DSA: DISTURBI SPECIFICI DELL'APPRENDIMENTO

A cura della Dottoressa Chiara Marianecci, Logopedista

È ormai comune sentir parlare di DSA, ovvero disturbi specifici dell’apprendimento: la maggior parte degli insegnanti e dei genitori pongono certamente più attenzione a queste tematiche rispetto a qualche tempo fa, il livello di informazione è più elevato e in molte scuole si effettuano screening che possano evidenziarli tempestivamente, tuttavia i passi in avanti da fare per una vera tutela dei bambini dsa sono ancora tanti. Per disturbi specifici dell’apprendimento si fa riferimento ad una difficoltà nelle abilità accademiche di scrittura e/o calcolo e/o lettura in assenza di alterazioni neurologiche, cognitive, sensoriali o ambientali che possano giustificarle.

Le varie tipologie di disturbi acquisiscono delle proprie etichette diagnostiche, spesso confuse, anche agli addetti ai lavori. Di fatto quando si parla di dislessia si fa riferimento ad un disturbo specifico della lettura: un genitore o un insegnante può riscontrare eccessiva lentezza nel leggere o la presenza di numerosi errori, qualora fosse è necessario intervenire con valutazioni specialistiche, neuropsichiatrica e logopedica, in aggiunta ad ulteriori approfondimenti che saranno quest’ultimi ad indicare ove necessario. La diagnosi può essere fatta a metà/fine seconda elementare, anche se prima possono essere comunque raccolti preziosi “campanelli di allarme”.

In aggiunta o isolatamente si può riscontare anche una difficoltà o un disturbo della comprensione del testo scritto, quindi lo studente mostra problematicità nel comprendere ciò che legge, le gravi conseguenze nello studio e nel quotidiano sono facilmente intuibili. Si parla di disortografia quando si riscontrano difficoltà di scrittura per ciò che concerne la correttezza: un insegnante o un genitore rintraccia la presenza di numerosi errori ortografici che possono essere di varie tipologie e che saranno gli specialisti poi ad individuare e classificare. Discorso diverso è quando lo studente mostra difficoltà in scrittura per ciò che concerne l’aspetto grafico: c’è una distanza eccessiva tra i grafemi, esagerata lentezza, piuttosto che alterazioni di dimensioni delle lettere, difficoltà nella gestione del foglio, ed altro: in questo caso si parla di disgrafia e la problematica è di carattere prettamente motorio; tale difficoltà può essere lieve o grave a tal punto da impedire la rilettura. Nel caso della disortografia e della disgrafia, come per la dislessia, è necessario aspettare la seconda elementare per effettuare diagnosi.

Infine ritroviamo la discalculia, ovvero si può individuare un’ elevata difficoltà o/e lentezza nel fare i calcoli scritti, o a mente, difficoltà di conteggio e/o conoscenza dei numeri. Nel caso della discalculia è opportuno attendere la metà/fine terza elementare per fare una diagnosi, fase in cui determinate abilità dovrebbero ormai essere acquisite. Tali disturbi possono essere riscontrati isolati o in comorbilità. È assolutamente necessario potenziare la sensibilità rispetto a tutto ciò in modo che attraverso specifiche valutazioni e diagnosi vengano applicate delle terapie di potenziamento e sostegno delle difficoltà, possono essere utilizzati strumenti che le compensino e possono essere effettuati dei piani didattici personalizzati in cui il bambino, o il ragazzo, nonostante la problematicità possa al meglio esprimersi e raggiungere i propri traguardi, in autonomia.

