L'INCHIESTA – ROMA VINOPOLI: MERCATO CHE VAI ROMANELLA CHE TROVI… INCLUSA QUELLA DI BERTUCCI

di Maurizio Costa, Christian Montagna, Angelo Parca, Chiara Rai

Sono tantissimi i vini “tarocchi” che circolano per i mercati rionali della città eterna. Nonostante la fioritura di nuove denominazioni di origine controllata ci sono due mondi opposti che camminano paralleli: mentre istituzioni, consorzi e grandi cantine lanciano le novità della Doc Roma, tra cui il tradizionale spumante Romanella, molti venditori al mercato propinano alla clientela ignote bottiglie spacciate per “Romanella”, ma che in realtà sono spesso dei comuni vini gassificati e zuccherati che nulla hanno a che fare con lo spumante tutelato Roma Doc.

Tra questi appare addirittura il sindaco di Nemi Alberto Bertucci che, al mercato di piazza Gimma di Roma, vende a 2,90 euro delle bottiglie con etichette prive delle indicazioni di legge, con su scritto “Romanella”.

Si tratta di un amministratore pubblico del territorio dei Castelli Romani, patria di ottimi vini Doc. L’osservatore d’Italia ha immortalato il sindaco nemese, intento a servire i clienti dietro il banco, vicino agli scaffali con su esposta la Romanella by Bertucci, venduta perdipiùsenza rilasciare lo scontrino fiscale. Purtroppo non è l’unico ad alimentare questo modus operandi.

I controlli ci sono ma il fenomeno è molto diffuso: “Abbiamo intensificato i controlli – afferma Stefano Vaccari, capo dipartimento dell’Ispettorato centrale Tutela Qualità e Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari – e operato sequestri e sanzioni che sono regolate dal decreto legislativo 61 del 2010”. Nel decreto, salva l’applicazione delle norme penali, per il suddetto fenomeno è prevista una sanzione amministrativa da 2 mila fino a 13 mila euro. E la cassazione penale (Sez. III, 6.10.2010 n. 39714) dice esplicitamente che il reato di frode si configura non solo quando il prodotto sia pericoloso ma anche se viene commercializzato con indicazioni non veritiere.

Dunque, non si scherza con la “Doc” che è a tutti gli effetti un marchio di garanzia dei vini prodotti in zone delimitate e con indicazione del loro nome geografico. Il disciplinare è rigido in quanto i vini tutelati, prima di essere immessi al consumo, devono superare approfondite analisi chimiche e sensoriali. La nuova Doc Roma, nata nel 2011, prevede i vini: bianco, rosso, rosso riserva, rosato, “Romanella” spumante, Malvasia puntinata, Bellone. Nel 2013 conta ben 500 mila bottiglie sul mercato con 21 aziende a regime per una superficie coltivata di 58 ettari. Mentre la Romanella registra a consuntivo circa 50 mila bottiglie.

Al momento l’unica cantina che produce la Romanella Doc Roma è Fontana Candida che con coraggio e un importante investimento, ha recuperato la tradizione dello spumante Romanella immettendo sul mercato un prodotto tutelato e di elevata qualità al prezzo di circa 10 euro.

Un forte contrasto rispetto all’opera devastante dei furbetti frodatori: “E’ un fenomeno radicato da troppi anni – spiega l’enologo e direttore della cantina Fontana Candida Mauro Merz – i prodotti spacciati per Romanella non hanno nulla a che fare con questo tradizionale spumante. Chi si appropria indebitamente di questa denominazione dev’essere perseguito”. Merz dichiara che ogni anno vengono commercializzate dai 4 ai 5 milioni di bottiglie di Romanella “tarocca”. La Romanella autentica altro non era che una rifermentazione in bottiglia, ma senza aggiunta di lieviti e con naturale formazione di anidride carbonica. La Doc Roma, sostituisce la pratica empirica con processi di spumantizzazione razionali quali il metodo charmat o il metodo classico.

