Via libera al primo suicidio medicalmente assistito in Italia

Mario, camionista marchigiano di 43 anni, tetraplegico immobilizzato da 10 anni dopo un incidente stradale, è il primo malato a ottenere il via libera al suicidio medicalmente assistito in Italia.

Dopo un iter di 13 mesi, il Comitato etico dell’azienda sanitaria marchigiana, formato da un’equipe di medici e psicologi, ha verificato la sussistenza di tutte e quattro le condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale, tra cui l’irreversibilità della malattia, l’insostenibilità del dolore e la chiara volontà del paziente.

A darne notizia è l’Associazione Coscioni che dopo la sentenza della Corte Costituzionale 242 del 2019 sul caso di Dj Fabo si è sempre battuta perché anche in Italia si potesse applicare il suicidio assistito. La sentenza della Corte Costituzionale numero 242 del 22 novembre 2019 ha aperto la strada al suicidio assistito, sia pure circoscrivendolo con paletti molto rigorosi.

La sentenza ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 580 del codice penale, nella parte in cui non esclude la punibilità di chi agevoli l’esecuzione del proposito di suicidio a patto che questo si sia formato autonomamente e liberamente da parte di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale.

La persona deve essere affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputi intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente.




Dj Fabo, la Consulta sospende il giudizio sul caso e dà un anno alle Camere per legiferare sul fine vita

La Consulta dà un anno di tempo alle Camere per legiferare sul fine vita, colmando così un vuoto legislativo, e nel frattempo sospende il giudizio sul caso dell’aiuto al suicidio assistito da parte del Radicale Marco Cappato a dj Fabo.

L’attuale assetto normativo sul fine vita lascia prive di adeguata tutela determinate situazioni costituzionalmente meritevoli di protezione e da bilanciare con altri beni costituzionalmente rilevanti.

Per consentire – dice la Corte –  in primo luogo al Parlamento di intervenire con un’appropriata disciplina, la Corte Costituzionale ha deciso di rinviare la trattazione della questione di costituzionalità dell’articolo 580 codice penale, sull’aiuto al suicidio, all’udienza del 24 settembre 2019.

Resta ovviamente sospeso il processo a quo, ossia il procedimento nei confronti di Marco Cappato di fronte alla corte d’assise di Milano, che aveva inviato gli atti alla Consulta.

La questione di legittimità sull’art. 580 del codice penale era infatti stata sollevata dalla Corte d’Assise milanese nell’ambito del processo a Cappato, imputato di aiuto al suicidio, per aver accompagnato in una clinica svizzera, dove scelse di morire, dj Fabo.

“Risultato straordinario”

“La Corte ha riconosciuto le nostre ragioni”, afferma Marco Cappato dopo la sentenza. “E’ un risultato straordinario, arrivato grazie al coraggio di Fabiano Antoniani. E’ dunque di fatto un successo, un altro, dopo la vittoria sul biotestamento, di Fabo e della nonviolenza, oltre che delle tante persone malate che, iniziando da Luca Coscioni e Piergiorgio Welby e finendo con Dominique Velati e Davide Trentini, in questi 15 anni hanno dato corpo alle proprie speranze di libertà”. “Ora il Parlamento ha la strada spianata per affrontare finalmente il tema, e per discutere la nostra proposta di legge di iniziativa popolare per l’eutanasia legale, come sta accadendo nel Parlamento spagnolo”.

“E’ una decisione storica, che a mia memoria non ha precedenti – commenta Filomena Gallo, uno dei legali del caso Cappato-Dj Fabo e segretario dell’associazione Coscioni -, perché dà un monito con una data entro cui deve legiferare. Si tratta di un modello mutuato dalla Corte costituzionale tedesca, che ha poteri ordinatori nei confronti del Parlamento”.

“La decisione della Consulta è un’occasione importante per il Parlamento. Serve più che mai adesso aprire il dibattito su un argomento delicato rispetto al quale ci deve essere attenzione e sensibilità. La politica affronti il tema”. Lo scrive su twitter il presidente della Camera Roberto Fico.




Dj Fabo: il Governo difende il divieto di aiuto al suicidio e si costituisce davanti la Corte Costituzionale

Il Governo si è costituito davanti alla Corte costituzionale nel procedimento sollevato dalla Corte di Assise di Milano nell’ambito del processo a Marco Cappato per la morte di Fabiano Antoniani, noto come dj Fabo. Lo ha reso noto il vice presidente dell’associazione Luca Coscioni Filomena Gallo. I giudici lo scorso febbraio, al termine del processo a Cappato, avevano deciso di trasmettere gli atti alla Consulta per valutare la legittimità costituzionale del reato di aiuto al suicidio contestato all’esponente dei Radicali.

