EBOLA: LA PROSSIMA CAMPAGNA VACCINI

di Cinzia Marchegiani

Se Ebola mette paura è un fatto naturale, una pandemia in casa non la vuole nessuno. Eppure sembra che le procedure negli ospedali italiani sono un fatto segreto e le campagna di sensibilizzazione nei territori non è partita, mentre dall’altro fronte tale pandemia viene fotografata come la più grande emergenza mondiale. Tutto tace, tranne gli annunci dei nuovi casi di Ebola finiti all’ospedale e la corsa delle industrie farmaceutiche alla sperimentazione del vaccino. Le procedure di contenimento uniche armi contro il contagio sembrano non correttamente gestiti , un esempio tangibile è l’ultimo scandalo all’Phoenix Air a Dallas che riguarda un medico coordinatore del trasporto infettati ebola che è stato ripreso dalle telecamere dell’aeroporto gestire le fasi del trasferimento di una paziente privo di qualsiasi ausilio sanitario e andando in contatto con gli stessi operatori muniti di tuta bio hazard. Quante di queste situazioni esistono? Siamo in grado di verificare il procedimento delle norme sanitarie effettuati, citate essenziali affinché i focolai rimangano circoscritti? Una pandemia gridata ai quattro venti, che si è amplificata proprio per le mancate osservazioni delle regole sanitarie, ma solo ora che è uscita dall’Africa sembra aver spinto alla corsa per sperimentare un vaccino, solo ora che si vorrebbe fare una campagna vaccinale per l’intera popolazione del pianeta…. L’OMS, lo scorso 22 ottobre 2014 dove ha aggiornato il i report, che vede poca oscillazione con 9936 casi totali di infettati, dal dicembre 2013 a d oggi, e 4877 casi di decessi. Il giorno successivo, il 23 otttobre 2014, l’OMS ha convocato su richiesta di diversi governi e rappresentanti dell'industria farmaceutica, una riunione per affrontare le molte questioni politiche complesse che circondano l'eventuale accesso ai vaccini sperimentali Ebola e al loro finanziamento. Un fatto discordante emerge dal fatto che la stessa organizzazione sanitaria mondiale dichiara che la situazione in questi paesi rimane di grande preoccupazione, e rilancia l’importanza delle procedure di contenimento e corretta igiene sanitaria che si è dimostrata efficacissima in Nigeria. Infatti l’OMS il 20 ottobre 2014 dichiara la fine del focolaio in Nigeria, che la vede uscire dall’emergenza Ebola. Tale risultato, viene spiegato, si ottiene quando dopo 42 giorni ( il doppio per l’incubazione massimo per l’Ebola) non esistono nuovi casi rilevanti. In tal senso l’OMS elogia leadership del governo nigeriano e un efficace coordinamento della risposta che comprendeva la rapida istituzione di un centro operativo di emergenza, poiché quando il primo caso di Ebola è stata confermata nel mese di luglio, i funzionari della sanità immediatamente riproposto tecnologie e le infrastrutture da OMS e altri partner per aiutare a trovare e tenere traccia di casi potenziali catene di trasmissione di Ebola.

E la domanda sorge spontanea, come fa l’OMS a dichiarare che i casi continuano ad aumentare in modo esponenziale in Guinea, la Liberia e la Sierra Leone, se il report attuale non corrisponde ai pronostici indicati? Intanto nella riunione sono stati affrontati i modi per garantire l'equa distribuzione e il finanziamento di questi vaccini , discussi in un ambiente caratterizzato da un elevato senso di urgenza . Così l'incontro si è concluso con la promessa che né i paesi interessati, né l'industria dovrebbero essere lasciati soli a sopportare il peso che dovrebbe verificarsi a seguito di azioni legali a possibili reazioni avverse ad un vaccino Ebola. Per rispondere a questo potenziale problema, è stato proposto di istituire un "club" dei donatori, in collaborazione con la Banca mondiale, mentre i tempi e la quantità di dosi di vaccino non dovrebbero vincolare la progettazione di studi clinici. Industria ha confermato che dosi di vaccino sufficienti sarebbero disponibili. La capacità di produzione mensile di GlaxoSmithKline per il vaccino di massa purificato ha previsto un aumento dagli attuali 24.000 a 230.000 dosi di aprile 2015, se possono essere autorizzati per il rilascio, mentre la capacità di produzione del vaccino sfuso di NewLink canadese a seconda della dose selezionata, varierà da 52.000 dosi a 5,2 milioni di dosi previste per il primo trimestre del 2015. L’OMS a chiusura dell’incontro ricorda come alle due misure preparatorie dovrebbe essere data la priorità più urgente: l'impegno della comunità e la mobilitazione sociale per preparare la popolazione a comprendere e accettare le sperimentazioni cliniche e campagne di vaccinazione, e la costruzione di infrastrutture di sanità pubblica di base, soprattutto in considerazione delle notevoli difficoltà logistiche che affrontano la salute servizi in Guinea, Liberia e Sierra Leone. L'incontro si è concluso che tutti gli sforzi per sviluppare, testare e approvare i vaccini Ebola devono essere seguite fino al completamento al ritmo accelerato corrente, anche se drammatici cambiamenti nelle dinamiche di trasmissione dell'epidemia ha fatto sì che i vaccini non erano più necessari, non si può chiudere un recinto quando i buoi sono scappati!!