LA ROMANELLA BY “BERTUCCI” E IL SINDACO DI NEMI

Il primo cittadino Alberto Bertucci è stato immortalato dalle telecamere de L’osservatore d’Italia al banco che riporta il suo cognome, all’interno del mercato di piazza Gimma di Roma nel quartiere africano, dove sono esposte in bella vista delle bottiglie con su scritto “Romanella” ma che in realtà non hanno niente a che vedere con l’unica Romanella che può essere commercializzata e prodotta in quanto tutelata dalla Doc Roma.  Sull’etichetta della Romanella del sindaco c’è scritto: “Romanella Dolce, azienda agricola Bertucci Romano & figli” (Bertucci Romano è il padre del sindaco). C’è poi una immagine con dei grappoli d’uva. Oltre a questo non c’è nulla. Insomma è una Romanella griffata “Bertucci”. Il consumatore non sa dunque che cosa c’è nella bottiglia che non costa neppure poco per essere anonima: 2,90 euro. Sarà così onerosa perché si tratta dell’esclusiva Romanella del primo cittadino di Nemi?
Una regolare etichetta deve riportare invece la denominazione di vendita (vino bianco, rosso, oppure rosato), l’indicazione dell’azienda imbottigliatrice o del produttore con relativo indirizzo, l’indicazione del paese di provenienza, il volume nominale del recipiente nonché la percentuale di alcol contenuta e il lotto. Quest’ultimo, è lo strumento essenziale per la rintracciabilità del prodotto che permette di risalire a un imbottigliatore, a una data, a una partita. Inoltre, laddove necessario, deve essere presente la dicitura “contiene solfiti” e infine il codice ICQRF deve comparire sul sistema di chiusura dei vini spumanti e sulla capsula degli altri vini. Si tratta, anche in questo ultimo caso, di uno strumento per la rintracciabilità del prodotto e la sua mancanza è tutt’oggi una causa di sequestro di partite di vino da parte delle autorità competenti a vigilare. Infine, il titolo alcolometrico effettivo deve essere indicato con precisione, altrimenti si configura una mancanza di sicurezza informativa e possono essere contestate ipotesi di frode.
Che non si tratti di una trovata pubblicitaria? Certo è che risulta alquanto singolare vedere un primo cittadino vendere una bottiglia del genere. Tra l’altro Alberto Bertucci è già imputato per turbativa d’asta e frode nei pubblici incanti rispetto allo stesso Comune che amministra.

IL SINDACO AL MERCATO “SAVOIA” A PIAZZA GIMMA

Un sindaco che ultimamente si è dichiarato “inoccupato” che vende la  Romanella di famiglia, perdipiù senza scontrino fiscale.  Il mercato Savoia di piazza Gimma nel cuore del quartiere Africano a Roma ha anche altre tipologie di vini “fai da te”. Si può trovare con molta facilità la bottiglia in plastica senza tappo ermetico e privo di etichetta e soprattutto c’è un prodotto non plus ultra, che non appare da nessun’altra parte: la Romanella del sindaco.  Non è uno scherzo, è tutto vero!

Al banco 47 vicino all’ingresso al mercato coperto in via Tripolitania c’è il sindaco di Nemi Alberto Bertucci che vende al banco che riporta il suo cognome “Bertucci” e dove è esposta frutta e verdura e soprattutto La Romanella prodotta dall’azienda agricola “Bertucci Romano & figli”.
L’osservatore d’Italia ha immortalato il sindaco in azione. Sulla bottiglia di Bertucci c’è una etichetta che non riporta alcuna ulteriore indicazione oltre al nome “Romanella dolce” e alla denominazione dell’azienda. Gli altri banchi non sono da meno ma sicuramente non scrivendo assolutamente nulla sulle bottiglie hanno perlomeno evitato di scrivere sulle bottiglie la denominazione “Romanella”, prodotto disciplinato esclusivamente dalla Doc Roma. Infatti proseguendo la passeggiata per il mercato di piazza Gimma, sono numerose le bottiglie anonime vendute. Molte riportano ancora l’etichetta dell’acqua minerale in parte strappata e in parte deteriorata. In queste bottiglie in plastica vi è presumibilmente del vino ignoto che potrebbe essere anche frutto di un esperimento casalingo ad opera del commerciante stesso. Eppure siamo in un posto snob dove i prodotti non costano poi così poco. Infatti la Romanella del primo cittadino costa 2,90 contro 1,90 del vino gassificato etichettato e imbottigliato di Genzano di Roma che costa 1,90 a bottiglia venduto al mercato di Don Bosco.

