ELENA CESTE: ANALISI DELL'ORDINANZA DI MISURA CAUTELARE DI MICHELE BUONICONTI

A cura della Dott.ssa Ursula Franco per il tramite Domenico Leccese

Dopo aver letto l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Asti Giacomo Marson nei confronti di Michele Buoninconti sono rimasta basita. L’arresto del marito di Elena Ceste ha sedato la sete di vendetta di orde di casalinghe disperate e giornalisti incompetenti, ma ha lasciato interdetti molti addetti ai lavori. Mi auguro che a Michele Buoninconti non lo aspetti lo stesso immeritato iter giudiziario della madre della povera Matilda Borin, Elena Romani, ingiustamente accusata e processata per l’omicidio della figlia a causa di un fatale errore nella ricostruzione del delitto. Da sempre sostengo che Elena si è suicidata. Secondo la procura di Asti invece, la mattina del 24 gennaio 2014 Michele Buoninconti uccise la propria moglie Elena Ceste con premeditazione, asfissiandola e subito dopo la denudò e ne occultò il corpo nel Rio Mersa, a poche centinaia di metri da casa.Dall’ordinanza: “Ciò che in particolare connota il caso di specie è, infatti, l’assoluta impossibilità di formulare ipotesi alternative rispetto all’ipotesi accusatoria, così come non è logicamente possibile formulare differenti teorie ricostruttive dotate di una seppur minima plausibilità” e “Tutti gli elementi raccolti nel corso delle indagini indicano Michele Buoninconti come l’autore delle gravissime condotte che gli vengono attribuite”.A mio avviso un passaggio incredibile, solo per chi disconosce la psichiatria è impossibile formulare ipotesi alternative, in realtà il suicidio è l’unica ipotesi realmente plausibile e logica, anche dal punto di vista della ricostruzione degli eventi. Sarebbe il colmo che un soggetto affetto da un grave disturbo psicotico come lo era la Ceste quella mattina divenga al contempo vittima di un omicidio, in casi come questo il suicidio è la causa di morte più probabile, ma in procura, sottovalutando lo stato mentale di Elena e piuttosto che sottoporla ad una autopsia psicologica, hanno preferito concentrarsi sulla ricerca di un colpevole in carne ed ossa, ed allora chi meglio di un marito scorbutico e forse cornuto?Capisco che sia difficile comprendere che cosa significhi ‘stato psicotico’ per chi non conosce la psichiatria. Lo stato psicotico è una condizione di grave alterazione psichica che comporta la perdita del contatto con la realtà da parte del soggetto che ne è affetto ed è spesso causa di suicidio. Se dobbiamo a tutti i costi attribuire delle colpe a Buoninconti, egli è colpevole di non aver compreso il disagio di Elena e tantomeno la sua infelicità. Michele per ignoranza non capì da subito le problematiche psichiche della consorte, anzi credette di essere becco e, pensandosi tradito, non fu compassionevole, ma la notte precedente alla scomparsa della moglie si rese conto che Elena faceva discorsi illogici, delirava, tanto che la invitò quel mattino, per stare più tranquillo, ad andare con lui a portare i bambini a scuola e dopo che la donna rispose di voler restare a casa, lui le si rivolse con frasi del tipo: ‘Elena mi fai stare tranquillo?’, cercando da parte della moglie una qualche forma di rassicurazione. Dopo aver accompagnato i figli, egli, a riprova della sua consapevolezza che qualcosa non andava nella ‘testa’ della Ceste, si diresse dal medico per controllare gli orari al fine di condurvi Elena in tarda mattinata. Come può la procura, dopo aver visionari i filmati di Michele che si reca all’ambulatorio, contestargli la premeditazione? Perché sarebbe passato dal medico se avesse avuto intenzione di ucciderla?

