rimediare con il decreto “svuota carceri”. Questo provvedimento contempla misure diverse che vanno dall’indulto alla depenalizzazione di alcuni reati. Soppressione della carcerazione preventiva, maggior uso del braccialetto elettronico, carcerazione domiciliare ed altre misure, tutte miranti ad alleggerire il carico dei detenuti che sovraffollano gli istituti penitenziari. Si sta studiando inoltre la possibilità di intervenire sulla disciplina delle espulsioni per quei detenuti non appartenenti alla Comunità Europea. Il legislatore, questa volta dovrebbe fare in fretta, perchè a maggio, se non si corre ai ripari, scatteranno le 400 sentenze della Corte europea dei Diritti dell'uomo.

Mentre nelle sedute diurne il dibattito va avanti e s’intravede qualche speranza che questa volta si intende risolvere quella “impellente urgenza”, nelle sedute notturne si rema in senso contrario . Sedute notturne per discutere la legge Scalfarotto che sembra auspicare di aggiungere un posto in carcere che ci sta, in arrivo, un reato in più. Le sedute procedono a ritmo serrato perché, si dice, vogliono arrivare in aula al Senato in febbraio.

Questa legge va tutta nella direzione opposta al Decreto “svuota carceri” perché con la proposta che si sta analizzando in Senato, si rischia di incappare nel reato di opinione e prevede una pena che va da 4 a 5 anni.

Secondo tale proposta, potrebbero essere denunciati, in quanto incitanti a commettere atti di discriminazione per motivi d’identità sessuale, tutti coloro che, senza intimidazioni, minacce o atti violenti, sollecitassero i parlamentari della Repubblica a non introdurre nella legislazione il “matrimonio” gay e, ancor più, tutti coloro che proponessero di escludere la facoltà di adottare un bambino a coppie omosessuali. Essere incriminati per reato d’opinione non sarà poi tanto difficile.

Ne consegue che la legge Scalfarotto va nel verso inverso del decreto “svuota carceri”. Esso,  al contrario, aumentando il reato, per logica aumenta il carico all’amministrazione della Giustizia, di per sé già stracolmo.

La coerenza è una dote rara e la contraddizione cresce abbondante nel giardino della politica.




IL GOVERNO DI ENRICO LETTA E LA BARZELLETTA DI FINE ANNO

di Emanuel Galea

Fra una manciata di ore si festeggia il nuovo anno. L’allegria è d’uopo. Ogni quattro persone, tre mangeranno il cotechino e ci dicono che si stapperanno 140 milioni di bottiglie di spumante Italiano. Auguri, strette di mano e sorrisi rituali: “….ridi, Pagliaccio, e ognun applaudirà! Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto in una smorfia il singhiozzo e 'l dolor, Ah! Ridi, Pagliaccio…….” Quanti "Canio" canteranno quest’aria tratta da “I Pagliacci” di Ruggero Leoncavallo la notte del trentuno?

Enrico Letta ha voluto contribuire all’allegria. L’ha detto. L’ha twittato. L’ha ripetuto ai giornali, sul web:"Tasse sulle famiglie nel 2013 sono scese e la tendenza continuerà anche nel 2014. Notizia di oggi importante perché si consolidi il trend fiducia".
Bella notizia, qualcosa si abbassa, l’ha detto il capo del Governo e noi dobbiamo credergli. Quello che Enrico Letta non ha ritenuto di specificare è che per recuperare i soldi per sistemare il bilancio, e così poter promettere l’abbassamento delle tasse, ha dovuto autorizzare una raffica di aumenti a partire del 2014 e per gli anni a venire.

Gli italiani, col nuovo anno, troveranno l’aumento dei carburanti, dei pedaggi autostradali, delle sigarette. Si accorgeranno di un aumento sostanziale nella bolletta elettrica, i contributi previdenziali, i costi sui depositi bancari. L’aumento dell’Iva dal 4% al 10% sui distributori automatici porteranno aumenti al caffè e alle merendine in quei distributori in uffici, ospedali e locali pubblici diversi.
I Comuni potrebbero reperire la Tasi in favore delle famiglie numerose e meno abbienti, aumentando l’aliquota massima dell’imposta dal 2,5 al 3,5 per mille per la prima casa e dal 10,6 all’11,6 per mille per la seconda casa. La patrimoniale si sente ma non si vede!

Dulcis in fundo, a completare “l’allegria generale” arriva anche il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti annunciando che,  per salvare la Regione dal crac, le prossime buste paga dei romani , e non solo,  saranno più leggere. Il Consiglio Regionale del Lazio, approvando il bilancio, ha aumentato l'aliquota dell'addizionale regionale Irpef dall'attuale 1,73% al 2,33% per i redditi 2014, e al 3,33% nel 2015. Il Governo centrale abbassa le tasse e gli enti periferici, alzano le imposte e le tariffe. Chi abbassa e chi alza!