Ebola, una grave pandemia che nonostante tutta la sua gravità, le istituzioni soprattutto territoriali sembrano non attivarsi per una sana gestione dell’urgenza e della comunale, soprattutto in questo periodo che ormai attende alle porte la stagione influenzale, che vedrà riempire i pronto soccorso già al limite della loro potenzialità di accoglimento. C’è una discrasìa tra le notizie allarmanti dettate dai massimi esperti, e il silenzio imbarazzante di un eventuale gestione di crisi che potrebbe colpire il paese, s’intenda non solo per l’Ebola, poiché a quanto sembra le armi letali più pericolose sono altri virus utilizzati come armi batteriologiche per lo sterminio di massa..ed Ebola non è ad un livello dei più noti contagiosi, ma con la sua attuale emergenza sta permettendo di fotografare il grado di effettiva preparazione ed efficienza dei i nostri paesi, pronti a deglutire il vaccino, ma incapaci ad attuare norme per una sana gestione di contenimento, anche di un eventuale panico generale.




CACCIA ALL'UNTORE DI PRAGA: "SCOPPIA UN EPIDEMIA DI EBOLA SE NON PAGATE UN MILIONE"

Redazione

Praga – Non si doveva arrivare a questo punto e invece gli untori che minacciano iniziano a farsi sentire.  “Siamo pronti a far scoppiare una epidemia di Ebola a Praga, se non ci consegnerete un milione di euro”. E’ questa la minaccia, giunto attraverso un messaggio email anonimo, che da qualche giorno – come solo oggi è stato annunciato – impegna la polizia ceca in difficili indagini. Per il momento ogni tentativo di dare un volto all’autore, o agli autori, è risultato vano.

“Sappiate che siamo in possesso di materiale biologico, infettato dal virus dell’Ebola, recapitatoci direttamente dalla Liberia. Se non volete che queste sostanze siano cosparse in una serie di luoghi pubblici, dateci la somma richiesta” si legge nel messaggio. Segue la precisazione che la somma dovrà essere consegnata in forma di bitcoin, la moneta elettronica che consente il trasferimento anonimo dei soldi.

Con ogni probabilità il vero intento è quello di suscitare panico nella popolazione e di incassare la cifra richiesta, ha precisato poco fa Zdenek Laube, vicecapo della polizia ceca. Egli stesso ha però sottolineato il modo molto sofisticato con il quale il ricatto è stato annunciato, attraverso una comunicazione elettronica inviata in modo tale da rendere impossibile, sinora, risalire al mittente.




EBOLA: UN GENERALE E 10 SOLDATI USAIN QUARANTENA NELLA BASE MILITARE DI VICENZA

Redazione

Usa –  Una malattia sulla quale nessuno Stato può permettersi errori perché in gioco c'è la vita delle persone. Un generale e almeno 10 soldati americani sono stati messi in quarantena nella base militare Usa di Vicenza, al rientro da una missione Liberia, nell'Africa occidentale. Lo riferisce il sito della Cnn. Quando l'aereo con a bordo il generale Darryl Williams e' atterrato, i soldati sono stati accolti da militari italiani che "indossavano tute anti-contaminazione". Al momento nessuno dei soldati Usa ha mostrato sintomi del virus.