L’autopsia Il cadavere della Ceste al momento del ritrovamento era in avanzato stato di decomposizione, l’esame sui resti ha escluso fratture, colpi d’arma da fuoco e da taglio ma le pessime condizioni di conservazione del corpo non hanno permesso al medico legale di determinare la causa della morte. Ciò ha giocato inspiegabilmente a sfavore di Michele Buoninconti. A causa dei fenomeni cadaverici, come la putrefazione e la macerazione, che conducono con il tempo alla scomparsa in primis dei tessuti molli del corpo, erano assenti all’esame autoptico la maggior parte delle strutture costituenti la parte anteriore del collo di Elena, come la cartilagine tiroidea ed il piccolo osso ioide, anatomicamente sostenuto da tessuti muscolari facilmente degradabili. Queste due strutture possono risultare fratturate in alcune loro componenti nei cadaveri di soggetti deceduti per strangolamento, ma la loro assenza non può automaticamente indurci a pensare che la Ceste sia stata strangolata o soffocata. L’autopsia ci dice solo che Elena non morì di morte violenta. La procura pur di ritagliarsi ad hoc i risultati di un’autopsia negativa per morte violenta ha sostenuto che “Elena Ceste sia stata uccisa per asfissia su letto coniugale”. Il fatto che il cadavere della Ceste si sia naturalmente decomposto e siano in tal modo scomparse le parti molli e cartilaginee del collo è naturale, è una forzatura imperdonabile collegare l’assenza dell’osso ioide e del resto delle strutture molli del collo ad un evento asfittico.
L’ipotesi omicidiaria Buoninconti avrebbe potuto uccidere Elena durante la notte come porterebbero a pensare l’assenza degli occhiali e degli abiti sulla vittima o prima di accompagnare i bambini a scuola, nei due casi perché mai egli, dopo averla uccisa, sarebbe andato a vedere gli orari dell’ambulatorio del medico di famiglia, come provano le telecamere del paese? L’accertarsi degli orari di ricevimento del dottore presuppone, tra l’altro, la consapevolezza da parte di Michele del disagio psichico della moglie. Inoltre, la testimonianza della vicina che ci conferma che Elena era viva dopo che Michele uscì ad accompagnare i bambini smonta tale ipotesi. Nel caso invece egli avesse ucciso la propria moglie al suo ritorno dal paese si spiegherebbero la visita allo studio del dottore e la testimonianza della vicina che disse di aver visto la Ceste ‘poco vestita’ dopo l’uscita mattutina del marito, in questo caso però i tempi risulterebbero troppo stretti. Secondo il gip Michele uccise Elena tra le le 8.43 e le 8.55, poi subito dopo, alle 8.55.04 ed alle 8.57.28 chiamò i vicini di casa per farsi aiutare nelle ricerche della moglie e sempre a ridosso del fantomatico omicidio alle 9.06.59 telefonò ad Oreste Ceste, zio di Elena, dicendogli che la Ceste era scomparsa. Pochissimi minuti sono incompatibili con un omicidio ed occultamento del cadavere ed appare alquanto improbabile che un omicida avvisi prontamente i vicini e lo zio della presunta vittima della sua scomparsa, tantomeno ancor prima di essersi disfatto del cadavere. Buoninconti avvisò i vicini e lo zio della scomparsa di Elena perché era realmente preoccupato per lei e perché si vergognava che fosse nuda, cercò di coinvolgerli nelle ricerche sperando che lo aiutassero a ritrovarla, ipotizzando ragionevolmente che la donna fosse nei paraggi. Recenti fatti di cronaca, quali l’omicidio di Chiara Poggi, quello di Lucia Manca, quello di Meredith Kercher, quello di Roberta Ragusa e molti altri come l’omicidio commesso da Annamaria Franzoni ai danni del proprio figlio Samuele Lorenzi, provano che caratteristica comune a molti colpevoli è il ritardo con cui allertano i soccorsi, questo ritardo è un indicatore di colpevolezza.Se Michele avesse ucciso Elena al suo ritorno dal paese, prima di dare l’allarme avrebbe potuto prendersi tutto il tempo possibile, almeno fino al ritorno dei bambini dalla scuola. Non si spiega poi perché egli non avrebbe occultato realmente il cadavere ma lo avrebbe piuttosto ingenuamente lasciato in un luogo dove sarebbe stato facile ritrovarlo ed a soli 800 metri da casa. Egli avrebbe potuto raccontare di essere tornato a casa, di aver lasciato la moglie a fare le faccende domestiche mentre lui si recava, come previsto, a casa dei suoceri a Govone ad accendere il riscaldamento e solo dopo aver raccolto i bambini all’uscita dalla scuola sarebbe stato costretto a denunciare la scomparsa della Ceste, ritagliandosi in questo modo tutto il tempo necessario per occultare davvero il corpo della moglie e ripulire la scena del crimine. Vale lo stesso ragionamento nel caso il Buoninconti avesse trovato Elena morta suicida ed avesse pensato di spostarne il corpo, egli non avrebbe dato subito l’allarme. Non ci resta che una logica alternativa, la più semplice, il suicidio. A riprova che Michele non ha nulla da nascondere ricordo che ha sempre detto di essere tornato a casa intorno alle 8.30 o poco dopo, invece che alle 8.43, come stabilito dalle ricostruzioni orarie fatte attraverso le telecamere del paese, di certo peggiorando la sua posizione, allargando la forcella oraria del fantomatico omicidio. Il 12 febbraio Michele ha riferito gli eventi di quella mattina al giornalista di ‘Chi l’ha visto’ in questi termini: ‘Appena sono entrato nel cortile mi ha colpito quel maglione ed allora sono sceso subito dalla macchina e sono andato a prendere quel maglione e togliendo il maglione c’erano le sue ciabatte sotto e ho detto: ma cosa ha combinato mia moglie? cosa sta facendo? e ho pensato male, mi son fatto subito un giro intorno alla casa per vedere se av.. se fosse nascosta da qualche parte, se avesse fatto una sciocchezza eee.. poi non non trovandola fuori sono entrato in casa ed ho iniziato a chiamandola e ho cercato dappertutto e non l’ho trovata… mi vergognavo che gli altri l’avrebbero vista senza indumenti ed allora il mio pensiero era ho preso quei panni come erano messi l’ho messi sul sedile e sono andato alla ricerca di mia moglie’. Michele per alcuni minuti ha semplicemente cercato sua moglie in macchina vicino a casa. Secondo la ricostruzione della procura invece, subito dopo l’omicidio, “Buoninconti ha tracciato alla guida della sua auto un percorso quasi circolare partendo dalla propria abitazione, transitando nella zona di occultamento del cadavere, imboccando la strada 231 ed assestandosi alle 9.01.48 in corrispondenza della discoteca Mediterraneo (orario inizio prima chiamata a Elena ndr), giungendo fino all’altezza di Piano Molini di Isola, dove ha svoltato alla sua destra in strada Ronchi per poi girare nuovamente a destra in via Fogliotti, che successivamente assume il nome di strada Remonzino e da lì nuovamente far ritorno alla propria abitazione”. Per il gip, dopo aver ucciso la moglie, tra le 8.45 e le 8.55, Michele ha caricato il suo cadavere in auto per poi scaricarlo in un fosso, il tutto entro le 9.01 con contorno di telefonate ai vicini, una ricostruzione criminologicamente inconcepibile.Ricordo che l’analisi dell’auto del Buoninconti da parte dei RIS ha dato esito negativo. Secondo la procura Michele ha chiamato i vicini sul telefono fisso solo per “verificare chi fosse presente in casa” dato che “solo dopo essersi sincerato del numero e della qualità delle informazioni in possesso di altri poteva fornire il proprio racconto”, inoltre definisce “stravante” che li abbia chiamati sul telefono fisso. A mio avviso invece Buoninconti chiamo' sul telefono fisso perché se i vicini non fossero stati a casa sarebbe stati poco utili per le ricerche di Elena. Michele ha sempre dichiarato di aver fatto un giro in macchina intorno a casa, a tal riguardo non mi sembra un grande indizio contro di lui il fatto che il suo telefonino abbia agganciato due diverse celle telefoniche, dato che lui ha sempre raccontato di aver cercato Elena intorno a casa e proprio nell’area coperta da quelle celle. Solo nel caso egli avesse negato di aver preso la macchina, quella dichiarazione discordante dalle risultanze investigative avrebbe potuto assumere valore probatorio. Il gip ha criticato Michele per aver avvisato il padre di Elena solo un’ora dopo la scomparsa della moglie, vi ricordo che fece una telefonata allo zio Oreste alle 9.06.59, telefonata che dimostra che il Buoninconti non aveva nulla da nascondere. Michele non chiamò il padre di Elena solo per non farlo preoccupare, sperava infatti di ritrovare la moglie. Ancora egli non chiamò subito Elena al telefonino perché aveva capito che la donna aveva scelto di suicidarsi e per di più nuda. Lo fece in seguito quando non trovandola archiviò il pensiero del ‘gesto folle’, come lo definisce lui. Dall’ordinanza: “Rilevanti elementi di sospetto derivano pure considerando le modalità con cui l’indagato si è mosso per raggiungere Govone”. Il giudice, dopo aver ascoltato un testimone che ha riferito di aver visto la peugeot bianca “con alla guida Michele (che conosco da tempo) ed era al telefono ad una andatura molto calma con direzione di marcia verso la casa dei suoceri… con finestrino abbassato e stava parlando ed andava ad andatura molto lenta”, ha dedotto che “non può che spiegarsi con il bisogno di ostentare il proprio massimo impegno, farsi notare e fingere concrete attività di ricerca della moglie secondo il discutibile assioma per cui una vasta area di ispezione avrebbe dovuto corrispondere ad un grande impegno profuso”. Michele sempre a mio avviso stava semplicemente cercando la moglie. Dall’ordinanza: “La settimana dopo la scomparsa della signora Ceste – ha dichiarato il dottore il 27 giugno scorso – ho visitato il signor Michele che nell’occasione lamentava un dolore muscolare all’addome. Un fastidio provocato da un intenso sforzo, come di chi fa per la prima volta gli addominali o chi è costretto a sollevare un peso inabituale”. Il dolore addominale del Buoninconti, e badate bene, non un dolore alla muscolatura para-vertebrale, secondo il gip è da attribuire allo spostamento del cadavere della moglie: “Non può sfuggire che il sollevamento di un corpo, il suo posizionamento all’interno di un veicolo, la sua rimozione e trasporto, comporti uno sforzo fisico considerevole”. A me sembra una forzatura. Il movente secondo la procura Secondo il gip, Michele è “un soggetto al quale nulla deve sfuggire, interessato ad avere tutto sotto controllo, a gestire e organizzare la vita del suo nucleo familiare secondo regole non sindacabili”. Probabile, ma il fatto che Michele abbia queste caratteristiche di personalità non può condurre la procura, nella totale assenza di indizi concreti, a queste conclusioni: “In questo contesto si inserisce un elemento di rottura dirompente: la scoperta del tradimento della moglie, preceduta da una forte crisi matrimoniale manifestatasi almeno dal mese di ottobre 2013″ e “Una moglie che come nel lontano passato del loro fidanzamento si affacciava di nuovo a relazioni extraconiugali, a incontri segreti, a scambio di messaggi, telefonate e amicizie in chat, era diventata per l’indagato ingestibile, pericolosa, dannosa. E per questo doveva essere eliminata”. La procura definisce Michele: ‘Estremamente parsimonioso’, come se l’essere parsimoniosi di questi tempi, con uno stipendio da vigile del fuoco e quattro figli da mantenere fosse un’onta. Lo accusa anche di curare troppo le oche e l’orto, di appuntarsi le cose e perfino di pregare ‘ossessivamente’.