Insomma, il Savoia, è un grande mercato, nato dalla fusione di altri due (quello di via Tripolitania e quello di viale Eritrea) che risale agli anni ’70, e stride il fatto che vengano venduti anche dei prodotti di discutibile provenienza. In questo mercato sono presenti diversi coltivatori diretti di Latina e dintorni che da anni sono un punto di riferimento per la clientela dello storico quartiere.  “Mi dà una bottiglia di vino rosso? – chiediamo ad un negoziante – certo signore è quello nostro, genuino”. E si torna a casa con un’altra bottiglia senza identità. Si potrà bere? E chi lo sà, magari è più buona dell’originale.

IL MERCATO “CARLO CALISSE” A DON BOSCO

La caratteristica di questo mercato è la vendita del vino Romanella, ma che con questo prodotto non ha nulla a che fare

Quando su un prodotto c’è scritto Romanella eppure, con grande stupore, Romanella non è. Abbiamo trovato anche questa tipologia di prodotto. Il “Carlo Calisse” nel quartiere Don Bosco è un mercato rionale in piedi da oltre un decennio che per ambientazione somiglia agli scenari popolari che si potrebbero trovare immortalati in frammenti di film pasoliniani. Solo che entrandovi si trova un po’ di tutto: le persone di diverse nazionalità che lasciano un po’ di amaro in bocca rispetto alla tradizione romanesca che arretra. Oltre ai venditori “stranieri”, si può trovare il pugliese, il produttore di amatrice e il marchigiano. Insomma Il mercato coperto Don Bosco è variopinto soprattutto grazie alle diverse provenienze dei protagonisti che lo animano. La caratteristica di questo mercato è che qui si vende il vino Romanella con  scritto sull’etichetta “Romanella” ma che con questo prodotto non ha nulla a che fare perché contiene anidride carbonica aggiunta e quindi non può neppure essere definito un vino spumante, come invece riportato in etichetta, bensì si tratta di un vino gassificato. L’etichetta, in ogni caso, riporta le indicazioni obbligatorie per legge, almeno su questo c’è chiarezza. Peccato però che non si tratti dello spumante Romanella. Per il resto è un normale vino gassificato proveniente da Genzano di Roma e venduto ad un prezzo più che accessibile: soltanto 1 euro e 90 per una bottiglia di Romanella “tarocca”. Abbastanza pulito il “Calisse” è generoso nella quantità di frutta e verdura e soprattutto di vini esposti: dai classici bottiglioni regolarmente etichettati alle ormai sempreverdi bottiglie anonime in plastica chiuse con un tappo arrangiato e approssimato, senza l’ombra dell’etichetta e tantomeno così lindo e garbato da dire “lo compro”. Insomma ce n’è per tutte le tasche e tutti i gusti.

Convivono le bottiglie regolari con le bottiglie fuorilegge: per esempio c’è un cesto di vini con una indicazione ben chiara “Vini doc dei Castelli Romani” ma dentro, a parte una sola tipologia di Doc, ci sono vini che non hanno la denominazione controllata e che vengono mischiati nel calderone dei vini la cui origine è protetta. La signora Lina è vicina al bancone con i vini esposti, le abbiamo chiesto che tipologia di vino acquista: “Acquisto solo il vino garantito – dice – lo vede questo cartello? Ci sono dentro solo i vini doc e io questi compro!”. In realtà non è così perché in quel cesto ci sono anche i vini che non sembrano Doc ma la differenza è percepibile soltanto a coloro che conoscono minimamente la differenza tra l’uno e l’altro e che comunque si fermano un attimo a leggere l’etichetta. Non ci vuole molto, per chi ne ha bisogno, s’inforcano gli occhiali e si legge. Laddove non vi è la denominazione di origine ci si trova di fronte ad un vino, seppur tracciato, di qualità enochimica e sensoriale inferiore rispetto ad uno Doc.