 Per far fronte all'epidemia di ebola "devono essere mobilitati 40.000 esperti" nel piu' breve tempo possibile. E' l'appello lanciato da Christos Stylianides, neo-designato coordinatore Ue per la lotta all'ebola, parlando durante la sua prima conferenza stampa dopo la nomina della settimana scorsa.
  Stylianides ha sottolineato che gli esperti che si recheranno nella regione "devono ottenere garanzia che saranno evacuati in caso di necessita'." Il coordinatore ha insistito che "lavorera' con gli Stati membri per organizzare le operazioni di evacuazione" del personale europeo potenzialmente affetto dalla malattia. Stylianides ha ribadito che i rischi di ebola "sono stati sottostimati" dalla comunita' internazionale, e che l'epidemia "rischia di estendersi ben oltre l'Africa Occidentale" se non si agisce presto e in modo efficace e coordinato. Funzionari della Commissione europea spiegano che "non tutti i 40.000 nuovi lavoratori devono essere necessariamente internazionali". Se riuscissimo a raggiungere la cifra di 5.000 esperti europei sarebbe un gran risultato," spiega un funzionario. Tuttavia, vista la carenza di personale addestrato nei paesi colpiti dall'epidemia, gli esperti sanitari locali "dovranno essere formati molto rapidamente," spiega l'alto funzionario Ue. La cifra di 40.000 esperti addizionali deriva dalla necessita' di mettere a disposizione in Liberia, Guinea e Sierra Leone un numero di "5.000 letti in piu'" nei prossimi due mesi. "Per ogni letto servono 8 esperti," spiega il funzionario.

Un bimbo di 5 anni e' stato messo in osservazione al Bellevue Hospital di New York per sintomi che ricordano quelli dell'ebola. Secondo l'emittente Abc, il piccolo – che e' tornato dalla Guinea sabato e aveva 39 di febbre – e' stato messo in isolamento ma non e' ancora stato sottoposto ai test e non e' in quarantena. Secondo il New York Post il bimbo vomitava ed e' stato trasportato dalla sua casa nel Bronx in ospedale dai servizi di emergenza. Il piccolo, sbarcato in Usa sabato notte insieme alla famiglia, e' stato ricoverato domenica.
  L'ospedale di Manhattan e' lo stesso dove e' gia' internato in isolamento il medico Craig Spencer, quarto caso di ebola in Usa e primo a New York. Il medico sembrerebbe migliorato lievemente, ma continua ad avere problemi gastrointestinali, che le autorita' sanitarie si aspettavano; e secondo i media americani e' cosciente e vigile. Dopo la diagnosi di ebola per il medico, anche lui appena rientrato dalla Guinea, sono stati messi in quarantena anche la fidanzata e due suoi amici, ma nessuno ha ancora manifestato sintomi sospetti. Potra' invece completare la quarantena a casa Kaci Hickox, l'infermiera americana messa in isolamento nel New Jersey dopo il suo arrivo' all'aeroporto di Newark dall'Africa occidentale.
  Lo ha annunciato il governatore Chris Christie sul suo profilo twitter. La donna ha accusato le autorita' aeroportuali di averla tenuta chiusa in una stanza per sette ore senza nulla da mangiare, se non una barretta di cereali, e aveva preannunciato una denuncia per violazione dei diritti civili e costituzionali.
  Una quarantena di 21 giorni e' stata imposta dai governatori di New York, New Jersey e Illinois per il personale medico di ritorno da Guinea, Liberia e Sierra Leone, i tre Paesi africani piu' colpiti da Ebola. La Florida ha imposto controlli giornalieri per tutto il periodo di possibile incubazione. Queste misura sono state criticate dalle autorita' sanitarie e la Casa Bianca sarebbe intervenuta per chiedere un ripensamento. Il governatore della Grande Mela, Andy Cuomo, ha gia' fatto sapere che quanti hanno avuto contatti con malati di ebola, ma non mostrano sintomi, potranno fare la quarantena in casa e verranno anche indennizzati per i mancati guadagni.
  Kaci Hickox aveva attaccato la quarantena obbligatoria in aeroporto, affermando che gli operatori sanitari non devono essere trattati come "criminali e prigionieri". La donna e' risultata per due volte negativa ai test ma dovra' comunque rimanere in isolamento per 21 giorni. "Ho visto bambini morire da soli, mentre il mondo si girava dall'altra parte e ho cercato di aiutarli", ha raccontato, "qui sono stata tenuta chiusa in una stanza per ore, al freddo, senza nessuno che mi dicesse nulla". 