Le intercettazioni. Le intercettazioni che la procura usa contro Michele vanno contestualizzate temporalmente, risalgono tutte a prima del ritrovamento di Elena, per cui Michele poteva avere tutte le ragioni di sentirsi e comportarsi come un uomo ferito e tradito e magari di infierire verbalmente e virtualmente su una donna che pensava l’avesse abbandonato con quattro figli da crescere o di cercarsi un’altra compagna. Provate a leggere le intercettazioni considerate indizi di colpevolezza in quest’ottica. Michele, il 17 agosto 2014, si rivolge ai figli, in auto: “Con mamma c’ero riuscito a farla diventare donna. Solo, vai a capire cosa ha visto! Diciotto anni della mia vita per recuperarla, diciotto anni per raddrizzare mamma!”.A me sembra solo uno sfogo carico di interrogativi, difficile vederci altro. Ancora dall’ordinanza: “Di estrema gravità anche nell’ottica di valutare la personalità dell’indagato, è il metodo sottilmente intimidatorio utilizzato per raggiungere lo scopo, suggestionando i propri figli più giovani con la paura, tratteggiando uno scenario di allontanamento dalla casa e separazione dagli altri fratelli e dal padre”. Conversazione con i figli intercettata il 5 maggio 2014: Michele: “Loro vogliono sentire solo questo, che tra di voi non andate d’accordo. Così uno va da una parte, uno da un’altra parte, uno ancora da un’altra parte e un’ altro ancora da un’altra parte … Vi va bene vivere così, separati? E a me, ancora perché mamma … chissà dove e a me mi mettono ancora da un’altra parte. A casa nostra sai cosa ci fanno venire? ci fanno venire Le zoccole dentro , le straniere, a fottere!cosi c’e’ una stanza per ogni zoccola e la sera c’e’ il bordello Perciò cercate di essere bravi tra di voi. Mi avete visto litigare con mamma?”Figlio: “Sì”Figlio: “E lo chiedi?”Buoninconti: “Ehh, e loro questo vogliono sap.. sentire. Se glielo dite e se infatti loro se gli dite sì state tranquilli che a me mi mettono da un’altra parte”.Figlio: “Tu tante volte hai litigato con mamma”.Michele: “Non le devi dire queste cose, lo so che adesso le dici tanto per dirle, ma non le devi dire. Ti tolgono anche me oltre che ti hanno tolto mamma, ti tolgono anche me. Vedi se la domanda la faccio a tua sorella cosa risponde e ascolta ciò che dice tua sorella.mi hai mai visto picchiare mamma?”Figlia: “No”Mchele: “Tu mi hai mai visto picchiare mamma? Mi hai mai visto picchiare mamma?”Figlia: “No”. La lettura di questa intercettazione non può essere univoca, a mio avviso Michele è un uomo disperato che si domanda ancora dove sia finita la moglie, che teme di perdere i propri figli, sul quale gravano orribili sospetti e, non dimentichiamoci, sottoposto ad una pressione mediatica senza precedenti, che avrebbe fatto sclerale pure il Santo Padre. Il gip, disconoscendo apparentemente il naturale stato di stress del signor Buoninconti, rimasto solo con quattro figli e tormentato dai media, riferendosi alla cosiddetta aggressione da parte dell’indagato ai danni di una troupe televisiva che lo braccava da quasi un anno, scrive nell’ordinanza: “…manifesta a giudizio dello scrivente una totale asssenza di autocontrollo, che non può essere trascurata ai fini che in questa sede rilevano…è stato descritto da tutti come un soggetto pronto all’ira, persona da non contraddire, anzi, cui è consiglaibile ubbidire. In questi termini si sono espressi i genitori della vittima…”. Tre mesi dopo la scomparsa di Elena la procura intercetta un messaggio di Michele ad una donna, le sue parole cariche di tristezza ed ingenuità spezzano il cuore, ma il gip le interpreta così: “Lascia perplessi la descrizione che fa di sé. Un uomo solo, che sapeva fare bene la pizza, che sapeva fare bene i lavori di casa, che non gli serviva una donna che lavorasse fuori ma gli bastava arrivare a casa e avere una donna che lo aspettasse perché era proprio triste arrivare la sera a casa e trovarla vuota”. Otto mesi dopo la scomparsa della moglie, prima che si ritrovasse il corpo, Michele scrive ad una donna calabrese: ‘Fra noi c’è feeling’, e lei gli risponde: ‘Quando il cuore batte forte come il mio, credo di sapere il perché. Ma io gli parlo, al mio cuore. Io gli dico di stare più tranquillo perché l’amore nella tua vita potrebbe ritornare. Magari in futuro a quest’ora tu starai lavorando, mentre io ti aspetterò in casa e preparerò la cena al mio amore e ai bambini! Magari ne arriverà un quinto…’.Michele Buoninconti: ‘Grazie Teresa, mi fai commuovere. Ti sto scrivendo con le lacrime agli occhi. Sei una persona eccezionale. Eccezionale dovrà essere la persona che sostituirà Elena’. Secondo il gip questo scambio di messaggi “dimostra il totale distacco e disinteresse di Michele Buoninconti nei confronti della moglie… non era affettivamente legato… pur conscio della sua morte…”. Ma l’empatia questo giudice dove l’ha messa? Michele, a mio avviso, è soltanto un uomo solo con quattro figli da crescere, che ha creduto di essere stato abbandonato dalla moglie ed in più è perseguitato dall’Italietta degli odiatori frustrati alla ricerca della giustizia sommaria. Buoninconti non è consapevole della morte di Elena, né anaffettivo nei suoi confronti. Il giorno del ritrovamento di Elena, 9 mesi dopo la sua scomparsa Buoninconti viene informato della triste scoperta, non è la prima volta che lo avvertono del recupero di un corpo. Michele chiede se il corpo sia in avanzato di decomposizione e lo fa solo per capire se possa essere il corpo della moglie, scomparsa nove mesi prima, il cui corpo sarebbe stato di sicuro decomposto, se il corpo fosse stato in buone condizioni egli poteva facilmente escludere che fosse quello della moglie. Dopo il ritrovamento di Elena, Michele parlando con la di lei sorella disse: ‘Lei me lo aveva detto che voleva andarci su quella strada, anche se non l’aveva mai fatta… E io là c’ero andato, per primo… Ma là non ho visto niente, solo le impronte delle lepri…’. Evidentemente lui aveva cercato in diverse zone e pure nei pressi del luogo dove venne ritrovata la moglie, non stupisce, visto che Elena si era persa in quei luoghi. Quante volte ci è capitato di dire le stesse parole di Michele?