IL MERCATO “BELSITO” ALLA BALDUINA

La Romanella è un prodotto noto in questo mercato ma nessuno lo vende

Le cose funzionano anche a Roma dove il rispetto per i prodotti di qualità Made in Italy esiste ancora. Il mercato rionale di Belsito nel quartiere di Roma Nord Balduina è un buon esempio che abbiamo deciso di raccontare, facendo emergere che la buona condotta esiste e che non sempre si può fare di tutta l’erba un fascio. Il culto per i prodotti enogastronomici può esistere anche in ambienti dove forse la scarsa informazione sui nuovi dispositivi e denominazioni di origine controllata non sono poi così celebri.  La Romanella è un prodotto noto in questo mercato ma nessuno lo vende. Anzi i commercianti consigliano di andarla a comprare nelle enoteche o nei supermercati qualora ne vendano o ancora meglio nei ristoranti del Lazio. Insomma la distribuzione tradizionale che sicuramente avrà i prodotti di cui si può certificare la garanzia e la tracciabilità. Belsito è un mercato grande dove tutta la settimana c’è frutta e verdura fresche e pesce a volontà. La curiosità ci ha spinti a chiedere ai commercianti perché non prediligessero la vendita del vino: “siamo un mercato che si concentra sui prodotti agroalimentari – dice un venditore – ci sono dei controlli e non vorremmo farci carico di pesanti sanzioni soltanto per qualche bottiglia di vino che essendo magari “fatto in casa” risulterebbe fuorilegge”.

IL MERCATO DI TORRE SPACCATA IN VIALE DEI ROMANISTI

La caratteristica di questo mercato è il vino ignoto che può diventare tutto e niente a seconda delle esigenze.

Il mercato coperto di “Torre Spaccata” in Viale dei Romanisti, che prosegue anche al di fuori con bancarelle lungo la strada, è molto grande e la varietà di vini sospetti è vasta. La caratteristica di questo mercato è il vino ignoto che può diventare tutto e niente a seconda delle esigenze. Chiedo un Frascati doc? Mi si dà una bottiglia con liquido giallognolo senza etichetta spacciandola per il vino castellano. Chiedo un Colli Lanuvini? E mi si propina una bottiglia in plastica di liquido rosso che all’occorrenza si trasforma nell’oggetto dei desideri del consumatore. Insomma ce n’è per tutti gusti. Nei banchi lungo l’ingresso ecco apparire la prima anomalia: una esposizione di bottiglie in plastica vecchie e rovinate, senza nessun tappo sigillato o traccia di etichetta, se non quella della marca dell’acqua precedentemente imbottigliata in quel contenitore. La plastica potrebbe deteriorare il vino e inoltre, ad occhio nudo, le condizioni igieniche di imbottigliamento e conservazione sono pessime. Come biglietto da visita iniziale non c’è male e per questo si è deciso di entrare e proseguire il tour alla ricerca dei vini “tarocchi” di cui la provenienza e più che improbabile per non parlare del contenuto: dentro, repetita iuvant, potrebbe esservi di tutto e per di più non vi è chiusura ermetica. Una volta all’interno del mercato si è aperto un sipario a dir poco pittoresco, di quelli che ricordano altri tempi: il macellaio di fiducia intento a tagliare la carne alla signora anziana che non entra nei supermercati, il norcino con i salumi appesi e il fruttivendolo che soltanto a guardare la merce esposta mette allegria per la varietà di colori degli alimenti ben evidenziati dai cartellini variopinti con indicati i prezzi della merce al chilogrammo. Ai primi banchi abbiamo chiesto se da qualche parte avremmo potuto trovare la Romanella, che, come si è già detto, è un marchio in esclusiva della Doc Roma e non può essere venduta senza autorizzazioni e conseguente etichetta nel rispetto del disciplinare. In tutta risposta il commerciante ha da subito impugnato una bottiglia scura e anonima spacciandola per il famoso “spumantino de noantri”. E voilà il gioco è fatto: una strizzatina d’occhio da parte del venditore che veste i panni dell’intenditore collaudato che impersonifica la garanzia stessa del vino ignoto che si trova tra le mani. Con soli 2,50 euro passa la paura e si acquista un vino che sarà pure “genuino” ma non è certo la Romanella che ci si aspetta. L’unica cosa certa è lo scontrino del pagamento effettuato. E il turista in visita ai pittoreschi mercati romani? Si fiderà delle bottiglie senza nome vendute da chi magari non masticando la lingua ciancicherà due o tre battute all’Albertone nazionale? Le opinioni dei frequentatori dei banchi coperti a Torre Spaccata sono diverse: c’è il consumatore che si fida ciecamente del banchista che da anni lo serve bene, e quindi si compra anche il vino ignoto e c’è il consumatore che preferisce acquistare i vini nell’enoteca: “li pagherò un po’ di più – dice una signora – ma almeno so quello che bevo!”.

