CRISI TRA STATO E REGIONI. CHIAMPARINO SI DIMETTE

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di Cinzia Marchegiani

Tensioni ormai evidenti tra Stato e Regioni. Il presidente della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino che recentemente aveva avuto una querelle con il ministro della salute proprio sul decreto appropriatezza e sulle sanzioni ai medici che non rispetteranno le nuove direttive, ha presentato le proprie dimissioni. Lo ha detto lui stesso, nel corso di una conferenza stampa tenuta al termine della riunione della Conferenza delle Regioni del 22 ottobre 2015, aggiungendo che su richiesta dei colleghi presidenti, le stesse dimissioni sono state al momento congelate.

Dimissioni congelate, ma irrevocabili. Chiamparino non lascia alcuna porta aperta e spiega:
“Ho rassegnato le dimissioni da presidente della Conferenza ma non per la legge di Stabilità e i tagli alla sanità. In ogni caso le mie dimissioni sono irrevocabili ma ho accolto la richiesta del vice presidente Toti di congelarle per portare avanti la trattativa sulla legge di Stabilità”

Chiamparino specifica, lascia ma non per colpa delle Legge di stabilità. Chiamparino alla Conferenza spiega la sua inamovibile decisione, e ha ribadito che i motivi delle dimissioni non starebbero nei tagli alla sanità ma sono legati al giudizio dato dalla Corte dei Conti sul bilancio della Regione Piemonte: "Una Regione con un bilancio in questa situazione non può fare da guida a tutte le Regioni. Mi devo dedicare di più al lavoro nella Regione Piemonte. Ho rassegnato le dimissioni dal presidente della Conferenza delle Regioni, non sul giudizio sulla Legge di Stabilità, ma perché è evidente che il giudizio di parificazione della Corte dei Conti, che ha parificato il bilancio in 5 miliardi e 800 milioni, come conseguenza della Corte Costituzionale in cui si annullava il rendiconto del 2013. Una Regione che ha una situazione di Bilancio di questo genere non può essere la regione che rappresenta le altre Regioni”. Per il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, sottolinea che va chiarita una norma di contabilità che per il Piemonte vale 5 miliardi, ma per altre regioni ha un valore pesante.

Chiamparino nega tensioni con il governo, ma lascia in piena tempesta abbattuta sulla sanità. “Nessun atto polemico nei confronti del Governo sulla legge di stabilità – ha precisato Chiamparino – ma devo dedicarmi di più alla mia Regione”. Una scelta che arriva dopo il Giudizio di parificazione della Corte dei Conti che ha riscontrato un disavanzo di 5,8 miliardi nel 2014 per il Piemonte. Chiamparino lascia la sua presidenza però proprio in mezzo ad una tempesta che si sta abbattendo sulla sanità del paese, ma conferma: “Da artigliere di montagna – ha spiegato – sono convinto che l'esempio sia importante e una regione che è in una situazione di bilancio di questo genere non può essere quella che rappresenta le altre. Chi rappresenta le Regioni deve poter tirar fuori il suo bilancio e far vedere che riflette il ruolo che le regioni vorrebbero avere”.

Le dimissioni quindi restano irrevocabili e a gennaio le Regioni potrebbero trovarsi a dover eleggere un nuovo presidente. Un segnale a distanza lanciato al Governo su un punto che, dopo il Piemonte, rischia di mettere in ginocchio parecchie amministrazioni regionali e ripropone l'urgenza di una norma “salva Regioni".

Legge di stabilità, Per Chiamparino il bicchiere è mezzo pieno, ma ci sono punti che le Regioni chiedono al governo. Per Chiamparino la legge di stabilità è un bicchiere più mezzo pieno che mezzo vuoto, anche se sulla sanità ci sono delle questioni che le Regioni pongono al Governo: “Sulla parte sanitaria vi è un aumento di un miliardo rispetto ai 3 miliardi previsti – sottolinea Chiamparino – Questo miliardo parrebbe vincolato per 800 milioni alla definizione dei nuovi Lea, che noi vogliamo fare, ma è evidente che se c’è un vincolo sui Lea l’aumento è condizionato”. Ma non solo, per le Regioni il presidente della Conferenza Regioni spiega: “c’è anche la questione di dove saranno appostati i soldi per i rinnovi dei contratti che valgono 350 mln, poi bisogna vedere come sono collocati i farmaci salvavita e soprattutto quelli per l’epatite C perché dobbiamo sapere se questi stanno nel Fondo oppure no, se stanno dentro il tetto del payback oppure no. E questo può fare una differenza assai significativa per i bilanci delle Regioni”.

Sanità e i conti che non tornano, dubbi sui fondi per coprire contratti, vaccini e salvavita. Chiamparino ha anche fatto i conti di questa partita: "I contratti e i farmaci innovativi valgono quasi un miliardo, come possibile ricaduta sul bilancio delle Regioni e in più c’è anche il piano vaccini che vale 300 milioni". Quindi sulla Legge Stabilità sorgono forti dubbi anche sui fondi per contratti, vaccini e farmaci salvavita, che dovrebbero rientrare dentro il fondo di 111 miliardi.

Chiamparino e la nuova querelle con la Lorenzin. Il governo gestisca la sanità. Chiamparino è tornato anche sulle parole pronunciate dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin che aveva definito “un errore fatale” l’avere delegato la sanità alle Regioni e dichiara:“Riprendo le parole che ha detto oggi in Conferenza il presidente della Toscana Enrico Rossi: se il Governo ha lo stesso giudizio della Lorenzin gestisca lui la sanità. E tra 5 anni faremo i raffronti e vediamo la sanità è gestita meglio da un sistema centralizzato”.

Giovanni Toti, Presidente della Liguria è decisamente critico sulla Legge di Stabilità. Toti, seduto accanto a Chiamparino alla Conferenza invece è decisamente critico contro la Legge di stabilità: “Questa legge di Stabilità non porterà quell'espansione che il Governo promette al Paese. Non c'è una reale riduzione delle tasse, ma semmai c'è uno spostamento di poste di bilancio”. Per Toti non c'è una reale spending review al netto di quella imposta agli enti locali ed è tutta fatta in deficit: “Ci sono, dal punto di vista normativo, degli elementi positivi, come le modalità di scrittura della gestione dei bilanci e la parte relativa ai cofinanziamenti europei. Quando vedremo il testo – ha proseguito però il governatore – quello che appare un miliardo in più in sanità sarà una riduzione di poste e la capacità di investimenti delle Regioni e la discrezionalità nelle politiche ne viene così compromessa”.

La sanità è in crisi, in ogni settore, e queste continue rappresaglie dimostrano che la patologia economica in atto è più seria di qualsiasi rosea aspettativa. Di fatto i cittadini sanno che per curarsi in Italia in tempi ristretti, tra appropriatezze e sanzioni, sarà possibile solo andando al privato. Questa è la tomba del nostro Sistema Sanitario Nazionale, nei prossimo giorni sicuramente lo show continuerà.