I presunti depistaggi La procura accusa Michele di tentativi di depistaggio: “Buoninconti ha costruito un castello di menzogne ed ha posto in essere vani tentativi di depistaggio per allontanare da se il sospetto di aver ucciso la moglie…”. Michele ha raccontato alla vicina ed agli inquirenti di aver trovato in cortile, al suo ritorno dal paese, sia gli abiti che gli occhiali di Elena, di averli raccolti e messi in macchina. Nonostante una evidente buonafede che si evince dai suoi racconti logici e dal suo reale e profondo coinvolgimento emotivo, egli viene sospettato di aver predisposto lo ‘staging’ degli abiti e degli occhiali della povera moglie. Chi altera una scena del crimine lo fa per allontanare i sospetti da sé, ‘prepara’ una scena perché la vedano gli inquirenti od eventuali testimoni. Se Michele avesse ucciso la moglie ed avesse disposto gli abiti in giardino, perché mai li avrebbe poi rimossi senza che nessuno li vedesse così ad arte ‘apparecchiati’? Il Buoninconti raccolse gli abiti e li mise in macchina perché sperava di ritrovare sua moglie e rivestirla. Egli mise in atto un comportamento da innocente quale egli è. Che senso avrebbe avuto per Michele inventarsi la storiella dei vestiti abbandonati e quali vantaggi ne avrebbe potuto trarre? A mio avviso nessuno. Addebitare a Michele il presunto ‘staging’ degli abiti è un ‘non sense’. Nel caso il Buoninconti avesse alterato la fantomatica scena del crimine, egli avrebbe fortunosamente ed involontariamente messo in scena proprio un denudamento della vittima che si riscontra di frequente nei suicidi dei soggetti psicotici quale era sua moglie Elena, che straordinaria quanto improbabile coincidenza! Il gip ritiene che dalla sottostante conversazione tra Michele ed il collega Enzo emerga un chiaro tentativo di depistaggio, durante la telefonata la linea cade, la procura pensa che Michele abbia volontariamente chiuso la telefonata per impedire agli addetti alle ricerche di recarsi nella zona citata da Enzo, Isola La Chiappa, dove successivamente venne poi ritrovato il corpo di Elena, per caso. A me sembra invece che l’amico di Michele convenga con lui che la Ceste non possa essersi nascosta in posti che non conosceva e sono sicura che in altre conversazioni abbiano citato altre località, comunque Elena in quella zona si era persa ed è naturale che si parli di quei luoghi. Sarebbe interessante sentire le altre intercettazioni che parlano dei boschi ad esempio.

Michele: “Ascolta, quello vuole iniziare di nuovo le ricerche però io credo come ti devo dire se c’era qui l’avremmo trovata Enzo perché lui mi ha detto che lui aveva della gente in squadra con lui che, chi doveva andare via, chi è così, dice che lui non è sicuro dei parchi che hanno fatto gli altri però… ”Enzo: “Anche noi però…”Michele: “La campagna è tutta pulita, l’elicottero l’avrebbe vista da sopra, non voglio credere che mia moglie è andata a trov.. a cercare dei buchi quando non li conosce perché lei, mia moglie usciva solo sulle strade, in campagna non c’è mai andata nelle strade di campagna”.Enzo: “Ma si io sono andato a vedere dei posti, in certi posti che cioè gli ho chiesto e poi gli ho trovati per caso, però sono posti che se non li sai non li trovi neanche a morire e quindi uno che non lo sa non va a cercare quei posti lì perché non lo trova capisci? C’era un posto lì ad Isola La Chiappa in un campo c’era un posto dietro ad un cespuglio che tu lo vedi dalla strada ma non sai neanche che c’è capisci, (cade la linea) pronto?”Michele: “Enzo?”Enzo: “È caduta la linea..”Michele: “Si è caduta la linea, me ne sono accorto”.Enzo: “E lo so ma ti dicevo…”.Michele: “Rimaniamo così, passa da qua parliamo da vicino”.