EBOLA, EPIDEMIOLOGO INFETTATO IN SIERRA LEONE GUARITO SENZA FARMACI

di Cinzia Marchegiani

Amburgo (Germania) – Straordinario approccio medico all’Univerity Hospital Hamburg Epperndorf sta dimostrando come in assenza di terapie Ebola-specifici, c’è una eccezionale probabilità di sopravvivenza nei malati compromessi dall’evoluzione della malattia, grazie a rapide infusioni di liquidi può e sarà una terapia di supporto ottimale soprattutto in Africa. Il rapporto dettagliato del caso è stato pubblicato nel New England Journal of Medicine, prima uscita il 22 ottobre 2014 DOI: 10,1056 / NEJMbr1411677, dal titolo “Hamburg Ebola paziente è sopravvissuto gravi complicazioni solo grazie a cure intensive”. Il medico epidemiologo in questione è un membro dell’OMS che ha contratto Ebola in Sierra Leone,  dopo il suo periodo di incubazione di 10 giorni, è stato trasferito e curato all’University Hosptital di Amburgo Epperndorf. Dopo cinque settimane di isolamento speciale il paziente/medico definitivamente guarito è stato dimesso ai primi di ottobre. Il paziente ha dovuto lottare con gravi complicazioni – come il carico ormai molto elevato virale, oltre a una grave mancanza di liquido a causa di infezione Ebola, e una setticemia batterica."
Il rapporto suddetto, documenta il fatto eccezionale ottenuto grazie all’approccio medico attuato, dove il paziente è sopravvissuto alle gravi complicazioni esclusivamente  alla terapia con supporto respiratorio e la distribuzione competente di liquido. Il dottor Stephan Schmiedel in una conferenza stampa afferma:”Abbiamo trovato che il sistema immunitario del paziente può essere stabilizzato in modo che egli riesce a vincere le infezioni virali”. Infatti è stato spiegato che proprio nei primi tre giorni, il paziente ha bisogno di dieci litri (liquidi) al giorno, in questo modo possono essere trattati i sintomi tipici della febbre, come diarrea e vomito. Sicuramente questa nuova e importante approccio permetterà sia ai medici ma anche infermieri di agire in Africa e contribuire a trattare i malati sul posto.

Il Dr. Stefan Schmiedel, responsabile per il trattamento della medicina tropicale presso la Prima Clinica Medica, spiega:”In effetti è stato consolidato un fatto molto rilevante, poiché mentre i sintomi tipici di infezione Ebola come diarrea e vomito sono stati trattati con successo dopo un paio di giorni, la condizione del paziente successivamente deteriorava a causa di una grave infezione del sangue, causata da batteri che diventano purtroppo resistenti all’azione dei vari antibiotici. Solo la terapia intensiva ha salvato i nostri pazienti, che soffrivano di estremamente gravi complicanze secondarie. E finché non emergono terapie efficaci e sicure per il trattamento dell’Ebola sembra particolarmente importante per la probabilità di sopravvivenza che i malati sono forniti rapidamente infusioni di liquidi può e sarà data una terapia di supporto ottimale."

A questo punto – spiega il rapporto pubblicato nella rivista scientifica e dal sito dell’University Hospital Hamburger Eppendorf – dal momento che si sa che servono almeno 20 giorni per sapere quando  il virus Ebola diventa vitale, e quindi infettivo, un valido ausilio è invece la possibilità di diagnosticare in anticipo il virus isolandolo da uno qualsiasi dei campioni prelevati del paziente (sangue, saliva, lacrime, tampone congiuntivale, feci, urina o sudore). Il Prof. Dr. Marylyn Addo , primario della Sezione Medicina Tropicale presso il Primo Dipartimento di Medicina Interna e Professore di infezioni emergenti in DZIF spiega quindi in questo caso l’importanza del rilevamento dell’infezione:" Con la diagnostica di close-knit abbiamo potuto imparare molto sul virus e il decorso della malattia virale. Abbiamo isolato ad esempio ancora il virus Ebola infettivo dalle urine, mentre nel plasma sanguigno di giorni prima non più particelle virali sono rilevabili"
Prof. Dr. Ansgar Lohse, direttore della Prima Clinica Medica della UKE continua a spiegare come si importante la responsabilità: "La misura più importante nella lotta contro l'epidemia di Ebola è quello di migliorare l'assistenza sanitaria a livello locale, ma è giusto e bene che noi operatori umanitari internazionali vengano fornite per un corretto isolamento altamente specializzato, poiché gli operatori mettono la propria vita a rischio per aiutare i malati nella tormentata regione dell’Africa occidentale. Inoltre, questo caso dimostra che da un'attenta osservazione clinica-scientifica si può imparare, e – in accordo con il paziente,- questa conoscenza può ora trasmettere agli altri ".