Logopedista Chiara Marianecci: 3497296063, chiara.marianecci@hotmail.it




DISLESSIA: L'UTILITA' DI CONOSCERE IL FENOMENO

a cura della Dottoressa Chiara Marianecci – Logopedista


Nell’ambito dei Disturbi Specifici Dell’Apprendimento (DSA) per Dislessia si fa riferimento ad un disturbo della lettura che può riguardare la correttezza e, o la velocità. Tale difficoltà si manifesta in assenza di altri fattori che potrebbero giustificarla come la scarsa stimolazione ambientale, deficit sensoriali (ad esempio uditivi,visivi) o deficit cognitivi. Spesso si associano ad un quadro di dislessia anche altri disturbi dell’apprendimento quali disortografia (della scrittura), discalculia(del calcolo). Possiamo riscontrare anche problematiche inerenti alla comprensione del testo; è implicito che qualora queste comorbilità dovessero riscontrarsi il percorso scolastico, emotivo, personale del bambino potrebbe essere complesso e quindi in questi casi un intervento specifico, mirato e precoce risulta cruciale. Un ulteriore quesito riguarda le tempistiche d’intervento: non è possibile fare diagnosi di dislessia prima della seconda elementare, all’ultimo anno della scuola materna o durante la prima elementare è possibile solo valutare i prerequisiti o i primi stadi di apprendimento e dove necessario intervenire, in questi casi è opportuno parlare di “difficoltà”, ma non ancora di disturbo specifico. Ci sono degli indici predittivi di rischio che se colti tempestivamente limitano il problema di un ritardo nell’intervento e che, se presenti, rendono necessaria una valutazione anche prima della seconda elementare: primo fra tutti la familiarità, quindi quando si rintracciano altri casi in famiglia di difficoltà di apprendimento o di linguaggio è opportuno monitorare anticipatamente il percorso del bambino; altro fattore importante è quando il bambino ha presentato pregressi disturbi di linguaggio, infatti è ormai nota l’alta percentuale (45-56%) di rischio che possa presentare disturbi dell’apprendimento. Infine è importante sottolineare gli specialisti a cui rivolgersi in questi casi: cruciale è la figura del neuropsichiatra infantile che possa fare diagnosi; riconosciamo la figura del logopedista che si occupa della valutazione e riabilitazione del disturbo; lo psicologo che cura la parte emotivo-comportamentale, nonchè motivazionale, infine l’optometrista per tutto ciò che concerne la componente visiva. Il trattamento riabilitativo consta di numerose componenti: primo fra tutti il lavoro d’équipe fra specialisti, scuola e famiglia. L’obiettivo è quello di compensare la difficoltà riscontrata con training specifici e strumenti dispentativi e compensativi. Il fine di tutto ciò è certamente l’indipendenza del bambino in un ambito scolastico e personale.

Logopedista Chiara Marianecci
Tel. 3497296063
e-mail: chiara.marianecci@hotmail.it

www.centropsicologiacastelliromani.it
Piazza Salvatore Fagiolo n. 9 00041 Albano laziale




CHI SONO E COME VIVONO I BAMBINI CON DSA

a cura della Dott.ssa Francesca Bertucci, Psicologa – Mediatore familiare

In riferimento all’articolo precedente sulla valutazione specifica dei disturbi dell’apprendimento, è importante sottolineare in che maniera vivono e a quali conseguenze vanno incortro i bambini con Dsa quando la diagnosi non è fatta precocemente.
La diagnosi di disturbo dell’apprendimento della letto-scrittura può essere fatta al secondo anno di scuola
elementare, quando si ritengono ormai acquisite le competenze basiche e formali necessarie per questi apprendimenti; mentre per le abilità logico-matematiche si attende la terza elementare.
Nella maggior parte dei bambini, un disturbo specifico dell’apprendimento sfocia in anomalie nelle relazioni interpersonali e disturbi emotivi e comportamentali.
La situazione psicologica di questi bambini e ragazzi è particolarmente delicata e richiede attenzione da parte della scuola e della famiglia. Il problema non è semplice e ha una lunga evoluzione, modificandosi con il passare degli anni e del ciclo scolastico. In ogni fase l’atteggiamento dei docenti, dei compagni di classe e della famiglia hanno un grande peso nel determinare evoluzioni positive o negative del vissuto psicologico di questi bambini. Infatti, anche se non lo mostrano apertamente, sia per timidezza, per paura, che per chiusura sociale, i bambini con DSA, vivono momenti di sofferenza psicologica da non sottovalutare, poiché se trascurati, possono sfociare in veri e propri disturbi dell’area emozionale.