Riguardo invece alle accuse mosse al Buoninconti da un altro addetto alle ricerche di sua moglie vorrei ricordare che i cadaveri anche se non occultati non si trovano facilmente. I corpi di Yara Gambirasio, di Elisa Claps, di Lucia Manca, di Eleonora Gizzi, di Christiane Seganfreddo e di Primo Zanoli sono stati rinvenuti casualmente e dopo molto tempo dalla scomparsa. Chi fa le ricerche non lo accetta e cerca indaginose giustificazioni ai propri fallimenti come in occasione del ritrovamento di Yara. Il gip non ci convince affatto quando attribuisce tutti i comportamenti del Buoninconti, che non trovano spiegazione nella sua ricostruzione, a depistaggi. Non può il giudice definire depistaggio tutto ciò che che rispetto alla sua ipotesi non ‘calza’, meno indaginoso sarebbe stato per lui seguire il filo logico dei racconti di Michele ed addivenire alla verità. Il suicidio Purtroppo a mio avviso un semplice caso di suicidio è stato scambiato per un omicidio premeditato e naturalmente, poiché omicidio non vi è stato, la ricostruzione fatta dalla procura del presunto omicidio non ha precedenti nella storia della criminologia, sotto ogni aspetto. Elena si è suicidata a causa di uno ‘psychotic breakdown’. E’ poco importante se la Ceste abbia tradito o meno Michele, qualcosa di reale o solo un desiderio ha avuto azione di ‘trigger’ sulla sua mente predisposta, forse da un periodo di stress, ed ha condotto Elena ad elaborare un grave senso di colpa che le ha indotto un delirio persecutorio che l’ha poi portata a suicidarsi. Lo stato psicotico è una condizione che provoca la perdita del contatto con la realtà e proprio per questo conduce frequentemente al suicidio. La Ceste non era in sé, delirava, la tesi della mamma che non abbandona i propri figli in questo caso non regge. Elena aveva confidato le proprie paure non solo al marito, ma anche ad un’amica, la sua maestra d’uncinetto, ed al parroco di Motta di Costigliole. Michele non si è inventato quel disagio, non ne ha invece capito l’entità per ignoranza. Egli è stato sopraffatto da quel delirio ed è comprensibile che almeno inizialmente abbia creduto alla moglie, donna intelligente, che non aveva dato mai segni di squilibrio. Elena, quella mattina di gennaio, dopo essersi spogliata si è allontanata da casa attraverso i campi e seduta di fronte a quel fosso, dove sono stati recuperati i suoi resti, ha atteso forse che qualcuno la trovasse e la ‘salvasse’ da se stessa, finché il freddo l’ha condotta prima ad uno stato di sopore e poi l’ha sopraffatta. La Ceste è morta per assideramento*.Sempre riguardo ai vestiti, la testimonianza della vicina che ha raccontato agli inquirenti di aver visto Elena in cortile ‘poco vestita’, proprio dopo l’uscita mattutina di Michele, avvalora la tesi di un denudamento ed allontanamento volontari, la vicina vide Elena mentre si spogliava. L’aver ritrovato il corpo di Elena molto vicino a casa è estremamente significativo, è compatibile con l’ipotesi suicidiaria, la Ceste percorse infatti quel tragitto in pochi minuti. A proposito degli occhiali, Elena sarebbe stata capace di raggiungere il fosso pure non indossandoli, mi sembra una ridicola forzatura sostenere che senza gli stessi ella fosse completamente cieca, non esistono occhiali che risolvono il problema della cecità, ergo…. cieca senza occhiali non sarà stata. * La morte per assideramento sopravviene quando la temperatura corporea si abbassa al di sotto dei 24°C. In condizioni normali la temperatura interna media di un corpo umano è di circa 37°C. L’uomo compensa con diversi meccanismi gli sbalzi di temperatura, ma solo entro certi limiti, in caso di basse temperature, brividi e scariche di adrenalina si manifestano nella fase reattiva iniziale, ma una esposizione prolungata a temperature molto basse conduce ad uno scompenso termico detto ‘ipotermia’ che coincide con un abbassamento della temperatura corporea al di sotto dei 35°C. Nella fase di ‘ipotermia’ si riscontrano sintomi quali rallentamento del polso e del respiro, ipotensione arteriosa progressiva, fibrillazione atriale, rallentamento del metabolismo, diminuizione della filtrazione renale, diminuita ossigenazione dei tessuti e ridotta produzione di calore, profonda stanchezza, apatia, sonnolenza, allucinazioni uditive. Quando la temperatura corporea si abbassa tra i 32°C ed i 28°C subentra uno stato soporoso per la deficitaria ossigenazione del cervello a causa del ridotto afflusso di sangue, un ulteriore abbassamento della temperatura di circa 4°C conduce alla morte.




ELENA CESTE: FIGLI IN LACRIME AI FUNERALI DELLA MAMMA DI COSTIGLIOLE D'ASTI

di Chiara Rai

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Sono stati celebrati alle 10 nella chiesa di Govone, in provincia di Asti, i funerali di Elena Ceste, la casalinga di Costigliole d'Asti scomparsa a gennaio 2014 e il cui corpo fu ritrovato a ottobre in un canale di scolo poco lontano da casa. La chiesa gremita di persone:  parenti, amici, gente del paese e sconosciuti che si sono affezionati alla figura di questa mamma di quattro figli uccisa da un giorno all’altro. Insomma i residenti di Costigliole D’Asti e dintorni hanno accolto l’invito lanciato dalla famiglia della donna attraverso i propri legali, gli avvocati Deborah Abate Zaro e Carlo Tabbia: «chi vuole venire a pregare per Elena è il benvenuto». La richiesta a telecamere e fotografi invece è di restare fuori dalla chiesa e non riprendere la cerimonia funebre. Elena sarà poi tumulata nel cimitero del paese. Accanto al registro delle presenze, in chiesa, c’è una foto di Elena con la scritta: "Elena, ti pensiamo sempre. In cielo vicino al signore, in terra nei nostri cuori". Dietro il carro funebre col feretro della giovane Ceste, i genitori della donna e i figli in lacrime. Sopra la bara una composizione di fiori bianchi. A celebrare la messa è don Giacomo, ma e' presente anche don Roberto, il parroco di Motta di Costigliole, frazione in cui viveva Elena.

L’omelia di Don Giacomo

Nel corso dell'omelia don Giacomo ha spiegato: "Siamo in tanti raccolti intorno a Elena, non siamo qui per iscrivere qualcuno nella lista dei condannati, quello lo faranno altri, noi siamo qui per rattristarci insieme per il male, per fare un muro contro il male". "Abbiamo sofferto tutti – ha aggiunto – e' come se fossimo anche noi bambini cui viene tolta la mamma, giardino a cui vengono strappati i fiori, camino senza fuoco". Grande la commozione dei genitori e dei quattro figli di Elena. "In questi momenti e' normale che si pianga – ha detto il cognato, marito della sorella di Elena, leggendo una lettera – ogni lacrima diventa un bacio per Elena. Ieri ho visto nei tuoi figli la stessa luce che avevi nei tuoi occhi, sono sicuro che li stai guidando. Aiuteremo i tuoi piccoli a diventare grandi, sempre consapevoli della tua vicinanza". Il feretro di Elena e' stato accolto, all'uscita dalla chiesa, da un lungo applauso. Il corteo funebre ha poi raggiunto il cimitero di Govone.

Lettura in Chiesa

E' dedicato alla brava moglie e mamma la prima lettura della cerimonia funebre di Elena Ceste, nella chiesa parrocchiale di Govone nel Cuneese. "Fortunata una famiglia custodita da una brava mamma" e' uno dei passi. E ancora: "Una brava moglie e' veramente una fortuna", "La donna mite e' un dono del Signore" e "La bellezza di una moglie risplende nei figli e nella casa".

La lettura dei figli di Elena e del cognato

"Nessuno e' stato piu' ricco di noi ad avere avuto un tesoro di mamma come te. Il ricordo del tuo amore e' vivo nei nostri cuori". Lo ha detto una delle figlie di Elena Ceste leggendo una lettera, rivolta alla mamma, nel corso della cerimonia.

