ROMA PRIMO MAGGIO: FESTA DEI LAVORATORI… CHE NON CI SONO

Di Cinzia Marchegiani

Roma  – Mentre tutto è pronto per il super mega concento a San Giovanni per la ricorrenza della Festa dei Lavoratori, ribattezzata  ormai a furor di popolo la “festa dei disoccupati, precari e vittime del lavoro”, stamattina all’alba nel bellissimo scenario del  Gianicolo, dove lo sguardo si perde sui tetti e le cupole della città eterna, il movimento DifendiAMO L’ITALIA ha messo in atto un’azione dimostrativa suggestiva, per ricordare che in questo paese si muore perché non c’è lavoro, non c’è solidarietà e assistenza ai precari e agli imprenditori, che sono stati fino a poco tempo fa la spina dorsale dell’economia.

Il comunicato non lascia alcuna interpretazione, e sferra un pugno allo stomaco a chi ancora, e per sua fortuna, ha un proprio lavoro e una vita dignitosa: ”Oggi all’alba del primo maggio, al Gianicolo, nel luogo simbolo dei padri della Patria e del Risorgimento italiano alcuni si sono impiccati. Andrea, Daniele, Luigi, Marcello, Marco, Mario, Matteo sono stati uccisi da quest’Italia e dai cancri mortali che la affliggono.

Sono gli imprenditori strangolati da Equitalia, gli artigiani soffocati dalle tasse, padri di famiglia che non hanno credito dalle banche, fornitori mai pagati dallo Stato, disoccupati cui il Fiscal Compact ha negato il futuro.
Il primo maggio non è un concerto dei radical chic e cantanti da salotto, non deve essere la passerella dei sindacati e dei loro ricatti, ma deve rappresentare il simbolo della nazione che lavora o che vorrebbe lavorare.
In ricordo degli operai caduti sul lavoro e degli imprenditori suicidati dallo Stato i “Garibaldini impiccati da corde rosse, rappresentano una provocazione dal forte impatto, scioccante, tanto quanto è la lista di famiglie falcidiate dall’incapacità dello Stato e della politica di offrire risposte adeguate. E quando i fondatori di questa Italia decidono di farla finita in questa maniera, altri italiani hanno il dovere di prendere il testimone. Per farla risorgere.”

Sotto ogni statua dei garibaldini è stato appeso un foglio a ricordo delle tante vite spezzate, un monito cui non si può voltare lo sguardo: “Ciao sono Marco, un padre di famiglia la banca non mi ha dato credito. Ciao sono Mario un imprenditore, Equitalia mi ha soffocato” Inizia così questa giornata storica dedicata ai lavoratori che con un tratto indelebile segna il risvolto inquietante di quest’epoca.

La nostra costituzione sembra ormai solo una foto vecchia e da rispolverare, poiché è diventata un’impresa impossibile concretizzare i suoi principi mirabili che armonizzavano i diritti e i doveri per un’etica civile di tutti gli uomini. Una carta costituzionale preziosa che proprio nei suoi primi due tabella ricorda i principi sacri e fondamentali della nostra Repubblica democratica, fondata sul lavoro, che riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Ad oggi, a pochi giorni dal voto per il rinnovo del Parlamento Europeo esiste solo una certezza, una politica evanescente incapace di concretizzare uno sviluppo sociale e decoroso per i propri cittadini che amministra. Questi cappi al collo non devono scandalizzare, il loro colore rosso è il sangue di chi questa Repubblica l’ha fondata e di chi, per l’ottusità e incapacità dei propri doveri, perisce nel silenzio dello Stato.