LA ROMANELLA E IL WEB

I vini gassificati spacciati per “Romanella”, quelli tarocchi per intenderci, sfilano anche sul web. Girando sulla rete ci si imbatte nei siti più svariati che propongono l’acquisto di romanelle che nulla hanno a che fare con l’originale Doc Roma. “Vino Rosso dei Castelli Romani denominato “romanella” è un vino amabile…” si legge sul sito http://www.salumieprodottitipici.it dove in bella vista c’e’ una bottiglia – senza nessuna etichettatura – e un bel bicchiere contenente il liquido rosso. Il tutto per soli euro 4,90 a bottiglia. “Romanella bianco secco e frizzante vino” si legge sul sito http://italian.alibaba.com dove per poter acquistare il “prezioso liquido” occorre telefonare al signor P. C. il cui numero viene riportato nello stesso sito. Ma andando avanti nel nostro viaggio internautico alla scoperta di falsi d’autore. Ecco apparire sul campo di battaglia “La Romanella del Gladiatore” , e anche una bottiglia denominata Romanella accostata a della porchetta il tutto sul sito http://statigr.am. Ce ne sarebbero delle altre ma lasciamo a chi di dovere il compito di scovarle.




CASTELLI ROMANI: INIZIATO IL COUNT DOWN PER LA “ROMANELLA” TARGATA DOC ROMA

Certo uscire dalla nomea che si è fatto questo spumantino romanesco non è facile, in primis perché ci sono tante copie malfatte in giro per cantine, fraschette e mercati. Tante bottiglie che con la vera Romanella non hanno nulla a che fare perché vi si aggiunge zucchero e anidride carbonica alla luce del sole, addirittura mettendo questi additivi nell’etichetta.

 

di Chiara Rai

Castelli Romani – Lo “spumante de noiantri” vestirà gli abiti della Doc Roma. Mancano pochi giorni e a marzo finirà sulle tavole dei castellani e dei romani nostalgici che per tradizione non rinunciano al bivacco con prodotti tipici e un bel bicchiere di Romanella.

E’ tutta per lei la passerella dei vini a denominazione di origine controllata della nuovissima Doc Roma lanciata dal precedente commissario straordinario Arsial Erder Mazzocchi.

Un disciplinare nato nel 2011 che prevede diverse tipologie: di vino: bianco, rosso, rosso riserva, rosato, “Romanella” spumante, Malvasia puntinata, Bellone. Nel 2013 conta ben 500 mila bottiglie sul mercato con 21 aziende a regime per una superficie coltivata di 58 ettari. Mentre la Romanella, che non può essere commercializzata prima del 15 marzo, registra a consuntivo circa 50 mila bottiglie pari a 337 ettolitri.

Al momento hanno aderito alla produzione della vera e unica Romanella, tre produttori che hanno conferito nella cantina Selva Candida. Certo uscire dalla nomea che si è fatto questo spumantino romanesco non è facile, in primis perché ci sono tante copie malfatte in giro per cantine, fraschette e mercati. Tante bottiglie che con la vera Romanella non hanno nulla a che fare perché vi si aggiunge zucchero e anidride carbonica alla luce del sole, addirittura mettendo questi additivi nell’etichetta.

Occorre ricordare che “Romanella” è una definizione riservata in via esclusiva allo spumante della Doc Roma, concetto che non è stato ancora recepito da alcuni produttori laziali che continuano a produrre vini da tavola gassificati chiamandoli appunto Romanella. Ma in realtà il tentativo della Doc Roma è proprio spazzare via questo status inappropriato e recuperare la tradizione perduta restituendo il giusto valore qualitativo ad un prodotto di nicchia che i vignaroli consumavano ad uso domestico. Soddisfatto il presidente del consorzio di tutela Frascati Doc Mauro De Angelis: “Ho visto diverse bottiglie in giro, Romanella a parte – dice De Angelis – di cantine frascatane come la San Marco ad esempio, che vengono vendute ad un prezzo di sette euro. Questa è una cifra che non sminuisce gli intenti della Doc Roma e non entra in competizione col Frascati”. Infatti, nonostante il crescente interesse, siamo ancori lontani dalle produzioni potenziali, calcolate in 8 milioni e 400 mila bottiglie di bianco e 8 milioni e 700 mila di rosso.