“Prendo atto della decisione del Governo Gentiloni di costituirsi” davanti alla Consulta, “in difesa della costituzionalità” del reato di aiuto al suicidio. Al contrario “noi sosterremo l’incostituzionalità di un reato del 1930”. Lo ha fatto sapere in una nota l’avv. Filomena Gallo, vice presidente dell’Associazione Luca Coscioni, a proposito del procedimento incardinato alla Corte Costituzionale in seguito alla decisione con cui lo scorso febbraio la Corte d’Assise di Milano, al termine del processo di primo grado a Marco Cappato, finito imputato per il caso di Dj Fabo, ha eccepito l’incostituzionalità della norma e ha trasmesso gli atti ai giudici costituzionali. “La scelta del Governo è, oltre che del tutto legittima, anche pienamente politica – ha aggiunto l’avv.
Gallo – visto che l’Esecutivo avrebbe potuto altrettanto legittimamente agire in senso opposto e raccogliere l’appello lanciato da giuristi come Paolo Veronesi, Emilio Dolcini, Nerina Boschiero, Ernesto Bettinelli e sottoscritto da 15.000 cittadini, che chiedevano al Governo italiano di non intervenire a difesa della costituzionalità di quel reato”. Invece il Governo ha dato mandato all’ Avvocatura di Stato di costituirsi in tale procedimento.




Dj Fabo, Marco Cappato rischia 12 anni di carcere: presidio radicale al Tribunale di Milano

Domani mattina i Radicali saranno presenti al presidio davanti al Tribunale di Milano a sostegno di Marco Cappato, in occasione dell’avvio del processo a suo carico per aver aiutato Dj Fabo a raggiungere la Svizzera dove ha ottenuto il suicidio assistito.
A Milano sarà presente la nuova tesoriera di Radicali Italiani, Silvja Manzi. “Marco oggi rischia 12 anni carcere per aver affermato da radicale, con la sua disobbedienza civile, un diritto inalienabile che il parlamento italiano si ostina a negare a milioni di Italiani, cioè il diritto di decidere come vivere la propria vita fino alla fine. Per questo tutto il Paese deve essergli grato”, dichiarano il segretario di Radicali Italiani Riccardo Magi, la tesoriera Silvja Manzi e la presidente Antonella Soldo. “Ancora oggi, a oltre 4 anni dalla raccolta delle oltre 67 mila firme a sostegno della legge di iniziativa popolare EutanaSia Legale che come Radicali Italiani abbiamo presentato insieme all’Associazione Luca Coscioni, la legge sul biotestamento è ferma. Il senato evita di discuterla ed è altissimo il rischio che la legislatura si concluda con un nulla di fatto su uno dei temi che tocca più da vicino la vita delle persone. Anche per questo come Radicali crediamo che sia indispensabile cambiare completamente gli equilibri del prossimo parlamento a favore dei diritti, delle libertà individuali e di tutte quelle riforme necessarie ad affermarli. E ci impegneremo per farlo”, concludono gli esponenti radicali.



Dj Fabo, Cappato: “Processo subito”

MILANO – Marco Cappato, esponente dei Radicali e tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, imputato a Milano per aiuto al suicidio e per aver accompagnato, lo scorso febbraio, Dj Fabo in una clinica svizzera per il suicidio assistito, ha chiesto a Milano di “andare immediatamente a processo”, saltando la fase dell’udienza preliminare fissata per il 5 novembre. “Ho chiesto il giudizio immediato perché voglio che in Italia finalmente si possa discutere di come aiutare i malati a essere liberi di decidere fino alla fine”. Il processo “sarà un’occasione per discuterne ed è bene che sia il prima possibile. Certo, dovrebbe occuparsene la politica, però la proposta di legge dell’Associazione Luca Coscioni, per l’eutanasia legale, è ferma da 4 anni in Parlamento – ha proseguito -. E c’è il rischio che non riescano a decidere nemmeno sul testamento biologico”.
Dj Fabo «ha morso un pulsante per attivare l’immissione del farmaco letale: era molto in ansia perchè temeva, non vedendo il pulsante essendo cieco, di non riuscirci. Poi però ha anche scherzato», ha raccontato all’Ansa Cappato che ha accompagnato Fabo nel suo ultimo viaggio in Svizzera, nella clinica dove gli è stata praticata l’eutanasia. Il giovane, cieco e tetraplegico dal 2014 a causa di un incidente stradale, ha scherzato così sul pulsante dal premere: «E se non ci riesco? Vorrà dire che tornerò a casa portando un po’ di yogurt, visto che qui in Svizzera è molto più buono». Appena terminate le procedure preliminari però, ha proseguito Cappato, «Dj Fabo ha voluto procedere subito, ha voluto farlo subito senza esitare».