La pubblicazione di questa supporto di terapia innovativa sarà un faro per tutti gli approcci medici e sanitari laddove nei focolai è difficile ancora utilizzare terapie farmacologie efficaci e sicure, da medici e infermieri, poiché ancora non esistono. La pubblicazione sul New England Journal of Medicine dagli autori Kreuels B, Wichmann D, Emmerich P, Schmidt-Chanasit J, de Heer G, Kluge S, S Abdourahmane, Renné T, Günther S, Lohse AW, Addo MM, Schmiedel S. (2014), in prima uscita da solo due giorni ha un titolo esplicito“ Un caso di grave Ebola infezione da virus complicato da gram-negativi setticemia”. Tale studio contribuisce immediatamente ad un grande cambiamento negli approcci sanitari mondiali all’epidemia, che spiega anche l'importanza di diagnosticare in tempo il virus.




EBOLA, LOMBARDIA: DUE PERSONE IN QUARANTENA, VIRUS IN ITALIA?

Redazione

Lombardia – Due persone sono state rimpatriate, in Lombardia, perché sospettate di essere state esposte oltre il dovuto al contagio del virus Ebola durante una missione umanitaria in Africa. Lo riporta il Corriere della Sera che racconta le giornate dei due da quando sono rientrati in casa, sotto controllo sanitario, una sorta di quarantena a scopo precauzionale.

Sono un chirurgo sessantenne e un'ostetrica trentenne, che hanno lavorato da giugno alla settimana scorsa con l'associazione 'Cuamm medici con l'Africa' a Pujeun, in Sierra Leone, uno dei tre paesi piu' colpiti dall'epidemia. Durante il lavoro, per una violazione dei protocolli sanitari non imputabile a loro, sarebbero rimasti esposti al rischio. Per questo ora dovranno rimanere chiusi in casa fino ai primi di novembre.




EBOLA E IL VIDEO DELLO SCANDALO: COSA NASCONDONO I MASSIMI VERTICI DEL MONDO?

di Cinzia Marchegiani

Dallas – Il video dello scandalo sulle procedure non attuate nei casi di persone infettate dal virus Ebola da personale medico e paramendico ha fatto insospettire gli americani e sta facendo il giro del mondo perché suscita inquietanti interrogativi proprio sul mancato rispetto delle norme di contenimento e prevenzione dettate dai massimi esperti al mondo. Il video mostra la procedura attuata dal preposto personale nel trasferimento di un potenziale infettato da Ebola. La paziente prelevata dall’ospedale Dallas Love Field arriva con l’ambulanza all’aereoporto di Phonix Air. Qui verrà spostata a terra con la barella per farla poi salire sul jet, che con un volo sanitario la porteà al Emory University Hospital di Atlanta. Ma sulla pista dell’aereoporto le telecamere registrano una procedura di spostamento sospetta. Dal filmato, come si evince dalle foto in sequenza, si osserva una persona che segue l’intera operazione di imbarco del paziente, con abiti civili e senza indossare alcuna protezione.
 