Ma come nasce lo spumantino de noiantri? Nei Castelli Romani, con l’uva raccolta per ultima si facevano i vini più zuccherini. La “Romanella” altro non era che una rifermentazione in bottiglia, ma senza aggiunta di lieviti. Imbottigliata all’inizio della primavera ed a seguito dell’aumento della temperatura lo zucchero si trasformava in alcol con la conseguente formazione di anidride carbonica e quindi delle bollicine. Il disciplinare della Doc Roma, sostituisce questa pratica empirica con processi di spumantizzazione razionali quali il metodo charmat o il metodo classico.

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DOC ROMA: IL VINO ETERNO DELLA CITTA' ETERNA

di Angelo Parca

Roma – Uscirono i fuochi d’artificio. Se ne parlò molto e a ragion veduta anche perché la nuova denominazione ha portato una ventata di patriottismo rispetto a prodotti della tradizione vinicola laziale. Un brindisi, insomma, alla tradizione e al rispetto per essa. Un brindisi alla qualità che grazie a questo dispositivo potrà essere garantita. Forse fra poco se ne raccoglieranno i frutti.

La nascita della DOC Roma, dopo un iter tecnico-amministrativo, breve ma intenso, e non immune da polemiche, è stata sancita dal DM 2 agosto 2011 pubblicato sulla G.U. 194 – 22.08.2011, successivamente modificato dal DM 30.11.2011, del Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste.

Tali polemiche vertevano sulla opportunità di una operazione meramente di marketing per sfruttare il brand Roma (operazione commerciale non adeguatamente supportata da vini di qualità) e sulla opportunità di inserire lo spumante Romanella, conosciuto come vino frizzantino, screditato e ritenuto di infima qualità quando invece è un fiore all'occhiello dei vini della provincia romana e và tutelato.

La DOC Roma prevede le seguenti tipologie di vino: “bianco”, “rosso”, “rosso riserva”, “rosato”, “Romanella” spumante, “Malvasia puntinata”, “Bellone”. Per i vini prodotti nella zona più antica (comune di Roma) è consentita la specificazione “Classico”.
Alla luce delle prime due vendemmie i vini prodotti, grazie anche alle basse rese per ettaro ed agli stringenti parametri enologici, sono di qualità medio-alta, tanto che spuntano un prezzo franco cantina di 6/7 euro.
 

Restiamo in attesa di assaggiare la prima produzione dello spumante Romanella (non può essere commercializzato prima del 15 marzo). Occorre ricordare che “Romanella” è una definizione riservata in via esclusiva allo spumante della DOC Roma, cosa che non è stata ancora recepita da alcuni produttori laziali che continuano a produrre vini da tavola gassificati chiamandoli Romanella.

Informazioni tecniche:

La Denominazione di Origine Controllata Roma: stato dell’arte

Con il DM 2 agosto 2011 il Ministero dell’Agricoltura approvava il Disciplinare di produzione della DOC Roma. Per ovvi motivi organizzativi non è stato possibile per i produttori rivendicare le uve della vendemmia 2011.
La prima vendemmia è stata quella 2012, seguita da quella del 2013. Analizzando i dati relativi alla rivendicazione della DOC, emerge che per quanto riguarda le aziende queste sono passate dalle 12 del 2012 alle 21 del 2013, con una superficie rivendicata pressoché raddoppiata che passa dai 28 ettari del 2012 ai 58 del 2013. Parallelamente anche la rivendicazione delle uve ha subito un forte incremento passando da 3.109 a 6.279 ql del 2013, come il vino ottenuto da 2.177 a 4.251 ettolitri.
Scendendo nel particolare delle singole tipologie la vendemmia 2013 è l’opposto di quella del 2012: la tipologia rosso, che nel 2012 era pari al 14.54% del totale (316 hl) è salita nel 2013 al 57.29% pari a 2.415 ettolitri. Per quanto riguarda il vino bianco si segnala che nel 2013 sono state rivendicate, seppur in quantità diversa tutte le tipologie: 1096 ettolitri di bianco, 317 di Malvasia puntinata, 20 di Bellone e 337 di spumante Romanella. In totale oltre 500.000 bottiglie pronte per essere immesse sul mercato.

In conclusione emerge un interesse sempre crescente dei produttori verso la nuova DOC, anche se siamo ancori lontani dalle produzioni potenziali, calcolate in 8.400.000 bottiglie di bianco e 8.700.000 bottiglie di rosso.

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