 Il cognato di Elena, marito della sorella, ha poi letto una lettera scritta da un altro dei quattro figli della donna. "Tu sei stata la migliore mamma del mondo – ha detto – tutti ti vogliono bene. Sei bellissima, con te potevamo fare tante cose, adesso non possiamo piu', cresceremo sapendo che ci hai lasciato in buone mani". "Sei diventata un angelo che ci illumina il cammino – ha aggiunto – quando abbiamo saputo che non c'eri piu' abbiamo pianto tanto e anche adesso piangiamo quando ti pensiamo. Consola noi e tutti quelli che ti hanno voluto bene"

Il marito di Elena

Michele Buoninconti, indagato per omicidio premeditato e occultamento di cadavere della moglie Elena resta in carcere. L’uomo è accusato di aver ucciso Elena, ufficialmente scomparsa nel gennaio 2014 e ritrovata cadavere il 18 ottobre scorso a pochi chilometri da casa e per pura casualità nella tranquilla Costigliole D’Asti. I suoi avvocati, Chiara Girala e Alberto Masoero hanno chiesto la scarcerazione del loro assistito in quanto ritennero eccessiva la misura cautelare attuata nei riguardi del Buoninconti. Il Gip Giacomo Marson, invece, ha respinto tale richiesta. I quattro figli sono stati affidati ai nonni materni dal Tribunale dei Minori di Torino che ha imposto il divieto assoluto di vedere il padre. Michele Buoninconti, attualmente, si trova detenuto presso il carcere di Quarto d’Asti, divide la cella con un altro detenuto e ha la possibilità di carpire le informazioni esterne tramite giornali e tv.

 

Il manichino di Elena nel canale

Questa settimana sul rio Mersa , nell'Astigiano, nonostante il brutto tempo,  è stata  ricostruita  la morte di Elena Ceste. È «l’accertamento tecnico non ripetibile» chiesto dall’avvocato Chiara Girola, legale di Michele Buoninconti. Secondo l’avvocato si è trattato di un accertamento teso a verificare la possibilità che il corpo di una donna gettato nel rio Mersa coperto da fitta vegetazione sia visibile agli occhi di coloro che effettuano le ricerche… ». Ma la simulazione non è andata molto beneperché di fatto la ricostruzione della morte della donna e dell'abbandono del cadavere nel rio Mersa non ha infatti fornito risultati utili a scagionare l'uomo. Il manichino portato sul ciglio del torrente, che doveva rappresentare il corpo della vittima, non è infatti risultato idoneo a effettuare il test. Anche le condizioni climatiche non erano le stesse a quelle del 24 gennaio 2014, il giorno della scomparsa di Elena. Al test hanno assistito anche i carabinieri del Comando provinciale di Asti.




ELENA CESTE: MICHELE BUONINCONTI RESTA IN CARCERE

di Angelo Barraco

Michele Buoninconti, indagato per omicidio premeditato e occultamento di cadavere resta in carcere. L’uomo è accusato di aver ucciso la moglie Elena Ceste, ufficialmente scomparsa nel gennaio 2014 e ritrovata cadavere il 18 ottobre scorso a pochi chilometri da casa e per pura casualità nella tranquilla Costigliole D’Asti. I suoi avvocati, Chiara Girala e Alberto Masoero hanno chiesto la scarcerazione del loro assistito in quanto ritennero eccessiva la misura cautelare attuata nei riguardi del Buoninconti. Il Gip Giacomo Marson, invece, ha respinto tale richiesta. I quattro figli sono stati affidati ai nonni materni dal Tribunale dei Minori di Torino che ha imposto il divieto assoluto di vedere il padre. Michele Buoninconti, attualmente, si trova detenuto presso il carcere di Quarto d’Asti, divide la cella con un altro detenuto e ha la possibilità di carpire le informazioni esterne tramite giornali e tv.




ELENA CESTE: IL MARITO BUONINCONTI,"A CASA NOSTRA CI FANNO VENIRE LE ZOCCOLE!"

di Angelo Barraco

L’interrogatorio di Michele Buoninconti, indagato per omicidio premeditato e occultamento di cadavere, è durato circa tre ore. L’uomo è accusato di aver ucciso la moglie Elena Ceste, ufficialmente scomparsa nel gennaio 2014 e ritrovata cadavere il 18 ottobre scorso a pochi chilometri da casa e per pura casualità, il tutto è avvenuto nella quieta e tranquilla Costigliole D’Asti. Michele Buoninconti continua a proclamare la sua innocenza e dice di non essere stato lui ad uccidere la moglie ed invita gli inquirenti a cercare il vero colpevole. I suoi avvocati, Chiara Girala e Alberto Masoero hanno chiesto la scarcerazione del loro assistito. Emergono dalla procura dei ritagli di intercettazione, come quando parla con i figli dicendo loro: “Ero riuscito a far diventare mamma una donna, 18 anni della mia vita per recuperarla, 18 anni per raddrizzare mamma. Vai a capire che cosa ha visto”, sempre alla figlia dice: “A non ascoltare il padre si fa la fine della madre, che non ha ascoltato il padre”. Con i figli Michele usa toni ancora più forti: “Loro vogliono sentire solo questo, che tra di voi non andate d’accordo, Così uno va da una parte, uno da un’altra parte … Vi va bene vivere così, separati? E a me, perché mamma è … chissà dove, mi mettono ancora da un’altra parte. A casa nostra sai cosa ci fanno venire? Le zoccole, le straniere, a fottere! Così c’è una zoccola per ogni stanza. E la sera c’è il bordello. Perciò cercate di essere bravi tra di voi. Mi avete visto litigare con mamma?”
Sabato mattina si svolgeranno, in forma strettamente privata, i funerali di Elena Ceste. La funzione avrà luogo presso la parrocchia di San Secondo a Covone, nel Cuneese.




ELENA CESTE: INTERROGATO IN CARCERE IL MARITO MICHELE BUONICONTI

di Simonetta D'Onofrio

Nel giorno in cui Michele Buoninconti viene sottoposto all’interrogatorio di garanzia presso il carcere di Quarto d'Asti, il nostro pensiero si rivolge ai figli della coppia, affidati ai nonni materni da quando il 29 gennaio il marito della donna uccisa è stato arrestato dai Carabinieri.
Esattamente un anno dopo la scomparsa di Elena, i quattro figli della donna si sono ritrovati senza madre e padre, trascinati in un vertice di elementi, di emozioni, che difficilmente i nonni e gli zii riescono a bloccare.
Abbiamo chiesto a Morena Deidda, amica di Elena ai tempi del liceo, e fondatrice del comitato che ha contribuito alle ricerche per il ritrovamento del corpo della donna scomparsa, alcune impressioni su come sta evolvendosi la vicenda.


