Oms lancia allarme tumori, “Non tagliare i budget sanitari europei”

Crescono i numeri del cancro e, parallelamente, il peso economico delle cure sui sistemi sanitari: nel 2050 si stimano oltre 35 milioni di nuovi casi, +77% rispetto al 2022, ed il direttore regionale dell’Oms per l’Europa, Henri P. Kluge, lancia un monito: “Non tagliare i budget sanitari europei”.

Secondo le ultime stime pubblicate dall’Oms e dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), in occasione della Giornata mondiale contro il cancro che si celebra il 4 febbraio, nel 2022 si stima ci siano stati 20 milioni di nuovi casi di cancro e 9,7 milioni di decessi a livello globale, con 53,5 milioni di persone vive a 5 anni dalla diagnosi. Questo trend riflette sia l’invecchiamento e la crescita della popolazione sia nuovi fattori di rischio come quelli di tipo socioeconomico. I principali fattori di rischio per il cancro restano tabacco, alcol e obesità, ma pesa anche l’inquinamento atmosferico.

 “I nuovi dati dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro rivelano che la Regione europea dell’Oms – avverte Kluge – vedrà un aumento del 38% di nuovi casi di cancro entro il 2045. I tumori più mortali per gli uomini nella nostra regione sono quelli al polmone, al colon-retto e alla prostata, mentre le donne muoiono più spesso da tumori al seno, ai polmoni o al colon-retto”. In modo “preoccupante” però, sottolinea, “la nostra analisi rileva che il cancro è più mortale nei paesi a reddito medio-basso rispetto a quelli ad alto reddito, il che mette in luce le numerose disuguaglianze sanitarie che ancora persistono”.

 “In un momento in cui il finanziamento della sanità è sempre più sotto pressione in tutta Europa – rileva il direttore regionale Oms – rischiamo di annullare decenni di progressi volti a migliorare la salute e il benessere di milioni di persone. Dato che nella regione europea 1 persona su 4 rischia di sviluppare il cancro nel corso della propria vita, non è questo il momento di tagliare il bilancio sanitario dell’Ue”. La diagnosi, il trattamento e la sopravvivenza “non dovrebbero dipendere da dove sei nato o da quanto guadagni. Sconfiggere il cancro deve essere un impegno di tutta la società. Mentre emergiamo dalla pandemia di Covid-19, il mio messaggio a tutti, politici e cittadini – conclude – è che abbiamo bisogno di più salute, non di meno”. 




Tumori e fattore ereditarietà, con l’esame del DNA si può fare prevenzione. Marina Baldi: ecco come funziona

La prevenzione da malattie che possono essere identificate con largo anticipo grazie all’esame del nostro Dna. Una delle ultime conquiste nel campo della biologia molecolare che vede in prima linea la dottoressa Marina Baldi direttore sanitario di Eurofins Genoma Group Roma, la più grande realtà in questo campo a livello europeo.

Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 03/06/2021

Esistono famiglie in cui la malattia tumorale è più frequente rispetto al resto della popolazione.  Alcuni tipi di cancro infatti infatti hanno un origine ereditaria cioè sono causati dalla presenza di una mutazione che viene tramandata di generazione in generazione aumentando il rischio delle persone che la possiedono di sviluppare un certo tipo di tumore. Grazie allo studio delle famiglie a rischio alcune di queste mutazioni sono state identificate e si conosce il gene coinvolto e anche il tipo di mutazione ovvero l’alterazione della sequenza del DNA.

La possibilità di distinguere, prima dell’insorgenza della malattia, trattiene la famiglia a rischio a una sequenza normale e chi è portatore della mutazione è importante perché chi non ha la mutazione possiede lo stesso rischio del resto della popolazione mentre chi la possiede ha un rischio molto maggiore di sviluppare la malattia

Officina Stampa del 03/06/2021 – la dr.ssa Marina Baldi spiega le tecniche di prevenzione che si possono attuare con l’esame del DNA

L’identificazione dei portatori della mutazione viene fatta attraverso un test genetico che generalmente a partire da un prelievo di sangue consente di isolare il DNA e di analizzarlo

Nel caso in cui la mutazione presente nella famiglia sia già nota si sequenzia solo la regione del gene coinvolto per accertare la presenza o meno della mutazione

Il risultato del test è positivo se viene trovata la mutazione e le persone che la possiedono potranno entrare a far parte di in un preciso programma di sorveglianza sanitaria per diagnosticare precocemente l’eventuale insorgenza della malattia

Il risultato è invece negativo quando il sequenziamento non rivela la presenza della mutazione cercata, in questo caso il rischio di sviluppare il tumore è simile a quello della popolazione in generale.