IL FATTO
Ambra Vinson è una paziente sospettata di aver contagiato il virus dell’Ebola, le telecamere dell’aereoporto hanno registrato il video del suo trasferimento avvenuta sulla pista del Phonix Air. Come si evince anche dalla sequenza delle foto del filmato, si vede la paziente con la tuta di protezione trasferita dall’ambulanza su una barella e poi avvicinata al jet. Le operazioni sono effettuate da personale che è munito di tuta bio-Hazard, mentre un altro uomo è tranquillamente vicino a loro senza alcun ausilio più elementare di protezione sanitaria per poter partecipare al  trasferimento. L’uomo in questione oltre a monitorare tutta l’operazione, verrà in contatto con gli stessi operatori anche dopo che hanno accompagnato la paziente dentro l’aereo. Infatti, dopo che la paziente è stata fatta salire in modo autonomo sul velivolo dal personale protetto, un preposto all’operazione scenderà dal jet con una busta di plastica rossa e la passerà all’uomo che è senza misure di protezione, lo stesso farà il gesto di prenderlo e aprirlo, poi lo ripasseràaffinché i vestiti della paziente che erano rimasti nell’ambulanza, vengano inseriti dentro. Ad aggravare questa procedura incauta sarà l’entrata nel jet a fine operazione dello stesso uomo sempre senza alcun ausilio, non una semplice mascherina o un paio di guanti di lattice. Salirà sulla scaletta portando dentro un contenitore lasciato sul primo gradino precedentemente toccato dal personale correttamente protetto.

SPIEGAZIONI FORNITE

Le spiegazioni di tale procedura arrivano da Randy Davis, vice presidente di Phonix Air al giornale NCB il quale afferma che le linee guida sono state rispettate: "Il ruolo dell’uomo senza protezione è quello di sorvegliare il processo di trasporto, compresa sull'asfalto. Parte del nostro protocollo è quello di avere una persona non in una tuta bio-Hazard.“ Il vice presidente va nel dettaglio: “quell’uomo è medico coordinatore per la sicurezza della squadra. Il protocollo standard gli permette di indossare abiti civili, perché le protezioni possono bloccare campo della visione e dell'udito. E quel medico (di cui non si conosce il nome) è stato addestrato come mantenere la distanza di sicurezza da pazienti ed è pronto ad adattarsi se necessario. L'uomo è andato al punto di gestire un sacchetto Hazmat rosso, ha preso quello poi lo porse ai lavoratori in quanto hanno insaccato gli oggetti presenti nella corsa in ambulanza."

Risposte molto ambigue e superficili visto che in realtà nel filmato si vede benissimo che il sacchetto rosso è stato portato da un operatore protetto appena uscito dal velivolo dove era entrata la donna. Il coordinatore tra l’altro sta vicinissimo sia alla paziente che agli stessi operatori prima e dopo che hanno aiutato la paziente a salire la scaletta, lo stesso entrerà nel jet a fine operazione senza utilizzare guanti in lattice o una semplice mascherina.
La spiegazione del vice presidente dell’Phonix Air ha lasciato commenti di ilarità e di rabbia poiché le linee guida indicate vengono disattese e anche giustificate legittime, mentre la stessa CDC le consiedra a tutt’oggi come faro per poter contenete ed eliminare il propagarsi della malattia. La stessa CDC dovrà spiegare questo grave episodio che va ad aggiungersi allo scandalo mondiale di qualche mese fa, quando furono trasferite armi letali come l’Antrace e il Virus H5N1 senza le opporture procedure di neutralizzazione, in laboratori con livelli di sicurezza inferiori, che indussero lo stesso direttore Tom Frieden a chiudere con urgenza i laboratori di Atlanta per riformare tutte le procedure, soprattutto quella realtiva alla comunicazioni degli errori interni.