Voi, come comitato, da subito avete ritenuto Michele colpevole. Questa richiesta di arresto come la giudicate, opportuna, tardiva, o inutile, perché se c'era da inquinare qualcosa ha già potuto fare tutto?


Il comitato non esiste più.

Da quando, e perché?

Dall’8 gennaio. Perché avevamo raggiunto lo scopo. Cioè aiutato le indagini con i nostri consulenti e difeso l'immagine di Elena.
In ogni caso l'arresto era nell'aria da tempo, è stato fatto quando gli inquirenti l’hanno ritenuto opportuno.

Hai sentito per caso i genitori di Elena? Cosa hanno detto ai figli? Come stanno vivendo la nuova condizione?

I bambini sono ora con i nonni, hanno l'aiuto degli zii materni, ma anche di alcune cugine di Elena. Al momento solo la ragazza più grande sa la verità, i piccoli sanno che per un po' dovranno stare con i nonni.

Cosa pensate di fare per aiutare i bambini, che se viene confermata l'accusa, si troveranno senza nessuno dei genitori?

È troppo presto per sapere come i nonni e gli zii gestiranno i bambini. Al momento i nonni si sono trasferiti a Govone. Ho sentito il papà di Elena e gli ho comunicato che per qualsiasi cosa può contare su di me.

Dalle indiscrezioni sembra difficile che a Michele possa essere concessa la libertà in attesa del processo, e anche in caso di conversione della misura cautelare in forma domiciliare, ipotizziamo che i figli non torneranno a casa. Al termine dell’interrogatorio, gli avvocati Chiara Girola e Alberto Masoero, hanno detto che Michele ha risposto a tutte le domande e si difenderà fino alla fine, e che hanno presentato istanza di scarcerazione su cui il GIP si dovrà pronunciare entro cinque giorni.
Intanto viene reso noto uno scambio di SMS che l’uomo ha avuto con una donna residente in Calabria, una certa Teresa, nei quali i due dimostravano una certa intesa. Che forse Michele cercava di sostituire la moglie, dopo il vano tentativo di “recupero” della moglie durato 18 anni?

 




ELENA CESTE: UCCISA NEL LETTO CONIUGALE

di Angelo Barraco


Costigliole D'Asti – Michele Buoninconti, marito di Elena Ceste, la donna di Costigliole d'Asti scomparsa a gennaio e poi ritrovata morta a ottobre poco distante dalla sua abitazione, è accusato di omicidio, sarà sottoposto ad interrogatorio in carcere lunedì prossimo a Quarto D’Asti. La conferma arriva dai legali Chiara Girala e Alberto Masoero. I legali hanno riferito di ritenere eccessive le misure cautelari per Michele Buoninconti e hanno riferito che nomineranno nuovi consulenti come un nuovo medico legale, un ingegnere informatico ed eventualmente uno psichiatra. Il Giudice ritiene che l’omicidio sia avvenuto per asfissia e che la donna sia stata uccisa nel letto coniugale prima ancora che si rivestisse. A tradirlo, le innumerevoli menzogne, i suoi comportamenti, ma la verità qual è?




ELENA CESTE: ARRESTATO MICHELE BUONICONTI

di Angelo Barraco

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I carabinieri di Asti hanno arrestato Michele Buoninconti, marito di Elena Ceste. L’accusa è omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere. L’arresto è avvenuto su ordine del gip di Asti Giacomo Marson che ha accolto la richiesta del PM Laura Deodato. Proprio ieri è stata depositata in procura la perizia sull’autopsia  eseguito sul corpo della donna, e sempre ieri, su iniziativa dei legali delle parti, erano estati effettuati dei sopralluoghi sul luogo dove il 18 ottobre scorso venne ritrovato il suo cadavere. Elena Ceste aveva 37 anni al momento della scomparsa, avvenuta nel gennaio 2014.




ELENA CESTE: DOPO IL CANE DI ELENA, CONTINUA LA RICERCA DELL'ASSASSINO

di Alberto De Marchis

Costigliole D'Asti – La notizia ha da subito avuto molto clamore, anche perché si cercava l'animale domestico di Elena Ceste fin dalla sua scomparsa: i carabinieri del comando provinciale di Asti hanno ritrovato il cane di Elena Ceste, la casalinga di Costigliole d'Asti scomparsa il 24 gennaio 2014 e il cui corpo è stato trovato il 18 ottobre scorso nelle campagne vicino a casa. Il marito della donna, Michele Buoninconti, è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere.

Proprio il marito della donna, il mese successivo alla scomparsa della moglie, convocò i quattro figli e diede loro la cattiva notizia: non possiamo più tenere Gandalf, l’amato dai bambini Springer Spaniel bianco-pezzato. Per gli amanti delle dietrologie, una mossa studiata, come tutte le altre, dal vigile del fuoco di Costigliole con il preciso scopo di allontanare un potenziale testimone scomodo. Il ragionamento alla base suona più o meno così: siccome lui sapeva dove si trovava il corpo della moglie, temeva che il cane potesse fiutarne le tracce. Però, nei trenta giorni in cui è rimasto a casa dopo la scomparsa della sua amata padrona, Gandalf non sia mai andato a cercarla in quel torrente a poche centinaia di metri da casa.

Il cane è stato restituito al suo vecchio proprietario, da questo ceduto a una famiglia di Savona, che a loro volta lo hanno lasciato in un canile di Refrancore, dove lo hanno trovato i carabinieri.

Trovato l'animale, rimangono da trovare le prove. Perché quelle che al momento risultano a carico del marito della donna, difficilmente possono reggere un processo e portare a una sentenza di condanna. L’accusa contro Michele Buoninconti, di fatto, non è supportata da grandi prove, staremo a vedere.

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ELENA CESTE: IL CELLULARE DI DI MICHELE BUONICONTI SVELA IMPORTANTI NOVITA'

Redazione

Colpo di scena sul caso della morte di Elena Ceste. Da alcune indiscrezioni pubblicate sul settimanale 'Giallo' sembra che il marito Michele si trovasse al canale molto prima di quanto lui stesso abbia ammesso. Delle analisi effettuate dagli inquirenti sul cellulare di Michele Buoniconti è emerso che il giorno del delitto l'uomo dopo aver accompagnato i figli a scuola, è tornato a casa e pochi minuti dopo si è diretto verso il canale di scolo, quello dove alla fine è stato ritrovato il cadavere di Elena. Non quindi verso le 9, 9.30 come aveva lui stesso ammesso all’amico. Ma addirittura prima. Alle 8,55 il telefono di Michele non aggancerebbe la cella di casa sua bensì quella a nord vicino al canale. L'uomo avrebbe fatto la telefonata alla vicina per chiedere della moglie in prossimità del luogo in cui è stato trovato il corpo. Inoltre, come mai un uomo che torna a casa e non trova la moglie chiama prima la vicina sul cellulare e poi Elena stessa? Probabilmente voleva costruirsi un alibi.