Il bambino può vivere un sentimento di frustrazione, dovuto alla sua incapacità di soddisfare sempre le richieste e le aspettative dei genitori e/o degli insegnanti. Anche l’ansia è un altro vissuto psicologico del bambino con DSA, che porta ad evitare, molto spesso, esercizi e compiti ritenuti difficili. Un genitore o un insegnante può, invece, interpretare questo comportamento come svogliatezza o pigrizia, sottovalutando l’aspetto emotivo del problema e assumendo un atteggiamento “giudicante”, che di certo non stimola il bambino a migliorarsi. Se queste emozioni non vengono ascoltate, molto spesso, possono trasformarsi in rabbia contro i genitori, gli insegnanti, la scuola e in vissuti depressivi, tristezza, mancanza di fiducia in sé, disistima, sentimenti auto-distruttivi, senso di non valere niente, isolamento dai coetanei, solitudine, ma anche comportamenti provocatori verso la scuola e i coetanei, proprio per mascherare il sentimento di dolore. Inoltre, non sono del tutto da sottovalutare le relazioni e l’integrazione con la classe, fondamentali per la stima di sé.

Il bambino, infatti, può percepire la sua “inferiorità” rispetto agli altri compagni, può sentirsi inadeguato, incompetente rispetto al livello di apprendimento della classe e quindi può mettere in atto una serie di comportamenti, deleteri per la sua crescita affettiva e cognitiva. La complessità delle conseguenze psicologiche nasce innanzitutto dalla mancanza di chiarezza e di consapevolezza. Molti di questi bambini non hanno una diagnosi, per questo l’equivoco sulla pigrizia, svogliatezza e mancanza di impegno e di attenzione, si perpetuano nel tempo con i loro effetti negativi.

Nella situazione d’incertezza, si presenta anche il vissuto della colpa, in quanto gli stessi bambini tendono a giudicarsi come inferiori agli altri in termini di intelligenza e capacità e pensano che sia colpa loro il fatto che vadano male a scuola. Questi vissuti rischiano di strutturare una personalità condizionata dalla bassa autostima che avrà ricadute persistenti sul futuro personale e professionale.
Che fare?
Quando si presenta, da parte della famiglia o della scuola, un dubbio rispetto alle difficoltà nell’apprendimento del bambino, è importante effettuare al più presto una valutazione globale per verificare la presenza di tali difficoltà e le eventuali conseguenze psicologiche e relazionali, in modo da attuare delle strategie che possano aiutare il bambino.
Un lavoro di collaborazione tra famiglia, scuola e operatori sanitari (psicologo, logopedista… ) favorisce il miglioramento delle condizioni psicologiche del bambino, che si sentirà più sicuro delle sue capacità e vivrà maggiori occasioni di gratificazione e soddisfazione, dovuti alla consapevolezza di progredire nel percorso scolastico e di acquisire, via via, maggiori competenze nella lettura, nella scrittura, nel calcolo, nella logica, e nella comprensione del testo.

La sinergia tra le varie figure professionali che si occupano della presa in carico del bambino e la consapevolezza, l’accettazione e l’azione di aiuto da parte dei genitori, favoriscono un discorso di prevenzione futura, quando il bambino sarà alle medie. Infatti, se a un bambino che frequenta la scuola primaria, non vengono riconosciute e aiutate le sue difficoltà di apprendimento, maggiori saranno i rischi e i “pericoli” futuri: il problema sarà amplificato e i vissuti psicologici potranno sfociare in vere e proprie patologie. Riconoscere quanto prima (verso la fine della seconda elementare sarebbe l’ideale) un DSA significa fare del bene al proprio bambino e aiutarlo nella sua crescita affettiva.
 

Contatti: 

Dott.ssa Francesca Bertucci
Psicologa – Mediatore familiare
Cell 3345909764-dott.francescabertucci@cpcr.it
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