LE EVIDENZE

La “mission” del CDC tra sforzi e obiettivi dedicati non solo in Africa, sembrano disattesi proprio nel territorio americano, protocolli alquanto bizzarri non sembrano avere giustificazioni in merito vista la gravità con cui vengono fatti gli annunci sulla potenzialità della pandemia dovuta ad Ebola, o viene evitato di dire opportunamente la verità? Anche se il primo comunicato del focolaio di Ebola risale allo scorso 23 marzo 2014, le indagini hanno rivelato retroattivamente che l'epidemia è iniziata nel dicembre 2013 e tra il 30 dicembre 2013 e il 14 settembre 2014, ci sono stati 4507 decessi su un totale di 9.914 infettati. E ora gli allarmi e le stime lanciate dall’OMS sembrano disattendere i dati dagli stessi pronosticati. Il 22 settembre 2014 l’OMS allarmava che la stima dei contagi sarebbe salita a 20 mila infettati per i primi di novembre, ora la stima indicata scende improvvisamnete a 10 mila in dicembre. Uno studio da poco pubblicato si fa chiarezza sulla virulenza di Ebola, infatti ha evidenziato che l'epidemia in corso in Africa occidentale anche se è senza precedenti in scala, ha un decorso clinico dell'infezione e la trasmissibilità del virus simili a quelle di precedenti epidemie di Ebola:”Ne deduciamo che l'attuale epidemia è eccezionalmente grande, non principalmente a causa delle caratteristiche biologiche del virus, ma in parte a causa degli attributi delle popolazioni colpite, la condizione dei sistemi sanitari, e perché gli sforzi di controllo sono stati sufficienti a contrastare la diffusione dell'infezione. I sistemi sanitari in tutti e tre i paesi sono andati in frantumi dopo anni di conflitti e c'era una forte penuria di operatori sanitari, lasciando il sistema più debole che in altri paesi con focolai di Ebola. Inoltre, alcune caratteristiche della popolazione possono aver portato alla rapida diffusione della malattia, per esempio, le popolazioni della Guinea, Liberia e Sierra Leone sono altamente interconnessi, con ampie traffico transfrontaliero all'epicentro e collegamenti relativamente facile da strada tra città e villaggi rurali e le città capitali densamente popolate”.

Queste le verità e i motivi per il quale l’epidemia si è trasmessa nelle varie regioni africane e che spesso non vengono spiegate bene, mentre il panico e le paure stanno alimentano falsi allarmismi che forse andrebbero rivalutati. C’è da capire a chi giova questa psicosi da contagio, poiché se fosse reale la gravità della situazione, non è accetabile la spiegazione che giustifica l'azione del personale poter  assistere alle operazioni di trasferimento in semplici vestiti civili.
L’unico deterennte sono le norme igieniche e sanitarie che non sembrano essere attuate proprio in America, ci si chiede come in Africa vengono attuate queste procedure visto che sin dall’nizio, gli infettati sono stati fatti alloggiare in un ospedale dove vi erano pazienti ricoverati per altre patologie..

E l’America come sempre pone e dispone. Con un ordine esecutivo Barack Obama ha appena autorizzato il Pentagono ad inviare i membri dela Guardia Nazionale e altre unità di riserva militare in Africa occidentale. 4.000 truppe per insediarsi e combattere questa epidemia, mentre la Tekmira, l’azienda farmaceurtica che ha ricevuto dalla FDA l’autorizzazione alla sperimentazione sugli umani, ha avuto un guadagno vertigionoso dall’impennata del 200% delle sue azioni in borsa. La stessa Tekmira che era stata finanziata dalla Dipartimento della Difesa Americano per lo studio di questo vaccino con 140 milioni di dollari. Pandemie che nascondono troppi intrecci economici, strategie geopolitiche e militari, possibile che sia la solita minestra? Possibile che sulle paure si faccia non solo cassa ma politica internazionale? L’OMS in modo implicito dimostra di aver sbagliato, e ora ci si chiede come mai l’America punta gli investimenti proprio in Africa, coinvolgendo l’intero pianeta con straordinari piani finanziari contro l’Ebola, quando nella realtà non si attuano le elementari forme di prevenzione…non tutti sono disposti a subire l’ennesima pandemia H1N1. 




EBOLA DA GENOVA A PALERMO: UN CASO SOSPETTO

Redazione

Palermo – Con tutti questi allarmismi, l'Italia sembra non essere preparata ad affrontare un eventuale caso "zero" made in italy da contagio da ebole.  E' un pò come la storia di al lupo al lupo. In queste ore è scattata l'allarme Ebola a Palermo per un caso sospetto ricoverato all'ospedale Buccheri La Ferla. Un turista francese, giunto da Genova e che a settembre e' stato in Togo, si e' recato in ospedale lamentando febbre alta, mal di gola e intensa sudorazione. E' cosi' scattato il protocollo che prevede il ricovero in isolamento in una stanza del reparto di Medicina. "Si tratta di una iper-precauzione – ha detto al sito di Repubblica il direttore sanitario Gianpiero Seroni – aspettiamo le prossime 24 ore per pronunciarci. Abbiamo eseguito gli esami di routine e i raggi x al torace e siamo in attesa del responso sui prelievi". I campioni del sangue sono stati inviati al 'Lazzaro-Spallanzani' di Roma dove l'uomo sarebbe trasferito qualora gli esami confermassero il contagio.




