Rosatellum al Verdinellum: Denis presenta il conto

“Rivendico con orgoglio tutto quello che abbiamo fatto, il ruolo di supplenza che abbiamo svolto ignorando gli stupidi strali che ci arrivavano quotidianamente. Avremmo votato anche la stepchild così come voteremo il testamento biologico e abbiamo contribuito con orgoglio anche al mantenimento dei conti pubblici”. Lo ha detto nell’Aula del Senato il leader di Ala Denis Verdini che ha elencato tutti i provvedimenti votati dal suo gruppo: dal Jobs Act alle unioni civili.

Con cinque voti di fiducia l’Aula del Senato esprime il suo sì al Rosatellum. Ma c’è bisogno del supporto di 13 verdiniani di Ala per raggiungere il numero legale. Mdp, Si e M5s abbandonano.

Senza il voto di Mdp, la maggioranza non soffre sui voti di fiducia grazie anche alle molte assenze sul fronte dell’opposizione al momento del voto in Aula, soprattutto tra le file di Forza Italia e della Lega. Ma è in difficoltà per il raggiungimento del numero legale. Tant’è che in almeno tre voti di fiducia è stato decisivo il sostegno dei senatori di Verdini. Il “balletto” di assenze e presenze in Aula, al quale si è assistito soprattutto da parte dei senatori di FI, Ala, Lega e “Federazione della Libertà” per far abbassare o meno il quorum, ha garantito che il “Rosatellum” incassasse la fiducia, ma non è riuscito a camuffare più di tanto il perimetro incerto in cui sarà costretta a vivere la maggioranza in questo scorcio di fine legislatura al Senato, in vista delle votazioni sulla legge di bilancio.

 

Intanto Beppe Grillo arriva in piazza della Rotonda dove il M5s manifesta contro la legge elettorale. “Abbassate le bandiere, qui stiamo facendo una battaglia per tutto il popolo italiano”.

“Trovo ridicole le polemiche di chi si è imbavagliato in piazza” contro il Rosatellum. Lo dice Matteo Renzi in collegamento a Porta a porta dal treno del Pd Destinazione Italia. Il Rosatellum è la migliore soluzione? “Difficile definirla così per me. Io avrei voluto un altro meccanismo – spiega – molto meglio il Rosatellum che il sistema di prima, quello che Calderoli ha definito una porcata. E’ un passo in avanti”, aggiunge Renzi, che sulle proteste dice: “Siamo alla follia”.

“Non c’è alcuna pressione nei confronti del presidente del Consiglio. Le posso garantire che il mio rapporto con il presidente del Consiglio è un rapporto adulto: siamo molto amici, c’è grande stima e condivisione, dopodiché su molte cose la pensiamo in modo diverso. Gentiloni pensa con la sua testa, quello che lei ha detto è offensivo verso Gentiloni”, spiega Renzi, rispondendo a chi sostiene che siano dirette a lui le parole di Napolitano in Aula al Senato.
Nel corso del suo intervento in Aula, l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha giudicato “Singolare e sommamente improprio il far pesare sul presidente del Consiglio la responsabilità di una fiducia che garantisse l’intangibilità della proposta in quanto condivisa da un gran numero di partiti. Ma si può far valere l’indubbia esigenza di una capacità di decisione rapida da parte del Parlamento – si chiede Napolitano – fino a comprimerne drasticamente ruolo e diritti sia dell’istituzione sia dei singoli deputati e senatori?. L’interrogativo – prosegue – è sorto nelle ultime settimane con la posizione di fiducia su parti sostanziali del testo prima che si aprisse in aula alla Camera il confronto sugli emendamenti all’art.1. Il dilemma non è – per Napolitano – fiducia o non fiducia, anche perché non è mai stata affrontata, neppure dinanzi alla Corte, un’obiezione di incostituzionalità della fiducia. C’è però stato, nell’esperienza italiana, ricorso alla fiducia in occasioni e modalità molto diverse tra loro. Quali forzature può implicare e produrre il ricorso a una fiducia che sancisca la totale inemendabilità di una proposta di legge estremamente impegnativa e delicata? Mi pronuncio, con tutte le problematicità e le riserve che ho motivato, per la fiducia al governo Gentiloni, per salvaguardare il valore della stabilità, per consentire, anche in questo scorcio di legislatura, continuità dell’azione per le riforme”.