Nel caso in cui in una famiglia a rischio non venga individuata la mutazione saranno sequenziati più geni con l’obiettivo di trovare quello mutato e il tipo di mutazione e il risultato del test sarà positivo qualora venga identificata una mutazione in uno dei geni analizzati. In questo caso il paziente viene indirizzato verso precisi protocolli di sorveglianza sanitaria e di prevenzione e ai familiari che lo desiderano viene offerta la possibilità di fare il test.

Il risultato del test è negativo quando nessuna mutazione associata a un rischio maggiore venga invece rilevata.  

Esiste anche un risultato incerto quando si identificano delle mutazioni di cui ancora non si conosce l’effetto sullo sviluppo della malattia. In questi casi la presenza di una storia familiare di predisposizione al cancro indirizza il paziente e i familiari comunque verso una precisa sorveglianza.

Vista la complessità nell’interpretazione di questi dati e le implicazioni di tipo etico per il paziente e i propri familiari legate al conoscere la predisposizione, i test genetici sono gestiti solo in ambito ospedaliero e sono preceduti e seguiti da una consulenza genetica.

La scoperta di geni che quando sono mutati rendono le persone più suscettibili a sviluppare un tumore ha consentito di sviluppare test  per riuscire a individuare i portatori della mutazione prima che sviluppino la malattia. 




Adroterapia, cura dei tumori: ecco i trattamenti coperti dal Servizio Sanitario Nazionale

L’adroterapia è entrata nel Sistema Sanitario Nazionale, come stabilito dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sui nuovi Livelli Essenziali d’Assistenza (LEA) pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 18 marzo 2017. Tutti i cittadini hanno accesso diretto ai trattamenti con adroterapia i cui costi sono rimborsati dal Sistema Sanitario Nazionale.

L’adroterapia è un metodo innovativo per la cura dei tumori resistenti alla radioterapia tradizionale e non operabili che consiste nell’utilizzo di fasci di protoni e ioni carbonio generati da un acceleratore di particelle.

La Fondazione CNAO, Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica, ha già trattato con adroterapia oltre 1300 pazienti italiani e stranieri. CNAO è uno dei soli 6 centri al mondo capaci di effettuare trattamenti di adroterapia sia con protoni che con ioni carbonio.

Oggi i trattamenti con adroterapia coperti dalla sanità pubblica sono dieci: cordomi e condrosarcomi della base del cranio e del rachide, tumori del tronco encefalico e del midollo spinale, sarcomi del distretto cervico-cefalico, paraspinali, retroperitoneali e pelvici, sarcomi delle estremità resistenti alla radioterapia tradizionale (osteosarcoma, condrosarcoma), meningiomi intracranici in sedi critiche (stretta adiacenza alle vie ottiche e al tronco encefalico), tumori orbitari e periorbitari (ad esempio seni paranasali), incluso il melanoma oculare, carcinoma adenoideo-cistico delle ghiandole salivari, tumori solidi pediatrici, tumori in pazienti affetti da sindromi genetiche e malattie del collageno associate ad un’aumentata radiosensibilità, recidive che richiedono il ritrattamento in un’area già precedentemente sottoposta a radioterapia.

CNAO sta lavorando con le istituzioni per far rientrare nel Sistema Sanitario Nazionale anche i trattamenti per altre patologie radioresistenti e non operabili come i tumori al pancreas, al fegato, prostata ad alto rischio, recidive di tumori del retto e glioblastomi operati, oltre che recidive di tumori già irradiati con radiazioni convenzionali.