E a questo punto non posso esimermi dal raccontare una barzelletta su Enrico Letta:
Un distinto signore entra in un negozio di biancheria intima. Sceglie una camicetta griffata ed un paio di mutandine,rosso scarlatto, modello ultimo grido, da indossare la notte del Capodanno. Riceve i complimenti del commesso per l’ottima scelta. “Quanto devo pagare”, chiede il distinto signore. “Merce di prima qualità, dottore, per lei trenta euro per le mutande e facciamo lo stesso prezzo per la camicetta” . “Prezzo esagerato, grazie, risponde il distinto signore.” E mentre il cliente si avvia verso l’uscita, il commesso lo ferma e gli propone: “per lei facciamo un bello sconto. Per le mutande facciamo venticinque ma per la camicetta mi deve dare trentacinque”. Il signore sdegnato e infastidito si rivolge al commesso: “giovanotto, si rende conto di cosa mi sta facendo? Lei mi sta abbassando le mutande ed alzando la camicetta”.

Nel suo piccolo il commesso ha voluto imitare la politica del governo Letta, abbassare e alzare. Ormai sono tanti, su questa piazza, che si affrettano ad alzare le camicette. Allo Stato centrale il compito di abbassare le mutande. C’e’ poco da ridere. Se ti va, fallo pure, fallo  ora,  perché da gennaio 2014 ricomincia il pianto.




SE POTESSI AVERE MILLE LIRE AL MESE

di Emanuel Galea

Contestualizzando la vecchia canzone, magari sostituendo “lire” con “euro”, ci si trova perfettamente d'accordo nel condividere la dichiarazione di Giorgio Squinzi: "Il Paese ha subito un grave arretramento ed è diventato più fragile, anche sul fronte sociale".

A Squinzi  fa eco  l’ufficio studi degli industriali:"i danni sono commisurabili solo con quelli di una guerra".

La canzone “Se avessi mille lire al mese !”  ricorda lo swing italiano degli anni 30 e 40 e pertanto l’avvicinamento dei due periodi contingenti  non risulta affatto surreale.

Il 15 dicembre, sempre su queste pagine ho scritto un altro articolo intitolato  RENZI E LETTA ED I LORO "VORREI MA NON OSO . La Legge di Stabilità stava ancora in itinere. Si sentivano i tuoni di Renzi seguiti da fumate di pace  dal narghilè di Letta. S’intravedeva il disagio degli Alfaniani, l’inquietudine del vecchio apparato PD ed i segnali con l’alfabeto morse provenienti dalla Germania, tutti ingredienti che non promettevano niente di buono.

Oggi il re è nudo. La legge “Dimensione Italia” è senza veli e sta facendo trasparire tutte le sue vergogne.

I “forconi” non si arrendono e domenica saranno davanti al Papa. Il cardinale Bagnasco benedice la protesta e la giudica più che giusta. Sindacati, partiti, casalinghe, industriali , commercianti e consumatori si alzano in un coro all'unisono un grido d’insoddisfazione.

Da Letta e Renzi ci si aspettava molto di più. Non hanno osato davanti alle lobby che tengono incatenata l’economia del paese. Lo scandalo condono “ slot  machine” è la prova del nove. L’ultimo strappo sulle slot machine, stanziando meno fondi ai Comuni virtuosi è una dichiarazione dell’impotenza della politica.

Ha ragione da vendere Giorgio Squinzi. Da questa classe politica c'e' poco da sperare. E’ stata solo una vana illusione pensare che finalmente si dicesse la parola “fine” all’odioso furto del finanziamento pubblico. La stella nascente Renzi ed il nuovo che avanza Letta hanno dovuto rallentare il passo e seguire i vecchi saggi.

Ahimè, anche su questo fronte c'e' da registrare una completa delusione. Finta e parziale cancellazione, diluita nel tempo. Resiste ancora il finanziamento ai gruppi parlamentari, alle partecipate, all’editoria. C’era da aspettarselo, i partiti sono attaccati a questi privilegi come le telline o meglio le cozze agli scogli che per rimuoverle, il più delle volte, occorre romperle e raschiare bene.

Della legge elettorale ne hanno fatto un campo di battaglia e della spending review non rimane che Carlo Coffarelli con la sua Commissione ed il suo apparato.

Notizie di oggi ci dicono che per il 2014 il Consiglio Superiore della Magistratura ha già preventivato un aumento delle sue spese pari al 34%, questo mentre l’azienda Italia languisce e mette all’asta quel poco che le è rimasto, la Telecom docet.