Dj Fabo aveva chiesto più volte di morire, anzi di «tornare libero», chiedendo aiuto a tanti, fino all’ultimo appello rivolto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «fatemi uscire da questa gabbia». Una decisione presa quando, dopo il grave incidente che nell’estate del 2014 lo aveva reso cieco e tetraplegico, aveva avuto la certezza di una condizione irreversibile, e che la sua vita poteva essere solo quella di un uomo con la mente lucida ma «prigioniero del suo corpo». Da allora la battaglia personale di Fabiano Antoniani, in arte Dj Fabo, si è intrecciata con quella politica per regolamentare l’eutanasia e permettere a ciascun individuo di essere libero di scegliere. Il disegno di legge sul biotestamento, dopo oltre un anno di dibattito e decine di audizioni, ha infatti subito, nei giorni scorsi, il terzo rinvio. Il testo doveva approdare in aula proprio oggi, 27 febbraio, ma l’avvio dell’esame alla Camera è stato rimandato. Dopo quest’ennesima dilazione, la scelta di dj Fabo di andare in Svizzera a cercare la «dolce morte».




DJ Fabo, procura di Milano: "Suicidio assistito non viola diritto alla vita"

 

MILANO – La Procura di Milano ha chiesto l'archiviazione per Marco Cappato, indagato per aiuto al suicidio in relazione alla morte avvenuta in Svizzera di dj Fabo a fine febbraio scorso. La richiesta dei pm Tiziana Siciliano e Sara Arduini dovrà essere valutata dal gip.

Lo scorso 28 febbraio, il giorno dopo la morte in una clinica vicino a Zurigo di Fabiano Antoniani per suicidio assistito, l'esponente radicale e tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, si era autodenunciato ai carabinieri della compagnia Duomo di Milano per avere accompagnato dal capoluogo lombardo in auto fino in Svizzera dj Fabo, 39 anni, cieco e tetraplegico da 3 anni. Dopo l' autodenuncia è partita l'inchiesta della Procura di Milano.

Pm, diritto dignità è affiancato diritto vita – "Le pratiche di suicidio assistito non costituiscono una violazione del diritto alla vita quando siano connesse a situazioni oggettivamente valutabili di malattia terminale o gravida di sofferenze o ritenuta intollerabile o indegna dal malato stesso". Lo si legge nella richiesta di archiviazione per marco Cappato per il caso dj Fabo. Per i pm la giurisprudenza "ha inteso affiancare al diritto alla vita tout court il diritto alla dignità della vita inteso come sinonimo dell'umana dignità".

A commentare la sentenza Filomena Gallo, segretario Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica: “Restiamo in attesa di poter leggere le motivazioni complete formulate dai pm Tiziana Siciliano e Sara Arduini nella richiesta di archiviazione e della decisione del GIP. Se però le indagini nei confronti di Marco Cappato portassero a una archiviazione con le motivazioni che abbiamo potuto leggere dalle notizie stampa, allora potremmo dire che l'azione di disobbedienza civile di Cappato rappresenta un precedente fondamentale. La Procura entra infatti nel merito del concetto di vita dignitosa e di principi costituzionali e internazionali che sono anche fonte principale. Ciò significa che Cappato, con la sua azione, ha aperto le porte non tanto e non solo alla possibilità di aiutare le persone affette da malattie irreversibili a interrompere le proprie sofferenze insopportabili in Svizzera, ma a farlo in Italia. È questo l'obiettivo per il quale ci battiamo da sempre.”




Dj Fabo: Dio di se stesso

 

di Paolino Canzoneri

 

Ognuno è "dio" di se stesso. Cosi come siamo liberi di condurre la propria esistenza nel bene o nel male, ognuno deve avere la piena libertà di scegliere se porre fine ad una propria condizione di vita dolorosa e infernale e scegliere il modo di chiudere la propria esistenza. La "porta aperta" sulla propria vita è una condizione direttamente connessa al fatto che sappiamo come nasciamo ma non sappiamo come moriremo e questa possibilità di poter attuare volontariamente uno stop, ci rende consapevoli che la vita è nostra in tutti i sensi e come per ogni cosa che reputiamo nostra, siamo liberi di usarla o interromperla.
 