 

 




Pavia, macchina cura tumori: al Cnao testato con successo il nuovo sistema di imaging

 

Red. Medicina e salute


PAVIA – È stato testato per la prima volta su un paziente l'innovativo sistema di imaging INSIDE (“Innovative Solution for Dosimetry in Hadronthreapy”) sviluppato per rendere ancora più efficace l’adroterapia, una terapia oncologica avanzata che cura i tumori non operabili e resistenti alla radioterapia tradizionale con fasci di protoni e ioni carbonio generati da acceleratori di particelle.

 

INSIDE è frutto di un progetto di ricerca che è stato coordinato dall'Università di Pisa in collaborazione con gli Atenei di Torino e di Roma "La Sapienza", il Politecnico di Bari, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e, per la fase sperimentale, con il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica (CNAO) di Pavia dove si è svolto il test sul paziente.


INSIDE è un sistema di monitoraggio innovativo, basato sulla tecnologia dei rivelatori, capace di fotografare ciò che avviene nel paziente durante il trattamento. In adroterapia, infatti, le cellule tumorali vengono irraggiate con fasci di particelle cariche (protoni o ioni) emessi da un acceleratore. Questa tecnica di altissima precisione consente di minimizzare il danno prodotto ai tessuti sani circostanti.

 

INSIDE misura con un brevissimo scarto temporale la profondità di penetrazione nel tessuto dei fasci di particelle cariche durante il trattamento e consente di verificare che sia in accordo con il valore desiderato. Nel dettaglio il progetto, finanziato con un PRIN di un milione di euro nel triennio 2013-2016, ha realizzato un sistema di imaging bi-modale, con uno scanner per la Tomografia a Emissione di Positroni (PET) e un tracciatore di particelle cariche in grado di funzionare durante l'erogazione del fascio di trattamento di tumori del distretto testa-collo.


Dopo la sua costruzione nel febbraio 2016 presso l’INFN di Torino, il prototipo è stato installato al CNAO di Pavia, l’unico centro in Italia (e il quinto al mondo) per il trattamento di tumori mediante fasci di protoni e ioni carbonio, con cui è stato sottoscritto un accordo scientifico finalizzato alla sperimentazione dello scanner. A
oggi, nel mondo, ci sono in totale 10 acceleratori impiegati nel trattamento dei tumori con adroterapia con ioni carbonio, le particelle più pesanti e “distruttive” per le cellule tumorali: 5 in Giappone, 2 in Cina e 3 in Europa. Solo 5, tra cui il CNAO di Pavia, sono in grado di utilizzare sia gli ioni carbonio che i protoni a seconda delle necessità cliniche. Alcuni giorni fa, il sistema PET è stato testato per la prima volta durante il trattamento di un paziente affetto da tumore alle ghiandole lacrimali, con risultati molto promettenti.


Il progetto INSIDE – la cui descrizione dettagliata è disponibile all'indirizzo: http://131.114.131.146/insidewiki/– è stato coordinato da Maria Giuseppina Bisogni, dell'Università di Pisa. Le unità di ricerca sono state coordinate da Piergiorgio Cerello, dell’INFN e Università di Torino, Vincenzo Patera, dell’Università "La Sapienza" di
Roma, Francesco Corsi, del Politecnico di Bari, Giuseppe Battistoni, dell’INFN di Milano, e Sandro Rossi per il CNAO.


“L’impiego clinico di INSIDE – ha dichiarato la professoressa Maria Giuseppina Bisogni, dell'Università di Pisa – potrà permettere la verifica in tempo reale della qualità dei trattamenti in adroterapia, aumentandone così la sicurezza e l’efficacia". “Questa tecnologia – ha aggiunto Piergiorgio Cerello dell’INFN di Torino –
rappresenta un eccellente esempio di integrazione tra rivelatori per il medical imaging, sviluppati per la diagnostica, e l’adroterapia, nata dalla fisica degli acceleratori”. “INSIDE – ha concluso Mario Ciocca, responsabile Fisica Medica della Fondazione CNAO – è un sistema che si sta dimostrando affidabile, accurato e non invasivo nel verificare in tempo reale sui nostri pazienti la corrispondenza tra la dose pianificata e quella effettivamente erogata. È un ulteriore salto in avanti in termini di sicurezza e qualità dei trattamenti con adroterapia”.