EBOLA, OBAMA: "NON C'È EMERGENZA NEGLI USA"

di Maurizio Costa

Barack Obama abbassa i toni dell'emergenza globale di Ebola e cerca di portare un po' di calma. In conferenza stampa, il presidente degli Stati Uniti afferma che la missione principale dei governi europei e americani è quella di aiutare i paesi più colpiti dall'epidemia, cioè Sierra Leone, Liberia, Nigeria e Guinea.

"Le probabilità di una diffusione del contagio negli Usa sono molto basse – ha dichiarato Obama, che ha poi continuato – ho stretto mani, abbracciato e baciato medici e infermiere all’Emory Hospital di Atlanta (dove vengono curati i pazienti che hanno contratto il virus) e mi sono sentito sicuro nel farlo."

Il sindaco di Dallas, Mike Rawlings, città dove è situato l'Ospedale che ha avuto in cura la prima vittima dell'Ebola in suolo statunitense e anche l'infermiera che lo ha curato e che adesso è in gravi condizioni, ha affermato che anche la seconda infermiera venuta a contatto con il "paziente zero" è sotto osservazione e versa in una situazione problematica.

Quindi, fino ad ora, negli Stati Uniti, c'è stata una sola vittima, mentre i contagiati sarebbero solamente due e corrispondono alle infermiere che hanno curato la persona deceduta a Dallas di Ebola.

Negli Usa è sorta anche una grande polemica dopo la comparsa su Internet di un video che vede una persona, probabilmente un giornalista, che si avvicina all'ambulanza con all'interno l'infermiera che ha contratto l'Ebola. Questa persona non ha nessuna tuta né protezioni davanti alla bocca. Dopo qualche minuto, i dottori intorno all'ambulanza hanno allontanato il presunto giornalista ma lo scandalo rimane.

I morti di Ebola sono arrivati a quasi 4.500 e si cerca di fermare i focolai africani, che, a differenza degli anni scorsi, hanno colpito le grandi città. Questa differenza porta all'espansione incontrollata del virus.




EBOLA: NUOVO CASO IN TEXAS

di Maurizio Costa

DALLAS – Un nuovo caso di Ebola è stato registrato in Texas, nello stesso ospedale dove è morto Thomas Eric Duncan e dove è stata infettata l'infermiera che si curava di lui.

Un altro addetto dell'ospedale, infatti, tenuto sotto anonimato, è stato colpito dalla malattia. Il nuovo contagiato si trova in isolamento ma il rischio è che l'ospedale texano sia diventato un focolaio del virus.

In una nota, l'ospedale afferma che all'interno della struttura verranno prese tutte le misure di sicurezza per scongiurare una rapida espansione dell'Ebola.

Il direttore dell'Ospedale, Thomas Frieden, ha dichiarato che ci potrebbero essere altri casi individuali all'interno della struttura.

Ebola ha ucciso quasi 4.500 persone in tutto il mondo. Dopo aver raggiunto gli Usa, c'è stata una vittima anche in Europa e la situazione non fa che peggiorare.

 




EBOLA: ATTERRAGGIO IN ITALIA

Redazione

Roma – L'ebola atterra in Italia. Un aereo della Turkish Airlines, partito da Istanbul con destinazione Pisa, e' atterrato all'aeroporto di Roma Fiumicino per un malore di due passeggere, madre e figlia, che avrebbe potuto essere ricondotto al contagio del virus ebola. E' scattata subito la procedura d'emergenza, e le due passeggere sono state trasportate all'ospedale Spallanzani per precauzione, anche se gia' dai primi accertamenti sarebbe stato escluso il contagio.
 




EBOLA: MORTO DIPENDENTE ONU IN GERMANIA

Redazione

L'ebola continua a mietere vittime. E' deceduto nell'ospedale di Lipsia in Germania il dipendente Onu 56enne proveniente dalla Liberia che era stato ricoverato giovedi' dopo aver contratto il virus di Ebola. La vittima era un medico sudanese che lavorava per l'Onu in Liberia, il Paese dell'Africa Occidentale piu' colpito da virus. A dare la notizia del decesso lo stesso ospedale di Lipsia, il St George, dove era ricoverato