La scelta di Dj Fabo di ricorrere al suicidio assistito non ha minimamente messo in discussione il valore o l'importanza della vita bensi ha dimostrato ed evidenziato che amare la vita significa avere dapprima compreso come sia importante viverla in tutta la sua reale essenza e pienezza. La disgrazia capitata a Fabo è stata quella di un incidente che aveva irrimediabilmente compromesso la struttura fisica per poter vivere in modo normale con tutto quello che comporta. Un corpo divenuto instabile in grado solo di rilasciare dolore fisico e incapacità di movimento non è un corpo che vive; come una automobile a cui mancano le ruote che la rendono incapace di essere coerente a se stessa. Il cattolicesimo oltre ad essere da sempre una religione basata sul "mea culpa", sul battere il pugno sul proprio petto ad espiazione di un perenne stato di colpa, assume toni intransigenti, bigotti e medievali con ingerenze che da sempre hanno condizionato le coscienze della gente con un falso moralismo basato su una etica citata e tirata fuori a comodo in circostanze storiche del tutto discordanti e contradditorie.
 
La presunzione di dettare regole su argomenti di cui non si ha titolo di rappresentanza è un elemento che urta l'intelligenza e la sensibilità della gente comune. Dissentire dall'eutanasia o suicidio volontario per via di una morale e di una etica cattolica che non rende decisori di vita o di morte è una presa di posizione piuttosto discutibile  se consideriamo il numero elevatissimo di persone finite al rogo per condanna diretta della Santa Romana Chiesa, la stessa che oggi persevera nella presunzione di dettare le regole in materie di cui non hanno diretta esperienza come per esempio le relazioni tra i sessi e il matrimonio; come  a dire "se non giocate non dettate le regole".
 
Comodo dire sempre che erano altri tempi, altri modi di vedere le cose ma quel che è certo che questo paese è vittima di un costante ricatto della chiesa che garante di grossi bacini di voti, preferenze e favori legati all'enorme potere della chiesa in ogni apparato italiano, riesce in ogni modo a congelare disegni di legge già presenti in aula che ci allineerebbero alle leggi in uso nel resto d'Europa senza che la povera Eluana Englaro abbia dovuto soffrire in stato vegetativo per 17 anni, (roba da accapponare la pelle), o il caso di Piergiorgio Welby, di molti altri fino all'ultimo dolore di Fabo che per trovare finalmente la propria pace ha dovuto espatriare in Svizzera. Casi come questi dovrebbero fare riflettere su una criminale e vergognosa responsabilità attuata a forza da chi si crede detentore della verità e della giustizia divina senza che esista oggettivamente una minima prova di esistenza del "divino" che confermi che la vita non è autonoma e che nel bene o nel male si deve accettare per forza che possa essere un inferno intriso di dolore e aggiacciante consapevolezza di impossibile guarigione.  "Pietà" è la sola parola che dovrebbe essere sempre posta in cima ad ogni singola discussione per il bene di colui che soffre e che la sfortuna ha imposto un cammino perennemente in salita. In questi tempi difficili dove l'umanità vive stravolgimenti di assetti di continenti ed etnie varie, l'unico vero comandamento assoluto non deve portare con se una divisa, una tessera o un'appartenenza ad un gruppo; ma deve partire da dentro ognuno di noi, li dove la nostra essenza ci rende dio di noi stessi senza ingerenze che ne dettino i colori, le regole, le modalità lasciando spazio alla pietà quale vetta assoluta della migliore essenza dell'uomo del futuro. Incondizionatamente e senza alcuna motivazione legata alla politica o alle scuse che vengono date nella precisa volontà di porre barriere e muri, quel che è giusto è sempre offrire la propria mano di aiuto ai bisognosi e a coloro che la miseria e la sfortuna hanno reso martiri di una umanità che si genuflette e prega un Dio che del suo silenzio partorisce la malsana consapevolezza personale d'essere sempre nel giusto e in linea di intesa col proprio spirito in accordo con la propria concezione di divino. La prima consapevolezza che dovrebbero avere i cattolici o chi si crede religioso è quella di mostrare  apertura ad ogni forma di umanità costretta in vita alla sofferenza e ad un ruolo svilito e perennemene sottomesso come a dover espiare una colpa per il resto della propira vita fatta di stenti, paure e dolore. Ognuno è "dio" di se stesso.