Alle Camere si dibatte sulla stabilità, sulle riforme, sul lavoro. I burocrati oltr'Alpe preparano altri paletti da sottoporre a Roma. E’ una storia senza fine.

Non c’è più spazio per rimedi palliativi, a mali estremi, estremi  rimedi.  Aggredire la spesa pubblica seriamente è diventata un’emergenza. Chi ignora ciò si assume una grossa responsabilità.




IL CASO : LA MINORENNE RUBY E LA “INNAMORATA” UNDICENNE

di Emanuel Galea

Intendiamoci bene, mi ritrovo in quel “in nome del Popolo Italiano” pronunciato dal Tribunale di Milano il 24 giugno 2013 a carico di chi corteggiava la minorenne Ruby, per i reati di prostituzione minorile.

Le accuse seguono la vicenda dell’allora diciasettenne, Karima El Mahroug, conosciuta alla cronaca come Ruby. La vicenda della minorenne Ruby ormai è da tutti conosciuta. Nella serata del 27 maggio 2010, fu accompagnata presso la Questura di Milano per identificazione perché sospettata di furto e priva di documenti di riconoscimento. Seguì la telefonata dell’allora premier in questura e la piccola fu liberata e affidata a persona di fiducia dallo stesso premier. Del seguito dubito ci sia alcuno in Italia all’oscuro della vicenda , la notizia ha fatto il giro del mondo.

Il 7 dicembre 2013 scoppia una notizia “copia incolla” molto identica a quella della “piccola” Ruby. Tutto è successo a Catanzaro e la Calabria, bene a saperlo, non è Milano. Una bambina di undici anni, di famiglia disagiata, è data in affido a un impiegato sessantenne ai servizi sociali del Comune suddetto.

Per la stessa Polizia qualcosa non andava per il verso giusto in quella villetta del sessantenne. Le cose non erano chiare e così, grazie all’intercettazioni ambientali, i sospetti della polizia si concretizzavano in fatti penalmente perseguibili. Si decise quindi di attuare un’irruzione nella villetta dell’uomo.

Fu grande lo sgomento degli agenti quando in camera trovarono il sessantenne Pietro Lamberti e la bambina, tutte e due nudi a letto.

Come giusto che sia, i primi due gradi di giudizio, in nome del Popolo Italiano e direi io, in nome della “Giustizia Giusta”, condannarono l’imputato a cinque anni di carcere. In questa condanna, al pari di quella di Milano non possiamo non trovarci dalla parte della “Giustizia”.

Dissentiamo con convinzione e gridiamo forte e con sdegno contro la decisione della Corte di Cassazione che molto stranamente ha annullato il processo e rimandato gli atti alla corte d’Appello.

Quello poi che umilia qualsiasi “Giustizia” è il fatto d’aver riconosciuto all’imputato “un attenuante nell’accondiscendenza della vittima”. Questi Giudici non hanno per niente considerato l’ipotesi, anche la più remota, che la bambina poteva essere plagiata o altro. No! La bambina s’innamorò del sessantenne e per loro questo basta.  Che la piccola Ruby, nel caso analogo, non a Catanzaro ma a Milano, poteva trovarsi ad Arcore perché infatuata del Cavaliere e non perché adescata, ai giudici Milanesi non reggeva. 

Il Cavaliere si è approfittato di una bambina minorenne di “diciassette anni” ma il sessantenne di Catanzaro ha avuto solamente “una storia d’amore” con una “undicenne”.

Una giustizia a macchia di leopardo che se la storia non fosse tragica, ci sarebbe stato solamente da ridere… All’allenatore di pallavolo Mauro Ronzato sono stati inflitti 5 anni e 6 mesi dal Gup Domenico Gambardella. L’allenatore Ronzato è stato condannato per aver fatto sesso con sua ex allieva quindicenne.

Secondo il Gup di Villanova di Camposampiero il rapporto  sessuale consenziente scatta dai 16 anni in su. Nel giugno 2009 un cinquantunenne di Nardò, gestore di un bar di Leverano, fu accusato di violenza sessuale ai danni di una sedicenne che lavorava in quel locale. Lui sosteneva la tesi del rapporto consenziente ma i giudici collegiali della prima sezione di Lecce lo condannarono a cinque anni e mezzo di reclusione.

Paese che vai, Giudice che trovi. La giungla dell’interpretazione della legge 609 e non solo è vasta e tortuosa. I soliti dibattiti accademici tra  liberalisti e conservatori, chi vuole liberalizzare gli atti sessuali con minorenni e chi lotta per mantenere una rigida guardia.

Tra gli uni e gli altri, come sempre,  chi ci va in mezzo è la minorenne. L’accademico parla alla platea ma poco fa per ascoltare la voce dei minori. Questa non è giustizia. Questa è la vergogna del Diritto