 

Rosatellum, sì del Senato al quinto voto di fiducia: i Cinque Stelle scendono in piazza




DENIS VERDINI RINVIATO A GIUDIZIO PER COMPRAVENDITA IMMOBILE ENPAP

Redazione

La compravendita dell'immobile dell'Enpap fa incassare a Verdini un rinvio a giudizio in quanto reo di finanziamento illecito. Dunque, inizierà un processo a Roma per la compravendita di un immobile di via della Stamperia, nel centro storico della capitale, acquistato il 31 gennaio 2011 da Angelo Arcicasa, allora presidente Enpap, per 44,5 milioni di euro da 'Estatedue srl', societa' amministrata dal senatore di Forza Italia, Riccardo Conti, che l'aveva rilevata poche ore prima per 26 milioni. Lo ha deciso il gup Nicola Di Grazia che ha rinviato a giudizio, per concorso in truffa aggravata, i due imputati accogliendo la richiesta della procura. Il processo, che prendera' il via il 9 gennaio 2015 davanti ai giudici della nona sezione penale del tribunale, riguardera' anche il senatore di Forza Italia Denis Verdini (estraneo all'operazione di compravendita), accusato di finanziamento illecito assieme al collega di partito




SILVIO BERLUSCONI E IL DUBBIO AMLETICO

"Essere o non essere, questo è il problema: se sia più nobile d'animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell'iniqua fortuna, o prender l'armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli”.

 

di Emanuel Galea

Il Movimento Politico Forza Italia  nasce nel novembre 1993. Nel 2009 converge nel Popolo della Libertà per poi ritornare all’originale Forza Italia nel 2013. Oggi, Sergio Gaddi sta proponendo, dopo la sentenza della Cassazione, di ricambiare in “Berlusconi”. Falstaff di Shakespeare, se fosse qui, avrebbe risposto: "È questa la terza volta, ed io spero che il dispari mi porti bene. Ma svelta! Dicono che i numeri dispari hanno un influsso soprannaturale sulla nascita, la morte, e la fortuna… andate.“ Andate dove? Verso una nuova nascita? Verso la fortuna? Verso la morte politica? Questo è il dilemma per il fu cavaliere, questo è il rompicapo. "Essere o non essere, questo è il problema: se sia più nobile d'animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell'iniqua fortuna, o prender l'armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli”.

Barbara Berlusconi, figlia di Veronica Lario, preme e vuole che il padre la metta capolista alle europee. La Pascale, nessuno sa con quale titolo, insiste sulla candidatura della figlia di Silvio Marina Berlusconi. La Carfagna non disdegna, nel caso  a prendere il comando del partito. Alta marea in Forza Italia, troppi galli a cantare. Il sito di Libero afferma : “Nel partito comanda la Pascale” e Il Giornale mette in prima pagina: “La bomba Pascale su Forza Italia – ora comanda lei” Berlusconi si ridesta dal torpore ed ha uno scatto di virilità : “Sono tutte invenzioni. I miei figli non saranno candidati nelle liste per le europee”. 

Finalmente una ferma decisione. Sembra una risposta ai tanti galli che agitano il cortile dell’allevamento forzista. Francesca Pascale ha scatenato un terremoto. Forza Italia è in subbuglio più di quanto provocato dall’interdizione. Brutte impressioni sta dando Forza Italia in questi momenti. Sembra un reggimento in disarmo, un “rompete le righe”. In un’intervista, Gasparri etichetta le deputate di FI come “nominate da Berlusconi”. La risposta della Carfagna segue subito, dicendo che lui, Gasparri, non le sembra che sia lì,  grazie al consenso, ”almeno nelle ultime due, tre legislature, bensì perché nominato da Berlusconi come tutti noi".

Denis Verdini è amareggiato. Infastidito dalle dichiarazioni di Francesca Pascale e resosi conto che a comandare in Forza Italia ora sono i "quadrumviri", cioè la fidanzata del "capo", Maria Rosaria Rossi, Giovanni Toti e Marcello Fiori, si permette di levare un sassolino dalla scarpa: “ Io con la politica ci ho solo rimesso".

Il 10 aprile bussa al portone di Piazza San Lorenzo in Lucina e le previsioni non dicono tanto bene, pioggia a catinelle, un nubifragio e cieli scuri.   Il contatore gira inesorabilmente verso il 25 maggio e un ex grande partito di maggioranza rischia di mancare l’appuntamento con le prossime europee.