ELENA CESTE: QUELLA FALSA TESTIMONIANZA

di Simonetta D'Onofrio

Andy Warhol lo aveva detto tanto tempo fa, nel ‘68; “In futuro ciascuno avrà 15 minuti di fama”. Una profezia che spesso si è avverata, in modo particolare accade nell’era del Web 2.0.
Si può fare lo stesso lavoro in molti modi diversi. Nel campo giornalistico la differenza tra chi esercita la sua attività con la dovuta professionalità ed etica che ne deriva e chi, pensando di ottenere un riscontro immediato, non segue gli stessi parametri qualitativi dei suoi colleghi più scrupolosi, è data dalla verifica delle informazioni di cui si è entrati in possesso.
In questi giorni si è potuto assistere a una vera e propria lezione di giornalismo, che è stata effettuata da Federica Sciarelli, conduttrice del programma “Chi l’ha visto”, su Rai3, a molti, troppi suoi colleghi che, pur di sperare di alzare di una frazione percentuale lo share della propria trasmissione, non si fanno scrupolo di infangare vittime e testimoni, inventano particolari scabrosi, solo per parlare a quella componente meno nobile dei propri telespettatori.
La scorsa settimana alla redazione del programma di Rai3 era giunta una testimonianza di una persona che dichiarava di aver frequentato in chat Elena Ceste. Una testimonianza corredata di stampe delle conversazioni effettuate tra la donna di Costigliole d’Asti e l’interlocutore che oggi è uscito allo scoperto.
Ma l’inviata Lilly Viccaro Theo non ha creduto alla ricostruzione, e invece di mandare in onda la testimonianza che si riteneva fasulla, ha avvertito i Carabinieri che lo hanno smascherato e denunciato per aver fornito false informazioni.
Sarebbe stato più semplice creare una trasmissione su questa novità, un nuovo presunto amante di Elena, una nuova occasione per far parlare di se gettando altro fango su una donna uccisa. sensazionalismo. Rinunciando a qualche spettatore morboso, ma guadagnando in credibilità.
Si è parlato molto sul caso di Elena Ceste, ancor prima che il testimone fasullo fosse approdato nelle maglie della notorietà, in questo caso negativa, toccando i punti più delicati e intimi di una donna, madre di quattro ragazzi. Nessuno pensa, però, al danno diretto che può causare nei figli di Elena, il clima che quest’ultimi respirano quotidianamente. Dopo avere saputo del ritrovamento del cadavere della madre, devono sopportare anche le torture derivanti da chi vuole solo sfruttare il clamore mediatico. Ogni giorno devono destrarsi contro ogni accanimento verso la loro mamma, pudicamente stanno affrontando il dolore, fortunatamente fuori dai riflettori.




ELENA CESTE: IL COMITATO NATO A SUO NOME SI SPACCA

di Silvio Rossi

Costigliole d'Asti – All’atto della sua costituzione, il Comitato Insieme per Elena, si batteva per trovare il corpo della mamma di Costigliole D’Asti. Sicuramente la nascita del Comitato e le iniziative che stavano prendendo per non far spegnere i riflettori sul caso, hanno favorito una maggior attenzione, e forse la scoperta del corpo nei pressi del canale sia un primo risultato dell’iniziativa lanciata inizialmente da Paolo Lanzilli, ex fidanzato di Elena ai tempi del liceo, e di Morena Deidda, sua compagna di classe.

Dopo la scoperta del corpo, delle tracce lasciate probabilmente dall’assassino, in una fase in cui le indagini per la scoperta della verità, quando le indagini devono essere condotte col massimo della riservatezza, il comitato non può essere altrettanto utile, ma il suo scopo è di continuare a chiedere la verità, e difendere l’immagine di Elena, considerato che uno degli sport nazionali è quello di crocifiggere le vittime, e salvaguardare i carnefici.
Mantenere però l’unità nel comitato quando i risultati sono meno facilmente valutabili, non è semplice, possono avvenire quindi divisioni per un particolare secondario.
Accade quindi che Paolo partecipa a una trasmissione televisiva invisa a Morena e a qualche altro membro del comitato, e questa sua azione ne ha determinato l’espulsione dal gruppo.

Abbiamo chiesto a Paolo se può fornirci una spiegazione di tutto ciò.

Puoi spiegarmi cosa è successo?
Niente, hanno deciso di mandarmi via, ne prendo atto.
 

Cosa ti rimproverano? Da quello che ho letto, non ti rimproverano di aver detto qualcosa in particolare, ma di non aver difeso Elena.
Non è vero. Io ho sempre detto: “Dobbiamo proteggere i bambini, lasciamo perdere gli amanti di Elena e pensiamo a trovare l’assassino”. Dato che pensano che andando da Barbara D’Urso ho fatto un errore, io accetto l’errore che dicono, ma ho sempre difeso Elena. In tutte le trasmissioni dove sono andato, ho sempre cercato di dire: “dobbiamo trovare l’assassino di Elena, non scavare il suo passato, se ha avuto amanti o no”. L’ho sempre detto e l’ho sempre ripetuto.
 

Quindi è solo per la partecipazione?
Loro non hanno accettato la partecipazione dalla D’Urso. Finché sono andato a Mattino Cinque, dalla Panicucci, non c’era nessun problema, me l’hanno detto di andarci. Una volta a Barbara D’Urso ho dato un’intervista in diretta, e Morena non mi ha detto nulla. Invece ha dato fastidio che sono andato in diretta lì. Mi hanno detto: “Che vai a fare, l’hai già detto nell’intervista”. Sono andato perché non ci trovavo niente di male. Mi ha dato fastidio che mi è stato detto che io andavo perché mi davano i soldi, mi hanno detto anche quanto avrei preso. Io non ho preso mai nulla, perché mi hanno chiesto ciò? Che altri quando vanno prendono i soldi?
 

E ora cosa farai?
Io domani sarò a Mattino Cinque, andrò sempre a difendere Elena, a chiedere che si trovi l’assassino, come ho fatto finora. Non faccio più parte del comitato, ci vado come Paolo Lanzilli, parlo per me, non parlo a nome di altri. Ma non vado a cercare le trasmissioni, vado solo se mi cercano. L’unica cosa che voglio è che si scopra la verità.

Intanto da parte del comitato a nome del legale Serena Gasperini, che cura gli interessi del gruppo, ha nominato come consulente tecnico la Dottoressa Roberta Bruzzone, e ha deciso di organizzarsi meglio, perché se oggi per farne parte bastava iscriversi al gruppo facebook del comitato, dal prossimo 23 novembre ne faranno parte solo coloro che invieranno una richiesta corredata dai dati anagrafici e una richiesta firmata, un passo che forse andava fatto subito, ma probabilmente nella fretta di voler aiutare le indagini per ritrovare Elena non è stato pensato all’inizio.